"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 1 settembre 2012

Il secondo lavoro dei poliziotti

Se fossero vere (ho cominciato altri post con questa premessa perché nella congerie di informazioni che ci propinano i media, resi disponibili in quantità industriali dal web, è sempre più difficile distinguere il vero dal falso, ciò che è supportato – soprattutto quando si citano stime e statistiche - da ricerche oneste e ciò che è costruito strumentalmente per ingannare e confondere l'opinione pubblica) le risultanze dell'inchiesta di Repubblica la Second life dei poliziotti e cioè che il trenta per cento dei membri delle forze dell'ordine del nostro Paese ha un secondo lavoro, prevalentemente in nero, ci troveremmo di fronte a dati di estrema gravità.
Oltre a trovare un'ulteriore conferma l'impoverimento della classe media, il fatto che anche i cosiddetti garantiti, con posto fisso e stipendio sicuro, non riescono più ad arrivare a fine mese e a garantire la sussistenza (definita nel contesto storico attuale) ed una vita dignitosa a sé e alla propria famiglia, significherebbe che il trenta per cento degli addetti alla sicurezza pubblica vive nell'illegalità (perché l'economia in nero significa evasione fiscale e contributiva) e potenzialmente sotto ricatto, soggetti al rischio di incorrere, a fronte dello svolgimento di attività non autorizzate, in sanzioni disciplinari o addirittura nel licenziamento.
C'è da chiedersi come questi agenti della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato, dei Carabinieri, dei Vigili Urbani possano operare – con il dovuto impegno, con motivazioni adeguate, scevri da qualunque tentazione di compromesso e di resa alle lusinghe della corruzione – il dovuto contrasto all'evasione fiscale, alla criminalità organizzata e comune.
Ed ancora e soprattutto non si deve ritenere che la ferocia e l'odio da cui le 'forze dell'ordine' si fanno travolgere in tante occasioni – la Diaz, Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, per citare solo alcuni tragici esempi – e che li porta a gestire con intollerabile violenza le manifestazioni pubbliche e l'arresto di povericristi derivino, oltre che da ben determinate visioni ideologiche, anche dalla frustrazione, dal rancore, dalla stanchezza che comporta questa 'doppia vita'? Una situazione, un contesto di fragilità e di disagio di cui le autorità politiche ed i vertici delle forze dell'ordine non possono non essere a conoscenza ma sui quali, per deliberata strategia, è forse più utile e conveniente non intervenire.


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