Esiste ancora la lotta di classe. E'
quella, come ci ha spiegato Luciano Gallino uno dei primi firmatari
del Manifesto per un Nuovo Soggetto Politico, che hanno praticato
negli ultimi trent'anni i ricchi, i padroni, gli speculatori contro i
lavoratori e i ceti più poveri.
Di fronte al Governo Monti che si
muove, in modo assolutamente coerente, nel solco di quella ideologia
liberista e persevera nelle politiche che devono togliere ai ceti
medio-bassi per garantire la ricchezza e gli interessi dei ricchi,
che ha portato l'ultimo assalto, con protervia e arroganza
addirittura superiore a quella di Berlusconi e dei suoi accoliti, ai
diritti dei lavoratori sulle pensioni e sull'articolo 18, la reazione
dei sindacati che si somma alla colpevole inerzia di una certa
sinistra appare indegna oltre che ridicola.
Le due orette di sciopero, il
comizietto e il corteuccio di rito, le dichiarazioni – tra
l'impegno alla responsabilità e l'accorato auspicio di misure
diverse – rilasciate dopo la partecipazioni agli incontri
istituzionali suscitano unicamente rabbia e dovrebbero far vergognare
chi le promuove.
Perché qui, mentre non cambia nulla
per i precari, mentre non si istituisce quel reddito di cittadinanza
– in vigore in quella Europa tante volte evocata a sproposito - che
è il fondamento della dignità di ogni persona e della possibilità
per ciascuno di partecipare pienamente alla vita sociale, mentre non
si mette in campo alcuna misura per la creazione di lavoro
continuando a sperperare il denaro pubblico con la TAV e gli F35, è
in gioco la stessa possibilità di sopravvivenza di milioni di esseri
umani. Ed è esemplare da questo punto di vista l'ignobile tradimento
dello Stato (con le facce di Monti e della Fornero) che, disconoscendo gli accordi aziendali per la riduzione
del personale approvati da suoi organi quali l'INPS e il Ministero
del Lavoro, si appresta a lasciare decine di migliaia o addirittura
centinaia di migliaia di persone senza reddito (perché ormai espulsi
dalle proprie aziende e nel contempo, a seguito dell'innalzamento dei
requisiti di età e di anzianità contributiva, senza più la
possibilità di accedere, per mesi o anni, alla pensione).
Sono talmente inetti questi
rappresentanti sindacali da non comprendere che con la cancellazione
dell'articolo 18, nella americanizzazione del rapporto tra padroni e
dipendenti (così come oggi avviene per i precari) verrà meno
persino la possibilità di sopravvivenza delle proprie
organizzazioni.
Non serve a scuoterli nemmeno che Monti
possa vantarsi, come aveva fatto Tremonti dopo il precedente taglio
delle pensioni, che i suoi provvedimenti di macelleria sociale non
abbiano provocato alcuna consistente reazione e pertanto di
continuare a godere, ovviamente se è possibile dare credito ai
sondaggi, di un ampio consenso nel Paese.
Eppure non sono mancati gli esempi, in
questi ultimi mesi ed anni, di come condurre in modo efficace o
almeno concreto e visibile la lotta in difesa del proprio lavoro e
del proprio reddito. In particolare da parte di alcune categorie di
lavoratori autonomi come trasportatori o tassisti che non si sono
fatti scrupolo di effettuare blocchi stradali e di rivolgersi ai
propri referenti politici ottenendo risultati ben maggiori di quelli
di CGIL, CISL e UIL.
Se come lavoratori dipendenti non
possiamo permetterci di violare le leggi che nei servizi
pubblici hanno ormai depotenziato il diritto di sciopero e se non
abbiamo sufficiente forza contrattuale nei confronti delle aziende,
si potrebbero mettere in campo molte altre forme di lotta. Dalla
raccolta fondi per sostenere il conflitto per periodi significativi,
come proposto da Marco Giustini del Movimento 5 Stelle di Roma, alla
minaccia del boicottaggio elettorale per i partiti che sostenessero
in Parlamento i provvedimenti contro i lavoratori, da iniziative di tipo legale e giudiziario a qulle di natura economica per far contare almeno il peso dei nostri numeri.
Ma come non ci si può illudere che da
questi partiti venga qualcosa di buono per gli italiani, così è
pura utopia pensare che questi sindacati possano ritrovare il senso del
proprio ruolo e non mi riferisco alle sole organizzazioni di regime
quali la CISL e la UIL ma alla stessa piddina CGIL.
Quando cambierà il vento, perché
prima o poi cambierà, saranno spazzate via e si potrà ricostruire
qualcosa di nuovo e di diverso.
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