"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 30 giugno 2011

Morire nel silenzio dell'indifferenza, uccide due volte!

Di fronte alla morte di un uomo,
scrivere, esprimere le proprie opinioni è sempre molto delicato e mi scuso se andrò fuori le righe. Non ho scritto subito perchè aspettavo l'evolversi di questi giorni, nella speranza che il mio timore fosse smentito dai fatti, ma non è successo e mi girano le palle!
La vittima di oggi si chiamava Vincenzo Capacchione, l'anno scorso si chiamava Mariarca Terracciano, e domani? Chi sarà il prossimo?
Suonano le trombe ogni volta che si deve parlare di malasanità, di fannulloni, di corrotti, poi un giorno succede che un medico muore dopo e per aver salvato la vita ad un paziente e nessuno si indigna, le trombette della stampa danno un minimo risalto alla notizia, come se non fosse importante, l'opinione pubblica quasi non se ne accorge, non se ne cura.
In fondo ci basta sapere perchè Clooney ha lasciato la Canalis, il resto sono pressoché cazzate, possiamo farne a meno!
Sappiamo tutto o quasi ed anche di più di tutto su Cogne, Avetrana e Perugia, ma nessuno ci dice che in molti Ospedali, e non so sinceramente se questo ne sia un caso, laddove le piante organiche fatte dal Potere dicono che c'è esubero, la realtà mostra persone (medici, infermieri, pulizieri, Oss, e così via) che "devono" andare a lavorare anche quando stanno male perchè non c'è nessuno che li sostituisca! Ciò da un punto di vista logico sarebbe un controsenso, ma non si dice e non va detto.

mercoledì 29 giugno 2011

Sul rapporto tra i partiti e i movimenti


La democrazia rappresentativa è ovunque in crisi nel mondo occidentale. Se negli Stati Uniti storicamente il voto è sempre stato espressione di una minoranza (anche come deliberata scelta di escludere parte della popolazione dalla competizione elettorale), in Europa la disaffezione nei confronti della politica ufficiale dei partiti trova espressione nell'astensionismo e nel moltiplicarsi di movimenti, nuovi partiti, iniziative di protesta estranee alle tradizionali forme di organizzazione politica.
Tutto ciò è la conseguenza della globalizzazione, dell'esproprio della possibilità dei governi nazionali di prendere decisioni in autonomia rispetto alla dittatura del turbocapitalismo liberista che costringe le coalizioni di destra e sinistra che si alternano al potere a riproporre sostanzialmente le stesse politiche e che lascia sul campo unicamente il carattere di casta e ceto parassitario della dirigenza partitica.
Gli sbocchi di questa crisi della politica sono stati in Europa da un lato l'esplodere di movimenti populisti e razzisti (soprattutto nei paesi dell'est europeo ma anche in Italia con la Lega, in Francia con Le Pen, oltre che in Finlandia e in Olanda per citarne solo alcuni) dall'altro nuove forme di partecipazione e di attivismo sociale, anche grazie alle opportunità offerte dalla rete, che nascono spontaneamente nella società civile e che ripropongono temi e valori che in gran parte appartengono alla tradizione della sinistra ma che ad essa non possono essere circoscritti avendo un carattere di trasversalità che certo gli va oltre. La protesta in Grecia contro l'austerità imposta dall'Unione Europea e gli Indignados in Spagna rappresentano due esempi di una nuova modalità di opposizione antagonista ai vecchi poteri.
In Italia la vittoria nei referendum, il raggiungimento del quorum dopo 16 anni in cui ciò non avveniva, ha rappresentato fin qui il culmine di un processo contraddistinto dal protagonismo dei cittadini, da manifestazioni per il lavoro, l'ambiente, la scuola, la legalità, la pace, da un florilegio di nuovi partiti, movimenti, laboratori politici.

La rete, i social network, i blog, i forum hanno svolto un ruolo fondamentale in questo processo e hanno contribuito a definire contenuti e caratteri di questo nuovo impegno sociale: reticolare, orizzontale, libertario e anti-autoritario, capace di diffondere notizie e proposte al di là degli abituali canali comunicativi e di sezionarle e sviscerarle con un lavoro collettivo e condiviso, in grado di fare le pulci a qualunque leader e leaderino che deluda o contraddica le aspettative dei cittadini.

martedì 28 giugno 2011

Il futuro dell'alternativa si gioca sulla TAV in Val di Susa e sull'immondizia di Napoli


Berlusconi, così ormai dicono tutti, è agli sgoccioli ma ancora non sappiamo chi e cosa verrà dopo. A leggere i sondaggi il centro sinistra è oggi in vantaggio ma per fare cosa? Non è questione di candidato premier e se la coalizione si allargherà o meno verso il centro a svantaggio delle forze più marcatamente di sinistra. Il problema è se vi sarà una riedizione dello sbiadito e deludente riformismo dell'Ulivo prodiano, se il futuro governo continuerà ad essere - come quelli che lo hanno preceduto - il mero esecutore delle decisioni prese negli organismi internazionale privi di legittimazione democratica (leggi FMI, Banca Mondiale, BCE, WTO), se il risanamento del bilancio pubblico avverrà attraverso privatizzazioni, tagliando sanità e pensioni e attaccando i diritti dei lavoratori, senza affrontare in modo risolutivo le grandi questioni italiane, le vere cause del deficit pubblico e del ristagno dell'economia: il potere di cricche e mafie, l'estensione di corruzione ed evasione fiscale, il peso intollerabile di sprechi e privilegi e tra questi in particolare i cosiddetti costi della politica.
E' qui che si gioca la grande partita del dopo Berlusconi, se produrrà una reale trasformazione e moralizzazione del Paese oppure se assisteremo al solito finale gattopardesco, cambiare tutto per non cambiare niente.
Ed è proprio sui contenuti dell'alternativa che assumono un valore fondamentale le questioni della TAV in Val di Susa e l'esito dell'esperienza di sindaco di De Magistris a Napoli. Se il centrosinistra (ma qui bisognerebbe scrivere Partito Democratico) saprà dire no ad un'opera folle da un punto di vista economico ed ambientale come la TAV e destinata a distruggere la vita di un'intera comunità e se la nuova amministrazione napoletana avrà la forza politica e la capacità di governo per imporre finalmente la soluzione del problema dei rifiuti senza cedere a compromessi con i centri di potere economico e criminale ma facendosi guidare solo dal bene dei cittadini, avremo la dimostrazione che una nuova politica è possibile. In caso contrario avranno buon gioco le vecchie oligarchie a far vincere i propri sporchi interessi in danno del bene comune.

lunedì 27 giugno 2011

DALL'AMAZZONIA, PASSANDO PER LA VALSUSA, LA DIFFERENZA FRA QUELLO CHE DEFINIMMO "SINISTRA" ED UNA VERA " AREA DI PROGRESSO E CIVILTA' "



di Giandiego Marigo

L'evidenza spesso è come lo schiaffo, brucia e fa male ma insegna qualche cosa a chi voglia coglierne il senso.
Alcuni avvenimenti recentissimi ci rivelano volendo vederli ed accettandone l'insegnamento il vero significato di molte, moltissime parole che, anche da me umilmente, sono state dette.
Dove cerchiamo questo senso?
Iniziamo dal dire che quello che oggi 27-06-2011 sta avvenendo in ValSusa è l'assoluta vergogna. La sospensione del diritto e di ogni forma di democrazia.
La conquista militare di un territorio che non bada affatto a “proprietà private”, “regole”, che non rispetta nessuna legge, che passa sopra a qualsiasi diritto.
Distorcendo la verità ad uso e consumo di una classe politica e del potere che essa rappresenta. L'Europa dell banche e degli affari, ha fatto sentire “chiarissimamente” la sua voce in tutto simile a quella che questo stesso governo aveva già fatto trapelare durante il G8 di Genova...stesso stile, medesimi metodi.

L'attenzione però , al fine di questo articolo, va leggermente spostata ai giorni porecedenti in cui i maggiori fautori, coloro che sprecarono ben più di una parola in favore di un intervento “armato” e “deciso” non erano i peones della destra ma, fra gli altri, due esimi, eminenti personaggi di quella che definimmo “sinistra”...che loro, i personaggi in questione, definiscono tale.

Sto parlando di Champarino e Fassino...entrambi esponenti del PD, entrambi facenti capo all'area ex DS. Essi si badi non rappresentano sé stessi, sarebbe davvero troppo comodo che così si liquidasse la questione, ma un'idea precisa del PD.
Iniziata a suo tempo con la dichiarazione di principio che non si potesse sempre dire no ad ogni cosa con la scusa dell'ambiente.
Essa rappresenta “il prezzo” che il PD è disposto a pagare per entrare nelle stanze che contano, laddove banche e banchieri ricevono “gli amici” ed i “collaboratori”. Lo si ammanta di inevitabilità, di interessi di mercato europei, ma la verità è solo una che la “grande opera” è inutile pericolosa, costosissima...distruttiva.

Però decisa dall'Europa degli interessi e delle banche. Torna alla mente la soddisfazione di Fassino in quell' ABBIAMO UNA BANCA! Intercettato casualmente.

Sconfitta culturale senza precedenti, per chi sappia cogliere i significati, al di là della legalità o meno della cosa.
Voliamo ora con la mente sulla magnificenza della foresta amazzonica, cosa c'entra direte voi...c'entra vedrete.
Dopo Lula che è riuscito a mantenere la promessa di non disboscare . Oggi Dilma Rouseff sembra alle soglie di un rimangiamento storico di quanto ha dichiarato in campagna elettorale. Quando ha definito fondamentale il mantenimento della Foresta, perchè l'ambiente è importante e l'equilibrio fondamentale.

Il senato Brasiliano ha già votato una legge che “liberalizza” il disboscamento e la coltivazione, ma non solo, che amnistia ogni condanna precedente per chi lo avesse fattoin modoillegale, magari sterminando qua e là qualche piccola tribù di nativi. Si badi la signora Rouseff e di Sinistra, così come il senato che vota questa cosa. Una decisione che rischia di essere drammaticamente pericolosa, essendo l'Amazzonia l'unico polmone verde rimasto a Gaia.

Vogliamo invece parlare di chi sia stato il megafono della guerra in Libia? Chi oggi stia sostenendo la necessità di aiutare pacificamente, in armi le giuste pulsioni democratiche dei poli arabi anche quando esse siano netta minoranza nella nazione?
Vogliamo parlare degli interessi rappresentati alle spalle della speranza nera dei democratici statunitensi. O della supina adesione alla guerra infinita del suddetto “speranza nera”?
Oppure tornando al nostro piccolo orticello della divisione sindacale o dell'adesione del sindaco Renzi al nucleare? Vogliamo parlare di Veronesi ministro del governo Prodi?
Cosa ci dice questo?
Che fra quella che oggi viene definita “la sinistra” di uno schieramento bipolare, sempre più globale, ed un'Area di progresso e civiltà, dove questi due termini vengano coniugati nel senso che via via l'esperienza spirtuale ed umana dei movimenti e dell'esperienza globale avanzi verso una superiore coscienza di sé e dell'intorno...bhè fra questi due concetti non necessariamente esiste coincidenza. Che fra il senso che Chiamparino o Fassino danno al termine progresso e quello che gli dava...che so Terzani...piuttosto che quello che oggi gli dà Padre Alex Zanutelli ( per parlare solo di spiritualisti) non esiste coincidenza, forse nessuna. Sicuramente non esiste con il senso che io dò a questi termini.
Che oggi porre una questione di “sinistra” è non necessariamente chiaro e non assolutamente conclusivo in ternmini di schieramento reale. Oggi il termine “cambiamento” non coincide affatto con il termine “sinistra” e mi si spezza il cuore nel dirlo.
Ed allora è importante intendersi Vendola, Ferrero, Serracchiani, De Magistris...tanto per divertirsi a fare qualche nome.
É fondamentale capire chi abbia compreso quale sia la strada vera del Progresso e chi ancora sia legato alle immagini futuriste di in modernismo 900centesco fatto solo di tecnologia e di costruzioni ciclopiche.
Condannato a divenire “testimonianza” come le piramidi, in un mondo che sempre più ci pone di fronte all'esaurimento delle risorse...ed al nostro rapporto parassitario con Gaia.
Oggi definire “futuro”.”progresso”, “civiltà” è fondamentale e può essere fatto solo se ci si libera degli obblighi di uno schieramento da tifoseria, che non ha alcun riscontro reale nella politica quotidiana...dare alla politica un'altezza ed un respiro che non ha più, liberarla dal senso di oppressione di percorsi obbligati ed alleanze precostituite. La logica del meno peggio è perdente, non paga più e rischia persino di divenire dannosa.
Operata quindi l'unica scelta vera da farsi che è quella pacfista e non violenta il resto e in ridefinizione, mantenedo saldi i riferimenti ma senza rimanerne intrappolati o sepolti sotto le proprie stesse bandiere. Oggi l'area è civica...la poltica, al di là delle definizioni dei grillini...così com'è fa solo male all'Area di Progresso e Civiltà.

domenica 26 giugno 2011

FERMATEVI ! Un appello alle istituzioni e alla politica

http://www.notav.info/post/fermatevi-un-appello-alle-istituzioni-e-alla-politica/#more-5377


Paolo Beni, Marcello Cini, Luigi Ciotti, Beppe Giulietti, Maurizio Landini, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Luca Mercalli, Giovanni Palombarini, Valentino Parlato, Livio Pepino, Carlo Petrini, Rita Sanlorenzo, Giuseppe Sergi, Alex Zanotelli

26 giugno 2011



I referendum del 12 e 13 giugno hanno cambiato lo scenario politico ponendo al centro dell’attenzione pubblica i beni comuni e il bene comune. Di fronte a noi – ai milioni di donne e uomini che hanno contribuito al successo referendario – sta ora l’obiettivo di costruire una agenda politica in grado di mettere in campo un nuovo progetto di società, di sviluppo e di partecipazione democratica.Di questa prospettiva c’è oggi un banco di prova non eludibile: lo scontro tra istituzioni e popolazione locale sull’inizio dei lavori di costruzione, in Val Susa, di un cunicolo esplorativo in funzione preparatoria del tunnel di 54 km per la progettata linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione. Per superare la situazione di stallo determinata da tale scontro si prospetta un intervento di polizia (o addirittura militare) che rimuova le resistenze in atto. Sarebbe una soluzione sbagliata e controproducente.Ci possono essere opinioni diverse sulla necessità di potenziare il tra-sporto ferroviario nell’area e sulle relative modalità ma una cosa è certa. La costruzione della linea ad alta capacità Torino-Lione (e delle opere ad essa funzionali) non è una questione (solo) locale e l’opposizione delle popolazioni interessate non è un semplice problema di ordine pubblico. Si tratta, al contrario, di questioni fondamentali che riguardano il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali.
Per questo, unendoci ai diversi appelli che si moltiplicano nel Paese, chiediamo alla politica e alle istituzioni un gesto di razionalità: si sospenda l’inizio dei lavori e si apra un ampio confronto nazionale (sino ad oggi eluso) su opportunità, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternati-ve. In un momento di grave crisi economica e di rinnovata attenzione ai beni comuni riesaminare senza preconcetti decisioni assunte venti anni fa è segno non di debolezza ma di responsabilità e di intelligenza politica.

venerdì 24 giugno 2011

LA POLEMICA SUL VENTO



Di Giandiego Marigo

Ho seguito la polemica sorta fra molte donne ed il PD con il suo manifesto sul vento che cambia che usa l'immagine femminile, in modo strumentale e finalizzato.
Lascio alle donne il mantenere la polemica sull'uso e mi dedico, permettetemelo, ai perchè.

Ogni cosa ha radici emotivi ed anche un errore così pacchiamo da parte di un partito che sostiene d'essere voce del rinnovamento e pretende raccogliere il retaggio di quella che chiamammo “sinistra” italiana.

O meglio sostiene che il riferimento a questo agglomerato sia oggi del tutto inutile, in quanto superato appunto da un più ampio concetto liberal-modernista di cui il PD sarebbe il nuovo ed autentico deposìtario.
Non stupisce quindi che questa ottica produca tutti i mostri possibili, nati in linea di discendenza diretta dal Mostro fra i Mostri il Pragmatismo.
Superati i tempi delle ideologie, accantonati quelli delle idee dimenticati motivi e significati oggi ci si ingegna sull'efficacia pubblicitaria delle immagini.

Siamo moderni ed il retaggio ed il peso della coerenza culturale è dietro alle spalle...ricordo di un passato cripto-comunista, che va bene come riferimento storico quando si parli di lavoro, ma che si ferma lì.

Altri sono oggi i parametri sui quali misurare il successo del Partito.
Chi cerchi le vestigia del partito dei lavoratori e delle donne. Dell'area che produsse e implementò cultura alternativa, chi cerca “coerenza e continuità” è prigioniero di un passato perdente, inefficace e anche un poco balbettante che non appartiene al PD di oggi.
In questa chiave va letto lo stupore di molti militanti del partito che non capiscono il senso di questa polemica, l'immagine è bella il riferimento a Marylin palese.

Il vento innegabile...quindi dov'è il problema? Forse nella ricerca da parte una “sinistra resistente ed antica” di ogni motivo adatto alla polemica?
Il Pd ha rinunciato da tempo ad un punto di vista che discuta , in qualche modo l'ordinamento sociale e l'organizzazione del sistema.

Il PD oggi premette e condivide il “pensiero unico” come sistema velidante e l'Occidente Superiore ed esportatore di Democrazia, questo Mondo è il migliore possibile! Si tratta di smussare le punte, di adattare i linguaggi, di farsi capire, di aggirare gli ostacoli, di mantenere un contegno, di migliorare ed emendare.

giovedì 23 giugno 2011

Copiate ed inviate la lettera per aiutare Napoli e De Magistris



https://www.facebook.com/event.php?eid=137647862980188


CHIEDIAMO CORTESEMENTE a tutti coloro di contattare l'ufficio della Presidenza della Repubblica Italiana al seguente link, copiando la lettera (che segue) scritta dal Consiglio Comunale di Napoli pubblicata in data 22 giugno 2011. 

Ricordate di inserire i vostri dati e di confermare il vostro indirizzo email. Infine CONFERMATE IL MESSAGGIO CHE VI ARRIVA ALLA CASELLA DI POSTA ELETTRONICA ALTRIMENTI NON SI ATTIVA.

LINK della Presidenza della Repubblica da aprire e compilare
https://servizi.quirinale.it/webmail/

LINK dell'appello del Consiglio del Comune di Napoli
http://www.comune.napoli.it/flex/FixedPages/IT/ComunicatiStampaConsiglio.php/L/IT/frmSearchHaveData/-/frmSearchText/-/frmSearchMonth/-/frmSearchYear/-/frmIDComunicatoStampa/8059

Rivolgerci in massa, dal nord al sud, al Presidente Napolitano perchè Napoli merita di tornare a splendere. Questa iniziativa parte in seguito alla lettura dell'appello pubblicato dal Consiglio Comunale di Napoli di oggi 22 Giugno 2011 per il Presidente Napolitano (visibile sul sito del Comune di Napoli e riportata qui di seguito).

OGGETTO DELLA LETTERA: Aiutiamo Napoli e De Magistris

"Signor Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano
mi rivolgo a Lei in quanto ha più volte dimostrato e dichiarato di avere particolarmente a cuore l’interesse della città di Napoli.

Le strade di questa meravigliosa città versano in condizioni disperate, come è anche ampiamente documentato da molteplici servizi giornalistici, sia su carta stampata che in televisione. Quello che è stato meno ricordato è, invece, il complicato meccanismo di competenze e responsabilità dei diversi Enti in materia rifiuti.

L’Amministrazione comunale, appena insediatasi, ha sollecitato la costituzione di un tavolo istituzionale presso la Prefettura per arginare l’emergenza già nel breve termine ma, perché sia efficace, è necessario l’intervento, con decreto legge, del Governo affinché si permetta il trasferimento fuori regione dei rifiuti, principalmente quelli che giacciono da giorni nelle nostre strade.

Sono molto preoccupato/a poiché, dopo un rinvio di detto decreto, quest’atto è completamente scomparso non solo dall’agenda politica ma anche dall’attenzione dei media.

Le chiedo, quale cittadino, di sollecitare il Governo circa la gravità delle conseguenze di questo rinvio che, senza alcuna esagerazione, può portare ad una vera situazione di emergenza sanitaria ed economica nella terza città della Nazione.

Cordiali Saluti."



domenica 19 giugno 2011

Nulla di nuovo dal fronte padano …

Foto tratta da http://sollevazione.blogspot.com 
Come quasi tutti pensavano nulla di nuovo dalla riunione padana di Pontida. La Lega non può provocare la crisi perché, come ammette lo stesso Bossi, in caso di elezioni anticipate vincerebbe il centro sinistra ma non può nemmeno continuare a sostenere un governo inesistente e fallimentare, perdendo sempre più la fiducia del proprio elettorato, e magari trovandosi a subire – fra qualche settimana o qualche mese – una crisi causata, con una maggioranza alla Camera risicatissima, da qualche 'responsabile' deluso o pentito o dalla scissione di qualche altro pezzo del PDL. Intanto riproporre, dunque, tutto il repertorio della più becera propaganda leghista contro l'Italia e Roma ladrona (quei palazzi del potere e del privilegio dove peraltro gli esponenti leghisti si sono da tempo bene accomodati), evocare nuovamente la secessione e presentare a Berlusconi e Tremonti (che ha improvvisamente perso il ruolo di fidato interlocutore della Lega) il conto di proposte inaccettabili: quattro ministeri da trasferire da Roma al nord, la fine degli interventi militari italiani all'estero (magari!), l'esenzione dal pagamento delle multe UE per gli allevatori che hanno violato le quote latte definite in sede europea, la riforma fiscale subito con annessa difesa delle partite IVA dai soprusi di Equitalia. Insomma la Lega prende tempo. Così come prendono tempo Berlusconi, cercando di galleggiare fino al 2013 confidando di scavallare per prescrizione qualche altro processo e nella speranza di trovare il modo da qui alle elezioni di riconquistare consenso elettorale, Tremonti, stretto tra gli inviti dei 'suoi' ad abbassare le tasse e le richieste delle istituzioni finanziarie europee e delle agenzie di rating di attuare al più presto quella manovra finanziaria da 40 miliardi di euro e passa che si pretende per mettere in sicurezza i conti pubblici italiani (un cerino acceso che si cerca di lasciare a qualcun altro), Bersani, tra una maggioranza alternativa che già c'è (quella dei referendum) ed una che si persegue perché gradita ai poteri forti come Confindustria e Vaticano (quella con il Terzo Polo di Fini, Casini e Rutelli). Prendere tempo e forse una soluzione per tutti loro (a parte Berlusconi ovviamente) c'è: una legge elettorale proporzionale che consenta a ciascuno di mantenere la propria fetta di potere senza doversi sottoporre alla resa dei conti (e alle scelte inequivocabili) di una elezione con il maggioritario.
Per altri motivi, per ripristinare un minimo di pluralismo democratico, per impedire incombenti soluzioni autoritarie, forse una buona soluzione (il proporzionale) anche per il popolo italiano.

sabato 18 giugno 2011

Tutti in piedi … L'Italia migliore!



E' un percorso che parte da lontano quello attraverso cui una parte dell'Italia - quella che non ha mai smesso di credere nei valori dell'onestà, della giustizia, del lavoro, delle regole, dei diritti e dei doveri, della fedeltà alla Costituzione – ha dapprima testimoniato la propria indignazione ed il proprio rifiuto per un governo della cosa pubblica dominato da cricche, clientele, mafie, privilegi e ingiustizie, poi via via ha cominciato a prendere coscienza e fiducia di sé fino a diventare oggi, in un'Italia peraltro sempre divisa a metà, maggioranza del Paese.
Di questa lunga traversata nel deserto fanno parte, nella mia personale visione, i video-editoriali di Marco Travaglio su Voglioscendere, i VaffaDay e il blog di Beppe Grillo, l'antiberlusconismo di Di Pietro ed il suo linguaggio rozzo ma efficace, le speranze e il favore suscitato dalla proposta politica di Vendola, il grido Resistenza di Salvatore Borsellino e la sua lotta per la verità sulle stragi di mafia dei primi anni novanta, le innumerevoli lotte per il lavoro, per la legalità, per la scuola pubblica e contro il precariato, per la difesa dell'ambiente e del territorio che hanno costellato questi ultimi anni, le tante iniziative di testimonianza in rete, sui social network, sui blog (da parte dei tanto vituperati rivoluzionari da tastiera) di un'opposizione intransigente ad un modo vecchio di fare politica e lontano dai bisogni dei cittadini, il nascere ovunque di laboratori politici, di liste civiche, di proposte dal basso di riforma e cambiamento della politica.
Che il vento stesse cominciando a cambiare ce lo hanno detto, ad esempio, il successo di partecipazione del NoBDay del 5 dicembre 2009, la resistenza della Fiom ai diktat di Marchionne, il boom editoriale del Fatto e degli ascolti dei programmi televisivi di 'resistenza' (Santoro, Dandini, Fazio da solo e con Saviano in 'Vieni via con me', Floris, Gabanelli, Iacona) compresi quelli eccezionali di un evento mediatico autogestito come Raiperunanotte, l'enormità di firme raccolte dal Forum dell'acqua senza l'appoggio dei grandi partiti, ed ecco arrivare ora i risultati delle ultime elezioni amministrative e la straordinaria vittoria dei referendum.
Sbaglierebbe chi pensasse che questo vento si placherà andando a gonfiare le vele di un centro sinistra che si propone alla guida del futuro governo. Se il centro sinistra è ancora il naturale sbocco di questo percorso, non sarà indifferente il modo in cui i partiti tradizionali porteranno avanti le istanze emerse nella società. Non ci saranno più deleghe in bianco, la fiducia e il consenso andrà conquistato con comportamenti coerenti e con contenuti radicalmente riformisti.
La partecipazione, l'entusiasmo che suscitano eventi come 'Tutti in Piedi' - organizzato per ricordare la fondazione della Fiom e ultimo in ordine temporale di quel percorso che ho tentato di descrivere – dimostrano che quest'Italia, se necessario, farà da sola.
Per riprendersi, come dice Michele Santoro in un discorso che potrebbe essere quello del fondatore di una nuova televisione o di un futuro leader politico, tutto quello che ci hanno tolto in questi anni: il lavoro, la scuola, le città, l'aria, il mare. La dignità. Il futuro.
Cambia, tutto cambia.

venerdì 17 giugno 2011

Il falso problema delle tasse


L'ennesimo elemento che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto siano alla frutta Berlusconi e la destra è il riproporre, ancora una volta, il tema della riforma fiscale e della riduzione delle tasse come 'la terra promessa' da raggiungere e quale unico mezzo per ridare slancio all'azione del governo e riconquistare il favore dell'elettorato. Un tema trito e ritrito fin dalla funesta discesa in campo del 1994 e, come la magnificata rivoluzione liberale, rimasto solo argomento di propaganda salvo concretizzarsi nel beneficiare, con il lassismo fiscale e con i reiterati condoni, i grandi evasori e i grandi elettori del berlusconismo.
Riparlare oggi di riduzione delle tasse, con milioni di disoccupati, con il debito pubblico alle stelle e alla vigilia di manovre finanziarie lacrime e sangue imposte dall'Unione Europea, è non solo ridicolo ma fuori dal tempo sia come misura di politica economica che come argomento di consenso tra i cittadini.
Sono altre le priorità oggi per i cittadini che non qualche decina di euro in più in busta paga (per i privilegiati che potrebbero beneficiarne): la disponibilità, la stabilità e la sicurezza del lavoro, una scuola per tutti all'altezza dei tempi, servizi sanitari efficienti in cui si possa accedere a visite e prestazioni specialistiche in tempi utili, la tutela dell'ambiente, la casa, la qualità della vita da conseguirsi anche attraverso una diversa organizzazione della mobilità e una pianificazione urbanistica delle città a misura d'essere umano.
E' questa idea della politica, non più ridotta a semplice azione di marketing ma fondata su principi e valori e capace di occuparsi delle questione concrete che riguardano la vita dei cittadini, quella che ha portato la maggioranza assoluta degli italiani il 12 e 13 giugno scorsi ad andare a votare per i referendum consentendo, cosa che non succedeva da 16 anni, il raggiungimento del quorum. Ribalta l'agenda politica e l'ossessivo ritornello che Berlusconi e la destra hanno imposto all'Italia e ad un'opposizione imbelle negli ultimi vent'anni: il privato meglio del pubblico, lo stato che non deve mettere le mani nelle tasche degli italiani, la sicurezza e l'odio verso gli immigrati, il pericolo comunista, i giudici politicizzati e in guerra con i rappresentanti del popolo, il federalismo.

mercoledì 15 giugno 2011

AFFERRARE LA CODA DELLA COMETA


di Giandiego Marigo ( poesia dell'autore)

É cominciato il ping pong delle medagliette al valore e delle auto-attribuzioni di merito, mentre continua lo scivolamento su vetro e porcellana dei Nucleristi della Libertà.
Devo confessare che mi mette un poco di disagio questa corsa all'interpretazione del senso dei referendum e d'altra parte, mi fa davvero imbestialire l'arroganza e la stupidità di chi non vuole affatto afferrare il senso della lezione e cerca di svuotare di senso quel che è successo, così come prima aveva tentato di svuotare di senso i quesiti.
Solo poche e sparute parole di saggezza, da parte di chi davvero è stato “movimento”, da parte di quei comitati civici, quella benedetta Società Civile, vero artefice di questa “Passo avanti di Civiltà”.
Già i modulatori, gli equilibristi del centrismo inconcludente, tentano di dare sensi “compromissori” di non negare possibilità di “privatizzazioni mirate e responsabili” di ridare spazio a quel “minuetto politichese” che la mobilitazione popolare e di base aveva estromesso.
Nessuno di loro sembra ricordare le dichiarazioni passate, le privatizzazioni teorizzate, quelle praticate e fallite.
Non facciamone oggetto di scontro, oggi stiamo godendo, quindi portiamo a fine questa pausa di assoluto piacere. È, inoltre importante cercare le soluzioni di unità e di coesione privilegiandole a quelle di divisione e polemica.

martedì 14 giugno 2011

QUORUM

(immagine tratta da eliotropo)


di Giandiego Marigo

Arrivano i dati e sono confortanti. abbiamo vinto, la coscienza d'essere popolo sovrano ha fatto un passo avanti,ha imposto il senso del suo esistere.
Ho detto molte volte tutta la mia vergogna di essere parte di questo popolo connivente, oggi, pare persino doveroso, affermare, per contro, tutto l'orgoglio di fare parte di questa reazione popolare.
Mentre scrivo appare palese, ogni attimo più chiaramente che l'ottenimento del Quorum corrisponda alla vittoria referendaria, anche se, al momento, di spoglio e di percentuali di voto non si è ancora iniziato a parlare.
Abbiamo posto il primo mattone di un nuovo tempio, mi si passi la metafora biblica, costruito sulla base del coinvolgimento e della partecipazione.


Ed è questo il dato più rilevante, la sostanza di cui questi referendum sono composti ed il modo in cui il percorso dei comitati referendari si è svolto.
Oggi gli amici dell'imperatore, gracchianti o meno che siano, s'arrampicano sui vetri mentre trapelano percentuali di adesione sempre più bulgare, anche ai veri e propri quesiti referendari.
I giullari ed i lanzichenecchi s'inventano modulazioni sull'emotività legata agli avvenimenti di Fukushima, dimenticando ed ignorando che sull'Acqua sembra esserci l'adesione e la vitttoria più smaccata.
Molti oggi innalzeranno peana e cantici oggi tutti, chi più o chi meno s'attribuiranno meriti, ma è la società civile e la sua “indignazione” l'unico e vero interprete di questo racconto. Non politici di grido,non leader designati o acclamati, nulla di tutto questo.
Silenziosi comitati...gente “normale” che con abnegazione ha scelto la strada della partecipazione e della democrazia diretta.
Tutto questo rientra in un “sommovimento” che sempre più ci appare globale e che parecondurre un “risveglio collettivo", un bisogno di uguaglianza e di pulizia che sembra , finalmente universale.
La lotta alla corruzione, il sogno e l'esigenza di un mondo altro diverso da quello disegnato dal potere appare sempre più chiara ed emerge, nonostante ogni tentativo di ipnosi , di controllo, di repressione.
Non si può non pensare in questo momento alla Spagna, alla Grecia, al vicino Medio Oriente.
Sarebbe sciocco e stolto...davvero impolitico non rilevare il dato di questo sdegno civico e globale, non percepire il senso che quest'onda ci porta.
!La stoltezza è pane moltissimo venduto e consumato in questo paese è, spesso, il senso ultimo dell'agire politico dei nostri geniali “statisti”.
Questi quesiti referendari ci servono su di un piatto d'argento una base comune.
Chiunque ignorerà questo dato sarà condannato alla dimenticanza, mentre questa precisa volontà ci segnala lo spasmodico bisogno di “mondo nuovo” che caratterizza i reali bisogni di questo popolo.
Esigenza non sempre completamente consapevole, spesso avvolta e nascosta dietro ad una montagna di distrazioni mediatiche, spessissimo deviata “culturalmente” ed artatamente, verso mille falsi obbiettivi, ma presente, fortissima.
Il lavoro comincia oggi!
Da questa vittoria,da questa affermazione di “volontà popolare e di sovranità”, che dovremo proteggere e preservare da ogni nsinuazione e da ogni uso strumentale.
Perchè ci proveranno...lo stanno già facendo, come fanno sempre. Tutti hanno vinto nessuno ha perso...ognuno si ascrive la sua parte di gloria e merito e le medaglie al valore vanno ad un tanto al chilo.
Abbiamo parlato di cose serissime!
Sono satate messe in campo le premesse, alcune anche se non tutte, che delimitano l'Area di Progresso e Civiltà.
Ora vanno elaborati comportamenti, culture, modi e mode. Ora dobbiamo proporre “la visione”.
Perchè questo paese ne ha tremendamente bisogno e solo la partecipazione ed il controllo democratico, solo il continuo esserci e contare potrà evitare che tutto questo si trasformi in una semplice e vuota “sostituzione”.
Cambiare un autista non modifica il mezzo sul quale viaggiamo e nemmeno l'obbiettivo verso il quale dirigiamo.
Diciamoci anche che non è “generalizzato” questo spirito, bensì modulato in diversi toni.
Nello stesso fronte referendario , molti , artisti dell'equilibrio pragmatico e praticanti della condivisione culturale stanno già meditando i correttivi che permettano di non modificare affatto la linea di pensiero che sottende questo territorio dove loro “sguazzano e sopravvivono".
Ed è di questo territoro che stiamo parlando quando discutiamo di cambiamento, quando teorizziamo e parliamo di democrazia diretta e società civile...manteniamo altolo spirito dei comitati referendari, non concediamo ai “professionisti della politica inciuciona” una vittoria che non gli appartiene. Molte volte abbiamo peccato di questa disattenzione e molti “movimenti” abbiamo loro donato.


Siamo vigili! Perchè il politico inciucione si annida anche nei nostri pressi, pronto a trasformare un successo di popolo nella base di un compromesso...più o meno storico.
Pacifici e non violenti ma non meno che decisi e radicali...perchè chiedere che sia realizzata una visione di mondo non è reato anzi è cosa buona e giusta.
Cosa spiritualmente alta.

Lo spirito sia quello che mosse i primi passi, quello che scelse diversi colori per esprimersi e che decise d'essere multicolore, quello che fissò la sua attenzione sui contenuti piuttosto che sui contenitori.


Quello che non chiese altro che non fosse il rispetto del dettato costituzionale.


Quello che si qualificò , sempre, come pacifista e non violento.
Quello che al dito indicante preferì la luce della Luna.

domenica 12 giugno 2011

Su Facebook stravince la Sinistra

di Gianluigi Di Blasi, nota pubblicata su Mobilitazione Nazionale


Informazione e Politica oggi vanno sempre più di pari passo. La Politica è diventata un gioco di comunicazione, dove i fatti contano poco, i cittadini meno, della parola ideologia non si conosce il significato, mentre le idee latitano e quelle che ci sono e trovano realizzazione, troppo spesso, sarebbe meglio che non fossero mai sorte.


Ma veniamo a noi...
qui di seguito, tra un sì un sì un sì ed un altro sì, stiliamo le classifiche dei dati relativi alle più rilevanti preferenze della popolazione di Facebook in Italia alle ore 18,30 circa del 12.06.2011.
Sono il frutto di una semplicissima ricerca fatta con l'aiuto di Google per capire come siano orientati gli italiani presenti sul libro delle facce... chiaramente, salvo errori od omissioni (involontarie)

Classifica Informazione: 
Il Fatto Quotidiano: 529.696 membri (http://www.facebook.com/ilFattoQuotidiano)
La Repubblica: 392.455 membri (http://www.facebook.com/Repubblica)
l'Unità: 138.208 membri (http://www.facebook.com/unitaonline)
Tgcom: 79.329 membri (http://www.facebook.com/Tgcom)
Il Giornale: 42.713 membri (http://www.facebook.com/ilGiornale?sk=wall)
Rainews: 20.656 membri (http://www.facebook.com/rainews24)
Il Foglio: 8.552 membri (http://www.facebook.com/ilfoglio)
Libero: 2.808 membri (http://www.facebook.com/liberonews)

Tallonato da Annozero, Davide (il Fatto) batte Golia (la Repubblica) mentre Belpietro va in B con Minzolini e Matrix

nota:
Tg5, Tg4 e StudioAperto non hanno pagine ufficiali ma sono di fatto compresi dentro Tgcom

sabato 11 giugno 2011

Il punto. Il significato politico dei referendum del 12 e 13 giugno.

I referendum del 12 e 13 giugno possono essere visti da tre diverse angolazioni politiche e da tutte e tre si conferma e rafforza la convinzione della necessità di andare a votare e votare 4 SI.

Anzitutto c'è il merito delle materie oggetto di referendum. Una questione di vita e di morte dice giustamente Adriano Celentano. Non è un paradosso, non è una metafora dire che è un questione di vita e di morte il nucleare. Ce lo dicono Chernobil e Fukushima. Ce lo dicono le statistiche che evidenziano l'incidenza di leucemie e cancri per coloro che vivono in prossimità di una centrale nucleare. Ce lo dicono gli incidenti di Three Mile Island e la miriade di 'piccoli' guasti delle centrali nucleari francesi che attestano i rischi sempre incombenti che derivano da questa modalità di produzione dell'energia. L'Italia è uno dei paesi più industrializzati ed a più elevata tecnologia nel mondo (anche se sul nucleare deve affidarsi ai francesi) ma è anche il paese del Vajont, di Seveso, della Stazione di Viareggio, della Moby Prince, di San Giuliano di Puglia, della residenza universitaria dell'Aquila, del poligono di tiro di Quirra in Sardegna, cioè di tutti quei casi in cui l'imperizia, la superficialità, il prevalere di interessi criminali e di disprezzo per la vita umana ha prodotto morte e dolore.
Un incidente nucleare determinerebbe non solo un numero di vittime ancora più insostenibile ma avrebbe conseguenze illimitate nel tempo. Nucleare da respingere dunque perché pericoloso e costoso tanto più in un Paese a rischio sismico come l'Italia, perché anche la materia prima per le centrali – l'uranio – è in via di esaurimento, perché determinerebbe una dipendenza tecnologica dai costruttori francesi (e gli americani sospettavano, a leggere i cablo di wikileaks, che le scelte del governo italiano fossero state influenzate da pratiche corruttive), perché aprirebbe il problema fin qui insoluto (e fonte di ulteriori costi e rischi) dello stoccaggio delle scorie nucleari, perché offrirebbe al terrorismo un bersaglio terribile e da ciò deriverebbe inevitabilmente un'involuzione repressiva e militarizzata nella gestione dell'ordine pubblico, perché perpetuerebbe la logica di pochi padroni del rubinetto dell'energia a cui sarebbero costretti a rivolgersi gli utenti. Rifiutare oggi il nucleare significa predisporsi nei prossimi decenni, senza compromettere il futuro con scelte obsolete e finanziariamente insostenibili, a sostituire le fonti di energia di natura fossile attraverso la ricerca, il risparmio energetico, lo sviluppo delle energie rinnovabili distribuite sul territorio e accessibili a tutti. Sviluppando tecnologie, nuove imprese e nuovo lavoro, efficienza in linea con il programma europeo del 20-20-20 (cioè venti per cento in meno di riduzione di gas serra, 20 per cento di risparmio energetico, 20 per cento di approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili) entro il 2020.

venerdì 10 giugno 2011

Referendum del 12 e 13 giugno: istruzioni per l'uso.

Mancano poche ore a un voto sui quesiti referendari per tutelare diritti (aria, acqua, giustizia) che non sono di un partito o di una parte politica ma riguardano tutti i cittadini italiani.
E' importante un ultimo sforzo di sensibilizzazione da parte di quanti hanno a cuore il nostro futuro e quello delle nuove generazioni.
Di seguito alcune informazioni utili sui referendum che possono essere inoltrate ad amici, parenti e conoscenti.
Attiviamoci tutti per il cambiamento.

Ivan Rota
Responsabile Organizzazione IdV


Referendum 12 e 13 Giugno 2011


Una scheda com­pleta sui quat­tro que­siti re­fe­ren­dari del 12 e 13 Giu­gno 2011, che ri­guar­dano: il le­git­timo im­pe­di­mento, la pri­va­tiz­za­zione di fatto dell’acqua pre­vi­sto dal de­creto “Ron­chi” (due que­siti) e il ri­torno all’energia nucleare.


Cosa sono i referendum

Il re­fe­ren­dum è uno stru­mento di eser­ci­zio della so­vra­nità po­po­lare, san­cita all’articolo 1 della Co­sti­tu­zione della Re­pub­blica Ita­liana, e l’esito re­fe­ren­da­rio è una fonte del di­ritto pri­ma­ria che vin­cola i le­gi­sla­tori al ri­spetto della vo­lontà del po­polo. Sono quat­tro le ti­po­lo­gie di re­fe­ren­dum con­tem­plate dalla Co­sti­tu­zione italiana:
  • il re­fe­ren­dum abro­ga­tivo di leggi e atti aventi forza di legge,
  • quello sulle leggi co­sti­tu­zio­nali e di re­vi­sione costituzionale,
  • quello ri­guar­dante la fu­sione di re­gioni esi­stenti o la crea­zione di nuove regioni,
  • quello ri­guar­dante il pas­sag­gio da una Re­gione ad un’altra di Pro­vince o Comuni.
Il re­fe­ren­dum abro­ga­tivo di leggi e atti aventi forza di legge (ar­ti­colo 75) si uti­lizza come so­lu­zione per abo­lire una legge già esi­stente o parte di questa.


De­scri­zione breve dei re­fe­ren­dum del 12 e 13 giu­gno 2011

  • Il 12 e 13 giu­gno 2011 i cit­ta­dini ita­liani sono chia­mati ad espri­mere il pro­prio voto su 4 que­siti referendari.
  • L’elettore, per vo­tare, deve esi­bire al pre­si­dente del seg­gio la tes­sera elet­to­rale ed un do­cu­mento di riconoscimento.
  • L’elettore ri­ceve da un com­po­nente del seg­gio 4 schede di di­verso colore:
  • Il voto “SI”, trac­ciato sulla scheda, in­dica la vo­lontà di abro­gare la nor­ma­tiva ri­chia­mata dal que­sito referendario.
  • Il voto “NO”, trac­ciato sulla scheda, in­dica la vo­lontà di man­te­nere la vi­gente nor­ma­tiva ri­chia­mata dal que­sito referendario.



Quando si vota

Le ope­ra­zioni di voto si svolgono:
Do­me­nica 12 giu­gno 2011, dalle 8:00 alle 22:00
e
Lu­nedì 13 giu­gno 2011, dalle 7:00 alle 15:00.
Se­condo legge po­te­vano es­sere svolti tra il 15 aprile e il 15 giu­gno, ma i re­fe­ren­dum abro­ga­tivi sono stati in­fine fis­sati per il 12 e 13 giu­gno, quindi senza unire il voto con le ele­zioni am­mi­ni­stra­tive del 15–16 maggio.
Tale scelta è stata cri­ti­cata quale enorme spreco di de­naro pub­blico e come ten­ta­tivo di non far rag­giun­gere il quo­rum ai re­fe­ren­dum. Un ten­ta­tivo di boi­cot­tag­gio. In­fatti se non an­dranno a vo­tare il 50% + 1 de­gli aventi di­ritto i re­fe­ren­dum non sa­ranno validi.
referendum
Il Mi­ni­stro de­gli In­terni Ro­berto Ma­roni (della Lega di “Roma la­drona”) ha scelto per la di­vi­sione delle due con­sul­ta­zioni. Di fatto que­sta de­ci­sione co­sterà alle casse dello stato, come evi­den­ziano al­cune stime ri­por­tate dalla stampa, uno spreco di 400 mi­lioni di euro in più ri­spetto ad un ipo­te­tico ac­cor­pa­mento delle ele­zioni am­mi­ni­stra­tive col referendum.



Dove si vota

Gli elet­tori de­vono vo­tare nel pro­prio Co­mune di re­si­denza, nella se­zione elet­to­rale in­di­cata sulla prima fac­ciata della tes­sera elettorale.



Re­fe­ren­dum, in campo la so­cietà ci­vile: Quat­tro sì per cam­biare l’Italia

È im­por­tante – il 12–13 giu­gno – rag­giun­gere il quo­rum di 25 mi­lioni di vo­tanti ai Re­fe­ren­dum e sce­gliere il SI a tutti i que­siti. È un voto che può porre al­cuni li­miti a un mo­dello di svi­luppo in­so­ste­ni­bile, che ignora i co­sti am­bien­tali, so­ciali e i beni co­muni, e a un po­tere po­li­tico che cal­pe­sta giu­sti­zia e democrazia.
Un suc­cesso dei SI al Re­fe­ren­dum co­strin­ge­rebbe la po­li­tica – sia del go­verno che dell’opposizione – a fare i conti con la vo­lontà dei cit­ta­dini. L’impegno delle mo­bi­li­ta­zioni so­ciali non si li­mi­te­rebbe a ma­ni­fe­sta­zioni fi­nora ina­scol­tate, ma can­cel­le­rebbe al­cune delle peg­giori leggi in­tro­dotte dal governo.
[ Leggi an­che: la lettera-appello di Adriano Ce­len­tano con­tro il nu­cleare, con­tro la priva­tizzazione dell’acqua, con­tro il le­git­timo im­pe­di­mento. Con il vi­deo di Adriano Ce­len­tano tra­smesso du­rante An­no­zero ]



giovedì 9 giugno 2011

SIAMO NOI A DECIDERE COSA SIA INUTILE...IMPERATORE






di Giandiego Marigo


INUTILI!
Secondo L'untissimo signore i referendum sono inutili, d'altra parte anche la democrazia parlamentare ai suoi occhi lo è, quantomeno monetizzabile. Lui è uomo da plebiscito, da acclamazione, uomo da predellino, da televoto. Uomo che quando qualche cosa non è come lui lo vuole...lo compra, poi lo “sistema”
Tutta l'Itala sembra voler rispodere alla dichiarazione “avventata” dell'Imperatore Farlocco facendogli comprendere, confidiamo, chi e che cosa sia realmente inutile in questo paese.
Non crediamo capirà, ci appare come uno dei suoi possibili, sebbene improbabili, difetti l'assoluta convinzione d'avere ragione ed il comprarla quando non l'abbia, l'abitudine inveterata a piegare l'altrui alle sue stesse convinzioni, lo definisce marketing, ma è vera e propria manipolazione mentale che egli ha trasposto...paro paro, dal mondo, poco limpido, della pubblicità a quello della politica.
Io non sono un illuso, so benissimo, che l'amplissima adesione ai Sì è spesso di maniera, “opportuna”, come suolsi dire.
Solo l'imperatore sembra, questa volta aver clamorosamente ciccato l'appuntamento con il populismo.
Sono cosciente che le ragioni che muovono questi Sì non sono tutte eguali.
Il presunto si della Prestigiacomo non è e non può essere dello stesso segno di quello di Padre Alex Zanutelli.
I Sì della Lega di Zaia & c. non sono comparabili con quelli dei referendari della prima ora, ma oggi tutto quello che fa Quorum va, sinceramente, bene.
Esistono, però, innegabilmente, livelli di coscienza diversissimi sulle tematiche in questione.
Qui, per una volta non ci si abìtui alla cosa, devo dare ragione a (udite, udite) Bersani quando dichiara di aver fiducia nel voto degli italiani “perchè stiamo parlando di cose serie”
Ebbene sì, stiamo parlando di cose serie.
Stiamo, con tutti e quattro i referendum, inotrandoci in un territorio, in cui le appartenenze contano, molto meno, in cui le tifoserie da stadio non hanno, se non relativamente, peso ed è forse per questo che il nostro Presidente sportivo ci si orienta così poco.
Stiamo parlando di “sovranità popolare” definizione astrusa per moltissimi della sua corte oltre che per lui.
Non solo, questo territorio è zona in cui nasce e si forma, davvero e non per equilibrismi ed alchimie quella Novità, vera che è l'Area di Progresso e Civiltà, dove le tematiche sulla compatibilità, sulla decrescita, sulla “visione” , sulla sostanza che compone le idee.
Il merito, a coloro che nc'erano sin dall'inizio, d'avere compreso l'importanza di tutti e quattro i quesiti in questione.
D'aver compreso che questa “definizione”, molto più di milioni di altre “precisava” la differenza reale fra Progresso ed “Avanzata tecnologica senza senso” , che meglio di qualsiasi discorso pone noi tutti di fronte alla scelta di che “Qualità di Futuro” si voglia “vedere” per chi verrà dopo di noi. Ci costringa ad immaginarlo questo dopo, pur avvolti dalla “fascinazione folle” di una società sempre più disperatamente consumistica.
Questo vale per tutti i quesiti, anche per quel “Leggittimo Impedimento” di cui, troppo poco si è finito con il parlare, perchè anche quella domanda ci costringe ad immagginare un modello di società equo e “giusto”.
Fra i proponenti di questi referendum vi sono intelligenze e sensibilità, anche spiritualmente, alte proprio perchè ci pongono domande che travalicano il senso “materiale e pragmatico” della questione.
INUTILE, signor presidente, nostro amatissimo “Conductor” è il vostro tentativo, ancora in corso, mentre scriviamo, di distogliere la nostra attenzione. Di azzerare e svuotare un istituto di salvaguardia democratica.
INUTILE, si rivelerà la trama di corrutela e “conoscenze”. Di rapporti particolari ed internazionali, già sottese e pronte a raccogliere “per il bene di una ristretta minoranza” i risultati di una scelta sciagurata.
INUTILE, il tentativo in exrtremis di molti dei vostri “consigliori” di separare il destino della vostra creatura(vostra in senso proprietario e non di merito) dal vostro, quasi che le scelte del governo e del PDL fossero separabili dalle vostre, così come i reciproci destini.
INUTILE, il berciare attorno all'utilità di questi quesiti, perchè questa volta, signor presidente, tocca a noi di decidere cosa sia veramente UTILE al futuro di questo paese

Una cosa di sinistra: il reddito di cittadinanza

Sommessamente, timidamente, quasi sottovoce i temi del reddito di cittadinanza e del reddito minimo garantito piano piano escono dal novero delle provocazioni utopistiche di sognatori rivoluzionari ed entrano nell'agenda politica di chi voglia riformare radicalmente la società italiana. Ne ha parlato più volte la Gabanelli in Report raccontando la soluzione tedesca, li ha evocati Maurizio Landini leader della FIOM nel momento più duro dello scontro con Marchionne associando le lotte operaie alle rivendicazioni degli studenti e dei precari della scuola. E' in cantiere una proposta di legge di iniziativa popolare da parte del gruppo di Elio Veltri, Democrazia e Legalità, con l'appoggio di movimenti e intellettuali. Li cita in qualche modo la CGIL nel 'Rapporto sui diritti globali 2011'. Li sostengono decisamente economisti come Andrea Fumagalli e filosofi come Luigi Ferrajoli. Basic Income Network organizza a Roma due giornate, il 9 e il 10 giugno, per il reddito garantito. La situazione sociale italiana è sotto gli occhi di tutti, i lavori scientifici di Istat, Censis e gli editoriali del sociologo Diamanti dimostrano ciò che si annusa e si tocca con mano: un Paese bloccato, vecchio, privo di speranze, una società disgregata e senza prospettive per i giovani. Certo non avrebbe alcun senso e nessun rapporto con la realtà proporre di erogare mille euro al mese a dieci milioni di poveri. Ma se questo reddito minimo fosse costituito in parte dal controvalore derivante dalla fruizione di beni e servizi (utilizzando a tale scopo anche i patrimoni confiscati alle mafie), riformando gli istituti già oggi esistenti in materia assistenziale e previdenziale, trasferendovi le risorse oggi sperperate in spese inutili o che vanno a favore di ceti parassitari, recuperando fondi attraverso un fisco efficiente ed efficace, chiedendo se necessario sacrifici ai lavoratori 'garantiti' (ad esempio elevando l'età pensionabile), impiegando il patrimonio oggi dissipato di capacità e di professionalità di milioni di persone per lavori socialmente utili e per controlli amministrativi (in grado di scardinare evasione fiscale e contributiva) riducendo così il deficit pubblico, sconfiggere povertà e precariato sarebbe un obiettivo a portata di mano. Con la conseguenza virtuosa di promuovere coesione sociale e senso di cittadinanza. Su questo obiettivo dovrebbe trovare una unità sostanziale, oltre che uno straordinario argomento di consenso, la coalizione di centro sinistra ponendo  finalmente e definitivamente in secondo piano le diverse sensibilità  e i diversi punti di vista che la contraddistinguono.

mercoledì 8 giugno 2011

Michele Santoro e il servizio pubblico della RAI

Santoro lascia la RAI per passare, sembra, a LA7 ed ottiene una una liquidazione, sembra, di 2,3 milioni di euro. Compensi in linea con il mercato e quantomeno Santoro, rispetto ai Minzolini, ai Vespa, agli Sgarbi, ha sempre fatto ottima televisione, conseguendo ascolti importanti e facendo guadagnare la RAI con i proventi della pubblicità dei suoi programmi. Ma è proprio quando il mercato paga un giornalista, un artista, un imbonitore televisivo, uno sportivo 500, 1000, 10.000 volte un operaio, un impiegato, un professore, un operatore di call center si dimostra che il mercato è contro ogni logica di giustizia umana.
Santoro è un personaggio controverso. Odiato a destra e detestato dal PD, accusato da tanti intellettuali anche di (pseudo) sinistra di essere un capo popolo, innegabilmente un grande professionista della televisione capace di confezionare format giornalistici innovativi e non convenzionali, un punto di riferimento ed un appuntamento imperdibile con la sua trasmissione del giovedì sera per l'opposizione popolare, intransigente, movimentista. Con una RAI che, per compiacere Berlusconi e non solo, espelle dall'azienda le voci indipendenti e non arruolabili dai partiti, sarà sempre più arduo trovare motivazioni per pagare il canone, la tassa di possesso degli apparecchi televisivi, che trova giustificazione solo laddove ci si trovi in presenza di un servizio pubblico e non di un carrozzone a disposizione dei partiti per la propria propaganda e per piazzare, a spese della collettività, amici, clienti, parenti e amanti.
Non so se Santoro sarà più libero ne La7 di Telecom o forse, domani, di De Benedetti. Per la RAI è di certo una grande perdita, anche da un punto di vista economico, pure se è sicuramente un fatto positivo che si crei un terzo polo televisivo-informativo concorrente a RaiSet ma credo che se Santoro avesse voluto essere realmente coerente con gli ideali che ha testimoniato nella sua trentennale attività e avesse voluto mettere a frutto, per il bene comune, il talento e la popolarità di cui gode oltre alla liquidità monetaria di cui dispone avrebbe dovuto farsi promotore di una iniziativa televisiva indipendente, quella TeleSogno di cui ha tante volte parlato, autonoma non solo dai partiti ma anche dal potere economico. Ma per farlo avrebbe dovuto dimostrare di essere insensibile ai ricchi contratti di cui può essere beneficiario ....

martedì 7 giugno 2011

Bersani ha ragione

Bersani ha ragione (e anche D'Alema ha ragione): non è pensabile riproporre, per costruire un'alternativa alle destre, la formula politica dell'Unione, una coalizione tenuta insieme solo dall'ostilità a Berlusconi e in cui ci si divideva su tutte le questioni di governo. Ci dicano dunque Bersani e D'Alema come il PD e l'alleanza di cui farà parte intendono affrontare le grandi questioni che riguardano gli italiani: se il risanamento finanziario verrà effettuato ancora una volta tagliando le spese sociali o facendo pagare di più i ricchi e colpendo gli evasori e i corrotti, come si pensa di creare lavoro e migliorare le condizioni e la qualità di vita dei cittadini rispettando l'ambiente, se in tema di diritti del lavoro condividono le posizioni liberiste di Confindustria e Marchionne o stanno dalla parte della Fiom e dei precari, se e come vogliono rilanciare la scuola pubblica e la cultura, cosa faranno per garantire il pluralismo dell'informazione e definire norme rigorose che regolino il conflitto d'interessi, quale futuro avrà l'impegno militare in Libia e Afghanistan, se vi sarà il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto e degli omosessuali. Ce lo dicano affinché noi elettori, magari anche di sinistra, possiamo serenamente e consapevolmente decidere se valga la pena di votarli oppure se dobbiamo rassegnarci a considerarli pressoché identici alla destra berlusconiana e dunque proseguire, per altre vie, nella ricerca e nella costruzione di una vera alternativa.

Il paradosso dei referendum del 12 e 13 giugno

Sarebbe paradossale se noi cittadini (che dalla mattina alla sera ed anche la notte ci lamentiamo dei politici e del loro essere una casta autoreferenziale e del tutto insensibile alle nostre condizioni reali di vita), una volta che abbiamo la possibilità di decidere direttamente di temi concreti per la nostra esistenza ed il futuro nostro e dei nostri figli quali la gestione di un bene essenziale alla vita come l'acqua, la scelta nucleare ed i pericoli che essa determina, il principio dell'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, rinunciassimo ad andare a votare facendo mancare il quorum per rendere validi i referendum.

sabato 4 giugno 2011

L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. Il rapporto tra potere, arte e scienza

L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
Il rapporto tra potere, arte e scienza

ANPI – Sezione “Ugo Forno” Istituto Superiore di Sanità - 31 maggio 2011

Lo spirito dell’art.33 della Costituzione e il riordino del sistema di ricerca e formazione in Italia
V. F. Polcaro
INAF

Gli articoli 33 e 34 (strettamente collegati tra loro) della nostra Costituzione recitano:

Articolo 33
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.

Articolo 34
La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso

Questi articoli sanciscono quindi il diritto inalienabile di ogni cittadino italiano all’istruzione di base, obbligatoria per almeno otto anni (si noti l’avverbio “almeno”, inserito appositamente per permettere di aumentare in futuro la durata della scuola dell’obbligo), il diritto dei “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi” ad accedere all’istruzione fino ai massimi livelli e l’obbligo per lo Stato di rendere “effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”. Essi sanciscono anche il diritto della società italiana a potere usufruire di una ricerca libera, condotta da istituzioni (università, enti di ricerca) che, per svolgere il loro compito, hanno il diritto “di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”.
A mia conoscenza, nessuna altra Costituzione (e meno che mai la deludente bozza di Costituzione Europea, per altro ormai giustamente accantonata) è così precisa riguardo all’istruzione, alla scienza ed alla cultura. Ci possiamo quindi chiedere il perché di questa straordinaria differenza.

Per leggere l'intervento completo vai a questo link: http://www.scribd.com/doc/57076330/intervento-f-polcaro-1

giovedì 2 giugno 2011

Contro la parata militare del 2 giugno

Ogni Paese, ogni Comunità Nazionale nutre la propria identità, alimenta il senso di appartenenza dei suoi membri, i cittadini, ad essa attraverso simboli, miti, memorie e valori condivisi.
Si parla al riguardo di religione civile, intesa (De Luna) come “uno spazio pubblico condiviso nel quale ritrovare valori che legittimano le istituzioni, la competizione politica, il senso civico dei cittadini.”
I nostri valori sono quelli affermati nella Costituzione Repubblicana: la democrazia, il diritto al lavoro, alla salute ed al pieno dispiegamento della propria personalità, la libertà unita alla giustizia sociale e solo da questa resa possibile, l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali, la cultura e la scuola pubblica, la tutela del patrimonio artistico e paesaggistico del Paese.
Nella realtà si tratta di valori che, ancorché sanciti nella nostra Legge Fondamentale, non costituiscono il patrimonio di tutti gli italiani. Per ragioni storiche, ideologiche, culturali, economiche, sociali, per l'invadente influenza della Chiesa cattolica che pretende dai suoi fedeli di anteporre i propri dettami a quelli delle norme statali. Perché lo Stato è percepito, spesso a ragione, nelle sue strutture inefficienti e corrotte come un nemico: lo stato ottocentesco della tassa sul macinato, quello attuale di Equitalia e della casta partitocratica. Per le effettive condizioni di vita degli italiani dove ad un quarto dei cittadini che vive nella voragine della povertà o ai margini di essa e dunque impossibilitati ad esercitare i propri diritti di cittadinanza si accompagna un'area enorme, dal punto di vista sociale ed economico, che si nutre dell'illegalità: mafie, corruzione, evasione fiscale, criminalità economica, abusi edilizi, violazione di norme ambientali e sulla sicurezza sul lavoro.
Di fronte a tutto questo pensare di riunificare il Paese nel nome di comuni valori, come hanno tentato di fare soprattutto i due ultimi Presidenti della Repubblica, Ciampi e Napolitano, solo attraverso i simboli della bandiera e dell'inno nazionale, invocando il rispetto per le Istituzioni ed il dialogo tra le forze politiche, è un inutile e vuoto esercizio retorico. Tanto più in una situazione in cui metà e oltre dello schieramento politico fonda la propria azione sull'illegalità del conflitto di interessi e insultando le istituzioni (Berlusconi) o sul proposito di spezzare l'unità e la solidarietà nazionale (la Lega).