"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 23 maggio 2012

Chi è Stato?





La mia domanda non si riferisce all'attentato terroristico di Brindisi. Dopo la prima ubriacatura di analisi, di ipotesi, di congetture alla quale i politici di professione hanno dato il loro immancabile contributo lasciamoci tempo per saperne di più e riflettere senza farci travolgere dalle emozioni nella consapevolezza che, come ci insegna la storia del nostro Paese, faranno ogni cosa per nasconderci la verità e dovremo tutti tenere le antenne dritte per non abboccare a ricostruzioni e conclusioni di comodo.
Mentre si tenta, o si è tentato, di accreditare la tesi del pazzo che ha agito da solo (come se un esecutore solitario non possa essere il terminale di un progetto più vasto e architettato da forze oscure) è però inevitabile rievocare la strategia della tensione dei decenni passati e le stragi di mafia del 92-93. Perché questo sistema politico e di potere non regge più (e lo dimostrano le proteste sociali, i risultati delle ultime elezioni ed il rifiuto di una quota sempre più vasta di cittadini di andare a votare) ed ha bisogno di eventi 'esterni' che, attraverso la paura, gli restituiscano un minimo di ruolo guida della nazione. Perché, in un momento di passaggio e di trasformazioni politiche quali quelle che stiamo vivendo, la mafia non può mancare di far sentire il proprio peso e di lanciare segnali inquietanti ed intrisi di sangue ai propri interlocutori e complici. E da questo punto di vista appaiono del tutto insoddisfacenti e inattendibili le motivazioni con le quali si vorrebbe escludere essersi trattato di un crimine mafioso: ad esempio perché la mafia non userebbe certi strumenti (le bombole di gpl) o perché non metterebbe a rischio i propri affari in un territorio che controlla come se le mafie non fossero capaci di ogni tipo delitto e di colpire, come fatto innumerevoli volte, ovunque e senza alcun riguardo per le vittime da colpire.

La mia domanda riguarda invece l'idea di Stato che vogliamo perseguire, cosa e chi deve rappresentare, quale debba essere il suo ruolo. E si riconnette al terremoto di domenica scorsa in Emilia, all'assenza di prevenzione nella costruzione degli edifici civili e di protezione del nostro patrimonio artistico e archeologico (cioè l'incolumità dei cittadini e la conservazione della nostra storia e della nostra vera ricchezza), al decreto che ha immediatamente preceduto questo evento con il quale si è sancito che i danni derivanti da calamità naturali non verranno più risarciti dalle istituzioni pubbliche e che obbliga i cittadini a cautelarsi attraverso assicurazioni private (e non ho capito se si tratta di norme già in vigore e che varranno da subito per l'Emilia).
Lo Stato 'leggero', lo Stato arbitro (una sorta di vigile ad un incrocio stradale) della concezione liberale il cui compito è quello di garantire il regolare svolgimento delle dinamiche economiche e sociali ma senza alterarle o stravolgerle e così di fatto operando per il mantenimento dello status quo o per far prevalere la legge del più forte, in cui ciascuno deve badare, salvo eccezioni sempre più rare, a sé stesso e contare solo sulle proprie forze. Lo Stato di Mario Monti che 'non ha più soldi', cioè in cui la ricchezza collettiva prodotta non è più sufficiente per tutto, per mantenere i privilegi e gli sprechi di cricche, caste e parassiti, per le spese militari e le grandi opere inutili e per continuare a sostenere un welfare sia pure raffazzonato e deficitario come quello italiano e dunque, non 'potendo' colpire i ceti parassitari e i veri sprechi, deve lasciare al proprio destino i più deboli: gli invalidi, i malati, i disoccupati, gli 'esodati', porta l'età per la pensione a 70 anni, non si prende più carico delle vittime di alluvioni e terremoti.
Oppure lo Stato espressione di una comunità e forma attraverso cui questa si organizza, governato in base agli stessi principi etici a cui si attiene una famiglia: salvaguardare anzitutto la salute e la vita dei propri componenti e dando a tutti loro le stesse possibilità, ricercare lavoro e benessere senza abbandonare i più deboli tra i suoi membri, progettare il futuro dando la priorità allo studio dei figli e preservando il patrimonio tramandato dai propri avi, cose a cui mai si potrebbe rinunciare se non avendo prima eliminato tutte le spese inutili e voluttuarie.
Anche per gli anni a venire la lotta e il confronto politico continueranno a svolgersi intorno a queste due idee contrapposte.

ps ringrazio Debora Billi per avermi fatto conoscere il magnifico monologo di Ascanio Celestini http://crisis.blogosfere.it/2012/04/manovra-lavoro-in-due-parole-cazzi-vostri.html

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