Grattando la sottile patina della
sobrietà viene fuori inesorabilmente la saccenza, la presunzione,
l'arroganza dei tecnici del governo Monti, stregoni (non saprei dire
se esperti o apprendisti) delle scienze economiche e sociali che
sperimentano le proprie teorie sulla carne viva delle persone,
naturalmente la carne dei poveri cristi e non quella dei ricchi e dei
fortunati. Qualcosa a metà strada tra Malthus, Mengele e il dottor
Stranamore.
Per costoro che nemmeno si immaginano
cosa significa vivere con uno stipendio fisso, far studiare un
figlio, farsi curare in una struttura pubblica, abbandonare la
propria terra alla ricerca di un lavoro impiegando larga parte del
reddito per prendere in affitto una stanza - non dico un appartamento
- in una grande città (eppure basterebbe vedere quanti studenti
aderiscono ai programmi Erasmus, leggersi le statistiche delle nuove
migrazioni dal Sud verso il Nord, dei laureati costretti ad andare
all'estero per affermare il proprio merito e le proprie capacità,
quando non si ha mamma e papà professori universitari e membri del
Consiglio direttivo di una Fondazione Bancaria che ti finanzia la
ricerca, per rendersi conto di quale sia la realtà) i privilegiati
sono gli operai e gli impiegati che pretendono di andare in pensione
dopo 40 anni di lavoro e ad un'età che consenta di vivere in
serenità e in salute gli ultimi anni della vita, i lavoratori messi
in cassa integrazione o che a cinquant'anni e passa debbono essere
catapultati nell'incertezza della precarietà abolendo il fragile
scudo dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Mentre i
proprietari di grandi patrimoni, gli speculatori, i manager pagati
mille volte i propri dipendenti, i politici corrotti e i burocrati
che percepiscono retribuzioni di centinaia di migliaia di euro l'anno
possono vivere indisturbati e dormire sonni tranquilli. E contro gli
evasori, i mafiosi, i corrotti, i favori al Vaticano finora solo
chiacchiere nonostante si stia parlando di centinaia di miliardi di
euro sottratti ogni anno alle finanze pubbliche.
Chissà se a qualcuno non accecato da logiche antistataliste è venuto in mente che si potrebbero impiegare i dipendenti pubblici in esubero e qualche centinaia di migliaia di disoccupati per controlli capillari volti a debellare evasione fiscale e contributiva e la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro: spendere cioè qualche decina di miliardi per recuperarne alcune centinaia.
Chissà se a qualcuno non accecato da logiche antistataliste è venuto in mente che si potrebbero impiegare i dipendenti pubblici in esubero e qualche centinaia di migliaia di disoccupati per controlli capillari volti a debellare evasione fiscale e contributiva e la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro: spendere cioè qualche decina di miliardi per recuperarne alcune centinaia.
Sono numerose le perle da ricordare in
nemmeno quattro mesi di governo: il buonismo e la monotonia del
lavoro fisso esecrati da Monti, gli sfigati del super raccomandato
Martone, i giovani che vogliono il lavoro vicino a mamma della
Cancellieri. Fino ad arrivare alla 'paccata' di soldi della Fornero
(giustamente soprannominata la ministra Frignero dopo le lacrime
nella prima conferenza stampa del governo dovute probabilmente ad uno
sbaffo nel trucco o a qualche inquadratura televisiva venuta male,
altre ragioni non possono esserci visto che la 'super esperta
previdenziale' non si era resa conto che con la sua riforma, oltre a
colpire le pensioni da fame e allontanare il tempo del riposo per
milioni di lavoratori, lasciava senza reddito e lavoro decine di
migliaia di persone che avevano aderito – con la condizione di
poter ottenere la pensione alla fine del periodo di mobilità - ad
accordi aziendali per la riduzione del personale).
Un termine equivoco 'paccata', come
nota argutamente Bartezzaghi su Repubblica, che evoca significati
sessuali o di fregature.
E che siamo di fronte ad una patacca o
ad un 'pacco' è evidente. Per gli interlocutori in campo (partiti
indecenti come PD, PDL e DC; i sindacati storicamente complici del
potere economico e politico, ivi compresa la CGIL della 'piddina'
Camusso; i tecnici tributari di ben individuati interessi) e per le
anticipazioni di stampa sul provvedimento (e proprio le ultime
dichiarazioni improntate all'ottimismo e all'accordo imminente fanno
ulteriormente temere per quella che ne sarà la sostanza).
Così, dopo la discutibile promessa del 'sistema
danese' con il reddito di cittadinanza da garantire a tutti i
disoccupati in cambio dell'abolizione dell'articolo 18, ora si è
giunti a prospettare la progressiva riduzione (come quantità
monetaria e tempi di erogazione) della cassa integrazione per chi oggi ne può 'usufruire' per spalmarne i relativi stanziamenti sulla platea complessiva di chi perde il lavoro.
Vedremo e giudicheremo.
Intanto dovremmo ammettere che un Paese
guidato da un Presidente della Repubblica che avrebbe l'età (87
anni) per fare il padre nobile della politica (se ad un uomo che
elogiava la repressione sovietica in Ungheria e che preferiva Craxi a
Berlinguer può essere associato il termine nobile) e non per dettare
l'agenda del Governo e da un Presidente del Consiglio prossimo ai 70
anni è un Paese senza speranze e senza prospettive.
E dovremmo sottolineare che questa
questione del mercato del lavoro e dell'articolo 18 è l'ultima
occasione, l'ultima chiamata, senza più possibilità di un appello
successivo, per il PD di definirsi partito di sinistra e per la CGIL di continuare a pretendere di rappresentare i lavoratori. Da questo
punto di vista l'unico aspetto positivo è che verrà squarciato per
tanti elettori e lavoratori l'ultimo velo di illusione e di ipocrisia.
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