Seguo
da anni Beppe Grillo, attraverso i post ed i video che pubblica sul
suo blog, considerandolo, al di là delle critiche nei suoi
confronti, siano esse giuste o sbagliate, uno dei più importanti
fenomeni politici dell'Italia di questi ultimi anni, uno dei pochi
tentativi – poi si potrà discutere se spontaneo o manovrato da
qualcuno alle sue spalle, se utile per la consapevolezza collettiva o
mero sfogatoio delle frustrazioni dei cittadini – di squarciare il
conformismo del regime – culturale, economico e politico – che
domina il nostro Paese.
Ma
non avevo mai visto integralmente un suo spettacolo finché, a
seguito delle polemiche innescate dalle 'rivelazioni' del Corriere
della Sera sulle presunte dichiarazioni razziste tratte da un suo
show del 2006, ho voluto verificare la fondatezza della replica di
Grillo stesso che dal blog contestava l'estrapolazione arbitrarie di
alcune frasi dal contesto in cui erano state dette invitando ad
esaminare il video completo della sua esibizione su youtube.
Be'
allora diciamolo, secondo me, certe allusioni, certe cadute di stile,
razziste e omofobe sono presenti negli spettacoli e nelle
dichiarazioni di Grillo. Intendiamoci, cose non eclatanti che
passerebbero probabilmente inosservate se si fosse in presenza
esclusivamente di esibizioni comiche ma che non possono non essere
rimarcate quando ci si trova di fronte al leader di un importante
movimento politico.
E
d'altra parte Grillo è uso proporre consapevolmente post, argomenti,
idee, dichiarazioni che alternativamente solleticano i valori e le
rivendicazioni dell'elettorato di sinistra (il reddito di
cittadinanza, la Resistenza, i diritti dei lavoratori, la denuncia
del pensiero unico filo-israeliano) e di quello di destra (le tasse
troppo alte soprattutto per lavoratori autonomi e imprenditori, la
necessità di ridurre le spese dello Stato e i dipendenti pubblici,
la contrarietà al riconoscimento della cittadinanza ai bambini nati
in Italia da immigrati). Insieme a temi che incontrano un favore
trasversale: la contestazione dei privilegi dei politici e gli
sprechi dello Stato, la difesa dell'ambiente.
Ma
chi è e cosa rappresenta Grillo, oltre ad essere un personaggio
carismatico, un attore comico di razza, uno showman instancabile ed
efficace capace di stregare per due ore e passa il pubblico che
assiste ai propri spettacoli? Un esperimento mediatico del dottor
Stranamore Casaleggio? Un'entità manovrata da qualche potenza
straniera o dai poteri forti per destabilizzare l'Italia? Un uomo che
combatte il declino che colpisce inesorabilmente i personaggi di
successo del mondo dello spettacolo percorrendo nuove strade per
conservare popolarità e guadagni milionari? Un uomo spinto
dall'ambizione e dai propri sogni di gloria? Semplicemente un uomo
onesto che combatte per il bene comune?
Non
lo so e credo che nessuno possa dare una risposta in assenza di
concreti elementi di fatto.
Per
quanto mi riguarda mi riconosco pienamente in quello che scrive il
buon Aldo
Giannuli:
“Non ho mai nascosto la mia simpatia esterna verso un movimento che
può crescere e dare un contributo importante al rinnovamento di
questo paese ed ho sempre detto che l’esito del processo aperto
dalla nascita del M5s dipenderà anche dalla capacità di dialogo che
avremo noi da sinistra. E dunque ho avuto un atteggiamento amichevole
che confermo –pur nella differenza di collocazione politica: io ero
e resto marxista- ma la migliore prova di amicizia è non tacere
nessuna critica.”
Tornando
agli spettacoli di Grillo, è questo il contesto dove si può
comprendere quella che è, secondo me, la chiave del suo successo e
del suo attuale consenso: dire ad alta voce quello che pensiamo in
tanti, probabilmente la stragrande maggioranza dei cittadini. E cioè che ci stanno
ingannando e mentendo tutti: politici, burocrati, militari,
industriali, finanzieri, economisti, giornalisti, medici, produttori
di farmaci.
Ci raccontano
menzogne da sempre. Basta guardare alla storia d’Italia anche
limitandosi al solo dopoguerra: Portella della Ginestra, il piano
Solo, il terrorismo, l’assassinio di Moro, Ustica, le stragi di
mafia.
E
non solo in Italia: Pearl Harbour, l’11 settembre, le armi chimiche
di Saddam Hussein e si potrebbero indicare una serie infinita di
episodi.
Menzogne
sull’economia, sulle tasse, sui rifiuti, sulla medicina, sulle
guerre.
Non
conta che le contro-verità di Grillo siano poi effettivamente
autentiche: le nanoparticelle, la wash ball, i motori ad alta
efficienza. Tutti noi sappiamo che esistono altre verità che vanno
conquistate contro e nonostante il potere, contro gli interessi
dominanti. Il messaggio centrale di Grillo è l'invito a diffidare, a
cercare di capire, ad ascoltare altre campane, ad informarsi
attraverso la rete. E questo va apprezzato ed elogiato
incondizionatamente: al di là dei motivi per cui lo faccia ciò che
sta seminando tra i cittadini e soprattutto tra i giovani non resterà
senza conseguenze, non potrà essere cancellato da un momento
all'altro, implica un percorso di ricerca di conoscenza e
consapevolezza da cui non sarà possibile tornare indietro.
Anche
se poi bisogna riconoscere che nessuno può diventare esperto di
tutto: chimico, biologo, farmacologo, medico, economista,
commercialista. La politica (così come la vita) richiede di fidarsi
di qualcuno, di delegare, di scegliere di fare
assegnamento sull’esistenza di persone capaci ed oneste. Come fa
d'altra parte lo stesso Grillo, contraddicendo in questo almeno in
parte le sue impostazioni, fondando la validità delle sue idee e
delle sue proposte sul parere degli esperti mondiali che consulta (come se
anche loro non fossero condizionabili, corruttibili e non potessero perseguire
interessi oscuri e di parte). Bisogna coltivare il dubbio, la
ricerca, aprirsi alle analisi indipendenti senza cadere in nuovi
dogmatismi.
Il
fatto che il Movimento Cinque Stelle sia attualmente oggetto di
un'aggressione mediatica da parte dell'establishment politico ed
economico attraverso i suoi organi di informazione (e tra queste La7
di Telecom che qualche desiderio di rivalsa nei confronti di Grillo
deve averlo …) dimostra il peso della minaccia che questo
Movimento rappresenta nei confronti del potere, essendo passato da
una marginale presenza politica a livelli di consenso importanti e decisivi (si vedano gli ultimi
risultati elettorali, la conquista di una città come Parma, i sondaggi
che gli accreditano risultati a due cifre addirittura tra il 15 e il
20 per cento dei voti alle prossime elezioni politiche).
Certo
esiste un problema di democrazia interna nel Movimento Cinque Stelle
ma non perché lo dice Favia (una persona seria ed onesta certe
posizioni le affronterebbe alla luce del sole e non in 'strane'
registrazioni fuori onda considerato che non risulta che Grillo si
serva di squadracce per reprimere il dissenso interno) o perché si
debbano prendere lezioni di trasparenza e di quali siano i meccanismi
corretti attraverso i quali le organizzazioni politiche formano le
proprie decisioni dai partiti di Casini e Cuffaro, di Berlusconi,
Letta e Cicchitto, di D'Alema e Veltroni, di Lusi, Scajola,
Formigoni, Penati, Milanese, dei signori delle tessere.
Con queste accuse e queste polemiche si
sta scoprendo l'acqua calda come scrive Marco Cedolin, si tratta di
argomenti ampiamente conosciuti e dibattuti in rete come dimostrano
post di anni fa. Ne cito due: uno di Pietro Orsatti ed uno pubblicato su questo blog.
Esistono
problemi nel Movimento Cinque Stelle perché un conto è parlare di
democrazia diretta ed un conto è realizzarla e perché è arduo, io
credo impossibile, strutturare un'organizzazione politica senza un
ceto dirigente, quadri intermedi (sia pure liberamente scelti e
vincolati alla temporaneità dell'incarico), senza (veri) congressi e
consultazioni pubbliche in cui iscritti e simpatizzanti siano
chiamati a decidere le questioni politiche fondamentali: il programma
e le alleanze.
Ferme restando le critiche che da sinistra si possono fare (e che io faccio mie), Grillo,
Casaleggio e i cittadini dei meetup hanno fin qui svolto un gran
lavoro, che deve ancora di più far rimarcare l'arretratezza dei
leader della sinistra radicale, ma ora, riprendendo sempre Giannuli,
sono ad un bivio.
Possono
incassare dal punto di vista elettorale il consenso fin qui raggiunto
per una probabilmente non trascurabile presenza parlamentare che
difficilmente però potrà essere qualcosa di più di una
testimonianza e andare oltre il vano tentativo di intralciare decisioni prese
in altre sedi e da altri poteri, non democraticamente eletti, di cui
PD, PDL, UDC e SEL sono e saranno i meri esecutori.
Oppure,
cogliendo l'opportunità storica che abbiamo di fronte per il vuoto
politico che si è prodotto, fare piazza pulita delle accuse di doppiogiochismo che gli vengono rivolte e diventare promotori e partecipi di una più
ampia alleanza per l'alternativa – insieme a Di Pietro, agli
'arancioni' di De Magistris, ai comunisti, agli ambientalisti, alle
liste civiche, alla Fiom, agli intellettuali di ALBA, di Micromega,
del Fatto Quotidiano, del Manifesto, ad Alternativa di Giulietto
Chiesa – per trasformare radicalmente il nostro Paese.
Un'Alleanza
in cui, forte dei propri numeri, il Movimento Cinque Stelle potrebbe
imporre le proprie condizioni: programmi e candidature scelte dal
basso, incandidabilità di inquisiti, condannati e di chi ha
pregresse esperienze in assemblee rappresentative, rifiuto del
finanziamento pubblico.
Io,
come faccio da anni, continuo ad illudermi che esista ancora una
possibilità di salvezza per il nostro Paese.
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