Di fronte all'esito, tra il tragico e
il comico, delle elezioni per il Presidente della Repubblica, con la
rielezione dell'ottantottenne Giorgio Napolitano dopo l'indecente,
ignobile, incomprensibile conduzione della partita da parte del PD di
Bersani, saremmo tentati di prefigurarci gli scenari peggiori:
l'ottusa e criminale perpetuazione
delle politiche liberiste di austerità in spregio delle sofferenze
del popolo italiano, la sopravvivenza di ceti dirigenti – politici,
sindacali, imprenditoriali, della pubblica amministrazione – inetti
e senza dignità ed onore, l'impunità per i potenti, lo
stravolgimento della Costituzione in senso autoritario e illiberale
per consentire ad una casta partitocratica sempre più screditata di
mantenere il proprio potere, un Paese riconsegnato a breve con le
prossime elezioni alla destra berlusconiana stante lo spappolamento
del centrosinistra.
Eppure se di fronte a questo atto di
guerra della vecchia partitocrazia contro i cittadini – la
rielezione di Napolitano – si riesce, senza farsi travolgere
dall'indignazione e dalla rabbia, a mantenere un briciolo di lucidità
si deve riconoscere che si tratta degli ultimi rantoli di un sistema
moribondo. Certo Loro hanno dimostrato di essere disposti a tutto per
restare aggrappati al potere ma proprio il fatto di non essere
riusciti a trovare un nuovo Presidente della Repubblica dignitoso e
credibile (lontani anni luce persino dal Vaticano di Papa Francesco)
ne dimostra l'estrema ed ormai inguaribile debolezza.
Io non credo affatto – perché
contrario ad ogni logica umana - che tra uno, due o tre anni quando
si riandrà a votare il popolo italiano si riaffiderà a Berlusconi
ed ai suoi sodali Gasparri, Cicchitto, Mussolini, Brunetta.
Se i cittadini democratici e
progressisti riusciranno ad organizzarsi da subito, vincendo
divisioni ormai incomprensibili, in un nuovo Comitato di Liberazione
Nazionale questo sistema avrà i giorni contati.
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