"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 31 marzo 2013

Le responsabilità di Napolitano per lo stallo istituzionale


Realizzazione artistica di Luca Peruzzi
Dopo le dimissioni di Berlusconi nel novembre del 2011, nel pieno dell'esplosione del ricatto dello spread, quello che ci fu detto – da Napolitano, dal PD, dalla stragrande maggioranza di televisioni e giornali – era che non si poteva andare a votare subito e nemmeno dopo qualche mese: perché c'erano le scadenze dei rinnovi dei titoli di Stato, perché era assolutamente indispensabile cambiare la legge elettorale, perché bisognava fare le “riforme che l'Europa ci chiede”.
Bersani a chi lo invitava a chiedere le elezioni anticipate che avrebbero definitivamente cancellato Berlusconi, ai minimi storici di credibilità e consenso, rispondeva di non poter costruire il suo successo sulle macerie del Paese.
La verità è che Napolitano e il PD scelsero di affrontare la crisi “da destra”: con Monti e insieme a Berlusconi. La cura imposta dal grande capitale e dalla Troika (BCE, Commissione Europea, FMI), colpevolmente accettata dal PD di Bersani e di cui si fece garante Napolitano, era quella dell'austerità e delle riforme antisociali (articolo 18, pensioni) affidata a Monti. Coerentemente a questa scelta, ossequiosa dei desiderata del grande capitale e di Napolitano, il PD avrebbe escluso dalla coalizione con cui si sarebbe candidato alle elezioni per prendere la guida del Paese le voci scomode o di estrema sinistra (Di Pietro, Ingroia, Rifondazione Comunista).
Attorno all'ex rettore della Bocconi, nominato sorprendentemente ed immeritatamente Senatore a vita, e ai membri del suo Governo fu costruita per qualche tempo dal mainstream informativo l'immagine dei salvatori della patria, di chi ci restituiva prestigio in Europa e nel mondo, della virtuosa sobrietà da contrapporre ai comportamenti sciamannati dei berluscones. Ma dopo la fase iniziale dell'esaltazione per il loden di Monti e per le lacrime di coccodrillo della Fornero è bastato ben poco per rendersi conto – attraverso le gaffes, le bestialità tecniche (si pensi al problema degli esodati creato con la riforma delle pensioni) e l'arroganza dei Martone, dei Polillo, della Cancellieri, degli stessi Monti e Fornero - della mediocrità e della miseria intellettuale dei supertecnici. La gestione, da parte del ministro degli Esteri Terzi, della questione dei marò arrestati in India è l'inevitabile epilogo di una vicenda in cui a dei peracottari era stata attribuita la patente di esperti.

domenica 24 marzo 2013

Estendere il sistema elettorale dei Comuni al Parlamento Nazionale

E' un'illusione e un inganno pensare che una buona legge elettorale ed una funzionale architettura costituzionale possano determinare la buona qualità ed il dignitoso funzionamento delle istituzioni democratiche rappresentative in assenza di un diffuso senso civico dei cittadini e di un sistema informativo libero e pluralista che diffonda conoscenza e consapevolezza. Elementi che sono determinanti per assicurare la selezione di una classe dirigente onesta e capace.
Ma certo il cul de sac in cui è finita la democrazia italiana, con una frammentazione politica ed il discredito generalizzato in cui sono cadute le organizzazioni partitiche che rendono impossibile la formazione di un nuovo Governo salvo riprodurre quegli inciuci PD-PDL-centro montiano che hanno sospinto ancora di più l'Italia nel baratro della crisi, impone l'immediata a radicale riforma della legge elettorale, il famigerato Porcellum, e probabilmente, con tutte le cautele del caso, anche dell'assetto istituzionale.
Riforme che dovrebbero contemperare due esigenze egualmente fondamentali e tra loro contrapposte: la tutela e la rappresentanza delle minoranze e la governabilità. E insieme a queste garantire il Paese da possibili futuri colpi di mano sulle regole generali del sistema (Costituzione, legge elettorale) da parte di minoranze 'maggioritarie'.
La mia idea è che queste due esigenze - tenendo conto da un lato della natura del nostro Paese con i suoi mille campanili geografici, culturali, politici e dall'altro dell'architettura costituzionale complessiva che si fonda sulla rappresentanza proporzionale - potrebbero e dovrebbero essere realizzate differenziando le funzioni delle due Camere legislative (prevedendo comunque per entrambe il dimezzamento dei membri, il ripristino della preferenza, norme a garanzie della presenza femminile) e nel contempo stabilendo per il Presidente del Consiglio l'elezione con la formula attualmente adottata per i sindaci, con un sistema a doppio turno e con il ballottaggio dei due candidati più votati se nessuno ottiene più del cinquanta per cento dei voti al primo turno.

giovedì 21 marzo 2013

INTERVISTA A FEDERICA SALSI SU BEPPE GRILLO ED IL M5S…



Quali scenari prospettare dopo l’incredibile risultato elettorale?
Che futuro attende il Movimento Cinque Stelle? Chi (o cosa) ha permesso la sua inarrestabile ascesa politica?
Il blogger Gaspare Serra ne parla con Federica Salsi, consigliere comunale di Bologna ed “epurata” eccellente del Movimento Cinque Stelle:

(SALSI E L’“EPURAZIONE PUBBLICA” DAL M5S)

(Gaspare Serra) Lei è divenuta famosa dopo la sua discussa partecipazione alla trasmissione televisiva “Ballarò”. Perché ha accettato l’invito di Floris? A posteriori, giudica quella scelta coraggiosa o politicamente suicida? Se potesse tornare indietro, la rifarebbe?
(Federica Salsi) Io sono divenuta famosa il 31 ottobre grazie a Grillo e al suo vergognoso post “Il talk Show ti uccide”, quello sul punto G. Il mio telefono ha iniziato a squillare ininterrottamente dalle ore 15 in poi (poco dopo la pubblicazione del post) ed erano tutti giornalisti.
Ero stata ad altre trasmissioni televisive nazionali, Grillo stesso nel 2011 diceva di andare nei talk show. Non c’erano divieti o regole in merito, ma solo la raccomandazione a fare attenzione e a non mettere in secondo piano il nostro mandato. Quella volta, come tutte le altre in cui sono andata con l’intento di portare una testimonianza diretta del M5S.
L’immagine “televisiva” del M5S è quella di Grillo che urla nelle piazze o che attraversa lo stretto di Messina a nuoto, ma quella è solo una parte del movimento. Accanto a Grillo che dà la sveglia nelle piazze, ci sono persone come me che entrano nelle istituzioni e lavorano concretamente. Per questo è importante che gli elettori conoscano, oltre al leader, anche chi già lavora nel territorio e ne comprendano il metodo di lavoro. Quando vado in TV parlo al pubblico a casa: mi sembra una cosa di buon senso e non vedo perché non dovrei farlo o tantomeno dovrei essere pentita di averlo fatto…

(Gaspare Serra) Le argomentazioni con cui Grillo ha giustificato la sua “cacciata” potrebbe sintetizzarsi in un sillogismo:
(premessa maggiore) ogni Movimento di popolo, specie se giovane, per “stare a galla” necessita di un timone ben fermo ed un timoniere ben riconoscibile;
(premessa minore) il timone del M5S sono le regole del suo “non Statuto”, tra cui il divieto di partecipare ai talk show, mentre il timoniere è indiscutibilmente lo stesso Grillo;
(conclusione) chi coscientemente disattende queste regole, più che rischiare l’espulsione, semplicemente si pone da sé al di fuori del Movimento.
Cosa trova di illogico in questo ragionamento?
(Federica Salsi) E’ tutto illogico! Un movimento popolare deve decidere insieme al popolo: il ruolo del timoniere è mettere le persone in condizioni di decidere, non sostituirsi a loro!
Non c’è nessuna regola, da nessuna parte, che mi vieti di partecipare ad un talk show: chi continua a sostenere questo dice il falso. Inoltre la Costituzione Italiana sancisce la libertà di espressione.

mercoledì 20 marzo 2013

La contesa elettorale: il secondo tempo

Composizione artistica di Luca Peruzzi

Sono trascorse tre settimane dalle elezioni e ciò che si può constatare è che non siamo che all'inizio di una partita appena cominciata (o se si preferisce alle prime giornate di un lungo campionato).
Il risultato della consultazione elettorale è lo stallo: grazie ad una perversa ed antidemocratica legge elettorale che cancella le minoranze senza assicurare governabilità (e fatta in modo che le regole di ripartizione dei seggi al Senato consentano alle destre di Lega e PDL - particolarmente forti in alcune regioni decisive come Lombardia, Veneto e Sicilia – di impedire, anche quando perdenti, la formazione di una stabile maggioranza 'nemica') non è in alcun modo ipotizzabile, al momento, la formazione di alcuna 'ragionevole' alleanza di governo.
Oggi l'ipotesi più probabile è quella di nuove elezioni nel giro di pochi mesi che però si scontra con alcuni elementi: la necessità di una nuova legge elettorale, la necessità di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica (anche perché Napolitano ai sensi della Costituzione non può sciogliere le Camere nell'ultimo semestre del suo mandato), la reazione dei mercati e della speculazione (e, se l'analista di Goldman Sachs esprimeva un'opinione positiva sul risultato delle elezioni italiane, il declassamento del debito italiano operato dalla società di rating Fitch ed ora la questione Cipro fanno presagire nuovi attacchi speculativi sui titoli del debito italiano ed il ritorno del ricatto dello spread).

lunedì 18 marzo 2013

NON CI STO


peace and love
Di Marigo Giandiego

Ho cavalcato gli anni 70/80, vivendoli appieno con tutti i loro grandi pregi ed enormi difetti, non è un accenno auto-gratificante, non mi dà medaglie o meriti, ma mi serve a spiegare.
Una delle cose che ho maggiormente sofferto, in quegli anni, fu la contrapposizione, questa forzatura esasperata, questo motore d'odio e di dualismo.
Fu una delle ragioni, a mio umilissimo parere, che al di là della magnificenza e la bellezza delle idee logorò il senso stesso dei movimenti, alla fine essi produssero solo quello, contrapposizione, odio e dualismo. Questa durezza si trascinò negli anni , forse perchè caratteristica ed esigenza umana.
Basta dare una bandierina ed una maglietta e dirgli che appartiene ad un gruppo sottoposto alla critica del mondo per fare felice un uomo e legarlo come a catena.
La cristallina bellezza delle idee scivolò in seconda fila...ed anche in terza, di fronte al fatto che fossimo sotto attacco, che il nemico volesse romperci e piegarci.
Era vero fra l'altro, perchè così fa il potere “dividi et impera”...ma la continua propensione alla “battaglia casa per casa” , questa vocazione alla guerra civile logorò la mia anima e piegò lo spirito ideale che contraddistingueva i motivi di quel che facevamo, perdemmo di vista il senso del cambiamento in nome di un assurda guerra di trincea. Ed in guerra , si sa, alla fine non vince nessuno e ancor peggio non esiste, mai, una “buona ragione”.

sabato 16 marzo 2013

La vicenda dei marò ed il pericolo fascista in Italia

Tralasciando le questioni di diritto internazionale e senza che mi avventuri ad entrare nel merito della vicenda che ne aveva portato all'arresto, la decisione del Governo Italiano, venendo meno alla parola data, di non restituire alla giustizia indiana i due marò accusati di avere ucciso dei pescatori significa a mio avviso soprattutto una cosa e cioè che gli apparati militari hanno assunto in questo Paese un peso politico mai conosciuto in precedenza.
Il deferente plauso e rispetto per le forze armate fa parte da sempre della retorica delle massime Istituzioni dello Stato, anche in un Paese come l'Italia che non ha le stessa storia imperialista ed espansionista di Francia o Gran Bretagna ma dove si è spesso temuta, almeno alcuni decenni or sono, l'eversione del regime democratico da parte dei militari.
E oggi a differenza degli anni '60 e '70 non abbiamo più a che fare con un esercito di leva e che veniva ridicolmente rappresentato, non senza ragione, nei filmetti interpretati da Lino Banfi, Mario Carotenuto, Renzo Montagnani ed Edvige Fenech ma con reparti di professionisti che in giro per il mondo bombardano e uccidono.
A me sembra consequenziale ritenere che la decisione del Governo italiano sia stata imposta dai vertici militari se se ne considera il 'costo': il discredito verso la diplomazia italiana che non mantiene la parola data, il pregiudizio nei rapporti economici e commerciali con una delle grandi potenze industriali emergenti quale l'India. Mi spiego meglio: le ragioni del diritto e della giustizia, ammesso che ve ne siano in questo caso, dovrebbero sempre prevalere sugli aspetti economici ma il Governo Monti ha sempre operato in contraddizione con questo imperativo morale. Basta pensare ai malati di SLA costretti a scendere in piazza per ottenere quanto gli spettava, alla vicenda esodati, allo smantellamento generalizzato del welfare, allo stillicidio di tentativi di colpi di mano per rimuovere le provvidenze a favore dei disabili.
Il dato politico è che per i due marò si è scelto di fare un'eccezione così come, a fronte di crudeli e implacabili tagli alla spesa pubblica, si continua a sperperare il denaro pubblico nella sfilata militare del 2 giugno.

domenica 10 marzo 2013

La lotta di classe esiste

La lotta di classe esiste. Ingenuamente noi di sinistra siamo ancora convinti che dovrebbe riguardare sfruttati contro sfruttatori, lavoratori contro capitalisti e datori di lavoro, almeno quelli delle grandi imprese. E invece la lotta di classe in corso oggi in Italia è una lotta di classe tra i più deboli, tra i 'non garantiti' e i cosiddetti garantiti, tra giovani e vecchi, tra disoccupati e pensionati, tra chi ha già una posizione e chi si vede bloccata la strada per raggiungerla, tra italiani e immigrati. A questo ci ha condotto da un lato la martellante propaganda liberista su competitività, flessibilità e sulle divisioni (create ad arte nella logica del divide et impera) del mondo del lavoro, dall'altro la perdente miopia e complicità del sindacato e della sinistra tradizionale verso i temi del precariato, l'accettazione della dittatura liberista e dei mercati, la riduzione delle funzioni dello Stato e lo smantellamento del welfare. E' anche così forse che si può leggere l'incomunicabilità e l'inconciliabilità tra Movimento 5 Stelle (si vedano le dichiarazioni sull'articolo 18 di Roberta Lombardi, le affermazioni pubblicate sul blog di Grillo sull'insostenibilità per la collettività di pagare 19 milioni di pensioni e 4 milioni di dipendenti pubblici, la volontà di finanziarie il reddito di cittadinanza anzitutto con i fondi dei tradizionali ammortizzatori sociali come cassa integrazione e indennità di mobilità) e la vecchia sinistra, espressione di due diversi (e al momento l'uno contro l'altro) blocchi sociali.

mercoledì 6 marzo 2013

Vittimismo a cinque stelle

Faccio una premessa doverosa per colui che si imbatterà in questo post: considero il successo elettorale del Movimento 5 Stelle un fatto positivo. Per una serie di motivi: ha detto che gli italiani non vogliono la prosecuzione delle politiche di austerità montiane e pretendono di ridiscutere i vincoli europei, rende impossibile il varo di un governo Bersani-Monti che a questi vincoli sarebbe stato subalterno (e non credo che il PD possa ora fare una nuova maggioranza con Berlusconi a meno che non voglia perdere qualche altro milione dei propri elettori), perché mette con le spalle al muro i partiti tradizionali rispetto ad alcuni temi fondamentali. Ne cito alcuni: il governo dell'euro, l'ambiente, il reddito di cittadinanza, il rinnovamento della classe dirigente, la crisi della rappresentanza, il destino di quella che Mario Monti definì, con cinismo e crudeltà, la generazione perduta (quei quarantenni e cinquantenni che dopo una vita di precariato non potrebbero più poter aspirare ad una occupazione stabile adeguata ai propri studi e alle proprie capacità e tanto meno, in futuro, a trattamenti pensionistici dignitosi), i costi della politica (che però non dovrebbero essere ridotti al finanziamento pubblico ai partiti che è, a mio avviso, se contenuto entro limiti ragionevoli, cosa buona e giusta a meno che non si voglia che la politica sia appannaggio solo dei ricchi ma che dovrebbero essere identificati essenzialmente in quel sottobosco, con annesse pratiche tangentizie e corruttive, di poltrone nelle ASL, nelle società a partecipazione pubblica, nella RAI, di false consulenze, di sovvenzioni a cooperative e ad associazioni 'amiche').
Detto questo vengo al tema del post e cioè a quel sentimento, degno di nota in questo periodo post-elettorale, di stupore e vittimismo da parte dei grillini riguardo agli attacchi concentrici che stanno ricevendo dai propri avversari e al 'fare le pulci' da parte della rete sulle dichiarazioni e propositi di Grillo e degli eletti del Movimento 5 Stelle.

sabato 2 marzo 2013

Per uscire dallo stallo dell'ingovernabilità

Realizzazione artistica di Luca Peruzzi
Sono cominciati a girare sulla rete e su facebook appelli (più o meno autentici e condivisi, più o meno frutto dell'influenza mediatica del gruppo Repubblica-Espresso) per un Governo che possa godere dell'appoggio congiunto del PD, di SEL e del Movimento 5 Stelle.
Mi sembrano iniziative francamente inutili perché totalmente avulsi dalla realtà. Al di là delle probabilmente inconciliabili differenze programmatiche Grillo è convinto che la propria convenienza politica sia oggi quella di restare estraneo a qualunque maggioranza parlamentare e attendere gli ulteriori passi falsi di PD e PDL (e un nuovo governissimo Bersani-Berlusconi-Monti sarebbe da questo punto di vista l'ideale) per conquistare al prossimo giro elettorale la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera e al Senato (previsione peraltro opinabile perché sembra non tener conto del carattere tutto affatto rivoluzionario degli italiani che potrebbero essere alla fine spaventati dalla permanenza dell'incertezza e dal rischio della novità).
D'altro canto l'assenza di un Governo nella pienezza dei propri poteri non sembra essere cosa così preoccupante (il Belgio ha resistito in questa situazione per un paio d'anni senza particolari conseguenze negative) con le istituzioni politiche nazionali quasi totalmente esautorate dai mercati e dalle organizzazioni finanziarie sovranazionali. In questo senso il giudizio positivo espresso dalla Goldman Sachs rispetto all'esito delle elezioni italiane (e la sostanziale tenuta dello spread) fa ritenere/sperare che non si debba andare incontro ad un'aggressione della speculazione finanziaria ai titoli del debito pubblico italiano.