"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 11 settembre 2009

Il regolamento di conti

In alcuni degli ultimi post pubblicati in questo spazio abbiamo cercato di interpretare i sommovimenti che hanno caratterizzato gli ultimi mesi della politica italiana senza fermarci alle letture presentate sui principali organi di informazione.

Questo post, in continuità con i precedenti interventi, è il riassunto e la rielaborazione personale delle idee, delle ipotesi e dei pensieri scambiati con alcuni autori di questo blog. In particolare molte delle idee che vi vengono espresse sono il frutto delle analisi e delle suggestioni fornite da Barbara Gasbarrini.

Si tratta di un esercizio estremamente difficile stante la carenza degli elementi di conoscenza disponibili e a cui giorno per giorno si aggiungono nuovi temi, da ultimo l'esplicito richiamo alla tesi del complotto da parte di Berlusconi e dei suoi più fedeli alleati.

Viviamo in realtà in un mondo sempre più complesso e difficile dove l'Italia non è altro che una debole e fragile pedina. Sono emersi nuovi potentissimi protagonisti come India e Cina, la Russia con Putin ha ripreso il vigore di grande potenza mondiale, il Sud America sta conoscendo nuovi fermenti di democrazia e autonomia, le scorte di petrolio, ancora vitali per l'economia mondiale, si stanno esaurendo e questo accentua il peso e la forza contrattuale dei produttori del Medio Oriente e della Russia stessa, le organizzazioni criminali acquisiscono dappertutto sempre nuovo potere e influenza con un peso analogo se non maggiore a quello delle tradizionali multinazionali.

E' un mondo dove la componente finanziaria dell'economia ha preso il sopravvento sull'aspetto della produzione reale.

L'evoluzione dei mercati finanziari in senso globale e di una finanza sempre più virtuale ha cambiato tutto. I governi sono rimasti territoriali, mentre l'economia è globale e non conosce confini. Ciò crea una interdipendenza tra le Nazioni e non è più possibile pensare di costruire nuovi equilibri politici, anche all'interno delle singole Nazioni, tralasciando i rapporti di forza contrattuale di una Nazione rispetto alle altre ma anche rispetto ai soggetti economici sovranazionali.

Possiamo dunque solo fare supposizioni, riportare impressioni, insinuare dubbi, porre domande scrutando attraverso pratiche divinatorie i segni esteriori disponibili ….

L'assunto di base è che la campagna di Repubblica sugli scandali sessuali di Berlusconi sia una lotta tutta interna alle caste (finanziarie, massoni, ecc.ecc.) dominanti e che proprio l'utilizzo di un argomento marginale rispetto alle palesi violazioni della legalità e della costituzione poste in essere dal governo Berlusconi abbia unicamente lo scopo di una sostituzione del premier senza intaccare i meccanismi di potere e di governo che, al contrario, verrebbero messi in discussione dal promuovere una mobilitazione fondata sulla crescita della consapevolezza democratica dei cittadini.
Sta di fatto che l'argomento scandali sessuali, uno strumento classico del killeraggio politico, era ed è quello più facilmente spendibile per fare breccia nelle masse educate dalla televisione dei nostri tempi (ed alcuni risultati effettivamente ci sono stati, vedi risultato delle europee; cosa sarebbe successo se berlusconi avesse incrementato i voti del pdl in quelle elezioni? chi sarebbe più stato in grado di fermarlo?). E Berlusconi, per il suo ego smisurato, è stato davvero ferito dalle rivelazioni che ne hanno intaccato l'immagine di superman, unto dal signore, uomo immortale.

La domanda che logicamente consegue alla precedente affermazione è: quale o quali componenti del comitato d’affari e per quali motivi hanno deciso di provocare il dimissionamento di Berlusconi?

In realtà l’ostilità dei cosiddetti poteri forti nei confronti di Berlusconi non è cosa nuova. Rispetto ai politici tradizionali, referenti ossequiosi delle lobbies economico-finanziarie o addirittura dei poteri criminali, Berlusconi è lui stesso la lobby, il feudatario diventato re, riuscito ad imporsi direttamente in politica senza intermediazioni, assicurandosi ad un tempo il controllo mediatico e quello politico finanziario (e in questo sta la geniale intuizione di Dell’Utri).

Berlusconi pertanto non deve ubbidire ai poteri forti ma tratta con questi ultimi da posizioni di forza che nascono sia dal peso economico e mediatico del proprio gruppo sia dal fatto di avere in mano le leve di potere dello Stato.

Ma Berlusconi è un elemento di rischio per i poteri forti anche sotto un altro aspetto: il suo dilettantismo politico, la sua ostentata protervia suscita l'ostilità di tanti cittadini e riesce a scuotere le coscienze democratiche. Se fosse rovesciato da una rivoluzione pacifica e democratica trascinerebbe con sé nella sconfitta quei poteri che fondano la propria forza non su di una legittimazione democratica ma appunto su presupposti di tipo economico e inconfessabili e nascoste rendite di posizione.

Cosa c'è allora di diverso nel 2009, l’anno degli scandali sessuali, rispetto al periodo 2001-2006 nel quale Berlusconi governa incontrastato pur non lesinando, per dirla alla Calderoli, innumerevoli porcate (lodo Schifani, rientro capitali dall’estero, guerra in Iraq, legge elettorale, ecc.ecc.)?

Si tenga conto inoltre che la legislatura inizia con il gentile regalo che Berlusconi indirizza ad alcuni suoi potenti amici con la costituzione della CAI e la presa in carico delle perdite di Alitalia da parte dello Stato, con una serie di provvedimenti apprezzati da Confindustria quali ad esempio il rinvio dell'entrata in vigore della class action, l'allentamento delle norme per il contrasto all'evasione fiscale ed in materia di sicurezza sul lavoro. Ed è una legislatura fin qui ininterrottamente caratterizzata dalla devota accondiscendenza della destra nei confronti del Vaticano.

Tra gli elementi di novità penso anzitutto all'elezione di Obama alla Presidenza degli Stati Uniti e al fatto che Berlusconi perde il proprio fondamentale protettore, George Bush. Certo non sono più i tempi (spero ...) delle trame della CIA nelle dinamiche della politica interna italiana ma è sorprendente osservare il rapporto tra l'appartenenza partitica dei presidenti eletti negli Stati Uniti e l’evoluzione della politica italiana. Durante la presidenza del democratico Clinton (1993-2000) assistiamo al dispiegarsi di tangentopoli, Berlusconi vittorioso nel 1994 dura solo pochi mesi al governo, il centrosinistra vince le elezioni con Prodi nel 1996 e resta al governo fino al 2001 mentre durante quella del repubblicano Bush (2001-2008) Berlusconi governa dal 2001 al 2006, Prodi vittorioso nel 2006 è costretto alle dimissioni nel 2008 e a restituire il timone del governo a Berlusconi. E' come se il governo italiano rientrasse nelle amministrazioni soggette allo spoil system americano …

Ulteriore elemento che caratterizza questi primi mesi della legislatura è il legame sempre più forte che Berlusconi stringe con Libia e Russia (da cui un ulteriore interrogativo: sono l'antidoto o esse stesse causa del suo isolamento internazionale?). Si tratta di grandi esportatori di fonti energetiche e di paesi che sono in grado di muovere, in modo disinvolto e senza controlli, ingenti capitali finanziari.

La crisi finanziaria mondiale cominciata nel 2008 rende più fragili e vulnerabili le grandi imprese multinazionali (cioè a causa del diminuito valore di borsa più facilmente scalabili e conquistabili dall’esterno). Le Banche italiane guardano con diffidenza agli strumenti di liquidità e ricapitalizzazione contenuti nei provvedimenti predisposti da Tremonti temendo che da questo possa derivare il potere per il governo di intromettersi nella gestione e nella scelta del management aziendale. Una possibilità questa che unita all'alleanza di Berlusconi con Putin e Gheddafi e alla disponibilità di capitali da parte di questi ultimi non può non inquietare la grande finanza internazionale.

Sul piano più squisitamente della politica interna l'elemento eversivo degli equilibri politici tradizionali è rappresentato dal ruolo assolutamente preponderante assunto dalla Lega, indispensabile per i successi elettorali di Berlusconi. La Lega, che solo apparentemente ha rinunciato all'idea della secessione, mina i tradizionali equilibri nell'ambito dei corpi e della struttura amministrativa dello Stato e della ripartizione delle risorse tra Nord e Sud d'Italia.

Si può dunque pensare che l’Italia, ventre molle dell’Europa e da sempre terreno di scontro tra le potenze mondiali e i loro servizi segreti, sia ancora una volta al centro di un intrigo internazionale che si congiunge agli scontri per la supremazia interni alle caste nostrane e alle ambizioni personali dei nostri mediocri politici?

Una lotta per interposta persona (Repubblica (e Fini-D'Alema-Casini) contro Berlusconi) tra le tradizionali potenze finanziarie internazionali (ebraiche e anglosassoni) e quelle emergenti russe e arabe per il dominio di quello che può rappresentare la porta d'ingresso per dilagare in tutta Europa?

Ci sono poi due ulteriori componenti tradizionalmente decisive nella politica italiana: la mafia e il Vaticano. E qui risulta ancora più difficile capire e interpretarne ruolo e intenzioni. Il Vaticano non ha nulla da rimproverare al governo Berlusconi, Nella questione degli scandali sessuali sembra essere stato tirato per i capelli al di là delle proprie stesse intenzioni come diretta conseguenza della propria mission sessuofobica… e lo testimoniano d'altronde gli stessi prudentissimi editoriali di Boffo. In realtà forse dovremmo parlare di 'Vaticani' al plurale. Anche lì ci sono più correnti e più referenti e interessi politici e finanziari. E' possibile che quella che viene comunemente chiamata come la finanza cattolica e che è parte integrante dell'establishment dominante tema essa stessa l'afflusso incontrollato di capitali stranieri e unisca la propria alla diffidenza generalizzata nei confronti di un leader ingombrante ed eversivo dello status quo come Berlusconi. Senza dimenticare poi il ruolo di Casini, fedele referente delle gerarchie Vaticane, da tempo in rotta di collisione con Berlusconi. E' possibile che nelle gerarchie ecclesiastiche sia maturata la convinzione che l'appiattirsi verso le destre italiane, sia pur proficuo in termini di benefici immediati, alla lunga comporti conseguenze negative irrimediabili sul piano del riconoscimento generale del proprio ruolo e prestigio e dunque del potere a cui ambisce.

Per quanto riguarda la mafia, l'elemento di novità che si congiunge ai movimenti sotterranei in corso è rappresentato dalle nuove rilevazioni da parte di alcuni pentiti di mafia che hanno comportato la riapertura delle indagini sulle stragi di mafia del 1992 e 1993 (nelle quali furono uccisi Falcone e Borsellino con le loro scorte e civili inermi a Firenze e Milano). Riina rilascia dichiarazioni al riguardo lanciando incomprensibili messaggi. Sicuramente si tratta di un altro fronte di attacco a Berlusconi, come dimostrano le sue ultime accuse alla magistratura e l'intervista di Dell'Utri al Corriere della Sera di oggi 11 settembre. Da cosa nascono queste rivelazioni? Alcuni pentiti si sentono improvvisamente incoraggiati a parlare o sono segnali che la mafia stessa lancia al mondo politico? Di certo la criminalità organizzata ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale nella politica italiana, dalla formazione del consenso elettorale in alcune regioni alla possibilità di far emergere leader nazionali o di determinarne la fine politica (si pensi all'assassinio di Salvo Lima e al conseguente declino di Giulio Andreotti). Come è posizionata in questa fase della lotta politica (ammesso che la stessa mafia siciliana sia riconducibile ad un'unica linea)? Cosa avrebbe da perdere o da guadagnare dalla caduta di Berlusconi? Sta coltivando leader politici meno esposti e meno contrastati dall'opinione pubblica e perciò più funzionali alla tutela dei propri interessi? Pretende una diversa ripartizione tra Nord e Sud dei fondi pubblici fonte non secondaria, attraverso il controllo degli appalti, dei propri proventi illegali? E' possibile che anche all'interno della mafia siciliana sia in atto uno scontro per la supremazia che in qualche modo si riconnette alle vicende politiche nazionali?

A conferma della tesi che non vi è nulla di casuale in quello a cui stiamo assistendo vi è l'ulteriore aspetto delle modalità con cui nascono e si diffondono gli scandali sessuali. Nascono in regioni (Campania e Puglia) controllate dalla criminalità organizzata o dove comunque ne é forte la presenza. E' possibile che una povera ragazza come Patrizia D'Addario abbia organizzato da sola e di sua iniziativa la trappola tesa all'uomo più potente d'Italia?

E a proposito delle foto di Zappadu, come è possibile che qualcuno riesca a puntare l'obiettivo di una macchina fotografica (avrebbe potuto farlo con il mirino di un'arma) verso l'interno della super protetta residenza del premier dove venivano ospitati anche capi di governo e di stato stranieri? Sembrano davvero opera di servizi segreti (che possono tra l'altro disporre di mezzi super tecnologici come satelliti e aerei da ricognizione) o quantomeno fatte con la complicità di coloro che avrebbero dovuto vigilare sulla sicurezza del nostro Capo del Governo.

Per completare il giudizio su questi episodi dovrebbero essere resi noti, oltre alle famose intercettazioni telefoniche citate da ultimo da Paolo Guzzanti riguardanti alcune ministre, le altre foto compromettenti riprese a Villa Certosa delle quali Zappadu riferisce la presenza sorprendente di altri personaggi. Qual'è il senso di quei festini? Solo occasioni di svago per l'Imperatore oppure anche strumenti di corruzione e ricatto, magari in accordo con servizi segreti stranieri, nei confronti di altri potenti?

A differenza di quanto avverrebbe in un paese normale dove un capo di governo a seguito delle rivelazioni fin qui diffuse sarebbe stato costretto a dimettersi, Berlusconi resiste e rilancia. Con un controllo ancora più stringente (la minzolinizzazione) sull'informazione e con aggressioni squadristico-giornalistiche. Con l'attacco a Boffo il messaggio, almeno in apparenza, è evidente: attenzione io non ho paura di colpire nemmeno il Vaticano e dunque posso (con le tv, con i giornali, con le informazioni che sono in grado di acquisire anche grazie all'utilizzo dei corpi dello stato) massacrarvi tutti, falsi amici e veri nemici. Ma è anche possibile che con la liquidazione di Boffo abbia contestualmente favorito alcune correnti interne alla gerarchia Vaticana rinsaldando l'alleanza con quelle ancora amiche. E forse la resistenza di Berlusconi è anche un'offerta di trattativa nella ricerca di un salvacondotto per sé e le sue aziende.

Quale sarà dunque l'evoluzione futura? Verranno messi in campo e saranno decisivi ulteriori elementi sulle attitudini sessuali del premier? Si arriverà ad uno scontro totale con possibili deleterie conseguenze per la democrazia italiana? Alcuni dei protagonisti delle lotte in corso verranno travolti dalla stessa macchina che hanno messo in moto (si pensi al coinvolgimento di importanti leader nelle inchieste pugliesi)? Si arriverà ad un accordo tra le parti in causa alle spalle dei cittadini italiani?

Per concludere qual'è il senso di questo post?

Un esercizio o un divertissement, più presuntuoso che ambizioso …, di fantapolitica e di dietrologia? Direi piuttosto, per citare un'altra delle animatrici di questo blog, Kristel Kaaber, l'umile tentativo di zappare l'orto della coscienza civile addormentata.

Noi pensiamo che Berlusconi e la sua politica rappresentino una lesione della democrazia italiana ed un'offesa alla dignità nazionale che ci rende ridicoli di fronte agli occhi del mondo e ci fa vergognare di vivere in questo Paese. Non vorremmo però che, nella classica logica gattopardesca, fosse sostituito per non cambiare niente. Fosse rimpiazzato cioè da personaggi più presentabili ma senza restituire al popolo italiano il potere e la sovranità sulle scelte di governo e che queste rimangano ostaggio di pochi e sconosciuti oligarchi.


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