"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

lunedì 28 settembre 2009

Turisti della democrazia e aborigeni dell'Italia fascista

Si è aperto l’autunno caldo annunciato da mesi nel mondo del web e taciuto con il massimo rigore dalle tv di regime.
L’Italia repubblicana non aveva mai avuto così tante ragioni per scendere in piazza. Dalle scuole alle fabbriche; dall’immigrazione al testamento biologico; dall’asservimento della magistratura al bavaglio dell’informazione; dalla privatizzazione dell’acqua allo scudo fiscale.
Il totale rovesciamento della Costituzione repubblicana potrebbe trovare il suo culmine il 6 ottobre prossimo, quando la Corte Costituzionale deciderà sulla costituzionalità del Lodo Alfano.
Ove la Corte decidesse di ‘promuoverlo’, avremmo la formale e definitiva abrogazione del principio di uguaglianza, sancito dall’art. 3 Cost. e con esso dell’intera Costituzione.
Quel principio è infatti chiave di volta della democrazia; se venisse meno quello, crollerebbe tutto e l’Italia ufficialmente cesserebbe di essere, anche solo per finzione, una Repubblica democratica.

Gli italiani stanno manifestando nei modi più diversi, tutti pacifici, alcuni estremi in senso autolesionistico, come lo sciopero della fame.
Quest’ultima forma di lotta, non solo italiana e altrove anche più estrema, è un inedito del villaggio globale.
A mio avviso, essa esprime, tra le altre cose, il drammatico e disperato senso d’impotenza di fronte ad una globalizzazione che sfugge al controllo dei tradizionali governi territorialmente limitati e che vanifica l’efficacia degli altrettanto tradizionali strumenti di democrazia (diretta e indiretta), nonché delle rappresentanze sindacali (già di loro in crisi) e degli ordinari mezzi di tutela giurisdizionale.

Il cittadino è solo e disarmato, in un mondo gigantesco e fuori controllo.

Tornando a circoscrivere lo sguardo all’Italia, numerose, ma isolate manifestazioni e forme di lotta si stanno moltiplicando a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale.
L’attuale governo sta senz’altro monitorando la situazione già da tempo e ha predisposto diverse misure di ‘contenimento’.

Innanzitutto ha un quasi totale controllo dell’informazione e, come dicevo in apertura, ha dato disposizioni ferree nel senso di oscurare totalmente la realtà e soprattutto la ribellione in atto. L’ordine è di moltiplicare a dismisura intrattenimento ed amenità di ogni genere, qualunque cosa pur di distrarre dalla realtà. Gli italiani non devono sapere. Nessuno di loro deve sapere cosa fa e in che condizioni si trova l’altro.
I pochi dissidenti (Annozero, Report, Tg3,..) sono ormai apertamente sotto il fuoco nemico degli squadristi di Stato (da Scajola a Masi) e nel mirino dei cecchini (editori interessati, compromessi e complici, cinicamente raffinati nell’indirizzare l’opinione pubblica).

La macchina della propaganda di regime ha ormai raggiunto dimensioni pachidermiche e livelli di tale arroganza e manifesta violazione del dettato costituzionale, da lasciare increduli.

Oggi, per la prima volta dopo quindici anni, anche coloro che, pur avendo compreso da subito l’assoluta incostituzionalità di quanto stava accadendo a far data dal 1994, e che nonostante questo avevano però ritenuto politicamente inopportuno o egoisticamente non conveniente denunciare immediatamente e senza mezzi termini la gravità dello scenario che si stava aprendo, ora, dicevo, si rendono conto di quanto gravi siano state la sopravvalutazione dei loro meschini interessi e la sottovalutazione della pericolosità dei subdoli mezzi con cui un piduista è arrivato a corrompere e a far marcire un intero Stato, logorandolo ed asservendolo giorno dopo giorno, menzogna dopo menzogna, decreto dopo decreto, agevolmente profittando delle generose debolezze di un manipolo di turisti della democrazia.

Potremmo chiamarla eutanasia di Stato, di uno Stato che poteva ancora guarire.
Così infatti appare agli occhi di chi non ha perso la prospettiva storica e la consapevolezza della rapida evoluzione degli strumenti di potere e di controllo.
Una morte dolce che pone fine agli umani tormenti, talmente dolce che non ci si accorge neppure di morire.
Il suo vero nome è in realtà colpo di Stato o eversione, se preferite.

La seconda misura adottata da questo governo è la studiata adozione di una serie di provvedimenti (dalla social card alla detassazione degli straordinari; dalla insufficiente copertura della cassa integrazione, fino alle ancor più ridicole promesse di supplenze per i precari della scuola; per non parlare degli avvilenti provvedimenti in materia bancaria), provvedimenti inutili e tutti predisposti, a costi minimi, per simulare misure anticrisi e per fingere un ‘governo’ che è come il fumo che vende se stesso.

In questo genere di misure si inseriscono anche gli spot sull’abruzzo, dove il governo arriva a vendere ben due arrosti con un solo fumo.
Il fumo è il set pubblicitario allestito dall’asservita e ormai deviata televisione di Stato, dove Berlusconi svela se stesso e la sua unica natura, quella di un venditore, appunto.
Gli arrosti sono le case costruite dalla Provincia di Trento con i soldi della croce rossa italiana, ma spacciate come opera del governo, e la vantata soluzione del dramma dei connazionali abruzzesi, un dramma che in realtà rischia di invecchiare con gli abruzzesi stessi e grande quanto il numero delle migliaia di sfollati oscurati da tutti i tg.

E, sempre allo stesso filone, possiamo senz’altro ricondurre la precipitosa diffusione a reti unificate degli improvvisi e ‘brillanti’ successi del fisco ‘italiano’ nella lotta all’evasione fiscale, palesemente piazzati ad arte e mirati a simulare un’integerrima volontà politica di giustizia fiscale dell’attuale governo, nonché l’efficacia dell’incorruttibile guardia di finanza, misteriosamente accanitisi all’improvviso nei confronti di tre sportivi di pubblica fama, dati in pasto all’opinione pubblica, forse perché privi di agganci politici.
Spot troppo palesemente trasmesso per controbilanciare l’impresentabile scudo fiscale, cui Tremonti si è visto costretto, mettendo dignità e buon senso sotto le sue stesse scarpe.
Nel disastro dell’economia italiana e a fronte di 1.800 miliardi di debito pubblico, il povero Tremonti, impossibilitato dal raschiare il fondo del barile, che a forza di raschiarlo non c’è più, si è visto costretto a bussare penosamente cassa agli stessi ladri della Repubblica italiana, chiedendo loro, in via del tutto eccezionale data la recessione in atto, di restituire almeno il 5% del maltolto, assicurando loro la più assoluta impunità per qualunque illecito commesso, anche penale (ha escluso solo le multe per divieto di sosta) e il più impenetrabile anonimato.

Una terza misura è anche più efficace e per certi versi ironica.
I turisti della democrazia, resisi conto che il mostro, in gran parte da loro stessi creato, è sfuggito loro di mano, tentano goffamente ed in extremis di arginarlo e sbattono in prima pagina il monstrum dello scandalo sessuale.
Altro forse non sanno o non possono fare senza rischiare loro stessi di perdere privilegi magari colpevolmente ed inconfessabilmente acquisiti.
Un invito a nozze per un uomo in procinto di divorziare dalla sua seconda moglie e che di culi, tette e prostituzione latamente intesa ha fatto il suo cavallo di troia per espugnare la più feudale di tutte le democrazie.
E’ Berlusconi stesso che prima incassa e poi rilancia e di quello scandalo che lo vede protagonista fa un provvidenziale strumento di distrazione di massa.
Arriva addirittura, beffardo e sogghignante, a citare per danni l’imbelle quotidiano Repubblica e costringe l’intero Paese a parlare di puttane.

La quarta misura è più sommersa e confusa, in parte autogena.
Consiste in un capillare controllo e governo del malcontento popolare nella sua divisa e particolare realtà territoriale.
Questo governo sa di poter contare (in ciò consiste la componente autogena) sulla diffusa corruzione e ricattabilità di amministrazioni locali multicolori e di sindacati sempre più insindacabili.
Partiti e sindacati sono infatti sempre più sfilacciati, compromessi e inaffidabili, ma anche, paradossalmente, potenti ed in grado di assorbire le singole proteste o i singoli cittadini, in un contesto di imperante individualismo, di facili tentazioni, di diffusa sfiducia e di assoluta incertezza.
Senza troppi sforzi, ma con vigile controllo, il governo può agevolmente dar seguito al sempiterno divide et impera.

C’è poi una quinta ed inquietante misura, che mi sembra di scorgere fra le righe della storia di Forza Italia, del suo travaso nel Pdl e della sua alleanza con la Lega.
Non so se sia corretto annoverarla tra le misure preventive di contro-sommossa, tante volte gli italiani dovessero rivendicare democrazia; diciamo che mi interrogo sull’atipica genesi e sull’ancor più atipico radicamento su territorio del club Forzista.
L’operazione Forza Italia si compie dall’oggi al domani. I soldi scorrono a fiumi e l’operazione procede rapidamente come una catena di montaggio. L’innaturale e repentino svilupparsi di club, movimenti di sostegno e comitati forzisti, unitamente al vuoto culturale e politico che li caratterizza ed al taglio inconfondibilmente pubblicitario della confezione e dei messaggi, tutti standardizzati, nonché l’immensa somma di denaro investita, non lasciano dubbi sulla pianificazione dall’alto di un’operazione tra le più ambiziose ed inquietanti.
Gli adepti sembrano reclutati dall’alto, istruiti in batteria da una stessa scuola, sguinzagliati a comando.
Arrivano addirittura a fondare un comitato per candidare Berlusconi al premio Nobel.
Praticamente una lapide sulle loro già risibili velleità di credibilità politica e civile.
Una realtà che però, proprio perché tale, cioè realmente esistente, e per il fatto stesso di esistere, svela le condizioni in cui è ridotto il Paese, ormai assuefatto a pubblicità di ogni tipo e totalmente svuotato di qualunque capacità critica. Al punto da votare un’agenzia pubblicitaria convinto che sia un partito.
L’esercito di Silvio, ben foraggiato, si insinua e si posiziona atipico tra gli attivisti di Alleanza Nazionale e le teste calde della Lega.
Le ronde vengono legalizzate.
Cosa accadrebbe se, come spero, la Corte Costituzionale dovesse bocciare il Lodo Alfano?


La sesta ed ultima misura è inevitabilmente l’allerta permanente delle forze dell’ordine.
Mi chiedo quanti tra gli esponenti di queste ultime, consapevoli di prendere ordini dal nemico ed impossibilitati dall’intervenire senza provocare il caos, nel vuoto della politica italiana, non stiano sperando in un unico grande moto di popolo, talmente grande da consentire loro di disobbedire.

2 commenti:

  1. Il cittadino è solo e disarmato, in un mondo gigantesco e fuori controllo, HAI SCRITTO.
    Ma il cittadino non è solamente solo e disarmato perchè è ANCHE assente, assente nella mente e quindi nelle reazioni, assente perchè è stato spento.
    Il Lodo Alfano passerà, prima o poi Santoro e la Gabanelli verranno messi in cantina, Berlusconi continuerà a governare e a credersi, povero scemo, la reincarnazione di Casanova e le sue fans lo seguiranno cantando "per fortuna che Silvio c'è", con Capocazzone e Bondi al seguito con la cetra in mano, e Gasparri apricorteo cohe sparge le sue cazzate al popolo festante.

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