Le notizie importanti (tra quelle
pubblicate dai grandi media).
La liberazione di Rossella Urru.
Il conflitto tra Napolitano e la
magistratura di Palermo (con il dito, l'ipotetica lesione delle
prerogative del Presidente della Repubblica, con cui si vorrebbe
nascondere la luna, l'attenzione e l'aiuto chiesto ed ottenuto da
Mancino a Napolitano in merito al proprio coinvolgimento
nell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia che portò all'assassinio
di Falcone e Borsellino);
La tempesta perfetta che i mercati si
prevede scateneranno sui nostri titoli del debito pubblico nel
prossimo mese di Agosto (alla faccia del millantato successo di Monti
al vertice europeo di fine giugno ed alle garanzie risolutive che
sarebbero state ottenute in quella sede).
E i diversivi (quelli che Giulietto
Chiesa definisce il rumore di fondo, cioè il 'casino organizzato'
che serve a confondere e a non far sapere e capire).
La nuova discesa in campo di Berlusconi
(come se possa considerarsi una sorpresa). L'epurazione di Nicole
Minetti, simbolo del bunga bunga, necessaria a restituire verginità
e credibilità politica (sic) a Berlusconi in Italia ed in Europa
(doppio sic). La difesa che simpatizzanti di sinistra e
antiberlusconiani stanno facendo della bella consigliera regionale
lombarda fa loro onore ma credo che al riguardo si possa stare
tranquilli: con il processo Ruby in corso figuriamoci se, trattandosi
di un personaggio che potrebbe raccontare cose pericolose, siamo di
fronte a qualcosa di diverso da una trattativa nella quale si deve
definire solo il prezzo del suo silenzio e della sua uscita di scena.
La querelle nella Democrazia Cristiana
(pardon nel Partito Democratico) sulle unioni di fatto e il
matrimonio degli omosessuali e la polemica Beppe Grillo – Rosy
Bindi.
E tra le une e le altre passano
inosservate e scivolano nel silenzio due eventi fondamentali quali
l'approvazione del Fiscal Compact e il salto di qualità della
partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan.
Con il trattato sul Fiscal Compact,
congiuntamente all'obbligo inserito in Costituzione del pareggio di
bilancio, e cioè l'impegno per i Paesi che vi aderiscono a ridurre
entro vent'anni il debito pubblico al 60 per cento del PIL (per
l'Italia attualmente al 123 per cento!) si stringe – a meno di
improbabili e miracolose impennate della crescita economica negli
anni futuri - una corda al collo della società e dei cittadini
italiani condannati per i prossimi decenni all'austerità e allo
smantellamento dello stato sociale, si bandiscono per legge le teorie
keynesiane, si cancella la possibilità di usare la spesa pubblica
quale strumento di incremento del benessere e della qualità della
vita nel nostro Paese, si ratifica il totale asservimento della
politica, l'annientamento della sua autonomia, alle ragioni della
finanza e dei mercati.
Sull'impegno militare italiano in
Afghanistan è caduto ogni velo di ipocrisia: come rivelato da E-Il
Mensile (un'altra fonte di informazione indipendente e libera che
è costretta a chiudere, per mancanza di fondi, le pubblicazioni)
anche gli aerei italiani sono impegnati in azioni di bombardamento
per uccidere i 'nemici'.
Chissà se c'è ancora chi ha la
spudoratezza di chiamarle missioni di pace. Lo fu forse solo
l'intervento in Libano tra il 1982 e il 1984 guidato dal Generale
Angioni, sotto la Presidenza Pertini, nel quale il compito dei
soldati italiani era effettivamente quello di forza di interdizione
tra le fazioni in lotta e che fu ispirato dall'idea di dover
instaurare un rapporto di collaborazione e di solidarietà con le
popolazioni locali. Ma quella fu anche l'occasione per rompere il
tabù della spedizione dei soldati italiani al di fuori dal
territorio nazionale.
Seguirono le missioni militari con
carattere offensivo: la prima e la seconda guerra del Golfo in Iraq,
contro la Serbia, contro l'Afghanistan e contro la Libia.
In spregio, e ciò non può essere giustificato da nessuna pretesa ragione umanitaria e da nessun motivo di convenienza politica, dell'articolo 11 della
Costituzione che impone all'Italia di ripudiare la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali. Della nostra
Costituzione Napolitano dovrebbe essere il supremo difensore e
garante anziché ridursi a svolgere il ruolo di supremo difensore e garante per l'Italia degli interessi e delle decisioni degli Stati Uniti, come
avvenuto nel caso della Libia forzando le reticenze del Governo
Berlusconi affinché i soldati italiani partecipassero anch'essi alla guerra.
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