"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 15 marzo 2012

La patacca della Fornero




Grattando la sottile patina della sobrietà viene fuori inesorabilmente la saccenza, la presunzione, l'arroganza dei tecnici del governo Monti, stregoni (non saprei dire se esperti o apprendisti) delle scienze economiche e sociali che sperimentano le proprie teorie sulla carne viva delle persone, naturalmente la carne dei poveri cristi e non quella dei ricchi e dei fortunati. Qualcosa a metà strada tra Malthus, Mengele e il dottor Stranamore.
Per costoro che nemmeno si immaginano cosa significa vivere con uno stipendio fisso, far studiare un figlio, farsi curare in una struttura pubblica, abbandonare la propria terra alla ricerca di un lavoro impiegando larga parte del reddito per prendere in affitto una stanza - non dico un appartamento - in una grande città (eppure basterebbe vedere quanti studenti aderiscono ai programmi Erasmus, leggersi le statistiche delle nuove migrazioni dal Sud verso il Nord, dei laureati costretti ad andare all'estero per affermare il proprio merito e le proprie capacità, quando non si ha mamma e papà professori universitari e membri del Consiglio direttivo di una Fondazione Bancaria che ti finanzia la ricerca, per rendersi conto di quale sia la realtà) i privilegiati sono gli operai e gli impiegati che pretendono di andare in pensione dopo 40 anni di lavoro e ad un'età che consenta di vivere in serenità e in salute gli ultimi anni della vita, i lavoratori messi in cassa integrazione o che a cinquant'anni e passa debbono essere catapultati nell'incertezza della precarietà abolendo il fragile scudo dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Mentre i proprietari di grandi patrimoni, gli speculatori, i manager pagati mille volte i propri dipendenti, i politici corrotti e i burocrati che percepiscono retribuzioni di centinaia di migliaia di euro l'anno possono vivere indisturbati e dormire sonni tranquilli. E contro gli evasori, i mafiosi, i corrotti, i favori al Vaticano finora solo chiacchiere nonostante si stia parlando di centinaia di miliardi di euro sottratti ogni anno alle finanze pubbliche.
Chissà se a qualcuno non accecato da logiche antistataliste è venuto in mente che si potrebbero impiegare i dipendenti pubblici in esubero e qualche centinaia di migliaia di disoccupati per controlli capillari volti a debellare evasione fiscale e contributiva e la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro:  spendere cioè qualche decina di miliardi per recuperarne alcune centinaia.

Sono numerose le perle da ricordare in nemmeno quattro mesi di governo: il buonismo e la monotonia del lavoro fisso esecrati da Monti, gli sfigati del super raccomandato Martone, i giovani che vogliono il lavoro vicino a mamma della Cancellieri. Fino ad arrivare alla 'paccata' di soldi della Fornero (giustamente soprannominata la ministra Frignero dopo le lacrime nella prima conferenza stampa del governo dovute probabilmente ad uno sbaffo nel trucco o a qualche inquadratura televisiva venuta male, altre ragioni non possono esserci visto che la 'super esperta previdenziale' non si era resa conto che con la sua riforma, oltre a colpire le pensioni da fame e allontanare il tempo del riposo per milioni di lavoratori, lasciava senza reddito e lavoro decine di migliaia di persone che avevano aderito – con la condizione di poter ottenere la pensione alla fine del periodo di mobilità - ad accordi aziendali per la riduzione del personale).
Un termine equivoco 'paccata', come nota argutamente Bartezzaghi su Repubblica, che evoca significati sessuali o di fregature.
E che siamo di fronte ad una patacca o ad un 'pacco' è evidente. Per gli interlocutori in campo (partiti indecenti come PD, PDL e DC; i sindacati storicamente complici del potere economico e politico, ivi compresa la CGIL della 'piddina' Camusso; i tecnici tributari di ben individuati interessi) e per le anticipazioni di stampa sul provvedimento (e proprio le ultime dichiarazioni improntate all'ottimismo e all'accordo imminente fanno ulteriormente temere per quella che ne sarà la sostanza).
Così, dopo la discutibile promessa del 'sistema danese' con il reddito di cittadinanza da garantire a tutti i disoccupati in cambio dell'abolizione dell'articolo 18, ora si è giunti a prospettare la progressiva riduzione (come quantità monetaria e tempi di erogazione) della cassa integrazione per chi oggi ne può 'usufruire' per spalmarne i relativi stanziamenti sulla platea complessiva di chi perde il lavoro. 
Vedremo e giudicheremo.
Intanto dovremmo ammettere che un Paese guidato da un Presidente della Repubblica che avrebbe l'età (87 anni) per fare il padre nobile della politica (se ad un uomo che elogiava la repressione sovietica in Ungheria e che preferiva Craxi a Berlinguer può essere associato il termine nobile) e non per dettare l'agenda del Governo e da un Presidente del Consiglio prossimo ai 70 anni è un Paese senza speranze e senza prospettive.
E dovremmo sottolineare che questa questione del mercato del lavoro e dell'articolo 18 è l'ultima occasione, l'ultima chiamata, senza più possibilità di un appello successivo, per il PD di definirsi partito di sinistra e per la CGIL di continuare a pretendere di rappresentare i lavoratori. Da questo punto di vista l'unico aspetto positivo è che verrà squarciato per tanti elettori e lavoratori l'ultimo velo di illusione e di ipocrisia.

Nessun commento:

Posta un commento