"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

martedì 17 aprile 2012

Sulla riforma dei partiti e la Democrazia



Questi sono i giorni in cui ancora una volta la degenerazione criminale dei partiti (la gestione dei rimborsi elettorali della Lega e della Margherita) diventa il pretesto per gettare fumo negli occhi dei cittadini, promettendo e invocando riforme solo di facciata e comunque tardive, e distoglierne l'attenzione dalle grandi questioni che riguardano la loro vita: la crisi economica, lo spread ancora a livelli prossimi alla catastrofe nonostante la macelleria sociale di Monti (o forse proprio a causa di questa …), la cancellazione delle garanzie per i lavoratori previsti dall'articolo 18, la questione degli 'esodati', l'assurda riforma costituzionale che prevederà l'obbligo del pareggio di bilancio dello Stato.
Se i grandi mezzi di informazione ci propinano incessantemente una narrazione che presupporrebbe il doversi meravigliare di fronte a cose - la vera natura della Lega e quanto c'è di sporco in tutti o quasi tutti i partiti – che i più avevano ben chiaro, non mancano in Rete e sui social network i contributi di chi, interpretando e raccontando i fatti con raziocinio ed onestà, mette in guardia sia sull'uso quale arma di distrazione di massa del racconto di come veniva elargita la 'paghetta' al figlio di Bossi sia sul momento opportuno in cui queste vicende sono venute fuori (mentre Rutelli e lo stesso Stato Maggiore del PD sono sostanzialmente lasciati indenni da ogni responsabilità per i fondi sottratti dal Tesoriere della Margherita).
Al riguardo invito a leggere GiuliettoChiesa, Beppe Grillo, il Blog Il Simplicissimus.

Sempre di Giulietto Chiesa è molto interessante l'intervento che condivido quasi interamente a proposito del ruolo indispensabile dei partiti (in quanto, qualunque nome si voglia dare a queste organizzazioni, espressione dei diversi interessi e delle diverse visioni ideali presenti nella società che non potranno mai venir meno) e sulla democrazia, la cui piena attuazione non potrà realizzarsi rincorrendo scorciatoie di vario tipo o natura (tra le quali, sotto certi aspetti, vi sono i progetti di democrazia diretta).
Il punto fondamentale, al di là delle norme costituzionali (non a caso in Italia largamente inattuate) e dell'impianto giuridico nel suo complesso, per una piena attuazione della democrazia è costituito, a mio avviso, da come si possano sconfiggere e neutralizzare i fattori di distorsione e di inquinamento della volontà popolare e della individuazione del bene comune che sono rappresentati da quel complesso finanziario-militar-industriale che ha sempre impedito al nostro Paese di conseguire una piena sovranità e, sul piano interno, da poteri forti quali il grande potere economico, la criminalità organizzata, il Vaticano.
Ben vengano le iniziative per far nascere un diverso modo di fare politica e per l'adozione di provvedimenti che contrastino l'illegalità diffusa nel nostro Paese (tra queste segnalo la legge di iniziativa popolare per regolare la vita dei partiti conformemente all'articolo 49 della Costituzione di cui è promotore Elio Veltri) ma se non riuscirà ad affermarsi in modo prevalente la coscienza civile, la consapevolezza, la volontà di partecipazione alla determinazione delle scelte che riguardano la cosa pubblica dei cittadini non cambierà mai niente. I partiti cioè potranno continuare a fare gli interessi dei potenti (e i loro dirigenti continuare a prosperare nella corruzione) anziché perseguire il bene comune. E il Renzo Bossi e la Carfagna di turno, presentati in lista alle Regionali con il sistema proporzionale, anziché determinare il calo di consensi dei propri partiti, faranno il pieno di voti di preferenza.
Il punto è, insisto, come possano coloro che considerano la funzione della politica la realizzazione del bene comune assumere democraticamente e stabilmente la guida del Paese, relegare gli 'altri' ad un ruolo marginale e comunque esecrato dall'opinione pubblica, acquistare il consenso e la partecipazione attiva della maggioranza dei cittadini.
Certo da questo punto di vista l'informazione e l'istruzione sono fondamentali e non a caso su di esse si esercita il monopolio del Potere e rappresentano gli strumenti attraverso cui il Potere, negandoli o indirizzandoli opportunamente, perpetua se stesso. Ma a parte il fatto che si può ragionevolmente pensare ad un'informazione realmente democratica e pluralista ed un'istruzione di qualità elevata, universale, gratuita più come qualcosa di reso possibile da una vittoria già conseguita che come premessa per la vittoria stessa, centrare l'attenzione solo su questi temi significa trascurare i rapporti reali tra i ceti sociali e tra le persone e la loro condizione materiale.
Lo slogan del 99 per cento dei cittadini dominato dall'1 per cento, sicché basterebbe 'illuminarli' per cambiare i rapporti di forza politici, appare suggestivo ma ingenuo. Non tiene conto della complessità della società, degli interessi, dei bisogni, dei valori, delle ideologie che si intrecciano e si contrappongono.
Sottovaluta il fatto che non tutti gli individui - perché dipendono per la propria esistenza dal favore di un potente o di un boss criminale – sono liberi di scegliere ciò che ritengono migliore e più giusto. E accanto ad essi tanti vivono (e vivono anche bene) grazie a questo sistema corrotto e ingiusto.
Per diventare maggioranza oggi serve più che mai creare una rete sociale ed economica alternativa, un contropotere produttivo diffuso e partecipato, in grado di permettere l'incontro e il dialogo anche con chi non sta dalla nostra parte pur condividendo la nostra stessa condizione sociale, di portare l'attacco alle oligarchie dominanti direttamente nel loro portafoglio, di liberare gli individui dalla schiavitù del bisogno, di dimostrare che esistono strade alternative a quella della sottomissione ai potenti che consentono di vivere con dignità. Che è possibile coniugare lavoro e reddito con la difesa dell'ambiente, dei diritti fondamentali e con la qualità della vita.
Ciò che è giusto deve diventare anche concreto, realizzabile, conveniente per la generalità delle persone per non limitarsi ad un ruolo di mera testimonianza di valori e di idee.

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