Piano piano le nubi si diradano e le vere intenzioni dei protagonisti della scena politica italiana vengono allo scoperto. La crisi che incombe sull'euro, con la Lega che contemporaneamente pretende di esigere il conto del federalismo fiscale, non lascia più molto tempo e non è pensabile che gli interessi italiani, quando sono in gioco i soldi delle oligarchie nostrane e non si tratta semplicemente di inutili passerelle, possano essere rappresentati nelle sedi internazionali da un Presidente del Consiglio screditato e ridicolo. Né può durare più di tanto la favoletta di presentare Tremonti, fiduciario della Lega, come statista e custode della finanza pubblica. In tanti ormai (Napolitano con le riforme condivise, Bersani con l'alleanza repubblicana, Casini con il governo di salute pubblica, Fini mettendo in crisi l'unità del PDL, Montezemolo liberandosi dagli impegni aziendali nella Fiat) convergono, al di là di distinguo e dichiarazioni di circostanza, sull'idea di una grande coalizione (o in alternativa su di un blocco elettorale) in grado di salvaguardare, garantire e soddisfare gli interessi dei poteri forti. Su questo blog abbiamo tante volte contestato la 'genuinità' democratica dell'attacco (in primis di Repubblica e di Fini) a Berlusconi: si utilizzano i vizi, personali e politici, del personaggio non per progettare una restaurazione della Costituzione ed una trasformazione della politica in direzione della giustizia sociale e di una reale sovranità popolare ma per creare l'alibi di un'emergenza democratica tale da giustificare future scelte antipopolari. Ancora una volta Berlusconi elargirà il proprio regalo alle caste: dopo aver reso possibile per quindici anni, proprio per l'anomalia etica e costituzionale che rappresentava, la sopravvivenza di un ceto politico di maggioranza ed opposizione altrimenti impresentabile e privo di ogni legittimità, consentendo il peggioramento delle condizioni di vita delle persone, costituirà ora il capro espiatorio necessario a far passare pericolose riforme costituzionali, leggi liberticide, provvedimenti economici che caricheranno come sempre sui più deboli il peso della crisi.
E' interessante capire in questa situazione come si muoverà l'unica vera opposizione parlamentare fin qui esistente, quella di Di Pietro, e quale evoluzione potrà avere il progetto di Vendola che tanto entusiasmo ha suscitato nel popolo della sinistra. Di fatto entrambi hanno scelto, almeno apparentemente, il ruolo di satelliti del Partito Democratico a cui continuano a riconoscere, nonostante la sua involuzione centrista e la lealtà al sistema, la centralità e la leadership di una futura alleanza di governo ed attraverso questa alleanza si inchinano al dominio dei poteri forti.
Di Pietro con Grillo, Travaglio (ed Il Fatto) e forse Santoro ha costituito un sodalizio, un evidente patto d'azione che in modo coordinato, e ad ampio spettro, cavalca i temi sociali, della legalità e dell'ambiente, che copre l'opposizione anti-sistema (Grillo) ed istituzionale (Di Pietro), che è presente sulla Rete (Grillo e Travaglio), la televisione (Santoro), la carta stampata (Il Fatto). Un patto d'azione che nemmeno la scelta di Di Pietro a favore dell'inquisito De Luca e la sottomissione al PD è riuscito a scalfire e che non ammette deragliamenti (le proposte movimentiste di De Magistris e di Floris d'Arcais) rispetto a dei disegni perseguiti in modo ferreo.
Lo stesso popolo viola, finanziato da Di Pietro e promosso mediaticamente dal Fatto, è un tassello di questa strategia, utile per agganciare, guidare e, se necessario smorzare, la protesta spontanea presente nella società.
Il rifiuto di dare seguito alla 'sortita' di Raiperunanotte rendendolo un appuntamento quotidiano per rompere il monopolio televisivo di Raiset, così come proposto da Giulietto Chiesa, impresa dimostratasi economicamente e tecnicamente sostenibile, dà ulteriormente conto della rinuncia ad uno scontro frontale con il sistema.
Se sono valide queste interpretazioni, che trovano peraltro riscontro in alcuni segnali (la rinnovata attenzione di Santoro verso il PD, la scelta dei propri bersagli da parte del Fatto), cosa c'è dietro questa strategia?
Se la caratura dei personaggi induce ad escludere una mera scelta volta a conservare il proprio ricco orticello, si può ipotizzare l'opzione per il male minore, la convinzione che sia necessario e possibile condizionare dall'interno la coalizione politica di centro sinistra o l'eventuale governo di 'emergenza democratica' per tentare almeno di salvare il salvabile (vedi Costituzione) continuando a giocare nel contempo il ruolo di partito di lotta (Grillo) e di governo (Di Pietro), l'ambizione di poter assumere in futuro la leadership dell'intera area democratica e di progresso.
Eppure di fronte alla gravità, da Grillo incessantemente denunciata, forse irrimediabile della situazione mondiale ed italiana – finanziaria, economica, ambientale, morale, politica, culturale, informativa – questa strategia appare a mio avviso incomprensibile e destinata a risultare suicida e perdente.
E questo per il rischio di risultare completamente ininfluenti di fronte ai reali rapporti di forza, anzitutto di natura internazionale, che sottostanno alle decisioni degli Stati ed agli equilibri di potere (lobbies finanziarie ed industriali, Vaticano) che oggi trovano in Fini Casini e D'Alema i propri referenti politici e, nel contempo, di perdere ogni credibilità, così come successo a Bertinotti e Rifondazione con il secondo governo Prodi, per rappresentare domani una vera alternativa nel momento in cui si verrà identificati come complici del sistema.
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