Così recita l'articolo 1 della
Costituzione Repubblicana:
“L'Italia è una Repubblica
democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Il lavoro come diritto sostanziale di
tutti i cittadini e fondamento della vita sociale ce l'eravamo già
giocati da tempo.
Per quanto riguarda la sovranità
popolare, ovviamente solo facendo finta che l'Italia possa essere
ancora considerata una democrazia e che le regole costituzionali
siano effettivamente applicate, essa trova la propria espressione
centrale, anche se non unica, nelle elezioni attraverso le quali il
popolo sceglie i propri rappresentanti in Parlamento in funzione
dell'indirizzo politico e del programma di governo che vuole vedere
realizzato.
Ma per Napolitano, ad ascoltarne le
parole pronunciate nel videomessaggio inviato al Workshop Ambrosetti
di Cernobbio, anche questa ultimo simulacro della democrazia deve
essere svuotato e sterilizzato.
Non è contento colui che è stato
definito il peggior Presidente della storia repubblicana di aver
deragliato dal proprio compito di imparziale garante delle
istituzioni e del gioco democratico (compito disatteso durante tutto
il mandato di governo di Berlusconi avallandone le leggi ad
personam) per assumere, contra constitutionem, il ruolo di promotore ed artefice dell'indirizzo politico di governo ma nutre ora la
pretesa che le politiche del suo governo Monti, opinabili e
contestabili come tutte le scelte politiche, debbano necessariamente
perpetuarsi anche nella prossima legislatura al di là di quanto
potranno decidere gli elettori.
E che i partiti che dovranno e
potranno contendersi, gli unici a ricevere la legittimazione
in tal senso in una specie di lavagna dei buoni e dei cattivi, la
guida del governo saranno quelli che sottoscriveranno su sua
iniziativa l'impegno a proseguire gli impegni europei come se queste
– l'euro, l'austerità, le politiche monetarie e sul lavoro, le
compatibilità europee – non fossero proprio le opzioni su cui
devono pronunciarsi gli elettori.
L'Arbitro cessa di essere tale e ed opera apertamente per far vincere una o solo alcune delle squadre che partecipano alla contesa elettorale negando pari dignità e pari diritti a quella vasta
parte delle forze politiche e della società civile che, dentro le
regole costituzionali, si oppone all'euro e all'Europa o almeno a
questa Europa sotto il giogo della dittatura della finanza e dei
mercati.
Afferma Napolitano:
“Mi adopererò perché in Italia venga esplicitamente e largamente
condiviso l'impegno a dare seguito e sviluppo a scelte di fondo
concertate in sede europea. I diversi schieramenti politici che si
contenderanno il consenso degli elettori possono ben riconoscere la
necessità vitale di un loro impegno convergente su quel terreno.
Cercherò di sollecitare una tale manifestazione di libera e limpida
consapevolezza politica, considerandolo mio dovere, fino al termine
del mandato presidenziale".
Il disprezzo della volontà e della
sovranità popolare che raggiunge il suo apice, in quello che fu Il
chierico fedele del Talleyrand rosso, nell'incontro tra la
vecchia formazione leninista e la fede incrollabile acquisita negli
anni nella religione atlantista e dei mercati finanziari.
C'è da pensare che l'insistenza con
cui Napolitano auspica la modifica della legge elettorale non stia
tanto nelle storture del Porcellum (l'assenza del potere di scelta
dei parlamentari da parte degli elettori usurpato completamente dalle
segreterie dei partiti, lo sproporzionato premio di maggioranza alla
Camera non fondato su alcuna percentuale minima della coalizione
vincente a cui unisce, in un difficile equilibrio di governabilità,
il sistema del Senato maggioritario su base regionale) quanto
nell'indicazione sulle schede del candidato Premier. Questione sulla
quale in effetti il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto
opporre, anziché sulla risibile questione delle intercettazioni, il
conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale essendo
lesi nello specifico i propri poteri costituzionali di scelta del
Capo del Governo. Ma dopo non aver battuto ciglia nel nominare
Berlusconi alla guida del Governo (e ministri come la Carfagna,
Saverio Romano, addirittura sia pure solo per pochi giorni Brancher
…) Napolitano è terrorizzato dal doversi trovare costretto ad
affidare l'incarico della formazione dell'Esecutivo – perché ciò
di fatto gli impone la legge elettorale in vigore - non solo e non
tanto ad un esponente delle opposizioni populiste, la
cui vittoria è difficile prevedere, ma a qualcuno (ad esempio
il vincente delle primarie del centrosinistra: Bersani, Vendola,
Renzi) che non sia il fidato Monti.
Post Scriptum. La Presidenza della
Repubblica probabilmente non nega il proprio messaggio augurale,
condito dagli auspici di rito, ad alcun congresso e convegno anche di
parte (ad eccezione
di ciò che riguarda il Movimento delle Agende Rosse di Salvatore
Borsellino per la verità sulle stragi di mafia) ma non provoca
disgusto vederlo omaggiare – senza una parola di critica, senza un
distinguo – quelle adunate delle classi dirigenti (Cernobbio) o dei
movimenti (Comunione e Liberazione) che così tanta responsabilità
hanno nella crisi italiana?
Siamo a livello Segni, deve solo impegnarsi.
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