"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 25 settembre 2009

Perchè Berlusconi non ha ridotto le tasse

A proposito delle proposte dell'economista Giavazzi sul fisco (riduzione dell'imposizione fiscale su lavoro e imprese, a spese della rendita finanziaria, e attuazione dell'originario programma berlusconiano di tre sole aliquote: zero, ventitré e trentatré per cento)

http://www.corriere.it/editoriali/09_settembre_17/giavazzi_fisco_leggero_cc1f1b2a-a346-11de-a213-00144f02aabc.shtml

Nell'interpretazione di Massimo Bordin, nella sua quotidiana rassegna stampa su Radio Radicale, la posizione di Giavazzi e di altri intellettuali liberali è uno degli aspetti in cui si esprime l'attuale contrapposizione tra élites (modo elegante per dire poteri forti e caste dominanti) e Governo Berlusconi cui viene rimproverato di non aver adempiuto alla vecchia promessa di ridurre le tasse.
Tralasciando l'interrogativo di cosa comporterebbe oggi, in termini di tagli alle spese sociali, l'attenuazione dell'imposizione fiscale, la domanda è: perché Berlusconi non ha colto la crisi economica mondiale, il generale consenso di tutti, persino il sostanziale via libera dell’Europa ad una flessibilità sul rispetto dei parametri di Maastricht, per ridurre la pressione fiscale su lavoratori dipendenti e autonomi, pensionati e imprese? Quello che è stato il suo cavallo di battaglia da quindici anni ad oggi, l’argomento principe (meno tasse per tutti) con cui è stato eletto tre volte sembra dimenticato. Come mai Tremonti da ideatore della finanza creativa è diventato il severo controllore del rispetto delle regole europee e delle compatibilità di bilancio?

In realtà una parziale riduzione delle tasse è stata realizzata surrettiziamente incoraggiando e consentendo l'evasione fiscale di lavoratori autonomi e imprese, cassando le norme e i provvedimenti di tracciabilità delle transazioni economiche, dimostratisi straordinariamente efficaci, adottati da Visco, la cui testa peraltro Veltroni aveva già offerto agli imprenditori non ricandidandolo alle ultime elezioni.

Ma c'è un'altra risposta: oltre al riconoscimento del desolante vuoto delle Casse dello Stato, la mancata riduzione delle tasse è pienamente coerente con lo scellerato patto Berlusconi – Lega (di cui Tremonti è contemporaneamente artefice e garante) che aveva come punto centrale il federalismo fiscale. Sarebbe sciocco pensare che il federalismo fiscale non avrà l'effetto di stravolgere la distribuzione delle risorse dello Stato tra le varie parti d'Italia. Non sarebbe stato uno dei temi dominanti della politica della Lega e certo non tranquillizza sentir parlare di 'federalismo solidale' (si è fuori strada se si prova a tradurlo con la parola elemosina?). Oggi non è possibile ridurre le entrate fiscali perché domani, con l'attuazione del federalismo fiscale, la torta della finanza pubblica sarà più piccola anzi, per meglio dire, la torta sarà divisa in modo diverso e la parte spettante al centro sud dovrà inevitabilmente diminuire. Le riduzioni fiscali potranno avvenire domani ma solo per il nord. Se ciò davvero avvenisse, se Berlusconi non verrà prima travolto nella feroce lotta di potere in corso, si realizzerà il trionfo politico della Lega, sancendo la divisione degli italiani in cittadini di Serie A e cittadini di Serie B, dimentichi dello straordinario contributo che in termini umani il sud ha fornito allo sviluppo della nazione e ponendo le basi per la divisione politica dell’Italia.

1 commento:

  1. Forse è vero...ma tanto si è provato a dare soldi all'infnito ak sud e non si è risolto nulla, come buttarli in un pozzo senza fondo. Avendone di meno FORSE (dubito) verranno solo spesi per le cose ultra-necessarie perchè gli altri non ci saranno. Dubito. Più probabile la bancarotta

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