Quali riflessioni suscita l'ultimo caso
di politici colti con le mani nella marmellata, il 'disinvolto'
utilizzo dei finanziamenti erogati dalla Regione Lazio – milioni di
euro – al gruppo consiliare del PDL a causa del quale ne è stato posto
sotto inchiesta l'ex capogruppo Fiorito detto “er Batman”?
Anzitutto che nonostante ci abbiano
raccontato che l'Italia era sull'orlo del baratro e che per salvarci
era necessario adottare misure da economia di guerra, provocando la
più grave recessione dal 1945 ad oggi e bombardando welfare e
diritti sociali, la stragrande maggioranza del ceto politico ha
continuato a gozzovigliare alle nostre spalle, utilizzando a fini
privati i soldi del finanziamento pubblico ai partiti e continuando a
percepire retribuzioni sproporzionate per lo svolgimento di cariche
elettive, ad arricchirsi con la corruzione, a sperperare il denaro
pubblico per favorire congiunti, amici, amanti, vecchi sodali
attraverso consulenze, appalti e nomine nelle aziende pubbliche.
Dimostrando con ciò non solo il
proprio infimo livello morale ma anche scarsa intelligenza, incapaci
di muoversi pur nell'illegalità con un minimo di prudenza, di
pudore, di truffaldina furbizia.
Questi soggetti – sono quelli che
quando intervistati dalla Iene mostrano di non avere alcuna nozione
di base della Costituzione, della storia, della geografia, delle
questioni internazionali – si segnalano esclusivamente per la
propria sguaiatezza, arroganza, ignoranza.
Se le teorie lombrosiane –
individuare i soggetti predisposti ai comportamenti devianti e
criminali in base ai propri tratti somatici - non fossero
inaccettabili per il loro insito razzismo troverebbero sorprendenti
conferme nelle facce di numerosi 'protagonisti' politici di questi
tempi: Belsito, Fiorito, Scilipoti.
Andando indietro con la memoria solo
negli ultimi anni ci troviamo di fronte ad un autentico stillicidio
di inchieste giudiziarie per episodi di corruzione, di malversazione,
di tradimento dello spirito di disciplina e onore che deve ispirare
chi svolge funzioni pubbliche: dall'inchiesta sull'urbanistica contrattata a Firenze con coinvolgimento di Ligresti e dell'ex assessore piddino di Firenze Graziano Cioni a quella sulla sanità publiese, dallo scandalo della protezione civile (con annesso appartamento di Scajola pagato da qualcuno a sua insaputa) al caso Penati, Delbono, la P3, la P4 e Alfonso Papa, Milanese, Lusi il tesoriere della Margherita che ha tenuto per sè o trasferito ad altri gran parte dei finanziamenti destinati ad un partito morto e defunto, Belsito che faceva altrettanto insieme ai membri del 'cerchio magico' di Bossi con i finanziamenti alla Lega, Formigoni e la sanità lombarda.
Con gli intermezzi, e tralasciando molti altri casi, di Cuffaro e Lombardo costretti alle dimissioni da Presidenti della Regione Sicilia per inchieste legate alla mafia.
Ha solo in parte ragione Michele Serra quando afferma che i nostri politici sono espressione ed emanazione della società civile. Anzitutto ci sarebbe da discutere se della maggioranza della società civile o solo di una minoranza e sarebbe poi da verificare chi voterebbero gli elettori se potessero liberamente e consapevolmente scegliere qualora fossero attuati una serie di accorgimenti: l'anagrafe patrimoniale degli eletti, l'assoluta pubblicità degli atti e dei provvedimenti di spesa degli organi politici e della pubblica amministrazione, la divulgazione integrale dei modi di utilizzo dei finanziamenti pubblici ai partiti ed il loro controllo da parte di autorità indipendenti ed imparziali, l'ineleggibilità dei condannati e di chi si trova in una posizione di conflitto di interessi, la perdita del diritto di voto per gli evasori fiscali, i tangentisti, i criminali.
Con gli intermezzi, e tralasciando molti altri casi, di Cuffaro e Lombardo costretti alle dimissioni da Presidenti della Regione Sicilia per inchieste legate alla mafia.
Ha solo in parte ragione Michele Serra quando afferma che i nostri politici sono espressione ed emanazione della società civile. Anzitutto ci sarebbe da discutere se della maggioranza della società civile o solo di una minoranza e sarebbe poi da verificare chi voterebbero gli elettori se potessero liberamente e consapevolmente scegliere qualora fossero attuati una serie di accorgimenti: l'anagrafe patrimoniale degli eletti, l'assoluta pubblicità degli atti e dei provvedimenti di spesa degli organi politici e della pubblica amministrazione, la divulgazione integrale dei modi di utilizzo dei finanziamenti pubblici ai partiti ed il loro controllo da parte di autorità indipendenti ed imparziali, l'ineleggibilità dei condannati e di chi si trova in una posizione di conflitto di interessi, la perdita del diritto di voto per gli evasori fiscali, i tangentisti, i criminali.
E poi, a proposito di democrazia
diretta, se si pensa che i componenti delle assemblee elettive, anche
in ragione di insufficienti conoscenze e competenze, sono ormai
ridotti a semplici burattini del voto che eseguono passivamente le
direttive del partito di appartenenza su provvedimenti - predisposti
dagli 'esperti, i tecnici delle pubbliche amministrazioni, dei
partiti, delle lobbies - che non sono in alcun modo in grado di
capire non si comprende quali timori possa suscitare il lasciare ai
cittadini il potere di esprimere direttamente le proprie scelte.
Se i tecnici al Governo fossero stati
intellettualmente onesti avrebbero messo sul tavolo, collegandoli in
modo indissolubile e potendo contare sul consenso maggioritario dei
cittadini, i provvedimenti per il risanamento della finanza dello
Stato insieme a quelli per la moralizzazione della vita pubblica:
lotta alla corruzione, riduzione delle spese per la politica,
contrasto vero all'evasione fiscale.
Non solo il preteso salvataggio
dell'Italia è stato caricato esclusivamente sulle spalle dei ceti
popolari, con provvedimenti ingiusti e sbagliati, ma si sono
lasciati completamente inalterati i privilegi delle 'caste'. Perché
il governo Monti è stato il frutto di un patto scellerato: mano
libera su ciò che andava a vantaggio dei poteri finanziari purché
non torcesse nemmeno un capello ai ceti parassitari, a cominciare dai
politici, di questo Paese.
Così continuiamo ad avere più
parlamentari e con i compensi più elevati di qualunque altro Paese al
mondo, il Quirinale che costa più di Buckingham Palace, funzionari
pubblici pagati più di Obama, appannaggi agli amministratori di
aziende di proprietà dello Stato o degli enti locali e pensioni di manager, burocrati, politici a
cifre fuori dalla realtà e dalla decenza.
E mentre si fa un passo avanti
(o si fa finta di fare un passo avanti) nella riduzione dei privilegi
dei politici a livello nazionale si fanno due passi indietro a
livello locale ed in particolare a livello regionale che oggi
rappresenta il vero buco nero nel quale, a causa degli sprechi e
degli sperperi, precipita lo Stato.
Ora magari avrà pure qualche argomento valido chi sostiene che la lotta alla casta nasconde, almeno nelle intenzioni di qualcuno,
il retropensiero di svalutare la Politica espressione della volontà
popolare a vantaggio di ristrette oligarchie di 'illuminati' ma resta il fatto che non
potrà mai esserci salvezza per l'Italia finché la cosa pubblica
resterà ostaggio di bande di inetti e di corrotti, arroganti e
voraci, pronti a vendersi al migliore offerente. E le cifre in ballo quando si parla dei 'costi' della
politica (tra finanziamenti ai partiti e retribuzioni degli eletti),
della corruzione, delle pensioni d'oro e delle retribuzioni fuori
dalla norma a carico del contribuente non sono bazzecole ma
decine e decine di miliardi di euro. Sperperi intollerabili tanto più quando, seguendo le logiche distorte dei mercati e i diktat europei, si raschia
il fondo del barile delle spese sociali e mancano i soldi per gli investimenti
produttivi.
Qualche notazione merita infine Renata
Polverini, la popolana pasionaria della destra, per la cui ascesa politica
molto deve ringraziare il Partito Democratico che l'ha fatta
conoscere al grande pubblico con il proprio programma principe di
informazione politica, Ballarò, e che l'ha agevolata per la vittoria
elettorale nel Lazio, così come rivelato da Concita De Gregorio (che
ovviamente se fosse stata una persona con la schiena dritta questa
cosa l'avrebbe detta quando era ancora alla direzione dell'Unità e
non solo dopo che era stata rimossa da quell'incarico) ma di cui
qualunque osservatore attento poteva accorgersi.
La Polverini sa come pochi guardare ai
propri interessi personali (specie quelli immobiliari) e probabilmente ben
conosce l'umore profondo della 'ggente' proprio per la trascorsa
esperienza di sindacalista, sia pure di un sindacato giallo, dunque
credo comprenda perfettamente che gli abusi commessi – ostriche,
champagne, festini in maschera, viaggi, bonifici diretti a conti
privati - nell'utilizzo dei finanziamenti ai partiti rappresenta la
cosa forse oggi più intollerabile per l'opinione pubblica, forse
più, ahimè, della disoccupazione o delle morti sul lavoro. Abusi in
grado di determinare il declino inesorabile di un esponente politico.
La Polverini ha reagito col proprio
stile – tutto chiacchiere e privilegi – alla prospettiva di veder
compromessa la propria carriera politica: alzando la voce in
Consiglio regionale e minacciando le dimissioni, evocando senza
pudore ed eleganza la malattia che l'ha recentemente colpita ("I
tumori che stanno qui dentro, come erano nella mia gola, vanno
estirpati”) per riguadagnare credibilità.
Anche se non fosse direttamente
coinvolta nell'utilizzo fraudolento dei fondi pubblici e non si fosse
resa conto di nulla (che è già di per sè una colpa, almeno nei Paesi civili), nonostante i festini a cui pure partecipava e in
cui si faceva immortalare, resta però in capo alla Polverini una
evidente responsabilità politica: perché quel Fiorito era il capo
del gruppo più importante della sua maggioranza, perché quei
finanziamenti ai gruppi compreso quello alla propria Lista Polverini,
30
milioni di euro in due anni, rappresentano una decisione politica
della sua maggioranza e della sua Giunta che nel contempo
smantellava il sistema sanitario del Lazio e aumentava le aliquote
dell'Irpef regionale.
E gravissime sono le responsabilità
politiche anche degli altri gruppi consiliari, a partire da quello del PD,
che hanno intascato nel silenzio i finanziamenti ad eccezione dei
radicali che hanno fatto scoppiare lo scandalo.
Cosa succederà ora? Probabilmente quello che succede
sempre in questi casi, salvo sviluppi, al momento imprevedibili, dell'inchiesta giudiziaria: si nega tutto e perfino l'evidenza, si alza
il solito polverone per nascondere i fatti e dando in pasto al popolo
qualche provvedimento 'moralizzatore', si prende tempo contando sulla
poca memoria dei cittadini e che i soliti cavilli giuridici, grazie alle leggi approvate proprio dai politici corrotti, inceppino
il lavoro dei magistrati inquirenti, si aspetta che il prossimo
scandalo ponga in secondo piano quello di oggi.
E' possibile che la Polverini, con il
conto in rosso, possa andare oltre la sceneggiata del discorso 'dei
tumori' in Consiglio regionale e rinunci alla carica di Presidente
regionale e ad almeno altri due anni di potere, di privilegi, di
stipendio, di finanziamenti alla propria lista?
Aggiornamento del 25 settembre. Alla fine la Polverini ha dovuto dimettersi, per tentare di preservare le possibilità di una futura carriera politica e perché l'atteggiamento dell'opinione pubblica nei confronti degli abusi in questione, diciamolo anche grazie a Grillo e al Movimento 5 Stelle, non consente più di questi tempi facili insabbiamenti.
Aggiornamento del 25 settembre. Alla fine la Polverini ha dovuto dimettersi, per tentare di preservare le possibilità di una futura carriera politica e perché l'atteggiamento dell'opinione pubblica nei confronti degli abusi in questione, diciamolo anche grazie a Grillo e al Movimento 5 Stelle, non consente più di questi tempi facili insabbiamenti.
Quanti polverini in questo prato fiorito.... di soldi non loro usati in modo erroneo.
RispondiEliminaSono una pensionata proveniente da un ente pubblico in cui seguivo il settore amministrativo_contabile (bilancio contabilità, appalti, personale). Ho lavorato per 37 anni ed ho sempre, sentito oltre alla responsabilità della gestione del denaro di tutti, il dovere di dare ai miei collaboratori un esempio di moralità. Il tutto anche pagando di persona in conseguenza di atteggiamenti intransigenti nei confronti di superiori o colleghi.
RispondiEliminaLa questione Polverini & Co,mi pare emblematica oltre che per il manifesto senso di irresponsabilità,che avevamo comunque già notato nel caso Lusi, per l'arroganza dei personaggi e per la potenzialità esemplarmente negativa. Io vivo in un territorio che è esempio di partecipazione attiva a tutte le forme di volontariato che costituiscono una risorsa che, spesso, attenua le carenze delle istituzioni: avremo ancora la forza di dare, senza nulla ricevere, dinanzi a cotanti esempi?