"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 29 febbraio 2012

Liberate Rossella, liberateli tutti! Blogging day 29 febbraio 2012




Fonte: http://sabrinaancarola.blogspot.com/2012/02/liberate-rossella-liberate-giovanni.html


Liberate Rossella, liberate Giovanni, liberate Maria Sandra, liberateli tutti!

Stando alle notizie che ho trovato in rete sono attualmente 10 gli italiani rapiti nel mondo in mano a bande terroriste. In questi giorni con un gruppo di blogger stiamo cercando di mantenere viva l’attenzione riguardo a Rossella Urru cooperante del CISP (Comitato italiano sviluppo dei popoli)  rapita nella notte fra il 22 e il 23 ottobre insieme ai suoi colleghi spagnoli: Ahinoa Fernandez e Enric Gonyalons in un campo profughi in Algeria.  Come per Rossella s’ipotizza che il rapimento di Maria Sandra Mariani sia da attribuire ad una cellula di Al Quaeda. Maria Sandra Mariani è da più di un anno, (02/02/2011) in mano ai suoi rapitori, ricordo che all’inizio di questo fatto se ne parlava, soprattutto nel tg3 della mia regione, ma da tempo le luci si sono spente sulla sua vicenda. Io non so come girino le notizie, il perché su tutte le riviste compaiano persone che in realtà sono abbastanza insignificanti. 

martedì 28 febbraio 2012

Tav. Val di Susa. Una battaglia rivoluzionaria per la democrazia




Tratto dal sito: http://www.eddyburg.it

Autore:

Una battaglia rivoluzionaria, non perché usi la violenza, ma perché, le ragioni…

Una battaglia rivoluzionaria, non perché usi la violenza, ma perché, le ragioni dei No-Tav, se fossero accolte, implicherebbero una ‘rivoluzione’ nel sistema partitico-imprenditoriale-tangentizio italiano. Tutto ciò è esaurientemente spiegato ne Il libro nero dell'alta velocità di Ivan Cicconi. Il libro, documentato oltre possibile dubbio, spiega non solo le vicende, ma le ragioni strutturali di un affare, l'Alta Velocità, che è, dopo tangentopoli, il nuovo banco di finanziamento dei partiti, della casta e, Fiat in testa, dei capitalisti nostrani. E' un sistema che sfugge a ogni controllo tecnico, contabile e di legittimità e si autoalimenta sestuplicando (come di fatto è accaduto) il costo delle opere.
La chiave dell'architettura è il Project financing combinato alla Legge Obiettivo. Lo stato avrebbe dovuto finanziare attraverso Tav (dal 2010 sciolta in Rete ferroviaria italiana) un quaranta per cento del costo dell'opera, il sessanta i privati; i quali, però, di tasca propria hanno messo gli spiccioli, il resto se lo sono fatto prestare dalle banche, meglio se da loro partecipate. Ma non basta, perché per legge (obiettivo) il General Contractor dell'opera, soggetto privato scelto da Tav, affida direttamente progettazione e realizzazione delle opere a imprese collegate e rappresentative di tutto il capitalismo immobiliare e cementizio italiano: da Caltagirone a Lodigiani, da Todini a Ligresti passando per la Lega delle cooperative, oltre, capofila, Impregilo della Fiat; il tutto senza gare d'appalto e via 'per li rami', cioè per sub-appalti e sub-sub-appalti, fino ad arrivare alle imprese della mafia e della camorra.

domenica 12 febbraio 2012

L'autosufficienza energetica italiana è possibile


L'informazione/divulgazione in materia energetica segue essenzialmente due grandi filoni: uno catastrofista-allarmista, l'altro ottimista e fondato sulla fiducia nel futuro.
Il primo, per ragioni politiche (ad esempio a sostegno delle tesi ambientaliste e della decrescita) o per ragioni di business (giustificare l'aumento dei prezzi dei carburanti, promuovere la costruzione di nuovi impianti, i programmi di ricerca di nuovi giacimenti, lo sviluppo dei piani nucleari) pone l'accento sugli elementi di crisi: il progressivo esaurimento della disponibilità dei combustibili fossili (che è un dato innegabile anche se non sappiamo quando questi diventeranno effettivamente insufficienti alle necessità umane), l'inquinamento e i disastri ecologici (il riscaldamento globale in primis ma si pensi ai numerosi casi di petrolio riversato in mare da petroliere, da piattaforme off-shore come nel Golfo del Messico, la situazione tragica del delta del Niger) sempre più frequenti e devastanti quanto più diventano estreme le condizioni di ricerca e di estrazione dei combustibili (da ultimo il prelievo, altamente inquinante e distruttivo, del metano intrappolato nelle rocce), le decisioni strategiche contingenti dei Paesi fornitori (la Russia di Putin con il suo gas, l'Opec) o le crisi politico-militari che li riguardano (Libia, Iraq).
Sul versante ottimista e ispirato alla fiducia nel futuro ci vengono proposte una serie di soluzioni che si stanno prospettando o realizzando o semplicemente per rimarcare le occasioni che ancora non siamo riusciti a cogliere: a cominciare da Rifkin e la sua tesi di un'energia prodotta da una rete di micro centrali domestiche e immagazzinata in idrogeno, il solare (decisamente auspicato dal premio Nobel Rubbia), l'eolico (con la Danimarca che conta di produrre energia entro il 2050 solo da fonti rinnovabili), le coltivazioni in mare di alghe da trasformare in biomasse, il biogas, la geotermia (indicata come l'oro nascosto nel sottosuolo del sud), le opportunità che possono venire dal risparmio energetico e dalla razionalizzazione della produzione e dei consumi (in tal senso, per citare solo alcuni esempi, gli impianti di microgenerazione realizzati dalla Volkswagen in grado di produrre contemporaneamente calore ed energia elettrica e i brevetti, non presi in considerazione in Italia, per conseguire risparmi nei consumi di benzina delle auto).
E' impossibile per i profani riuscire a districarsi tra tante suggestioni e informazioni (e se i tecnici non sono in buona fede e sono condizionati dai loro conflitti di interesse non possono illuminarci al riguardo).

martedì 7 febbraio 2012

Nevica, Comune ladro




 
Erano 27 anni che non nevicava così a Roma. E anche allora la città fu presa alla sprovvista e condannata alla paralisi. Non a caso quell'evento contribui in modo determinante alla sconfitta alle successive elezioni comunali del sindaco in carica Vetere espressione del Partito Comunista.
Quando fu eletto Alemanno sconfiggendo Rutelli personalmente non mi stracciai le vesti. Mi auguravo che quella sconfitta fosse un'utile lezione per la sinistra, dimostrasse che la rincorsa al centro, il candidare personaggi invisi al popolo della sinistra nella speranza di attrarre i moderati era una strategia perdente (e lo dimostrava il fatto che nella stessa tornata elettorale veniva eletto Nicola Zingaretti alla Presidenza della Provincia).
E Alemanno, il genero di Pino Rauti, nonostante la croce celtica al collo e il passato di fascio duro e puro, risultava, per il faccino da bravo ragazzo e le dichiarazioni pubbliche improntate ad un minimo di buon senso e di equilibrio, meno irritante e disgustoso del mefistofelico La Russa o del Gasparri dagli occhi di bove, suoi antichi sodali di partito.
Il problema per Roma, in effetti, non è stato tanto che Alemanno fosse un ex (?) fascista ma le opache relazioni e l'inerzia amministrativa, unite ad una palese inettitudine, che hanno contraddistinto il suo governo della città.
E i danni e i risultati sono evidenti. L'incapacità, lui esponente di punta della destra, di ottenere dal governo di Lega e PDL i fondi di cui la città avrebbe avuto bisogno per svolgere il suo ruolo di Capitale ed impedire i continui scippi di funzioni e istituzioni da trasferire al nord, i rapporti non chiariti con quel Mobkel al centro di indagini per gravi casi di corruzione e truffa, la cooptazione dei vecchi camerati al Comune o nelle aziende partecipate, la parentopoli all'ATAC e all'AMA, le 'distrazioni' sul problema criminalità (suo antico cavallo di battaglia ai tempi della campagna elettorale) ormai divenuto una vera emergenza, l'accanimento razzista con cui ha gestito la questione delle comunità Rom, impiegando i fondi a disposizione per spostarne i membri da un campo all'altro, senza conseguire alcun miglioramento né per l'integrazione né per quanto riguarda la possibilità di convivenza con la cittadinanza.
Nella puntata del 5 febbraio di Presa Diretta (Malaroma) l'ottimo Riccardo Iacona ha rappresentato al meglio le magagne dell'esperienza Alemanno.  

sabato 4 febbraio 2012

Non dimentichiamo la Grecia

Sono convinto che la sinistra europea e i sindacati europei non potranno e non dovranno mai perdonarsi di aver abbandonato al proprio destino la Grecia, le nostre compagne e i nostri compagni, le nostre sorelle e i nostri fratelli di questo meraviglioso e glorioso Paese.
Di aver consentito, muti e immobili, che su di essi si abbattessero con tutta la loro ferocia le leggi del capitalismo e del liberismo.
Di non aver fatto della questione del debito e del risanamento finanziario, delle modalità con cui questo poteva essere realizzato, una battaglia da condurre unitariamente in Europa.
Eppure i nostri valori, quelli che orgogliosamente non manchiamo mai di sventolare anche se spesso solo con ipocrisia e per convenienza, l'internazionalismo solidale, i valori cristiani o socialisti o semplicemente umani se si preferisce, avrebbero dovuto obbligarci a batterci perchè le scelte politiche fossero diverse e a pagare la crisi non fossero i più poveri e i più deboli.
Eppure la ragione avrebbe dovuto farci comprendere che ciò che è accaduto in Grecia non è lontano da ciò che è successo e che potrà ancora succedere anche in altri paesi: in Italia (dove è assolutamente indicativo l'atteggiamento inerte e passivo con cui il PD e i sindacati hanno appoggiato o accettato i provvedimenti di macelleria sociale posti in atto dai governi Berlusconi e Monti), in Spagna, in Portogallo, nella stessa Francia.

SE....


di Marigo Gandiego

Se voi foste sinceri, quando vi riempite la bocca di parole...bhè, ve lo garantisco, si sentirebbe.

Se noi tutti, fossimo meno incalliti ed abituati all'eterna recitazione di una parte, se non dessimo per scontato che mascherarsi, accettare, conformarsi sia il modo normale di sopravvivere in questa società...se, dentro di noi, questa convinzione non ci tarlasse..e soprattutto se non la insegnassimo ai nostri figli come forma di estrema rassegnazione a quel che c'è...bhè, forse, avremmo qualche speranza in più.

Abbiamo riempito i nostri libri di concetti alti che ci guardiamo bene dall'applicare nel nostro quotidiano, quasi fossero l'elenco delle cose da non fare...per evitare d'essere derisi o definiti ooutopisti.

Nella definizione popolar-universalista che ci ricorda e ci recita:

CHE IL MONDO E' DEI FURBI!

Noi sintetizziamo e, contemporaneamente rinunciamo a millenni di maturazione filosofica, etica e morale, sull'altare di una praticità pragmatica che riteniamo indispensabile. Unico modo per governare le nostre questioni.

Ammettendo l'impossibilità delle motivazioni e giustificando, nel nostro profondo, le metodologie del furbo (ovviamente sempre altro da noi), consegniamo al mondo l'eterna sconfitta di questi alti concetti e l'ineluttabilità di questo sistema.

Anche adesso, anche qui, ci sarà qualche saggio che dichiarerà come “non ci serva una maestrina con la penna rossa, ma gente che abbia voglia di fare e di cambiare”...frase fatta di sicurissima presa in qualunque contesto...poi quando mancheranno, tanto per fare un esempio, 13 milioni dalla cassa sarà sempre per caso, sempre un offesa, tutti saranno occupati nel fare qualche cosa, qualsiasi cosa, fosse anche soltanto sollevare polvere nessuno si chiederà “perché”.

Se quando diciamo “cambiamento”, noi semplicemente credessimo in quel che diciamo, tanto da essere quel che chiediamo...bhè allora esso sarebbe qui...ora! E non in un domani nebuloso ed improbabile.

Oggi assistiamo alla fiera della menzogna...ma una sola semplicissima premessa basterebbe a insinuare il dubbio. Se davvero voleste cambiare qualche cosa in questo sistema...non iniziereste dai rapporti di potere...non iniziereste dal sistema stesso? Ed il fatto che non lo facciate, ma che, anzi ribadiate la validità della strada intrapresa non significa forse che state “conservando” e non “cambiando”?

Rifuggo però le applicazioni troppo immediate e pratiche di questo pensiero, sebbene saltino agli occhi, non tanto e non solo perchè sarebbe semplice il farlo, ma perchè preferisco in questo contesto mantenere un profilo elevato, che mi permetta dimostrare, quanto meno a livello speculativo, come la spiritualità ed il concetto di cambiamento, anche pratico possano e debbano viaggiare insieme.

Se, quindi, si volesse essere compresi, capiti, se si volesse davvero, per esempio, che i motivi profondi di questa crisi fossero patrimonio di tutti...qual strada più semplice ed ovvia del farsi capire? Dello spiegare in modo comprensibile...del rinunciare alle criptografie da addetti ai lavori, ai sottintesi simbolici da iniziati?

Ed il fatto di scegliere di mantenere i linguaggi oscuri e di accettare la logica del politichese del bancario e del finanziese anche da parte di chi dovrebbe per vocazione alfabetizzare e far comprendere al popolo, non significa ,forse, rinunciare alla propria cultura ed al proprio punto di vista?

Forse che la semplificazione dei linguaggi rivelerebbe l'arcano della costruzione basata su premesse false?

Forse, che costringerebbe a troppi postulati, dati per scontati. Ed ancora, per esempio, se non si premettessero un profitto a due cifre e un abisso di differenza fra il ricchissimo ed il poverissimo, se non si dessero per premessi, immodificabili, persino necessari alcuni abusi alcuni privilegi. Non risulterebbe , forse, più semplice e più credibile la coniugazione del termine equità, oggi tanto stiracchiato ed abusato da divenire persino offensivo?

Per fare questo allora che cosa occorrerebbe se non la volontà e la convinzione di farlo o di non farlo? Ed il fatto che questa volontà non esista non definisce forse, di per sé, la ragione per cui nulla di tutto questo succede realmente?

Però come può “il furbo” consegnarci un mondo di eguali? Chiediamocelo, alla fine chi è il furbo?

Ed infine se noi stessi (che furbi non siamo) premettiamo la consegna del mondo a costoro come possiamo poi pensare, pretendere ed immaginare un mondo diverso da questo?

Vogliamo politici diversi? Amministratori onesti ? Vogliamo un modo giusto? Non esiste altro modo che premetterne i valori nelle nostre pratiche quotidiane. Ed allora, sebbene già ora lo sia per chi voglia sentire, il senso della verità sarà palese, pratico e percepibile. Non sentirà esigenza di spiegazioni o precisazioni...pechè non esiste davvero nulla come il non voler dire la verità per favorire la menzogna...assioma forse semplicistico, ma crudelmente pragmatico (come piace a molti) e non esiste nulla come la necessità di mentire per rendere difficile, elaborato ed incomprensibile l'eloquio di chi ci vuole convincere

giovedì 2 febbraio 2012

Reddito garantito: un appello per la presa di parola

Reddito garantito: un appello per la presa di parola

«Entro il mese di marzo»: questa la scadenza fornita da Mario Monti per riformare il mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali. Nei primi giorni di gennaio 2012 sono partite le consultazioni del ministro del Welfare Elsa Fornero, che poche settimane prima si era dimostrata favorevole all'introduzione di un reddito minimo garantito anche nel nostro Paese. Visto il modo di operare fin qui svolto dall'attuale governo nel comunicare le iniziative politiche e viste le poche informazioni in circolazione al momento, non abbiamo ancora compreso cosa significhi in concreto riformare gli ammortizzatori sociali e quali siano le opzioni realmente in gioco.

Nel frattempo i dati diffusi da enti statistici e centri di previsione economica certificano l'aumento della disoccupazione, una precarizzazione sempre più selvaggia, l'abbassamento dei salari e il conseguente, generale, scivolamento verso il basso dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, giovani e vecchi, precari o garantiti che siano. In tutto questo, le politiche di austerity creano pressioni inedite su quelle forme di "welfare familistico" a cui per anni e fino ad ora, è stato delegato di risolvere le storture del welfare pubblico italiano e fornire una sorta di compensazione per l'assenza di una qualsivoglia misura universalistica di sostegno al reddito.

Per questo oggi il tema del reddito garantito diviene centrale, ineludibile, urgente. L'urgenza è data non solo dal peggioramento spaventoso della condizioni sociali, ma anche dall'emergere di una nuova aspettativa da una parte sempre più viva e larga di popolazione, che vede nel reddito garantito una concreta opportunità di garanzia e tutele. È testimonianza di ciò la straordinario risultato della legge regionale del Lazio in tema di reddito garantito, che ha portato nel 2009 all'emersione di oltre 120.000 domande di sostegno, totalmente inattese e largamente superiori alle previsioni, da parte di coloro che non arrivano a 8000 euro l'anno.

Ricominciamo a discutere di futuro

L'argomento, palesemente subdolo e che denota la volontà di manipolare l'opinione pubblica, con cui Monti e i suoi sostenitori (Scalfari in primis) giustificano i sacrifici, l'aumento delle tasse e la perdita di potere d'acquisto per i cittadini, la rinuncia a garanzie e diritti, è che tutto ciò sia necessario per garantire un futuro migliore all'Italia ed in particolare alle giovani generazioni.
Ancora una volta per costoro non c'è alternativa.
L'unico elemento necessario che deve accompagnare i sacrifici è che tutte le categorie e i ceti sociali vengano 'nominati' (l'equità), non importa poi in che misura e in che proporzione, tant'è che come sempre a pagare di più sono i ceti medio-bassi.
Già il fatto di constatare che chi auspica tali misure sono coloro (professori universitari, giornalisti, politici, industriali) che vivono al caldo dei propri ricchi redditi e patrimoni sarebbe sufficiente a qualificarne la credibilità e le motivazioni tutt'altro che disinteressate che li ispirano (vale sempre, si scusi la volgarità, quanto disse Ricucci: “è facile fare i froci con il culo degli altri”).

mercoledì 1 febbraio 2012

La Patrimoniale scomparsa



Una delle dimostrazioni del carattere di destra del Governo Monti, se ancora ce ne fosse bisogno, è la scomparsa della proposta della Patrimoniale, cioè di una tassazione, straordinaria o ordinaria, che colpisse le grandi ricchezze e rendesse disponibili quelle risorse necessarie a rendere meno stridenti le disuguaglianze sociali, ad alleviare la situazione dei conti pubblici senza gravare ulteriormente sui ceti medio-bassi, a consentire di uscire dalla recessione aumentando investimenti pubblici e redditi e consumi di chi, in una condizione di povertà o di quasi povertà, sta subendo maggiormente la crisi.
Le statistiche parlano chiaro e indicano, secondo Banca d'Italia, che il 45 per cento della ricchezza nazionale è in mano al 10 per cento dei cittadini mentre il tasso di disoccupazione è arrivato, per l'Istat, all'8,9 per cento (31 per cento per i giovani).
Nei mesi scorsi l'aumento della tassazione per i ricchi o di una patrimoniale venivano auspicati, sorprendentemente, proprio da alcuni miliardari (negli Stati Uniti Warren Buffet e in Italia si era schierata in qualche modo per la patrimoniale, sia pur 'leggera', persino Confindustria).
Particolarmente interessante era inoltre la proposta del Presidente di Nomisma Pietro Modiano per una imposizione straordinaria sui grandi patrimoni che risultasse finalmente risolutiva per il problema del debito pubblico .
Con Monti questi temi sono scomparsi dall'agenda politica: si è tentato di spacciare per una forma di patrimoniale l'aumento dei bolli sui depositi titoli o il ripristino dell'ICI (che colpisce indistintamente tutti i proprietari di case, ricchi o poveri che siano), si è applicata una irrisoria tassazione aggiuntiva sui capitali scudati, di ristabilire l'imposta di successione oltre certe entità di ricchezza non si è mai parlato.