"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 30 aprile 2011

1° MAGGIO









di Giandiego Marigo


Due parole sul 1° Maggio non credo siano di troppo. Alcuni ragionamenti attorno al senso di questa Festa (?) appaiono indispensabili.
Festa dei lavoratori di squisita tradizione operaia, popolare e sindacale nasce come primo riferimento importante con una manifestazione organizzata dai “cavalieri del lavoro” (knigths of labour 1869) a New York nel 1882. con la palese intenzione che fosse una sorta di celebrazione annuale, ma giunge a consacrazione assoluta con i gravissimi incidenti avvenuti nei primi giorni di maggio a Chicago (La Rivolta di Haymarket) gravissimi scontri che si svolsero far il 1° ed il 4 Maggio del 1886.


In Europa la Festa del Lavoro venne ratificata dalla Seconda Internazionale riunita a Parigi nel 1889 ed in Italia arriva due anni dopo.
La sua origine è quindi senza alcun dubbio marcata in senso operaio, solidale ed internazionalista.
Una festa che ha sempre provocata una forma di rabbia e frustrazione nel padronato, che non ha mai...ma proprio mai entusiasmato la destra.
Una festa che il movimento opraio ha imposto e generalizzato a tutti i lavoratori.


Praticandola, difendendola e rendendola sempre, in tutta la sua lunga storia un momento di confronto, scambio e civiltà.
Questa festa scomparve durante il ventennio per essere sostituita dalla Festa del Lavoro e del Natale Romano il 21 Aprile.
Fu ripristinata nel 1945 dopo la liberazione.

Non è un caso quindi che si voglia colpire il 1° Maggio, è pensato, voluto, calcolato...fra tutti i giorni che potevano essere dissacrati da un'esigenza impellente di recuperare la crisi, nessuno poteva essere più adatto del 1° Maggio per colpire le ceneri di una cultura popolare pre e post resistenziale.


Se una fastidiosa immagine di socialità e mutualità ed internazionalismo novecentesco può essere sminuito e infangato questo non potrebbe avvenire meglio che rendendo vuoto di significato un simbolo come questo giorno.
Io non credo nella casualità, l'esperienza poi mi ha insegnato che a pensare male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca e non credo che non esistesse un'altra occasione per beatificare il Papa Polacco, sono convinto che sia lui che l'Altissimo, per chi si ponga il problema dell'intercessione dei santi non avessero l'urgenza che la data fosse quella del 1° Maggio.
Non credo nemmeno che l'apertura dei negozi in quella data sia indispensabile e contribuisca realmente a levare, da sola, questo paese dalla crisi fangosa e lunghissima in cui si dibatte.
Non credo che il rilancio avvenga dissacrando questo giorno.
Mi sorge invece il sospetto che il risultato dell'avvenuta dissacrazione sarebbe culturalmente estremamente più vantaggioso e remunerativo per il potere di quanto si possa immaginare sottovalutandone il senso.
Altro discorso mi pare di dover fare però sulle “celebrazioni”, da anni in Piazza San Giovanni a Roma si ripete una “festa” con quello che viene denominato “il Concertone” diciamolo mai come quest'anno “grottesco” ed anche un tantinello assurdo.
Con che faccia infatti la triplice si presenta unita alla festa dei lavoratori, che senso ha?
Chi mai potrà credere a questa unità artefatta, di maniera, senza alcun corrispondente nella realtà?


Quando poi, quotidianamente la pratica che viene attuata in quel che rimane del mondo del lavoro è quella dell'agguato, della calunnia e della delazione e dell'isolamento in fabbrica? Andatelo a chiedere a Pomigliano quanto si sentano unitari o al Lingotto. Chiedetelo alla FIOM di cosa si stia parlando, cosa voglia dire questa festa unitaria con concerto. Proprio quest'anno!
Mai come quest'anno c'è una vaga idea di presa in giro di descrizione di una realtà che non esiste, come se improvvisamente Luciano Lama con la sua pipa da una nube narrasse del suo sindacato, che non è affatto questo sindacato e non può esserlo.


Io non adoravo a suo tempo Luciano, non ho mitizzato il cinese, però senza alcun dubbio quello che loro descrivevano assomigliava ad un sindacato unitario.
Questo no!
Descriverlo così è offensivo e non ha alcun senso. Io stento persino a riconoscere ad alcuni di loro il diritto di definirsi sindacalisti.


Certo! Non ho alcun titolo ed ancor meno diritto di dire questo ed infatti mi limito alle parole. Però continuo a chiedermi che interessi debba difendere un sindacalista e se il modo in cui hanno fatto il loro “lavoro” CISL e UIL sia da ritenersi “etico” e quali interessi siano stati rappresentati in quel percorso.


Mi domando nonostante tutto come potranno presentarsi insieme alla conferenza stampa “Unitaria” ed alla tradizionale “intervista” televisiva, ma soprattutto di cosa ci parleranno, dove troveranno argomenti unitari da raccontarci.


Mi chiedo chi dei tre segretari avrà più coltelli nella schiena, anche se temo di sapere chi possa essere, due contro uno in genere si vince quando si faccia a cazzotti.


Ed ancora e finisco qui mi chiedo i disoccupati ed i precari, ormai la maggioranza assoluta del mondo del Non-Lavoro italico da chi saranno rappresentati chi parlerà di loro e delle loro perorazioni, chi li intratterà con il racconto ridicolo dei loro diritti?
Dovranno aspettare il May day per vedere qualche cosa che gli assomigli? Oppure semplicemente la loro realtà è talmente cambiata sia per età che per consistenza che nemmemo i camion colorati della parata milanese riescono più a rappresentarli degnamente...Chi parlerà allora di loro, per loro?


Riusciranno soli ed abbandonati come, in realtà, sono a rappresentarsi da sé?
Oppure i tre segretari si inventeranno anche questa rappresentanza che nessuno ha dato loro e che non hanno per altro nemmeno cercata.


Forse quest'anno era meglio fare altro che non un concerto unitario ridicolo ed un poco patetico a San Giovanni.

In ricordo di Vittorio Arrigoni

Il nostro omaggio a Vittorio Arrigoni e a tutte le persone che lo amano e non potranno dimenticarlo.



http://guerrillaradio.iobloggo.com/

venerdì 29 aprile 2011

Il punto. Sulla Libia l'ennesimo bluff della Lega.

Sono davvero pochi coloro che credono che la Lega farà cadere il governo sulla questione dei bombardamenti sulla Libia.
Bossi e Berlusconi sono ormai legati ad un comune destino, il potere della Lega sta tutto nella debolezza politica del PDL. Se destano una certa impressione l'accusa al rais di Arcore di aver ceduto a Sarkozy da parte della Padania e di Libero e i titoli contro Tremonti – anima del PDL vicina ai 'padani' - sparati dal giornale della famiglia del padrone di Mediaset, segno che comunque è in atto nella destra uno scontro interno alle varie fazioni che la compongono (conseguenza dell'erosione dei consensi elettorali e della inarrestabile crisi di credibilità del governo Berlusconi), non si capisce quale vantaggio potrebbe avere oggi la Lega da una crisi di governo.
Per andare alle elezioni da sola, far vincere la sinistra e perdere la quota del premio di maggioranza, presentandosi dagli elettori a mani vuote dopo aver accantonato quel federalismo fiscale che è da sempre il suo cavallo di battaglia? Per farsi promotrice di un governo del ribaltone Tremonti che dovrebbe essere sostenuto oltre che dal PD (cosa senz'altro possibile) anche da UDC e FLI che della politica 'nordista' della Lega e del ministro dell'Economia sono sempre stati i più decisi contestatori?
Il tutto pertanto sembra doversi leggere nel quadro di una strategia propagandistica a fini elettorali ed in particolare alla contesa per la carica di sindaco di Milano, capitale della Lombardia leghista, in cui ad oggi la candidata della destra Letizia Moratti non può dirsi sicura vincente e per la quale essere costretta al ballottaggio con Pisapia costituirebbe di per sé già una sconfitta.

mercoledì 27 aprile 2011

Berlusconi Presidente della Repubblica?


Lucia Annunziata nella sua trasmissione 'Potere' prefigura l'ipotesi di Berlusconi Presidente della Repubblica. Non è il titolo di un film di fantascienza o meglio di un horror ma un'eventualità concreta.
Un po' di numeri. Salvo colpi di scena, il successore di Napolitano sarà eletto dal prossimo Parlamento, sia che ci siano elezioni anticipate sia che si vada alla scadenza naturale nel 2013.
Eleggono il Presidente della Repubblica i 630 deputati, i 315 senatori (più i senatori a vita), tre delegati per regione (uno alla Valle d'Aosta): dal terzo scrutinio in poi è sufficiente la maggioranza assoluta dei membri dell'assemblea.
E allora sarà determinante chi prenderà il premio di maggioranza alla Camera: la porcata di Calderoli assicura infatti alla coalizione vincente almeno 340 seggi contro i 290 destinati alle altre coalizioni ed agli altri partiti che abbiano superato le soglie di sbarramento. Sono 50 voti di vantaggio che non sono colmabili pure nell'ipotesi in cui i vincenti alla Camera non ottengano la maggioranza anche al Senato (evento assai probabile se saranno presenti alle elezioni tre diversi poli) e stante il sostanziale equilibrio fra berlusconiani e anti-berlusconiani tra i delegati regionali.
In caso di vittoria alle politiche, Berlusconi avrebbe il via libera per farsi eleggere Presidente della Repubblica. E comunque se mancasse qualche voto si è visto che non gli mancano gli argomenti per convincere parlamentari indecisi o riottosi e produrre casi di coscienza e conversioni sulla via di Damasco.
Intendiamoci, io non amo Napolitano troppo timido nel difendere la Costituzione dall'eversione berlusconiana e francamente patetico nel rivendicare l'unità e il rispetto delle Istituzioni di fronte ad un vero e proprio colpo di stato strisciante.
Evidentemente non mi piace il PD, il suo essere pienamente organico alle oligarchie e alle caste dominanti, tanto meno mi piacciono Fini e Casini (e Montezemolo) di cui nemmeno mi fido e per i quali non sono affatto da escludere futuri mercanteggiamenti e ritorni all'ovile.
Mi rendo conto che il rischio Berlusconi Presidente della Repubblica è un ulteriore ricatto che va a conculcare il nostro diritto di libera scelta, che è l'ennesimo tentativo di mandarci a votare con la pistola puntata alla tempia.
Ma la questione non è di temere che le austere sale del Quirinale divengano la nuova location del bunga bunga (che già di per sé sarebbe comunque una ragione dirimente).
E' che con Berlusconi Presidente della Repubblica (e con un Gianni Letta o uno Schifani le cose non sarebbero di molto diverse) sarebbe sancita ufficialmente la fine della democrazia italiana.

lunedì 25 aprile 2011

La fabbrica delle alleanze

di Manuele Bonaccorsi e Rocco Vazzana
da Left

La “bella politica” di Sinistra e libertà? Poca poesia e molto commercio. «Per valorizzare il nostro ruolo all’interno della coalizione il candidato sindaco ha garantito un coinvolgimento di Sel nel futuro assetto delle società partecipate», sostengono i dirigenti vendoliani. Traduzione: voti ai candidati Pd in cambio di posti di sottogoverno. Accade a Torino, dove il partito di Nichi Vendola appoggia Piero Fassino, l’uomo che “se fosse stato operaio” a Mirafiori avrebbe votato per Marchionne. Qualcosa del genere succede anche a Napoli, dove Sel ha spaccato il partito pur di non appoggiare Luigi De Magistris, con la sua posizione di rottura col potere bassoliniano; e ancora a Reggio, dove la forza politica nata per farla finita coi partiti del ’900 appoggia un ex esponente dell’Mpa del governatore siciliano indagato per mafia Raffaele Lombardo. A Cosenza, dove i voti della sinistra andranno al presidente dell’associazione imprenditoriale della sanità privata, quello che rappresenta, per intenderci, gli Angelucci e i Don Verzè. O a Salerno, dove Sel sostiene Vincenzo De Luca. Uno che oltre a un processo per truffa e falso, era solito rivolgersi con questo tono ai migranti: «Io smonto i campi dei rom e me ne frego di dove quella gente va a finire. Io li prendo a calci nei denti». La politica che fa della diversità una ricchezza? Se ne parla nelle Fabbriche di Nichi, nelle convention che acclamano il candidato destinato a cambiare la sinistra e magari anche il mondo. Ma visto da vicino il partito di Vendola è molto più dozzinale. Notabilati locali, fatti da maestri della contrattazione politica. E tanti patti sottobanco. Specialmente, accordi a ogni costo col Pd. Anche coi suoi esponenti più lontani dalla sinistra. La linea, calata dall’alto, è stata pedissequamente seguita in periferia. Anche a costo di spaccare il partito e l’elettorato. A Napoli i giovani di Sel, esponenti dei movimenti, ambientalisti, precari, hanno scelto De Magistris, rompendo col partito di Vendola. Così Sel rischia una batosta memorabile in Campania.
A sentire le voci di corridoio Luigi De Magistris s’è giocato l’appoggio di Sel ancor prima di candidarsi. Quando, nel giugno del 2010, in un dibattito pubblico con Vendola, l’ex magistrato pensa bene di mettere il dito nella piaga: «Bagnoli è una pagina vergognosa di commistione tra politica e crimine intorno al denaro pubblico», secondo il pm di “Why Not” e “Poseidone”. Apriti cielo. Il giorno dopo le agenzie vengono inondate da smentite. Il presidente di Bagnolifutura, la società che dovrebbe garantire il recupero dell’ex zona industriale ubicata su una della più belle coste di Napoli, annuncia una querela. Ma anche Peppe De Cristofaro, coordinatore di Sel e componente del cda dell’Arin, l’azienda che gestisce la rete idrica partenopea, prende subito carta e penna: «Crediamo che le dichiarazioni di De Magistris su Bagnoli siano sbagliate, gli consigliamo di approfondire quanto è avvenuto in questi anni». A quell’incontro Vendola definisce De Magistris «una risorsa per la sinistra». Ma nei rapporti coi dirigenti locali la strada per l’ex pm è ormai sbarrata.
Quando, dopo le primarie caratterizzate dalle accuse di brogli sul candidato bassoliniano Cozzolino, l’ex pm annuncia la sua candidatura, Sel è glaciale. Il partito indice un referendum tra gli iscritti per scegliere chi sostenere: su 2.300 tesserati votano in meno di 600. Vince la linea sostenuta da Gennaro Migliore (tra i più fidati uomini di Vendola), Arturo Scotto (ex Sinistra democratica) e Riccardo Di Palma (ex presidente della Provincia, Verde): il partito appoggerà il prefetto Mario Morcone, sconosciuto candidato del Pd. Una parte di Sel non ci sta. «Per chi come me aveva votato contro Morcone, nel partito non c’è stata più agibilità. Così io e altri compagni abbiamo deciso di candidarci con De Magistris, anche se per ora manteniamo la tessera di Sel», spiega Arnaldo Maurino

Appello dell'Anpi per il 25 aprile



Questo l'Appello del Comitato nazionale dell'Anpi per il 25 aprile, festa della Liberazione

“Cari compagni, ora tocca a noi. Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella. Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.
Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà” .
Giordano Cavestro (“Mirko"), 18 anni, studente di Parma, medaglia d’oro al valor militare, scrisse questa lettera appena prima di essere fucilato dai nazifascisti il 4 maggio 1944.
Il 25 aprile ha il suo nome.
Il 25 aprile ha il nome di tutti quei meravigliosi ragazzi e ragazze che immolarono la loro breve vita, senza alcuna esitazione, alla causa della liberazione del proprio Paese dalla tirannia nazifascista.
Il 25 aprile avremo i loro nomi nel cuore, nella coscienza, e li diffonderemo nelle piazze, ne faremo una ragione di impegno, ancora, per il futuro di una democrazia che, come sappiamo, come vediamo, non è data una volta per tutte, non vive di respiri propri, ma va irrobustita, vivificata, giorno per giorno.
Il 25 aprile diremo il nome di Giordano Cavestro a quei senatori della destra, che stanno tentando, con una ignobile proposta di legge, di abrogare la XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione del partito fascista.
Diremo NO! E’ una vergogna, un oltraggio ai caduti per la libertà. All’Italia intera. Il 25 aprile diremo che dalla Liberazione non si torna indietro.
Da tutte le piazze, vie, scuole, caserme, mostreremo ancora una volta, e questa volta di più, il volto dell’Italia più bella e civile: quella che non dimentica. L’Italia democratica e antifascista.

domenica 24 aprile 2011

Il punto. Per non continuare a subire l'agenda politica decisa dalla destra.


C'è un aspetto nel quale Berlusconi e la destra vincono ininterrottamente dal 1994 ed è il dominio incontrastato dell'agenda politica.
Oltre ad essere perennemente al centro della scena per i suoi guai giudiziari ed i comportamenti e gli atteggiamenti incompatibili con il ruolo di capo del governo (e sarebbe autolesionista se l'opposizione non utilizzasse questi argomenti per colpirlo, delegittimarlo, comprometterne il consenso elettorale anche se poi gli effetti sono tutti da decifrare), oltre a saturare di sua iniziativa gli schermi televisivi, Berlusconi con i suoi servi e i suoi alleati riesce inesorabilmente a fissare i temi della discussione politica.
Ha questo potere per capacità proprie (da pubblicitario e piazzista di mestiere), soprattutto perché detiene gran parte delle emittenti televisive (e qui non sono tanto importanti e determinanti i tg e le trasmissioni giornalistiche quanto piuttosto quelle di intrattenimento e i talk show che definiscono gli argomenti 'popolari' e raggiungono le persone meno in grado di esaminare criticamente il messaggio che gli viene proposto, plasmando desideri e valori), perché la destra è in qualche modo in maggiore sintonia, come scrive Raffaele Simone, con lo spirito del tempo, egoistico e individualista.

giovedì 21 aprile 2011

I golpisti berlusconiani

La legislatura nel segno del Bunga Bunga si è aperta con le leggi su misura per Silvio Berlusconi che, contando sul sostegno dei parlamentari da lui nominati e dei recenti neo acquisti degli (Ir)responsabili, si sta giocando l'ultima partita dell'impunità esasperando il clima dei rapporti istituzionali nella separazione dei poteri dello Stato, trovando il modo per cancellare qualsiasi norma e principio dello stato di diritto che sia di impedimento al perseguimento dell'impunità da garantirsi per continuare a fare i suoi sporchi affari e in più mandando il Paese alla deriva democratica, finanziaria, sociale.

Si susseguono continue minacce e intimidazioni verso i liberi giornalisti, verso i magistrati diligenti, con l’instaurazione di un nuovo modo di servirsi del ruolo politico istituzionale per impedire alla giustizia di compiere il suo corso legittimo e doveroso, denigrando e minacciando la magistratura attraverso un disegno eversivo per attentare all'autonomia e indipendenza della magistratura.
L'elenco delle leggine su misura è talmente lungo, solo in questa legislatura, volendo rimanere sulle leggi che hanno presentato profili di incostituzionalità, si rammentano:
Lodo Alfano, Legittimo Impedimento, Processo Breve, Decreto Salva Liste, Legge Bavaglio sulle intercettazioni, Decreto su Eluana Englaro, ma l’azione eversiva di Berlusconi non si ferma qui, perché gli occorre bloccare il processo Ruby e quindi ha in mente di farlo sospendere attraverso una nuova norma ad hoc in attesa che la Consulta si pronunci sul conflitto di attribuzione, un conflitto di attribuzione che la maggioranza parlamentare nel votarlo ha abusato del suo ruolo creando un gravissimo fatto senza precedenti per la dichiarazione aberrante secondo cui Berlusconi sarebbe intervenuto per aiutare la nipote di Mubarak.

Il presidente Napolitano non può a questo punto non intervenire, se l'opposizione tutta e i cittadini indignati fanno sentire la loro voce e soprattutto vanno a votare il referendum il 12 e 13 giugno facendo raggiungere il quorum e sfiduciando di fatto Berlusconi, la conseguenza logica è lo scioglimento delle Camere, potere attribuito al Presidente della Repubblica dall'articolo 88 della Costituzione, quella stessa Costituzione vilipesa quotidianamente da Berlusconi e i suoi cortigiani, golpisti eversivi che stanno distruggendo la democrazia e uccidendo le speranze per le nuove generazioni.

martedì 19 aprile 2011

"L'asta". Spot referendum acqua pubblica.



Il 12 e 13 giugno vota due si contro la privatizzazione dell'acqua. Spot prodotto dal comitato acqua pubblica di Velletri.
Regia e montaggio Luca D'Annibale
Ideazione e script Astrid Lima
Organizzazione generale Annalisa Marroni
Con la partecipazione di Guido Riunno, Attilio Fabiani, Bianca De Santis, Corrado Bisini, Fernando Mariani, Marisa Liberati, Matteo D'Annibale .
Ringraziamo Velletri a 5 stelle, Fausto Ercolani, Andrea Palladino
Info: acquapubblicavelletri@gmail.com - www.acquabenecomune.org

Destra, sinistra e le regole condivise


C'è un grande equivoco in cui si cade, in buona o cattiva fede, quando si parla della necessità di regole condivise e del reciproco rispetto tra le varie componenti politiche che si contrappongono tra loro.
Parlare di regole condivise significa che gli uni e gli altri si considerano avversari e non nemici, che gli uni e gli altri si impegnano a rispettare con lealtà le regole della competizione elettorale, che gli uni e gli altri riconoscono reciprocamente la legittimità a governare a chi ottenga la maggioranza del consenso popolare a condizione che chi detiene il potere pro-tempore lo eserciti nel rispetto delle leggi fondamentali e dei principi cardine che costituiscono il patto costituente di una comunità nazionale.
In Italia è certo storicamente mancata questa reciproca legittimazione tra le forze in campo: perché i conservatori e la borghesia preferirono affidarsi nel 1922 alla dittatura fascista piuttosto che affrontare politicamente le rivendicazioni ed il crescente consenso dei socialisti; perché nel secondo dopoguerra l'alternativa alla Democrazia Cristiana era rappresentato da un partito, quello comunista, a cui non 'poteva' essere concesso, perché a torto o a ragione considerato una propaggine dell'URSS nemica del mondo occidentale, di guadagnare con le elezioni la guida del governo.
E per impedirlo ci fu chi non si fece scrupolo di utilizzare qualunque mezzo: tenendo sotto scacco la democrazia con i tentativi di golpe (De Lorenzo, Borghese), con la strategia della tensione e le stragi, orientando dietro le quinte lo stesso terrorismo rosso (rapimento Moro), con organizzazioni segrete quali Gladio e la P2 che sovrintendevano alle azioni destabilizzatrici della regolare competizione politica.
Di fatto oggi, caduto il comunismo sovietico, molti muri e steccati sono venuti meno. Se Ferrero e Fini, se Di Pietro e Casini, se Vendola e Bersani, si riconoscono tutti nella Costituzione significa che regole e atteggiamenti condivisi da destra e sinistra esistono, almeno formalmente, almeno apparentemente (e nei limiti del significato che si può ancora attribuire ai concetti di destra e sinistra e all'effettivo ruolo della politica nazionale). E tali principi sono la sovranità del popolo, la divisione dei poteri, l'indipendenza della magistratura e l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la presenza di diritti civili e politici inviolabili, la libera e leale competizione elettorale attraverso i partiti.
Riconoscersi nella Costituzione significa anche attribuire tutti una valore positivo alla Resistenza, alla lotta di liberazione, all'antifascismo e dunque accettare una visione unitaria della nostra identità storica.
Ma il grande equivoco (quello nel quale ad esempio Panebianco cerca di farci cadere con l'invito a comprendere 'Le ragioni degli altri') sta proprio qui: e cioè che la competizione non è oggi tra due opinabili ma legittime visioni contrapposte di sinistra e destra (di cui la compagine finiana che ambisce ad accreditarsi quale forza conservatrice democratica rappresenta ben poca cosa in termini di consenso elettorale) ma tra chi persegue, senza remore ad utilizzare qualunque espediente illecito, un progetto eversivo dell'impianto costituzionale e dell'unità nazionale – la coalizione berlusconiana-leghista - e gli altri.
Ed allora su questo piano valgono tutte le obiezioni che pone Rodotà: “Ma chi mai accetterebbe di sedersi ad un tavolo da gioco insieme ad un baro, al tavolo di un ristorante dove il cuoco è un noto avvelenatore travestito da chef creativo?”. Il fatto che agli eversori affidi tuttora il proprio consenso metà e più del corpo elettorale non è una valida ragione per cercare accordi e reciproche legittimazioni ma al contrario il presupposto per non perdere mai la consapevolezza del pericolo che abbiamo davanti e di quanto sia dura la lotta per sconfiggerlo.
Una lotta che dovrà concludersi non con un qualche compromesso ma, come con il fascismo, con l'annientamento politico del progetto eversore.
Qui non ci sono 'ragioni degli altri' che possiamo ammettere. O loro o noi.

domenica 17 aprile 2011

QUEL CHE SI POTEVA


Di Giandiego Marigo
Io faccio fatica a scriverne...e sono certo voi a leggerne

Non ci sono parole che non siano inutili e dolorose. Che non siano state già dette e sprecate, buttate al vento nell'enorme ed inutile polverone sollevato in questi giorni dentro e fuori il parlamento. Però nessun gesto “Forte”.

Solo moltissimi gesti non fatti, ma questi rientrano nella "raffinata" arte del far politica e su questo l'uomo normale non può intervenire se non ululando senza costrutto.

Nessuno si è incatenato nella piazza antistante al parlamento, eppure se un gesto come questo fosse stato fatto, magari da tutta l'opposizione ne avrebbero parlato tutti i giornali europei. Nessuno che non fosse un precario è salito su un tetto.

Non pervengono notizie di parlamentari, che so tutti i democratici, per esempio, insieme all'IDV in sciopero della fame ad oltranza.

Eppure anche questo avrebbe smosso l'Europa intera sul caso Italia.

Non risultano al momento notizie di dimissioni di massa dell'opposizione consegnate platealmente dai segretari e dai capigruppo nelle mani del Presidente della Repubblica, non ci risulta nessun Aventino di nessun tipo o misura. Quel che ci risulta è un inconcludente Franceschini che ci comunica allargandole braccia che:

“Abbiamo fatto quel che si poteva!”.

Senza rischiare pensioni, emolumenti, indennità, posto e privilegi...vorremmo aggiungere. Evidentemente quel che sta succedendo è, tutto sommato, normale e non si tratta affatto di un “stupro” della Democrazia.

Non è un attentato alla struttura stessa di questo paese, non è una negazione di un assioma assoluto come “la legge è uguale per tutti”, che ormai fa patetica e incongrua esibizione di sé nelle aule dei nostri inutili tribunali.

No! E' una situazione normale, una serie di avvenimenti che può succedere, un'accadimento assolutamente non eccezionale riconducibile al “normale confronto parlamentare” ed ha ragione Cicchitto, quando dice che il problema, l'anomalia sono i magistrati ed i comunisti e non la situazione attuale.

L'anomalia risiede negli anni di “mani pulite” e nel tentativo miserevole di rendere “pulito” questo parlamento.

L'anomalia siamo noi con le nostre patetiche sciarpette e bandiere viola...rosse, rosa o multicolori come noi gli altri, ciascuno con le sue nuove, inutili bandierine.

Però Franceschini ci dice “Abbiamo fatto quel che si poteva”.

Preciso che qui esprimo una posizione personale, non voglio caricare tutto il movimento di tale affermazione, anche se credo di esprimere lo scorno e lo sconforto di moltissimi.

“Non avete fatto molto in realtà, molta facciata, molti ululati ma davvero pochissimo costrutto e soprattutto nessun risultato.”

Anzi avete , per scelta, continuato e continuate anche ora, a legittimare questo “governo dell'assoluta vergogna”.

Noi, qui fuori ci abbiamo provato a fare la nostra parte, molto poco ascoltati, per altro e forse anche troppo sparsi, divisi e poco incisivi. Però noi, di nostro, abbiamo sempre sostenuto ci fosse davvero un'emergenza democratica...che evidentemente voi...là dentro, non vedete, non sentite, non percepite. La sensazione di impotenza oggi è davvero tanta...Passerà?

Adesso tireremo la giacchetta ad un Presidente della Repubblica con la propensione alla firma delegandogli la soluzione di ciò che il Parlamento non è stato in grado di fare?

Oppure evocheremo sinistre ribellioni senza seguito, che non sono nelle corde di un popolo ormai abituato ad ogni bruttura e che sembra preoccupato solo dell'apetto più gossiparo e miserabile della questione? A che fine? A che pro?

Per finire criminalizzati e condannati da quelgli stessi che “Hanno fatto tutto quanto era possibile” senza per altro spostare di una virgola la realtà di un Imperatore Farlocco che conta un ulteriore successo, ottenuto nell'assoluto disprezzo di ogni regola, barando palesemente ad un gioco senza avversari?

Siete stati in giro per le piazze e per i supermercati?

Non quelle della resistenza, sempre più vuote...quelle piene dei mercati del Giovedì, quelle della normalità? Avete ascoltato cosa dice la gente? Quel 70% che ignora o finge di ignorare, che è persino peggio, per fare un esempio, che in Italia ci saranno dei referendum. Non noi quindi e non i nostri amici...gli altri La frase più normale è “I comunisti l'hanno preso nel...” ho sentito persino dire “pesce d'Aprile” oppure “adesso glielo da lui il 25 Aprile”.

Non avete fatto tutto quel che dovevate Franceschini...no! Non lo avete proprio fatto. Attribuite, se volete questo post alla sconfitta freschissima ed allo scorno, all''umiliazione che ne consegue...definitelo figlio della rabbia e del senso d'impotenza. Fate come vi pare per smontare la riflessione amara che ho costruito, ma resta il fatto che oggi lo “stupro” ci sia stato, che sia avvenuto davanti ai vostri e di conseguenza purtroppo nostri, occhi e che nulla, nulla sia stato possibile. Resta, innegabile il dato che in quel, scusate se lo ridico, “Abbiamo fatto il possibile” di Franceschini ci sia tutto il senso della sconfitta e della mancanza di idee di una opposizione senza possibilità di reazione. Finisco come avevo cominciato.

Se non ci sono parole, che non siano già state dette e sprecate, buttate al vento ed alla polvere sollevata inutilmente in questi giorni che dire allora? Nulla Sto in un angolo e dolorosamente vomito l'acido stesso della mia totale vergogna. Domani resisterò di nuovo , ma oggi lasciatemi vomitare.

Il punto. Le montagne russe di Berlusconi (e il senso di impotenza dei democratici).


Di fronte ad un Berlusconi che sembra invincibile, oltre ogni logica razionale prima ancora che oltre ogni decenza, rintuzzando prima il voto di sfiducia figlio della dalla scissione finiana ed imponendo poi al Parlamento il conflitto di attribuzione sulla 'nipote di Mubarak' e la prescrizione breve, il fronte democratico sembra quasi farsi piegare dal senso di impotenza, vedendo allontanarsi la possibilità di scongiurare la deriva autoritaria verso cui sta precipitando l'Italia.
E così si moltiplicano ragionamenti ed elucubrazioni, non sempre lucidi e razionali.
Il blog Rivoluzione Democratica elenca i cinque possibili modi con cui potrà aver fine la stagione politica di Berlusconi (alla rivolta popolare, ritenuta la via maestra, aggiunge le altre eventualità che potrebbero verificarsi: un ribaltone di palazzo per una successione interna al sistema di potere oligarchico e – quali mere ipotesi di scuola – una fine violenta del Caimano per mano delle stesse oligarchie o a seguito di un'azione terrorista); i preti 'pasionari' Don Giorgio De Capitani e Don Farinella si appellano al buon Dio perché metta fine alla vita terrena di Berlusconi rimbeccati giustamente da Pellizzetti che auspica la sconfitta politica del berlusconismo quale unico percorso per il riscatto e la rinascita della nostra democrazia.
Asor Rosa indica un'ulteriore via: sostanzialmente un colpo di stato militare di polizia, carabinieri, esercito per ripristinare la democrazia e la legalità costituzionale.
Buoni ultimi Giuseppe Pisanu e Walter Veltroni riprendono con una lettera al Corriere della Sera l'idea del governo di decantazione che rassereni il clima politico e consenta di varare una nuova legge elettorale e di recuperare delle regole condivise in cui riconoscersi, al di là delle divisioni politiche tra le varie coalizioni in campo.

sabato 16 aprile 2011

I costi della politica e lo Stato sociale

Un recente studio della UIL mostra come i costi della poltica ammontino al 12,6% del gettito Irpef!!





INVECE DI TAGLIARE SERVIZI  ALLA POVERA GENTE , AI DISABILI, ALLA SANITA', ALLA SCUOLA, TAGLIASSERO QUESTI SPRECHI IGNOBILI!!
Da una ricerca della UIL emerge che di politica vivono 1,3 milioni di persone: parlamentari, ministri, amministratori locali, membri di CdA di società, enti, consorzi partecipati dalla pubblica amministrazione... poi consulenti, porta borse, consulenti dei consulenti, segretari, uffici stampa... Il tutto per una spesa complessiva di 24,7 miliardi all'anno. Una somma che equivale al 12,6% del gettito Irpef (comprese le Addizionali locali), pari a 646 euro medi annui per contribuente. E si sono certamente dimenticati di conteggiare il costo della burocrazia sindacale, che è enorme...  


" .... Si possono ottenere risparmi di spesa, quantificabili in almeno 6,4 miliardi di euro, approntando una riforma per ammodernare e rendere efficiente il nostro sistema istituzionale.

giovedì 14 aprile 2011

La prescrizione breve e la rabbia.


C'è un sentimento che prevale in chi non si rassegna a vedere giorno per giorno fatta a pezzi la Costituzione, la decenza delle Istituzioni, la nobiltà della politica quale cura del bene comune: è la rabbia.
L'approvazione da parte della Camera della prescrizione breve è l'ennesimo schiaffo dato in faccia ad una parte del Paese, non so se minoranza o maggioranza ma poco importa.
Berlusconi, i suoi servi, coloro che come vampiri si nutrono del sangue della nazione, stanno scavando un solco incolmabile tra loro e noi.
Ma non si illudano che bastino dieci o quindici voti acquisiti in ogni modo in Parlamento per continuare a comandare all'infinito in questo Paese.
Il giorno in cui questa rabbia incontrerà la disperazione dei precari e dei disoccupati, di coloro che sono esclusi dai servizi pubblici essenziali (la sanità, i trasporti, la scuola), delle vittime dei disastri naturali, dell'inquinamento, degli incidenti sul lavoro, dei crack finanziari, di chi non arriva alla fine del mese mentre ci sono individui che per il solo fatto di essere 'il figlio di' o 'l'amante di' sono pagati decine di migliaia di euro al mese con i soldi dei contribuenti, si arriverà finalmente ad una resa dei conti.
E allora non serviranno a nulla le menzogne ripetute a pagamento in televisione e i voti di uno Scilipoti o di un Calearo.
Il dubbio è solo sul quando ci si arriverà non sul se.

lunedì 11 aprile 2011

E’ ARRIVATA L’ORA DI MANDARLO A CASA, ANZI IN GALERA!!!

Il peggio che potesse capitare agli italiani onesti è avere un premier puttaniere, piduista, corruttore, evasore.

Berlusconi all’estero è sempre più imbarazzante per il nostro Paese mentre in Italia compra l’appoggio parlamentare al suo governo e per mistificare si serve dei media di sua proprietà, della claque dei giornalisti a lui asserviti. Così, nel tentativo disperato, giocandosi l’ultima partita dell’impunità, di imporre al Paese le sue tesi ribaltando la realtà, sta creando un paradosso senza precedenti per un paese civile, un obbrobrio giuridico che non è concepibile in una sana democrazia.

Ha detto e ha fatto dire alla sua maggioranza di servi venduti che telefonò in questura perché Ruby è la nipote di Mubarak, oggi dice che ha pagato Ruby per non farla prostituire, quindi si deduce che la nipote di Mubarak aveva bisogno dei suoi soldi per non prostituirsi anche se era minorenne, anzi no perché all’anagrafe marocchina avrebbero post datato la registrazione della nascita di Ruby.

Come si fa a sostenere una simile aberrazione? Cercando di comprare tutti.

IL COLMO E’ STATO RAGGIUNTO, E’ ARRIVATA L’ORA DI MANDARLO A CASA, ANZI IN GALERA!!!

domenica 10 aprile 2011

Destra e sinistra: la stessa cosa?




'Cos'è la destra cos'è la sinistra' cantava Giorgio Gaber per ironizzare sul senso di appartenenza all'una o l'altra grande famiglia politica e sostanzialmente negarne le ragioni della contrapposizione (malignamente ho sempre pensato, grosso modo gli anni corrispondono, che quella canzone nascesse dalla necessità di esorcizzare la vergogna di vedere la propria compagna di vita, Ombretta Colli, passare con Berlusconi che – detto per inciso – è l'espressione peggiore, più becera e ripugnante della destra).
Oggi la domanda se destra e sinistra siano la stessa cosa è apparentemente paradossale se riferita all'Italia dove monta il disgusto e il ribrezzo per il capo del governo sostenuto dalle forze reazionarie e l'indegna corte che lo circonda. Un capo del governo la cui unica occupazione – tra un festino e l'altro, tra una barzelletta e l'altra in cui dà voce alla propria incultura sessista e razzista – è quella di curare i propri interessi personali e difendersi dai processi che lo riguardano a costo di mandare a carte quarantotto l'impianto costituzionale, la decenza delle istituzioni, la dignità dell'Italia.
Eppure così la pensano tanti elettori (e sarebbero tanti di più senza Berlusconi) che hanno scelto il non voto o di seguire nuove formazioni politiche (Grillo ma non solo) che proclamano il superamento di destra e sinistra e che rifiutano di schierarsi da una parte e dall'altra.
Voti e non voti che al momento delle nuove elezioni potrebbero risultare decisivi per la vittoria di Berlusconi o dei suoi avversari.

venerdì 8 aprile 2011

Il punto. Povera Italia tra farsa e tragedia.


La tragedia è quella degli oltre duecento esseri umani morti in mare nel loro disperato viaggio verso l'Italia mentre inseguivano la speranza di una vita degna di essere vissuta e tra loro tanti bambini (chissà cosa proveranno nel proprio cuore coloro che sapevano solo dire 'fuori dalle balle' e solo osservare la marca delle scarpe dei migranti), la tragedia è la guerra in Libia, la tragedia sono i trecento morti dell'Aquila ed una ricostruzione del centro storico, e la ripresa della vita sociale ed economica della città, mai cominciate a due anni dal terremoto.
La tragedia è il precariato, la disoccupazione, sono i morti sul lavoro, è una crisi economica infinita, è il declino inarrestabile – morale, economico, sociale, culturale – del nostro Paese, è il degrado dell'ambiente e del territorio, è lo smantellamento inesorabile dello stato sociale e della scuola pubblica, sono i suicidi in carcere e i ragazzi morti ammazzati nelle mani delle forze dell'ordine nel quadro di un'amministrazione della giustizia che ha perso ogni carattere di umanità e di razionalità.
La farsa è lo spettacolo offerto dal circo berlusconiano (ma non manca spesso il contributo 'costruttivo' dell'opposizione), dagli strani e ridicoli animali e pagliacci che vi si esibiscono a spese del pubblico contribuente, osceni nel corpo e nell'anima, tra ostinato servilismo e labbra siliconate.
La farsa è un Parlamento ed un dibattito politico totalmente ostaggio delle magagne giudiziarie del presidente del consiglio, è la difesa dell'indifendibile tra menzogne e diversivi propagandistici, è la Camera dei deputati in cui i rappresentanti del popolo sostengono che la telefonata fatta dal presidente del consiglio alla questura per proteggere una delle prostitute che frequentava era un atto svolto nell'esercizio delle sue funzioni, è un capo dell'esecutivo che invece di adempiere al proprio ruolo istituzionale, con disciplina ed onore, si riduce al livello di guitto di una compagnia di avanspettacolo di quart'ordine, raccontando penose barzellette sessiste e razziste, esibendosi in squallidi show di fronte al dramma umano dei migranti e dei cittadini di Lampedusa e rivendicando il copyright del bunga bunga.
La farsa sono le proposte usa e getta che senza interruzione vengono presentate dalla maggioranza per intorbidire le acque, buone ultime l'esercito regionale e l'abolizione del divieto di ricostituzione del partito fascista.

domenica 3 aprile 2011

La sinistra e l'immigrazione

Per chi crede che sia ancora possibile ed anzi doveroso rapportarsi alle grandi questioni politiche attraverso le categorie di destra e sinistra, il tema dell’immigrazione è certamente un fondamentale banco di prova.
Esiste la possibilità di affrontare da sinistra (con i valori della sinistra, proponendo soluzioni di sinistra) i problemi legati all’afflusso nei paesi ricchi, in Europa, in Italia, dei disperati in fuga dal sottosviluppo, dalla guerra, dalle repressioni ma anche alla ricerca di occasioni, evidentemente non sempre nel rispetto della legalità, di realizzazione personale? Oppure è totalmente indifferente il punto di vista di sinistra e di destra rispetto all’immigrazione ed è inevitabile il cedere al populismo leghista (ed ora anche grillino) del ‘fuori dalle balle’, ‘tornate a casa’, ‘portiamoli in Francia che ha provocato l’afflusso di migranti attaccando la Libia’, ‘non possiamo mantenere anche loro se non riusciamo a mantenere noi stessi’?
Quale elettore di sinistra (e conseguentemente quale amministrazione di sinistra) ha atteggiamenti diversi da quelli della destra quando si prospetta, a due passi dal luogo dove abita, la realizzazione di un centro di accoglienza o di un campo nomadi, quando ci si vede scavalcati da un migrante nell'accesso ad una casa popolare o ai servizi sociali?
Paradossalmente i flussi migratori, conseguenza della globalizzazione neoliberista (di destra) e che costituiscono uno degli strumenti attraverso i quali si indeboliscono diritti e retribuzioni dei lavoratori, diventano argomento di propaganda e di consenso della destra che gioca cinicamente sulle paure, sui 'naturali' egoismi di ogni persona.
E d'altra parte se sono proprio i ceti al livello più basso della scala sociale i primi a pagare le conseguenze di un'immigrazione tumultuosa e non governata, trovandosi a concorrere sul mercato del lavoro con persone disposte a rinunciare a retribuzioni dignitose, a diritti sindacali e protezioni sociali, perché l'assenza di politiche di accoglienza unite all'insufficienza dei servizi sociali determina il degrado anzitutto delle periferie popolari, è un gioco da ragazzi per le forze populiste e xenofobe additare loro i colpevoli di tutti i propri problemi.
In realtà è proprio la sinistra e solo la sinistra che potrebbe dare una risposta risolutiva alla questione dell'immigrazione.

venerdì 1 aprile 2011

TENDOPOLI E MIOPIE


di Marigo Giandiego


Diciamocelo c'è un che di ironico nella piega che sta prendendo la situazione “emergenza immigrazione”. In città che tanto da fare si erano date per azzerare le baraccapoli e i campi dei Rom...Zac, sono in arrivo le tendopoli. Questo avviene con , il mogugno e l'assoluto disaccordo per una ragione o per l'altra di quasi tutti i “governatori” che modulano il proprio disappunto nelle varie lingue del loro elettorato. Un dato su tutti.

Le tendopoli sono una soluzione pessima, militarizzata ed imposta dall'alto. Una soluzione che permette al governo di continuare a giocare sull'equivoco e con le proprie contraddizioni interne. L'equivoco, forzato e pretestuoso fra “rifugiato” e “clandestino” sul quale la Lega si gioca la faccia ed anche la credibilità al Nord. Eppure arriveranno le tendopoli nonostante i governatori in un improvviso impeto di generosità avessero persino prospettato soluzioni soft, meno provvisorie e raffazzonate, meno emergenziali. Varie le modulazioni sul tema dal disappunto e la contrarietà su base dialettale tipo Zaja e Cota che la vedono come la vedono e la risolvono con lo slogan trito e ritrito del “No ai clandestini” che non ha quasi nessun senso in questo contesto...dicevamo varie modulazioni che continuano con il “si li accolgo...ma quando lo dico io” di Chiamparino...sino alle modulazioni in senso letterarrio del pur sempre buon Vendola. Che ci prova a dare a tutto questo un aspetto di umana compassione e di tragedia, fatta di persone e genti e non di cose ed istituzioni, quale in realtà è. Sta di fatto che tutta la storia puzzi di “provvisorio” di “emergenziale”. Non sappiamo esattamente cosa farcene di questi pacchi ed in attesa che il problema evapori li appoggiamo li alla bell'e meglio. Perchè di pacchi si tratta e non di esseri umani. Soffusa intorno pare di vedere una generalizzata aria di incoscienza, come se il problema fosse saltuario...lo abbiamo oggi e domani lo risolveremo...con 100 Milioni alla Tunisia o con 200 alla nuova Libia, sempre ammesso che ci sia. Giocando un gioco delle tre carte, ingannevole, miope, demenziale ecco siori e siore....qui c'è il clandestino...qui non c'è. Liberata la spiaggia di Lampedusa...siori e siore adesso ci occupiamo della tendopoli dell'Arena Rock. Tutto questo all'italiana, come se il problema delle migranze fosse riconducibile alla guerra Libica, quindi ad un avvenimento “saltuario”. Nell'inganno che domani, risolta la crisi il problema non sussista. Il sud del mondo non esista più, l'orrenda differenza, il gap fra paesi ricchi e poveri...eliminato, inesistente. Domani non ci saranno profughi, migranti, domani il problema non esisterà, domani non arriverà nessuno...li fermeremo noi con i nostri muri e il nostro filo spinato e le nostre mitragliatrici. L'idea stessa della Tendopoli si muove in questo senso...Provvisorietà, oggi ci siete domani no. Le migranze sono un fenomeno epocale...quante volte è stato ripetuto? Non si fermeranno con la cessazione dell'emergenza guerra. Non si fermeranno con la ristabilizzazione del comparto Sud Mediterraneo. Ammesso e non concesso che tale “sistemazione” avvenga. La soluzione di armare guarnigioni mercenarie da porre ai propri confini era già stata presa dall'Impero Romano e si era dimostrata fallimentare semplicemente perchè basata su una profonda ingiustizia che allora era anche meno evidente che oggi fra l'altro. Cioè che il cuore “imperiale” da solo consumasse più della metà dei beni a disposizione. Oggi è persino peggio...noi siamo convinti e disposti a difendere strenuamente il nostro diritto a consumarne molto , molto di più che la metà. Noi teorizziamo un'espansione dei consumi ed un mercato in permanente movimento che non sa dove andare e che crea le condizioni per queste migranze e per i tracolli e le crisi che lo squassano. Noi teorizziamo l'appropriazione dell'altrui ricchezza e siamo disposti a difendere il nostro status di benessere ed abbondanza come se fosse un diritto inalianabile...“giusto”. Noi continuiamo a perpetuare l'inganno che le riserve del pianeta siano inesauribili e che sia nostro diritto farne quel che vogliamo senza nemmeno spartirle equamente, perchè è il mercato inventato da noi a dettarne le regole. Come possiamo pensare quindi che una soluzione emergenziale potrà bastare a risolvere un fenomeno che è destinato a cambiare il mondo? L'unica soluzione sta nella mixitè, nella contaminazione, nella condivisione...se la statistica ci dice che ogni essere umano potrebbe avere un quintale di grano in un anno noi dobbiamo fare in modo che questo sia vero. Perchè solo così evitando che uno abbia 10 quintali e nove niente ( che per la statistisca fa lo stesso) che eviteremo che questi 10 prima o dopo si incazzino e vengano a chiedere il loro quintale. Questo non per un malcelato senso di condivisione pseudo religiosa o per un'arguta analisi marxista, ma perchè altrimenti prima o dopo ti disfano la casa, il granaio e spaccano le mura del castello per prendere quello a cui hanno diritto. Oppure se come temo i padroni dei granai non saranno assolutamente disposti a questo e schiereranno le loro truppe a difesa dei silos non dovremo stupirci se continueramnno ad arrivare...perchè lo faranno, continueranno semplicemente ad andare verso i silos...perchè è normale, umano e giusto che sia così. Permettetemi quindi di sorridere, delle tendopoli e delle emergenze e del nostro patetico tentativo di arginare quel che non si può...invece di imparere ad accogliere, e a mischiarci, perchè comunque avverrà che noi lo si voglia o meno