Era ora. E' nato finalmente il progetto
per la costruzione di un nuovo
soggetto politico della sinistra per iniziativa, con l'adesione e
la partecipazione dei migliori e più autorevoli intellettuali
progressisti: Stefano Rodotà, Luciano Gallino, Guido Viale, Paul
Ginsborg, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Massimo Torelli, Marco
Revelli, Tonino Perna, Piero Bevilacqua (ne ho citati, tra
i primi firmatari, solo alcuni, quelli che ho avuto modo di conoscere, chiedo
scusa del mio limite, attraverso la lettura dei loro articoli e delle loro
analisi, proposte, denunce, proteste).
Un soggetto politico di sinistra,
nonostante Ginsborg
tenga a precisare che nel manifesto costitutivo non sono mai citate
le parole destra e sinistra, perché di sinistra sono i promotori, di
sinistra è l'esemplare percorso
(aperto, inclusivo, non settario, con l'impegno a combattere la
costituzione di nuove caste partitiche) che viene prospettato, di
sinistra sono il quadro dei valori e le parole chiave: democrazia –
lavoro – beni comuni – partecipazione - rottura con il
neoliberismo.
Un soggetto che deve colmare il vuoto
determinato dall'inspiegabile assenza, nel quadro politico italiano,
di un grande partito di sinistra, stante l'inesorabile involuzione
centrista del PD e la frammentazione, i mediocri personalismi dei
vari capi e capetti e la marginalità delle forze dell'opposizione
radicale.
Un vuoto tanto più drammatico quanto
più oggi i ceti dominanti (attuando una vera lotta di classe)
pretendono di uscire dalla crisi da 'destra', con la riproposizione e
anzi il rafforzamento delle politiche liberiste, facendo pagare il
risanamento economico e finanziario esclusivamente ai più deboli.
Questo nuovo soggetto – con sullo
sfondo, mi pare di capire, la Fiom, il Forum dell'acqua pubblica, il
Manifesto, la lista civica nazionale evocata da De Magistris,
Emiliano, Vendola - ha tutte le carte in regola (per quanto i citati intellettuali apportano in termini di
proposte, di principi, di valori, di competenze, di profondità e acutezza delle proprie analisi) per diventare un importante movimento di opinione.
Perché possa però incidere in modo
reale e concreto nella vita politica italiana ed europea, per
influenzarne i rapporti di forza in essere, deve ottenere la partecipazione
consapevole e convinta delle grandi masse popolari.
Non sarà solo un problema di
comunicazione, non basteranno le belle idee e i valori condivisibili.
Per non soccombere di fronte ai fattori di distorsione della
democrazia - la schiavitù dal bisogno, il peso abnorme dei poteri forti, il voto di scambio, il
clientelismo, il sistema dell'informazione (quella
televisiva in particolare), la criminalità, l'illegalità diffusa –
serve incontrare e parlare alle persone e dimostrare loro che è
possibile soddisfare i propri bisogni (anzitutto lavoro, reddito,
sicurezza sociale, futuro per sé e i propri cari) senza dover
rinunciare alla libertà e alla dignità, senza essere obbligati a
trasformarsi in servi o clienti.
E dunque in parallelo alla costituzione
del nuovo soggetto politico dovranno svilupparsi e farsi sistema reti
e circuiti economici alternativi, fondati sul mutualismo, sulla
solidarietà, sulla cooperazione vera, sul rispetto dell'ambiente e
sul riconoscimento dei diritti degli individui.
Nella logica, seguendo la lezione del
compianto Pino Ferraris,
opposta a quella della sussidiarietà intesa come esternalizzazione a beneficio del profitto privato di indispensabili funzioni pubbliche, non solo per
dare una soluzione, anche minima anche parziale, a problemi di
povertà e disagio sempre più tragici, ma per diffondere
coscienza e consapevolezza dei diritti di ciascuno e di come si possa
conquistare la possibilità di vederli concretamente riconosciuti con
dignità e in giustizia, attraverso un'azione collettiva.
Fino ad oggi di iniziative che sono
andate in questa direzione ce ne sono state tante: i gruppi di
acquisto solidale e popolare, le cooperative, le banche del tempo,
l'utilizzo collettivo di beni, i circuiti monetari complementari, le
forme di mutuo aiuto e assistenza reciproca. Ma esse non hanno mai
raggiunto un peso sociale ed economico realmente decisivo.
Se non sarà accompagnato da una forza
economica con caratteristiche tali che consentano di penetrare nel
profondo della società e di garantire l'indipendenza dai grandi
poteri economici e finanziari è difficile pensare che il nuovo
soggetto politico possa ambire ad un ruolo di reale direzione politica e
andare al di là di una funzione di mera testimonianza per recitare al
massimo la parte della ruota di scorta nella solita coalizione di
centro sinistra.
Quale sinistra? Ormai non esiste più una sinistra, i resti di una parvenza di sinistra sono morti e sepolti nel 2008, ma erano già in putrescenza nel 1992
RispondiEliminaappunto?
EliminaSe esiste una destra (e Berlusconi e Monti sono le due facce che la rappresentano), se consideriamo dei traditori quelli del PD diventati ormai dei centristi, perché dovremmo considerare morta la sinistra? Se poi si vuole chiamarla in altro modo, se si pensa che il termine sinistra sia ormai impresentabile, benissimo. Ma i contenuti saranno sempre quelli ....
RispondiEliminaGinsborg e soci ne fondano uno all'anno, è una specie di hobby del periodo di marzo. C'è chi tira fuori gli aquiloni, chi gli appelli firmati. Non per smorzare gli entusiasmi, ma più che moltiplicare ulteriormente sarebbe meglio unire quello che c'è. Anche per un minimo di rispetto nei tanti (molti di più dei firmatari di Ginsborg e soci) che militano sotoicamente nei partiti alla sinistra del PD, che hanno assieme un consenso pari se non superiore al terzo polo. A sinistra negli ultimi anni si è aggravata la brutta mania di non riconoscersi a vicenda, ognuno pensa che i compagni siano parte del problema e preferisce ricominciare tutto da capo facendo la sua cosa. Così non cresce lui, si indeboliscono gli altri e alla fine - come al solito - ci rimettono i lavoratori.
RispondiEliminaCaro GAribaldi
RispondiEliminaho consumato i tasti della tastiera del mio pc a scrivere della necessità e dell'opportunità dell'unione dei partiti a sinistra del pd (da idv a sel, da fds ai verdi, fino ai vari partiti comunisti e compreso il movimento 5 stelle) ma al momento si tratta di una cosa che non è all'orizzonte e che nessuno sembra volere. Perché rispetto chi milita in quei partiti e ritengo che i loro dirigenti non siano tutti da buttare, perché sarebbe inutile e dannoso pensare di fare tabula rasa per ripartire da zero. Allora ben venga un tentativo che, se lo interpreto correttamente, va proprio in quella direzione e che sia sostenuto dal basso e che si giovi degli strumenti di analisi del meglio degli intellettuali di sinistra. Un tentativo è chiaro, onestamente non so con quali possibilità ma credo che si debba provare ....