Le decisioni pubbliche dovrebbero dipendere da valutazioni razionali, dal pacato confronto tra tecnici ed esperti che dia la possibilità ai cittadini di esprimere, così funziona la democrazia, la propria volontà e le proprie preferenze alle quali chi ha responsabilità politiche deve attenersi. Nel caso della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione le ragioni per il no - così come enunciato nel sotto riportato documento firmato da 360 tra professori, tecnici e professionisti del settore trasporto - sono talmente macroscopiche (i danni ambientali, la devastazione della Val di Susa e della vita dei suoi abitanti, gli esorbitanti costi finanziari che non trovano giustificazione in alcun calcolo economico e in alcuna ipotesi di 'crescita') che è fuori dal mondo pretendere di non tenerne conto. "Ci spieghino perché va realizzata la TAV in Val di Susa - dice Luca Mercalli - e siamo pronti, se avranno argomenti validi, a cambiare idea" ma è evidente che Mario Monti e Corrado Passera, accreditati di una pretesa e presunta neutralità tecnica ma che rappresentano ben identificati gruppi di potere, non si renderanno disponibili ad alcun confronto. A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Giulio Andreotti, e a proposito della TAV non si può non pensar male: quali torbidi e oscuri interessi si nascondono dietro l'ostinazione a voler realizzare un'opera palesemente inutile e irragionevolmente costosa? Perché la quasi totalità dei partiti rappresentati in Parlamento (con l'eccezione dell'IDV di Di Pietro), quella stessa putrida partitocrazia che ha dovuto passare la mano - perché chi ne fa parte è manifestamente impresentabile ed incapace - nella gestione del Governo della Nazione ai tecnici designati dai grandi potentati finanziari e dai Paesi 'guida' dell'Occidente, è compattamente a favore del progetto? Chi sarebbe disposto a scommettere che, una volta cambiato il vento ed il contesto di riferimento del potere, la magistratura (anche il tanto riverito, a sinistra, Giancarlo Caselli), anzichè dedicarsi a cercare i 'terroristi' che si annidano nel movimento No TAV, non scoprirà laute tangenti pagate per la realizzazione dell'opera?
E che dire della gestione anti No-TAV dell'ordine pubblico e della narrazione che delle proteste fanno i grandi media, tutti rivolti alla criminalizzazione dei manifestanti, a presentarli come un'antistorica e violenta minoranza che si oppone al progresso? Mentre si tratta, questa è la mia opinione, di una consapevole e coraggiosa avanguardia, sostenuta da un vastissimo movimento di opionione, che si batte, con ogni mezzo e a rischio della propria incolumità fisica e stoicamente disinteressato alle inevitabili conseguenze legali, per il bene comune e per la sopravvivenza di una orgogliosa comunità di cittadini.
Questo breve monologo di Maurizio Crozza ("a che cazzo serve andare in un'ora e mezza da Torino a Lione") vale più di mille editoriali e di mille dotte relazioni.
E se proprio si temesse che fossero i comunisti i principali oppositori della TAV in Val di Susa si legga quanto scrivono i liberisti dell'Istituto Bruno Leoni.
Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino–Lione al Presidente del Consiglio Mario Monti
Gennaio 2012
Gennaio 2012
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Prof. Mario Monti
Palazzo Chigi
ROMA
On. Prof. Mario Monti
Palazzo Chigi
ROMA
Gennaio 2012
Oggetto: Appello
per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino –
Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze
economiche, ambientali e sociali.
Onorevole Presidente,
ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto,
nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a
quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e
competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea
ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per
noi, ricercatori, docenti e professionisti, una questione di metodo e di
merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del
Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura
economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.
Sentiamo come nostro dovere riaffermare - e nel seguito di questa lettera, argomentare - che il progetto1
della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito
“strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di
trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza
economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi
né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse
pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un
qualsivoglia piano finanziario), è passibile di generare ingenti danni
ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole
impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei
lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità
locali e dei territori coinvolti.
Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri
Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della
crisi, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del
Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il
valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni
prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla
ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella
Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese.
La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe
nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi
interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220
km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata
dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e
merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione
sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente
sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e
per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni
di euro.
Assenza di vantaggi economici per il Paese
Per quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra
particolarmente importante sottolineare l’assenza di un effettivo
ritorno del capitale investito. In particolare:
1. Non sono noti piani finanziari di sorta
Sono emerse recentemente ipotesi di una
realizzazione del progetto per fasi, che richiedono nuove analisi
tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano
finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse
pubbliche, rende ancora più incerto il quadro decisionale in cui si
colloca, con gravi rischi di “stop and go”.
2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici.
Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti
con gli elevati costi e il modesto traffico, cioè il grado di copertura
delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il
risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e molto
contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali.
3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere i fenomeni di congestione estrema del
traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il
sistema ferroviario "storico" sono alternative da affrontare con
urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente,
ambientalmente e socialmente redditizie.
4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile.
Le grandi opere civili presentano un’elevatissima
intensità di capitale, e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre
forme di spesa pubblica presenterebbero moltiplicatori molto più
significativi.
5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio.
I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei,
con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo
tali corridoi vi possono essere tratte congestionate alternate a tratte
con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per
ragioni geometriche può dar luogo ad un uso molto inefficiente di
risorse pubbliche, oggi drammaticamente scarse.
Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo.
Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e
internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e
il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità
sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’operatività
delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati
consumi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente
compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è
pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto
serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri.
Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi
(trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente
(prive di fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare
importanza).
Risorse sottratte al benessere del Paese
Molto spesso in passato è stato
sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente
remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato
il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una
effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono
capitali e risorse all’innovazione tecnologica, alla competitività delle
piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale,
alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del
carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con un costo
totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto
intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30
miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi
già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati),
penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico
dello stesso ordine all’entità della stessa manovra economica che il Suo
Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e
finanziaria che il Paese attraversa. è legittimo domandarsi come e a
quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a
questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico.
Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo
stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto
debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la
cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito
dall’intervento pubblico.
Sostenibilità e democrazia
La sostenibilità dell’economia
e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale
che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le
conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica
della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In
questo senso, l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare
dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra
un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche
per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare
un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e
documentabili, così come previsto dalla Convenzione di Århus2.
Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di
rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità
dell’opera.
Non ci sembra privo di fondamento affermare che
l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un
eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da
un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze
ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare un’opera che
potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri
settori prioritari per la vita del Paese.
Con viva cordialità e rispettosa attesa,
Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli
Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Politecnico di Milano
Riferimenti bibliografici: cfr. http://www.lalica.net/Appello_ a_Monti
Note
1 L'accordo del 2001 tra Italia e Francia, ratificato con Legge 27 settembre 2002, n. 228, prevede all'art. 1 che "I
Governi italiano e francese si impegnano (…) a costruire (…) le opere
(…) necessarie alla realizzazione di un nuovo collegamento ferroviario
merci-viaggiatori tra Torino e Lione la cui entrata in servizio dovrebbe
avere luogo alla data di saturazione delle opere esistenti."
Non ostante la prudenza contenuta in questo articolo, i Governi
italiani succedutisi hanno fatto a gara per dimostrare che la data di
saturazione della linea storica era dietro l'angolo. I fatti hanno
dimostrato il contrario, ma – inspiegabilmente - non vi sono segnali di
ripensamento da parte dei decisori politici.
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