Fonte: http://sabrinaancarola.blogspot.com/2012/02/liberate-rossella-liberate-giovanni.html
"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)
mercoledì 29 febbraio 2012
Liberate Rossella, liberateli tutti! Blogging day 29 febbraio 2012
Fonte: http://sabrinaancarola.blogspot.com/2012/02/liberate-rossella-liberate-giovanni.html
martedì 28 febbraio 2012
Tav. Val di Susa. Una battaglia rivoluzionaria per la democrazia
Tratto dal sito: http://www.eddyburg.it Autore: Baldeschi, Paolo |
Una battaglia rivoluzionaria, non perché usi la violenza, ma perché, le ragioni… |
Una battaglia rivoluzionaria, non perché usi la violenza, ma perché, le
ragioni dei No-Tav, se fossero accolte, implicherebbero una
‘rivoluzione’ nel sistema partitico-imprenditoriale-tangentizio
italiano. Tutto ciò è esaurientemente spiegato ne Il libro nero dell'alta velocità
di Ivan Cicconi. Il libro, documentato oltre possibile dubbio, spiega
non solo le vicende, ma le ragioni strutturali di un affare, l'Alta
Velocità, che è, dopo tangentopoli, il nuovo banco di finanziamento dei
partiti, della casta e, Fiat in testa, dei capitalisti nostrani. E' un
sistema che sfugge a ogni controllo tecnico, contabile e di legittimità e
si autoalimenta sestuplicando (come di fatto è accaduto) il costo delle
opere.
La chiave dell'architettura è il Project financing combinato alla Legge Obiettivo. Lo stato avrebbe dovuto finanziare attraverso Tav (dal 2010 sciolta in Rete ferroviaria italiana) un quaranta per cento del costo dell'opera, il sessanta i privati; i quali, però, di tasca propria hanno messo gli spiccioli, il resto se lo sono fatto prestare dalle banche, meglio se da loro partecipate. Ma non basta, perché per legge (obiettivo) il General Contractor dell'opera, soggetto privato scelto da Tav, affida direttamente progettazione e realizzazione delle opere a imprese collegate e rappresentative di tutto il capitalismo immobiliare e cementizio italiano: da Caltagirone a Lodigiani, da Todini a Ligresti passando per la Lega delle cooperative, oltre, capofila, Impregilo della Fiat; il tutto senza gare d'appalto e via 'per li rami', cioè per sub-appalti e sub-sub-appalti, fino ad arrivare alle imprese della mafia e della camorra. |
domenica 12 febbraio 2012
L'autosufficienza energetica italiana è possibile
martedì 7 febbraio 2012
Nevica, Comune ladro
sabato 4 febbraio 2012
Non dimentichiamo la Grecia
SE....

di Marigo Gandiego
Se voi foste sinceri, quando vi riempite la bocca di parole...bhè, ve lo garantisco, si sentirebbe.
Se noi tutti, fossimo meno incalliti ed abituati all'eterna recitazione di una parte, se non dessimo per scontato che mascherarsi, accettare, conformarsi sia il modo normale di sopravvivere in questa società...se, dentro di noi, questa convinzione non ci tarlasse..e soprattutto se non la insegnassimo ai nostri figli come forma di estrema rassegnazione a quel che c'è...bhè, forse, avremmo qualche speranza in più.
Abbiamo riempito i nostri libri di concetti alti che ci guardiamo bene dall'applicare nel nostro quotidiano, quasi fossero l'elenco delle cose da non fare...per evitare d'essere derisi o definiti ooutopisti.
Nella definizione popolar-universalista che ci ricorda e ci recita:
CHE IL MONDO E' DEI FURBI!
Noi sintetizziamo e, contemporaneamente rinunciamo a millenni di maturazione filosofica, etica e morale, sull'altare di una praticità pragmatica che riteniamo indispensabile. Unico modo per governare le nostre questioni.
Ammettendo l'impossibilità delle motivazioni e giustificando, nel nostro profondo, le metodologie del furbo (ovviamente sempre altro da noi), consegniamo al mondo l'eterna sconfitta di questi alti concetti e l'ineluttabilità di questo sistema.
Anche adesso, anche qui, ci sarà qualche saggio che dichiarerà come “non ci serva una maestrina con la penna rossa, ma gente che abbia voglia di fare e di cambiare”...frase fatta di sicurissima presa in qualunque contesto...poi quando mancheranno, tanto per fare un esempio, 13 milioni dalla cassa sarà sempre per caso, sempre un offesa, tutti saranno occupati nel fare qualche cosa, qualsiasi cosa, fosse anche soltanto sollevare polvere nessuno si chiederà “perché”.
Se quando diciamo “cambiamento”, noi semplicemente credessimo in quel che diciamo, tanto da essere quel che chiediamo...bhè allora esso sarebbe qui...ora! E non in un domani nebuloso ed improbabile.
Oggi assistiamo alla fiera della menzogna...ma una sola semplicissima premessa basterebbe a insinuare il dubbio. Se davvero voleste cambiare qualche cosa in questo sistema...non iniziereste dai rapporti di potere...non iniziereste dal sistema stesso? Ed il fatto che non lo facciate, ma che, anzi ribadiate la validità della strada intrapresa non significa forse che state “conservando” e non “cambiando”?
Rifuggo però le applicazioni troppo immediate e pratiche di questo pensiero, sebbene saltino agli occhi, non tanto e non solo perchè sarebbe semplice il farlo, ma perchè preferisco in questo contesto mantenere un profilo elevato, che mi permetta dimostrare, quanto meno a livello speculativo, come la spiritualità ed il concetto di cambiamento, anche pratico possano e debbano viaggiare insieme.
Se, quindi, si volesse essere compresi, capiti, se si volesse davvero, per esempio, che i motivi profondi di questa crisi fossero patrimonio di tutti...qual strada più semplice ed ovvia del farsi capire? Dello spiegare in modo comprensibile...del rinunciare alle criptografie da addetti ai lavori, ai sottintesi simbolici da iniziati?
Ed il fatto di scegliere di mantenere i linguaggi oscuri e di accettare la logica del politichese del bancario e del finanziese anche da parte di chi dovrebbe per vocazione alfabetizzare e far comprendere al popolo, non significa ,forse, rinunciare alla propria cultura ed al proprio punto di vista?
Forse che la semplificazione dei linguaggi rivelerebbe l'arcano della costruzione basata su premesse false?
Forse, che costringerebbe a troppi postulati, dati per scontati. Ed ancora, per esempio, se non si premettessero un profitto a due cifre e un abisso di differenza fra il ricchissimo ed il poverissimo, se non si dessero per premessi, immodificabili, persino necessari alcuni abusi alcuni privilegi. Non risulterebbe , forse, più semplice e più credibile la coniugazione del termine equità, oggi tanto stiracchiato ed abusato da divenire persino offensivo?
Per fare questo allora che cosa occorrerebbe se non la volontà e la convinzione di farlo o di non farlo? Ed il fatto che questa volontà non esista non definisce forse, di per sé, la ragione per cui nulla di tutto questo succede realmente?
Però come può “il furbo” consegnarci un mondo di eguali? Chiediamocelo, alla fine chi è il furbo?
Ed infine se noi stessi (che furbi non siamo) premettiamo la consegna del mondo a costoro come possiamo poi pensare, pretendere ed immaginare un mondo diverso da questo?
Vogliamo politici diversi? Amministratori onesti ? Vogliamo un modo giusto? Non esiste altro modo che premetterne i valori nelle nostre pratiche quotidiane. Ed allora, sebbene già ora lo sia per chi voglia sentire, il senso della verità sarà palese, pratico e percepibile. Non sentirà esigenza di spiegazioni o precisazioni...pechè non esiste davvero nulla come il non voler dire la verità per favorire la menzogna...assioma forse semplicistico, ma crudelmente pragmatico (come piace a molti) e non esiste nulla come la necessità di mentire per rendere difficile, elaborato ed incomprensibile l'eloquio di chi ci vuole convincere
giovedì 2 febbraio 2012
Reddito garantito: un appello per la presa di parola
Reddito garantito: un appello per la presa di parola
Nel frattempo i dati diffusi da enti statistici e centri di previsione economica certificano l'aumento della disoccupazione, una precarizzazione sempre più selvaggia, l'abbassamento dei salari e il conseguente, generale, scivolamento verso il basso dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, giovani e vecchi, precari o garantiti che siano. In tutto questo, le politiche di austerity creano pressioni inedite su quelle forme di "welfare familistico" a cui per anni e fino ad ora, è stato delegato di risolvere le storture del welfare pubblico italiano e fornire una sorta di compensazione per l'assenza di una qualsivoglia misura universalistica di sostegno al reddito.
Per questo oggi il tema del reddito garantito diviene centrale, ineludibile, urgente. L'urgenza è data non solo dal peggioramento spaventoso della condizioni sociali, ma anche dall'emergere di una nuova aspettativa da una parte sempre più viva e larga di popolazione, che vede nel reddito garantito una concreta opportunità di garanzia e tutele. È testimonianza di ciò la straordinario risultato della legge regionale del Lazio in tema di reddito garantito, che ha portato nel 2009 all'emersione di oltre 120.000 domande di sostegno, totalmente inattese e largamente superiori alle previsioni, da parte di coloro che non arrivano a 8000 euro l'anno.
Ricominciamo a discutere di futuro
L'unico elemento necessario che deve accompagnare i sacrifici è che tutte le categorie e i ceti sociali vengano 'nominati' (l'equità), non importa poi in che misura e in che proporzione, tant'è che come sempre a pagare di più sono i ceti medio-bassi.
Già il fatto di constatare che chi auspica tali misure sono coloro (professori universitari, giornalisti, politici, industriali) che vivono al caldo dei propri ricchi redditi e patrimoni sarebbe sufficiente a qualificarne la credibilità e le motivazioni tutt'altro che disinteressate che li ispirano (vale sempre, si scusi la volgarità, quanto disse Ricucci: “è facile fare i froci con il culo degli altri”).