"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 20 settembre 2009

La sicurezza ai tempi della Lega - parte seconda

Si sa che una delle principali attività dei politici italiani ed in particolare di quelli della destra berlusconian-leghista è la gara a chi la spara più grossa. E gli esponenti della Lega, da questo punto di vista, non sono secondi a nessuno. Tanto più in questo periodo di massima fibrillazione del mondo politico. Tra le innumerevoli corbellerie e castronerie (ma si potrebbero usare anche termini più espressivi) degli ultimi tempi, l'affermazione riportata su La Padania, il giornale della Lega, che sia la mafia a voler far cadere il governo Berlusconi-Bossi per punirlo della sua azione di contrasto della criminalità organizzata.

Ora, che la mafia (e le grandi organizzazioni criminali in genere) recitino un rilevante ruolo politico è certo, che nella lotta di potere che sta investendo il governo Berlusconi la mafia stia muovendo le sue pedine e stia prendendo posizione è probabile, che essa stessa sia tra gli artefici del tentativo di rovesciare l'attuale premier è possibile ma di certo è priva di ogni credibilità l'ipotesi che ciò dipenda dalle politiche in tema di sicurezza adottate dal governo delle destre.

Tralasciando gli antichi legami di Dell'Utri, fondatore di Forza Italia, con esponenti mafiosi (e basterebbe al riguardo rileggersi proprio le vecchie accuse della Lega), dimenticando per un attimo il sottosegretario Nicola Cosentino, inquisito per camorra e regolarmente al suo posto nel governo, omettendo di parlare del comune di Fondi inspiegabilmente non sciolto per infiltrazioni mafiose nonostante la richiesta formulata dal prefetto di Latina, è sufficiente soffermare l'attenzione sulle decisioni concrete del governo delle destre.

A riprova del proprio impegno contro la mafia, la Lega, cui fa capo il Ministero degli Interni con Maroni, fa riferimento ai numerosi arresti di latitanti e ricercati di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Fino a prova contraria e salvo interpretazioni e statistiche che possano contraddire tale affermazione, tali arresti sono attività di normale amministrazione per gli organi inquirenti, forze dell’ordine e magistratura. In realtà in nessuna delle regioni dove sono tradizionalmente radicate sembra di vedere le organizzazioni criminali alle corde. Al contrario molti episodi parlano di una sempre maggiore espansione dei fenomeni criminali al Centro e al Nord dove tra l'altro la tavola sta per essere apparecchiata con la grossa torta degli appalti per l'expo 2015 a Milano.

Grossolanamente provo a indicare i tre fondamentali filoni di devianza criminale che peraltro interagiscono tra loro e si alimentano reciprocamente:

la criminalità organizzata (potenti organizzazioni che detengono il monopolio di alcune attività illecite e che, sulla base degli enormi capitali che riescono a maneggiare e della propria forza di fuoco, sono in grado di controllare se non dominare enormi territori condizionandone ed inquinandone la vita politica ed economica);

i reati aventi importante rilevanza economica di cui sono protagonisti individui e gruppi al di fuori delle grandi organizzazioni criminali (corruzione, evasione fiscale, truffe, adulterazioni e contraffazioni, reati ambientali, violazioni alle norme sulla sicurezza del lavoro);

il complesso dei reati commessi autonomamente da individui singoli o piccoli gruppi e di gravità variabile (dai delitti contro le persone fino a furti, borseggi, scippi).

Quest'ultimo aspetto della criminalità è probabilmente quello che viene percepito più direttamente dai cittadini, anche in ragione della imponente strumentalizzazione mediatica che ne ha fatto la destra. E viene associato, non senza fondamento, con l'emigrazione e il nomadismo. Statisticamente questo tipo di reati ha in realtà in Italia un peso analogo se non inferiore a quello di gran parte dei paesi europei. Eppure sarebbe un grave errore sottovalutarlo tenuto conto dell'impatto immediato che ha nella vita delle persone comuni e di come sia fonte, soprattutto nelle zone degradate delle grandi città, di intolleranza e razzismo sommandosi alle già precarie condizioni di vita e ai problemi sociali esistenti.

Ma se compito della politica, a fronte dei bisogni pubblici e delle questioni da risolvere, è di individuare e definire politiche e interventi in base all'interesse generale e tenendo conto della scarsità delle risorse disponibili, la priorità andrebbe data al contrasto della criminalità organizzata e della criminalità economica. Perché, per la loro forza inquinante dell'economia e della politica, sono i fenomeni che impattano più profondamente nella vita dei cittadini, nella loro possibilità di fare impresa, di trovare onestamente un lavoro, di mobilità sociale, di usufruire di servizi pubblici efficienti, di preservare la propria salute e i propri risparmi e con il tessuto etico della società. Esse rappresentano il massimo della pericolosità sociale realizzando l'eversione dei principi democratici, della libertà e della convivenza civile e imponendo a milioni di persone il sottosviluppo economico e una schiavitù di fatto.

E d'altronde sono esse stesse che alimentano e organizzano le forme di devianza più visibili: lo spaccio e il consumo di droga e lo sfruttamento della prostituzione.

Ebbene, sposandosi perfettamente con la politica della giustizia di Berlusconi, i provvedimenti in materia di sicurezza che la Lega è riuscita a far adottare, in ossequio alla propria ideologia e alla propria propaganda razzista e para-nazista, hanno al contrario elevato a priorità assoluta la lotta contro gli immigrati, gli emarginati, i nomadi, le prostitute, i venditori ambulanti. Attenzione, lotta non ai fenomeni dell'immigrazione clandestina (e alle forme di emarginazione che ne derivano) e della prostituzione che andrebbero affrontati con interventi congiunti di pubblica sicurezza e di tipo sociale, ma proprio contro le persone, spesso niente altro che povere vittime, che sono coinvolte in questi fenomeni.

Di fatto al di là della ostentata e inaccettabile cattiveria, per citare Maroni, nei confronti degli stranieri il complesso dei provvedimenti adottati e proposti dal governo Berlusconi-Bossi ha come diretta e deliberata conseguenza la riduzione delle capacità investigative e di contrasto del crimine da parte delle forze dell’ordine e della magistratura.

La decisione di concentrare, con efficacia peraltro tutt'altro che convincente, l'azione repressiva nei confronti dell'immigrazione clandestina e dei cosiddetti reati di strada, unita alla riduzione degli stanziamenti per la sicurezza decisi dall'ultima legge finanziaria (un miliardo di euro in meno al comparto sicurezza), ha infatti proprio l'effetto di spuntare le pochi armi a disposizione nella guerra ai reati più gravi.

Attendo al riguardo, con molto interesse, le informazioni e le testimonianze di prima mano che l'ottimo Riccardo Iacona ci fornirà nella prossima puntata, in onda oggi domenica 20 settembre, del proprio programma, Presa Diretta.

La definizione di un reato come la clandestinità provoca poi l'ingolfamento dei procedimenti in corso presso i tribunali mettendo così a rischio, in azione congiunta con la riduzione dei tempi di prescrizione definiti dalla legge ex Cirielli, la definizione dei processi più importanti che inevitabilmente spesso si concludono con la prescrizione del reato.

Questo va inoltre a saldarsi con una serie di decisioni delle quali appare ben chiaro chi siano i beneficiari, coerenti ad una logica politica in cui, accanto alla apparente conferma dei principi fondamentali della lotta al crimine, si fanno passare articoli e codicilli che di fatto li attenuano e li depotenziano.

La modifica delle norme in materia di confisca dei beni mafiosi è stata valutata da molti come un voluto cedimento che consentirebbe alle organizzazioni criminali il riacquisto dei beni sequestrati.

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000960.html

Lo scudo fiscale di Tremonti, provvedimento di cui sicuramente approfitteranno, oltre agli evasori fiscali, anche mafiosi e corrotti che hanno capitali da riciclare.

La proposta di legge sulle intercettazioni telefoniche oltre ad eliminare gli strumenti a disposizione di chi contrasta corrotti, corruttori e autori di una largo numero di reati, di fatto ha conseguenze deleterie anche nella lotta alla mafia (si è obiettato infatti che anche se la legge non impedirebbe le intercettazioni nel caso di indagini per mafia, in realtà molto spesso tale reato può essere individuato solo dalle indagini su reati collaterali quali ad esempio spaccio, usura, corruzione, minacce).

http://antefatto.ilcannocchiale.it/2009/07/07/sulle_intercettazioni.html

Infine, altro regalino, non direttamente indirizzato alla mafia ma che di certo va a rafforzare ulteriormente il clima di illegalità diffusa di cui si nutre questo governo è il ridimensionamento della possibilità di intervento da parte della Corte dei Conti sugli sprechi della pubblica amministrazione.

http://antefatto.ilcannocchiale.it/2009/09/01/ddl_anticrisi_emendamento_ridu.html

Per chi se ne fosse dimenticato, inoltre, a ulteriore dimostrazione della logica scellerata che anima il governo Bossi-Berlusconi in tema di giustizia e sicurezza, il ricatto di bloccare oltre centomila processi che era stato utilizzato durante l'iter di approvazione del lodo Alfano per piegare la pur debole opposizione parlamentare.

E sullo sfondo il tentativo di sempre di Berlusconi di sottomettere la magistratura ai voleri del potere politico, rafforzando così non solo il proprio regime dispotico ma con la conseguenza di porre anche l'iniziativa dell'azione penale nelle mani dei politici e della maggioranza di turno i cui interessi, per usare un garbato eufemismo, non sono sempre limpidi.

Dunque, cosa avrebbe da rimproverare la mafia al governo Berlusconi?

http://veritaedemocrazia.blogspot.com/2009/09/la-sicurezza-ai-tempi-della-lega.html




1 commento:

  1. Sta di fatto che quella della Lega è ben lungi da chiamarsi sicurezza. Questa si deve ricercare dell'integrazione e non nella fobia.

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