di Giandiego Marigo
Sono stato a lungo incerto sul come affrontarvi, sul come narrarvi questa piccola storia, poi ho deciso di farlo nell'unico modo, a mio parere, possibile, partendo da me e non per assurdo senso di vanagloria il che comunque , conoscendomi, potrebbe anche essere, ma per una forma di affetto, di correttezza, di amore nei vostri confronti.
Non so se vi racconterò tutto il percorso, per ora comincio a farlo, quasi per scherzare.
Inizio ringraziando, perchè è giusto farlo, voi!
Tutti!
Coloro che stanno profondendo lavoro ai banchetti, sulla rete, nei comuni di residenza, grazie per quest'impegno, grazie di crederci e di aver dato a me e ad altri la possibilità di essere “voce”, di riparlarne.
Vorrei spiegarvi cosa vorrei fare, se avessi la possibilità di proporlo, davvero, per esempio come consigliere regionale.
Io sono stato e sono, spero , un operatore culturale. Amo questa parola perchè è la definizione che dovrebbero avere tutti coloro che si piccano d'essere, produttori, pensatori, creatori d'arte. Sia essa letteraria, musicale, immaginifica o il compendio di tutto questo e qualcos'altro ancora.
Nel mondo nuovo che immaginiamo l'operatore culturale sa d'essere artigiano di qualche cosa di meraviglioso, ma pur sempre artigiano. Non crede di sé d'essere superiore o altro, d'aver diritto ad approfittare di un trattamento diseguale così profondamente lontano da chi fruisce del bene, pur importante , da lui prodotto...non pensa di sé d'essere un divo e un profeta, ma, onestamente, un operatore d'un meraviglioso strumento di condivisione e conoscenza.
È convinto che sia giusto ch'egli viva di questo , ma non che ne debba diventare ricco a miliardi.
D'altra parte, in questo mondo, egli può essere quello che, effettivamente è, un operatore culturale...appunto.
Oggi nel nostro paese non è così.
Oggi si spendono 100.000 Euro per un concerto d'un cantante famoso ad Anagni, ma non si vogliono dare 250, 300 ad un gruppo che suoni in un pub. Non ci sono posti veri per la musica live, non si creano opportunità a-sistemiche per gruppi emergenti, che dicano qualche cosa d'importante. Le regole del gioco sono quelle consacrate dello Star-system e del business oppure non sono.
La sin troppo breve stagione della “cultura alternativa ed altra” sembra essere scomparsa, insieme, persino ed anche, a quella che chiamavamo “cultura dominante”, che divora sé stessa in orrendo format televisivo.
Oggi si dimenticano musicisti importanti e validissimi per un passaggio ad “Amici” di Maria de Filippi.
Credo si debba trovare un compendio, un punto di incontro sul quale convergere perchè questo paese abbia una opportunità culturale.
Ho molto lavorato sull'auto-produzione, sul kilometro zero, sui comportamenti, sui rifiuti zero...credo che alla cultura vada applicato il medesimo sistema, credo che l'idea, antica, del giardino dei mille fiori debba ritrovare ascolto, credo che la creatività e l'auto-produzione debbano trovare e ritrovare credibilità, così come i criteri che definiscono l'opera d'arte.
Oggi è un'avventura assoluta editare un libro, anche molto buono, produrre un progetto musicale, fare un'opera d'ingegno con l'immagine, tutto diviene epico o peggio banale, vuoto, formattato.
Voglio lavorare per produrre opportunità, per creare circuito, per aprire strade che non siano, necessariamente l'adesione pedissequa ad un modello al ribasso, idee che permettano per esempio l'emersione dell'universo Indi ed auto-prodotto, che tanto ha da donare a questo povero paese, senza speranza e senza visione.
Voglio lavorare sul no logo, sul sogno dei molti che vogliono fare “cultura” e non solo intrattenimento.
Voglio ritrovare e rilanciare quella volontà di auto miglioramento, di crescita interiore, di rinnovamento dei costumi e dei comportamenti che fu embrione di tanto “pensiero altro”.
E non perchè “Altro” sia indispensabile e discriminatorio ma perchè è, invece produttivo, fecondo.
Altri comportamenti, sottintendono altro pensiero, altra cultura, altro modo di guardare il mondo che ci circonda...il coraggio di discutere quelle cose scontate che ci portano a pronunciare una frase che ho sentito tanto ripetere ai banchetti in questi giorni “Per diventare importanti bisogna sporcarsi le mani”.
Anche questo è uno dei motivi per cui sono qui con M5S, perchè di questo si può parlare, rischiando d'essere ascoltati. Io ne voglio parlare con voi! Perchè senza una nuova filosofia comportamentale e senza una cultura che la sottenda non si opera alcun cambiamento.
Con affetto, a presto
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