Chiarificatrice presenza di Casini alla trasmissione Otto e Mezzo di venerdì 3 dicembre (con la compiacente e 'pelosa' sponda della Gruber e di Polito). Se abbiamo pensato (se qualcuno ha pensato) che l'obiettivo di Casini, Fini, Rutelli e Lombardo fosse quello di un ribaltone classico e cioè sommare i voti dell'opposizione (IDV, PD, UDC) a quelli dei fuoriusciti dal PDL per creare una nuova maggioranza ci siamo sbagliati di grosso. I numeri non ci sono. E figuriamoci se il prossimo governo di Confindustria e della Bce può consentirsi di fornire ai berlusconiani l'argomento di una maggioranza con la sinistra e i partiti perdenti alle ultime elezioni e tollerare di avere tra i piedi Di Pietro, il suo movimentismo ed il suo cavalcare (sia semplice propaganda o strategia onesta) legalità e lotte sociali. Nessun governo per una breve transizione per fare la legge elettorale e mettere le toppe ai buchi di bilancio. Nessun comitato di liberazione nazionale da Berlusconi che vada dai comunisti a Fini.
Quello che vogliono Fini e Casini è far fuori la Lega e realizzare quella politica di destra che Berlusconi non è in grado di fare (per incapacità ed impedimenti di carattere personale), recuperando una consistente parte di parlamentari del PDL che teme come il diavolo nuove elezioni. Ed in tal senso andrebbe benissimo anche Letta come Presidente del Consiglio.
La realizzazione di tale progetto necessita della caduta del governo Berlusconi (alla quale stanno dando un contributo anche le ultime rivelazioni di Wikileaks) e la probabile conseguente implosione del PDL, il si salvi chi può. L'incombente default finanziario italiano fornirà gli argomenti di propaganda per giustificare qualunque soluzione in nome dell'emergenza.
Significativo l'accenno che Casini ha fatto ad uno dei modi con cui 'loro' intendono aggredire il debito pubblico e cioè conferendo in un fondo privatizzato gli ultimi asset (Eni? Enel? Finmeccanica? le Municipalizzate? Chissà forse i monumenti … ) ancora in mano pubblica.
E il PD? Continuerà ad essere partecipe di questa strategia (portandosi dietro la CGIL in una nuova concertazione) che lo porterà al suicidio politico (poco male) e condurrà tutta la sinistra (perché volenti o nolenti il PD è ancora percepito come partito di sinistra) all'ennesima catastrofe? Darà la propria copertura ad un governo che farà una politica di destra e antipopolare, fondata su privatizzazioni, tagli allo stato sociale, abolizione dei diritti, sul nucleare, senza aggredire diseguaglianze, ingiustizie, illegalità, privilegi e corruzione, tagliando i ponti definitivamente con il proprio elettorato storico e lasciando il pallino chissà per quanti anni in mano alla destra 'moderna' dell'UDC e dei futuristi se non ad una coalizione lega-berlusconi che verrà rigenerata da due anni di opposizione e che potrà incolpare la sinistra e i comunisti della situazione economica e sociale? Si presterà il PD, ancora una volta, a fare il 'lavoro sporco' che richiedono oligarchie finanziarie e industriali? E Vendola, il cui successo nei sondaggi è indicativo del bisogno di sinistra che esiste in Italia, si presterà a questo gioco confluendo, come ipotizzato dall'Espresso, nel PD senza modificarne la politica?
Bisogna intanto dare atto a Di Pietro della coerenza con cui ha condotto l'opposizione a Berlusconi senza mai abbandonare la disponibilità a partecipare ad un progetto di alternativa democratica (fino a turarsi il naso, sbagliando, per appoggiare De Luca in Campania).
Meglio dunque il voto subito ora che Berlusconi è al minimo della popolarità: se è ineluttabile, nel dopo Berlusconi, la prospettiva di un governo tecnico di unità nazionale dei poteri forti è meglio che ciò avvenga in un Parlamento in cui almeno sia presente, con una consistente rappresentanza, un po' di opposizione (Vendola, Di Pietro, Grillo, la Federazione della sinistra). E che questa opposizione cominci a pensare davvero ad una strategia comune, insieme ai movimenti, per una vera alternativa di sistema.
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