Oggi saranno celebrati i funerali di Stato, si fa per dire, per sei militari italiani morti in Afghanistan.
Scindo in premessa l’umana pietà, che argina gli altrettanto umani tormenti.
Ed entro quell’argine mi esprimo, separando i funerali dallo Stato ed interrogandomi con dolore sull'umana e terrena convenienza.
Vado naturalmente e necessariamente in controtendenza rispetto alla tv di regime.
Volo alto sulla propaganda.
E proprio oggi esprimo la mia indignazione e la mia preoccupazione, nella speranza che l'Italia si decida ad affrontare il problema, affinché questi militari non siano morti del tutto invano.
Faccio inoltre la doverosa premessa che non ritengo responsabili (di quanto sta accadendo) i soldati italiani, ma i vertici istituzionali.
Poche sere fa, gli italiani hanno potuto finalmente prendere visione della prima puntata stagionale di Ballarò.
Puntata molto attesa dopo l’oscuramento dei palinsesti dell’intero etere, in nome e per grazia del sultano, il quale auspicava e quasi confidava in un tele plebiscito propagandisticamente spendibile e, una volta fallito, opportunamente e tempestivamente convertito in un'importante espressione del regime, in un contesto di ‘evidente’ limitazione e boicottaggio ed incomprensione e deformazione, ecc.. ecc.. di sua maestà..in un minestrone di cui nessun italiano si cura, ma guarda e passa..nella apolitica sceneggiata del nulla che non ti dà speranza.
Lasciamo stare ospiti e contenuti più o meno patetici o castrati.
Invito chi mi legge a tenere viva l’attenzione sulla intervista che Floris, nel corso della sua trasmissione, ha concesso ad un parlamentare italiano: tale Gianfranco Paglia, se non ho capito male il nome.
Separo l’uomo e l’ufficiale dei parà, la cui persona fisica è rimasta offesa in Somalia, così come l’umano rispetto esige e l’intelligenza politica vede ed opportunamente scansa o consuma, dal sedicente Onorevole del Pdl che si presta ad una indecente e patetica messa in scena, in diniego a mio avviso di qualunque valore degno di nota.
Egli, l'onorevole Paglia, replica a Ballarò un intervento, già reso in buona sostanza, indecorosamente a mio avviso, a Montecitorio.
Parla di patria e la retorica, come una valanga, travolge e distrugge ogni cosa
Ed evoca i più nefasti ed inquietanti concetti.
Patetica suona l’impostazione e anche la tonalità.
Esaltata la costruita retorica, si palesa offensiva e beffarda la cinica e nel suo caso inspiegabile indifferenza per la malcelata verità.
Vogliamo parlare di Patria?
Parliamone, credo anch'io sia il caso.
Cos’è la Patria?
Simbolo e sintesi concettuale di una comunità raccolta su territorio.
Una comunità radicata e contraddistinta da una, nel nostro caso faticosa, identità culturale, linguistica, economica, politica e sociale..
Cosa fa di un popolo una Nazione, se non la sua più ragionata e condivisa organizzazione?
E qual è la spina dorsale della Patria in oggetto se non la nostra amata ed universalmente stimata Costituzione Repubblicana?
Essa dunque fa da guida e giudice di chi ad essa è pubblicamente chiamato a rispondere.
Praticamente, ciascuno di noi.
Se la Patria, sia pure solo formalmente, trova nella Costituzione Repubblicana la sua linfa e la sua stessa ragion d’essere, proponendosi come specchio impietoso, ma necessario, delle nostre azioni, allora è davvero grave il giudizio che l’Italia tutta è chiamata ad esprimere nei confronti di chi questa patria ha tradito e tradito, fino a rinnegarla tre volte.
I sei cittadini morti e dunque ormai ridotti al silenzio, anche da morti vengono usati per l'ennesima messa in scena e si dà sfogo ad una vergognosa retorica che non tiene conto neppure dell'umana pietà.
Si parla di eroi..
Eppure essi, a rigor di Patria, avrebbero in realtà tradito la nostra Repubblica.
Si sono infatti prestati ad eseguire ordini incostituzionali (art. 11 Cost.) e nessuna finzione di Stato, nè il dolore autentico dei familiari può cambiare l'amara verità.
La missione di pace è una fiction confezionata per la propaganda, ma la guerra e i morti sono veri.
Questi ‘ragazzi' sono esplosi come carne da macello per servire, forse ignari, l’ennesima inutile ed ingiusta guerra, cui la Patria, l’Italia costituzionale e vera, ha invece rinunciato molti e molti anni fa, prima ancora che questi poveri diavoli nascessero e che un’incostituzionale guida li portasse all'inutile ed orribile morte.
Mi chiedo se abbiano scelto con cognizione di causa.
E dovremmo anche parlare di un secondo tradimento, se consideriamo che l'ordine incostituzionale che i nostri soldati hanno comunque eseguito è stato impartito per servire, non l'Italia, ma un Paese straniero: gli States.
Ed infine, sono morti neanche per servire incostituzionalmente una potenza straniera alleata, ma per servire in ultima analisi pochi e cinici profittatori, senza Patria e senza Dio (Petrolieri e produttori di armi), la cui pancia cresce nutrendosi dei cadaveri del mondo.
Secondo me, l’esercito italiano deve fermarsi a riflettere, e noi con lui.
Stiamo tradendo la nostra Patria.
Ed è una follia.
La nostra Patria, quella vera, quella che trova espressione e svolgimento in una Costituzione che non esito a definire come uno dei più grandi capolavori giuridici di tutti i tempi, è punto di approdo e sintesi di una faticosa e ricchissima tradizione culturale.
Non possiamo rinnegare tutto questo e non dobbiamo rinunciarci.
Sotto altro profilo, per molti italiani una divisa significa stipendio, e una missione all’estero significa indennità.
Per altri l’esercito può essere un canale di espressione di malcelate patologie.
Molti, troppi ragazzi oggi soffrono di evidenti patologie e disturbi della personalità, per lo più generati da condizioni sociali e personali che esigerebbero interventi dei servizi sociali.
Sempre più spesso si tratta di esaltati, fascisti dell’ultim’ora, teppisti sociali, che nella divisa e nell’arma di ordinanza potrebbero cercare una pericolosa e squilibrata sicurezza interiore e scegliere di entrare nelle forze armate.
Mi chiedo se ci siano oggi nell'esercito italiano vertici in grado di gestire con attenzione e senso di responsabilità la leva volontaria.
L’esercito, infatti, non è e non può essere serbatoio indiscriminato di soggetti intellettualmente e psicologicamente fragili, che nella divisa e nelle armi cercano riparo per nascondere patologie di cui non sono neanche consapevoli e che per ciò stesso potrebbero prestarsi a facili strumentalizzazioni da parte di soggetti poco raccomandabili (la storia del nostro Paese ci narra di infiltrazioni piduistiche anche nei vertici militari).
L’esercito dovrebbe essere fonte di sicurezza per un Paese.
E appunto, chiunque mi leggerà sa inoltre che queste sono forse quisquilie rispetto alle ancor più gravi condizioni in cui potrebbero versare le Forze Armate italiane.
Le gravi e a mio avviso assurde condizioni in cui versa il Paese e la sua storia ci costringono a diffidare di chiunque e a chiederci se e su quali e quanti ufficiali, generali, ecc.. dell’esercito possiamo realmente contare, e se e quanti invece hanno già da tempo tradito e sono scientemente passati al nemico che abbiamo in casa e che sta costringendo il Paese nella morsa dell'illegalità.
Quanti altri italiani dovranno ancora morire in nome del delirio italiano?
La sempre più palese ipocrisia che inonda prepotente le case degli italiani svela la crescente inaffidabilità delle istituzioni e la crescente pericolosità delle persone fisiche che le occupano.
E' sempre più difficile distinguere lo Stato dall'Antistato.
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