Dal blog di Gaspare Serra http://gaspareserra.blogspot.it/2012/05/tzunami-democratico.html
TZUNAMI
DEMOCRATICO
di
Gaspare
Serra
IL
“BOOM!” DI GRILLO… E IL “PLIN PLIN” DI BERSANI!
Le
elezioni amministrative
(le prime dell’era post berlusconiana -a proposito: chi ha più
notizie del Cavaliere?-) hanno
avuto un effetto “deflagrante” sul sistema politico italiano.
Il
voto (e il non voto) degli Italiani si è abbattuto sui partiti come
uno “tzunami democratico”,
rischiando -ancor più col probabile ritorno dell’onda lunga
grillina alle politiche- di spazzare via dalla scena molte “prime
donne” di questa giovane morta Seconda Repubblica.
Ciò
che più preoccupa la Casta,
nondimeno, è la
sopravvenuta consapevolezza di come questa scossa possa essere solo
la prima di una lunga serie di “terremoti politici” dalle
conseguenze imprevedibili!
PRIMO
“BOOM!”
Disfatta
per la Lega, schiacciata dal peso dell’oro del tesoriere Belsito e
dalla beffa di dover giustificare stravaganti investimenti in
Tanzania e miracolose lauree albanesi!
Unica
affermazione di rilievo quella del “barbaro sognate” Tosi
a Verona (in
realtà
anch’essa uno schiaffo per il
Senatur, trattandosi del successo personale del primo
degli oppositori interni al Capo!).
Per
il resto, crollo dei consensi e macerie politiche:
- sconfitta al primo turno in città come Legnano (storica sede del Carroccio) e Sarego (sede del Parlamento Padano, dove si è insediato il primo sindaco grillino d’Italia!);
- e disfatta anche al secondo, dove la Lega ha perso in tutti e 7 i capoluoghi in cui aveva conquistato il ballottaggio, tra cui Monza (ovvero sede distaccata dei fantomatici Ministeri di Roma tanto reclamati da Bossi) e Cassano Magnago (città natale del Senatur).
Oggi
i consensi del Carroccio si attestano attorno al 5%, anche meno
stando ai sondaggi (contro l’8% delle ultime elezioni politiche e
il 10% delle europee).
Riuscirà
l’incoronato Maroni
nell’impresa
titanica di rianimare un movimento indipendentista e legalitario
scopertosi d’improvviso centralista e ladrone?
SECONDO
“BOOM!”
Tracollo
per il Pdl, accomunato al suo leader da uno stesso destino decadente.
Sia
l’“imbarazzante scomparsa” del Cavaliere (sparito
dalla scena pubblica pur di togliersi dall’incombenza di dover
commentare l’annunciata sconfitta) che
la sua “ingombrante eredità” politica
(un Paese “rimasto al palo” dopo un ventennio berlusconiano)
hanno
inevitabilmente pesato sui destini del Partito.
Non
sorprende, allora, come quello che si vantava d’essere il primo
partito d’Italia si sia ridotto
in molte città a non raggiunge nemmeno percentuali di voto in
doppia cifra o ad essere scavalcato dal neonato Movimento Cinque
Stelle!
Per
citare qualche dato:
- sui 15 capoluoghi chiamati al voto in precedenza amministrati dal centrodestra, il Pdl ne ha mantenuti appena 6;
- e sui 98 comuni non capoluogo superiori a 15 mila abitanti dove si è votato, il Popolo della Libertà si è confermato alla guida della città solo in 33.
Sorprendente,
in particolare, i responsi di Parma e Palermo: nei due capoluoghi
amministrati dal centrodestra, il Pdl non è riuscito nemmeno a
conseguire i ballottaggi!
La
prima preoccupazione di Alfano è stata “minimizzare” la debacle
elettorale, annunciando la più grande novità nella politica
italiana degli ultimi anni.
Quale
altra sorpresa attenderci dal Cavaliere (dopo la nascita del “partito
di plastica” e la sua trasformazione nel “partito del
predellino”)?
TERZO
“BOOM!”
Grande
fiasco anche per il Terzo Polo, passato dal ruolo di “ago della
bilancia” tra i due poli ad anonimo protagonista di un’esclusiva
puntata di “Chi l’ha visto?”.
Il
grande Centro sognato da Casini si è ristretto ad un “centrino”:
una coalizione di partiti ad personam (l’Udc, il Fli e l’Api)
incapace di tener testa persino al novellino Movimento Cinque Stelle!
I
moderati, finiti “sotto un cumulo di macerie” -parole di Casini-,
pensano adesso a come riscattarsi…
Che
si punti
a
riesumare dalle urne (cinerarie) della Prima Repubblica una nuova
Democrazia Cristiana?
QUARTO
“BOOM!”
Il
vero exploit di queste elezioni è quello del Movimento Cinque
Stelle,
presentatosi nelle vesti di una “Lista civica nazionale” al di
fuori delle logiche di partito.
Cinque,
alla fine,
i sindaci eletti, e ballottaggio sfiorato per un soffio a Genova.
Il
Movimento ha raggiunto una media di voti che si attesta attorno
all’8-10% (con
numerosi sondaggi che, in vista delle prossime politiche, lo
collocano tra il 12 e il 18%, proiettandolo come possibile secondo
partito nazionale!).
Sorprendente,
in particolare,
la conquista del Comune di Parma,
dove una sciagurata amministrazione di centrodestra (che ha lasciato
in eredità 600 milioni di euro di debiti!) non è bastata
all’opposizione di centrosinistra per conquistare la fiducia dei
cittadini.
Un
“boom!” tanto eclatante quanto non più trascurabile...
Qualche
eco sarà finalmente giunto anche alle “orecchie presidenziali”???
…E
IL “PLIN PLIN” DEMOCRATICO!
E
il Pd?
Più
che “boom, boom!” il Partito Democratico sembra aver fatto “plin
plin”!
Si
sono sprecati
i
giudizi entusiasti o quantomeno rassicuranti dei dirigenti del
Partito: da quello del presidente Rosy Bindi
(pronta
a minimizzare i risultati di Parma e Palermo,
elencando
prosaicamente tutti i paesini più sperduti d’Italia dove il Pd
potrà vantare di aver piantato una bandierina!) a
quello del segretario Bersani (dettosi
certo di poter affermare che il Pd ha vinto le elezioni “senza se e
senza ma!”).
I
freddi numeri, in effetti, certificano un’indiscutibile vittoria
elettorale del centrosinistra:
- dei 26 capoluoghi in cui si è votato, 15 sono stati aggiudicati dal centrosinistra (rispetto agli 8 precedenti);
- e dei 157 comuni non capoluogo superiori ai 15 mila abitanti chiamati al voto, 96 sono stati vinti sempre dal centrosinistra (contro i 58 precedenti).
Ma
questa vittoria “elettorale” certifica anche una vittoria
“politica” del centrosinistra?
Il
centrosinistra si conferma unica, vera, valida, forte alternativa al
centrodestra agli occhi degli elettorati?
Guardiamo
alla sostanza.
Quattro
erano i “test elettorali” di un qualche rilievo nazionale: le
elezioni a Palermo, Parma, Genova e Verona.
Com’è
uscito da queste prove il Pd?
A
ben vedere, nessuna è stata superata a pieni voti!
Il
Partito Democratico:
1-
non è stato in grado d’indicare un candidato vincente a Genova (il
sindaco Doria, premiato dalle primarie, non è certo espressione del
Pd!);
2-
non è stato capace di “segnare un gol a porta vuota” a Parma
(il candidato democratico, già presidente della Provincia, è stato
clamorosamente battuto al ballottaggio da uno sconosciuto bancario
grillino, Pizzarotti!);
3-
non ha avuto la forza quantomeno d’impensierire l’annunciata
vittoria del sindaco Tosi a Verona;
4-
e non è riuscito a strappare Palermo né a un centrodestra ormai
allo sfascio né all’ex alleato Leoluca Orlando
(pur avendo il facile pretesto di poterlo accusare di aver tradito lo
spirito delle primarie e di non essere certo la risposta alla
richiesta di rinnovamento della classe politica!).
La
vera “sconfitta politica” del Pd, inoltre, è evidenziata da
altri
impietosi dati,
per i quali:
1-
da un lato, il primo partito d’Italia si è confermato quello degli
astenuti
(al secondo turno, quasi 1 elettore su 2 ha preferito restare a casa;
l’astensionismo, forse per la prima volta, si è presentato più al
nord che al sud; a Genova, in particolare, al ballottaggio solo il
39% degli elettori hanno scelto il proprio Sindaco!);
2-
dall’altro lato,
il Pd non è stato minimamente capace di riempire il “vuoto
politico” lasciato dal centrodestra, di attrarre consensi al di là
del proprio bacino elettorale di riferimento (a
fronte dell’“emorragia di voti” della Lega e del Pdl, il Pd non
ha accresciuto i propri);
3-
e,
per
di più, anche il Partito Democratico
ha
visto erosi i propri consensi dall’espansione del Movimento Cinque
Stelle.
L’esercizio
yoga in gran voga tra i dirigenti del Pd
(elencare
come un “mantra” le vittorie
in tutte le decine di comuni medio-piccoli conquistati dal Partito)
può
aver l’effetto consolatorio di una zolletta di zucchero utile a
togliere l’amaro in bocca ma non può,
al contempo,
cancellare la realtà di un Paese che ha voltato le spalle al
centrodestra senza per questo consegnarsi al centrosinistra!
C’è
ben poco di cui stare sereni, dunque, in vista delle prossime
elezioni politiche.
E
se
i partiti non saranno in grado di riformarsi e rinnovarsi in gran
fretta, la “bomba elettorale” innescata a Parma rischia di non
essere affatto l’ultima, bensì solo la prima di una lunga serie di
deflagrazioni destinate a cambiare “contenitori e contenuti” nel
marasma politico italiano...
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