Composizione fotografica di Luca Peruzzi |
Come tanti cittadini democratici, di
sinistra o comunque fautori di una cambiamento radicale nel governo
della cosa pubblica italiana ho sperato e spero nell'elezione di un
Presidente della Repubblica come Stefano Rodotà. Cioè di una
personalità che nella sua vita sia sempre stato un fedele e leale
interprete della Costituzione e che proprio in virtù di questa fede
laica sia in grado di diventare protagonista e segno del cambiamento
di cui ha bisogno il nostro Paese e della dignità che abbiamo
necessità di riconquistare.
Di fronte alla mossa di Grillo di
candidarlo alla Presidenza della Repubblica – ad un tempo rivolta
al bene del Paese e vantaggiosa per il proprio partito, perché gli
consente di acquisire consensi nell'elettorato di sinistra e di
mettere in difficoltà i dirigenti del Partito Democratico – tutti
ci siamo interrogati sul perché quello che un tempo veniva
considerato il maggior partito del centrosinistra si sia rifiutato di
far convergere i propri voti su Rodotà, cioè su uno di loro,
beneficiato dal consenso di gran parte dei propri elettori, insigne
giurista, già deputato del PCI e Presidente del PDS.
Oscillando, fino al suicidio politico,
tra i tentativi di accordo con il Movimento 5 Stelle e le trattative
'inciuciste' con Berlusconi, incapace di proporre unitariamente una
propria candidatura che non cadesse nella trappola dei veti
incrociati, espressi vigliaccamente sotto la copertura del voto
segreto, di qualche esponente della propria nomenklatura.
Certo possiamo spiegarlo con le faide
interne al partito: frutto dei giochi di potere e delle ignobili
ambizioni dei vari ras che dominano una costruzione politica,
Democrazia Cristiana del nuovo secolo, senza dignità e senza
missione ideale; con la prospettiva dell'accordo con Berlusconi quale
risposta alla bramosia di personaggi consapevoli di essere giunti al
termine del proprio percorso di potere di arraffare e raschiare dal
fondo del barile della nostra Repubblica tutto ciò che è possibile
nel poco tempo rimasto loro a disposizione.
Ma in quel no a Rodotà –
inspiegabile, suicida, contro il bene dell'Italia – c'è
probabilmente qualcosa di più. C'è la condizione di un Paese a
sovranità limitata, vassallo degli Stati Uniti per la politica
estera e militare e della Germania e delle istituzioni finanziarie
sovranazionali per la politica economica e monetaria.
Stefano Rodotà Presidente della
Repubblica non è solo un pericolo per gli intollerabili privilegi di
una casta corrotta e per le questioni giudiziarie di Berlusconi: in
colui che si propone di essere, avendone piena credibilità e forza
morale, di essere fedele custode e garante della nostra Costituzione
– che dice no alla guerra, no ad un governo dell'economia che
condanni i cittadini alla povertà e allo sfruttamento – non è
pensabile che i nostri potenti protettori non abbiano visto una
intollerabile minaccia.
Ci sono i teatri di guerra, a partire
dall'Afghanistan, in cui è impegnata l'Italia, c'è la Siria dove è
probabile a breve un intervento militare della Nato, esiste la
prospettiva di una guerra con l'Iran, siamo ostaggio di
un'architettura finanziaria europea che non si deve mettere in
discussione.
Si può pensare che - in un Paese dove
negli sessanta-settanta-ottanta si progettavano colpi di Stato, si
uccidevano con le bombe inermi cittadini, si armavano bande di
terroristi per spargere caos e paura, agivano organizzazioni segrete
e illegali quali Gladio e la P2 per impedire l'ingresso al governo
del Partito Comunista – non sia partita qualche telefonata da
Washington e da Berlino per dare ai dirigenti del PD l'ordine di non
votare il giurista che ha scritto i quesiti dei referendum per
l'acqua pubblica? Oltre naturalmente dalla Città del Vaticano contro
il laico Stefano Rodotà?
Si può non pensare alle fondamentali
scelte del settennato di Napolitano, oltre alla tolleranza verso le
leggi ad personam di Berlusconi: la partecipazione alla guerra in
Libia 'imposta' contro la sua volontà al Cavaliere Nero di Arcore ed
il governo Monti 'auspicato' dalla Merkel e da Sarkozy?
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