"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 4 ottobre 2009

Giorgio Napolitano "il Garante"

“Nella Costituzione c’è scritto che il Presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi, il Parlamento rivota un’altra volta la stessa legge ed è scritto che a quel punto io sono obbligato a firmare. Questo voi non lo sapete? Se mi dite non firmare, non significa niente”.

Con queste parole Giorgio Napolitano ha risposto, secondo lui, ad un cittadino che gli chiedeva di non firmare lo scudo fiscale, in difesa dei cittadini onesti.

Davvero questo Paese è rovesciato.

Un comune e semplice cittadino coglie e rivendica il cuore della nostra Costituzione e l’essenza legalitaria della democrazia, ne sollecita la necessaria e doverosa difesa ed illustra con mirabile sintesi obblighi e funzioni del primo cittadino del Paese, al quale, sempre secondo la nostra Costituzione, è affidato l’alto compito di garantirne il rispetto, conferendo proprio a lui il potere di denunciare prontamente ogni deviazione dalla stessa, inchiodando alle proprie responsabilità politiche chi di quelle devianze si è reso autore e tempestivamente risvegliando l’attenzione e la vigile sovranità dei cittadini, appunto sovrani.
Insomma, un comune cittadino che, forse di questi tempi, tanto comune non è.

Mentre il Presidente della Repubblica, che dovrebbe avere piena contezza di tutto ciò, più e meglio del comune cittadino, pronuncia frettoloso e anche un po’ innervosito parole che suonano alle mie orecchie come minimo gravemente irresponsabili e cerca di nascondere i suoi doveri, omettendo e deformando intere parti della Costituzione, fino a ridurla ad una poltiglia priva di senso, confidando forse nell’ignoranza degli italiani e quasi suggerendo, con quel suo “Questo voi non lo sapete? Se mi dite di non firmare, non significa niente”, che i comuni cittadini non devono pensare con la loro testa ed interpretare leggi e Costituzioni, per queste cose ci sono i politici, tipo lui.

Invece la Costituzione possono leggerla ed interpretarla tutti, sarebbe anzi auspicabile che lo facessero, e Napolitano avrà certo l’umiltà di riconoscere che altri, non dico io, potrebbero farlo anche più e meglio di quanto non possa o non voglia fare lui.
Che a Napolitano piaccia o no, insigni costituzionalisti ci hanno spiegato che la Costituzione assegna al Presidente della Repubblica la principale e fondamentale funzione di garante della stessa, nel quadro di un articolato e sofisticato equilibrio di poteri.
Una funzione il cui adempimento è affidato ad atti materiali, per i quali la Costituzione stessa ha predisposto appositi strumenti (es. rinvio motivato di una legge alle Camere, prima della promulgazione; un rinvio che può avere un peso politico enorme). Ed una funzione la cui efficacia e il cui peso dipendono dall’intelligenza, serietà, responsabilità, autorevolezza e lealtà della persona fisica di volta in volta chiamata all’alto compito.

Napolitano vorrà senz’altro scusarmi se mi permetto di ragionare con la mia testa e far mie interpretazioni distanti dalle sue, fino a dissentire e dissociarmi dalle sue parole, e con riferimento ad esse esprimere la mia preoccupazione.
Sono io che chiedo a lui: cosa dovrebbe significare quello che ha detto? Cosa devo pensare? Che il Presidente della Repubblica non conosce la Costituzione? Che la conosce, ma la evita?
Perché da come si è espresso, io questo ho capito.
Napolitano sembra lasciare intendere di non poter fare nulla, neanche fosse un extracomunitario senza permesso di soggiorno anziché il Presidente della Repubblica; dice di non avere poteri, dimenticando pubblicamente, tra gli altri, l’esistenza dell’esplicito art. 74 Cost., come se i nostri Padri costituenti non l’avessero scritto.
E finisce così con l’allinearsi al Pd e all’Udc, che riempiono i telegiornali di tanti bla bla bla e poi non si presentano in aula per tradurre le chiacchiere in fatti, dando il via libera allo scudo fiscale ed assecondando di fatto spregevoli interessi degli unici beneficiari: i criminali, che da queste parti sono molto ben organizzati.

Non ho il potere di impedirlo, ma che mi sia almeno concesso di esprimere la mia indignazione di fronte a questo teatrino, che prepotente fa squadra in un ormai consueto gioco delle parti, dove persino il Presidente della Repubblica finisce col mostrarsi, almeno di fatto, utile sintesi di un ingiusto e crudele feudalesimo made in italy.

Se Napolitano è costretto o minacciato, che lo dica.

Non è la prima volta che lo vedo minimizzare i suoi poteri e le sue responsabilità, fino a farle sparire in modo a mio avviso gravemente ingannevole, liquidando l’Italia e gli italiani, quasi fossero un fastidioso incomodo e lui avesse altro di ben più importante cui pensare.

Un atteggiamento molto diffuso nell’attuale classe dirigente, la quale sembra trattare la gente un po’ come tratta la Costituzione: se non le dai voce, non può parlare.
Tanto la maggior parte della gente non ci capisce niente e ha bisogno di punti di riferimento che, giusti o sbagliati che siano, difficilmente ha il coraggio di mettere in discussione.

In effetti, l’Italia se la sono dimenticata tutti ed effettivamente sta diventando un fastidioso incomodo.
Per dirla tutta, casca a pezzi.
L’Abruzzo si sbriciola; la Campania e le sue fertili terre sono ormai ridotte ad una gigantesca discarica tossica; Viareggio prende fuoco; Reggio Calabria è in larga parte senza acqua potabile; la Sardegna mangia pane e uranio impoverito; la Toscana e il suo tessile sono ostaggio della mafia cinese; la Lombardia è ormai indistinguibile dalla Sicilia mafiosa un tempo nemica dello Stato (oggi sembrano diventati amici per la pelle); Venezia e le sue antiche glorie affondano lentamente in una dimenticata laguna; Taranto è la città più inquinata d’Europa; Messina, come il resto d’Italia, muore sotto il fango..

E’ impressionante l’immagine plastica che la realtà impone a chi ha ancora occhi per vedere.

E fa davvero male vedere le istituzioni della sofferta Repubblica italiana ormai ridotte in questo stato. Scompostamente occupate da gente che non si capisce neppure da dove venga, né cosa dica e cosa ci faccia lì.

Un Paese allo sbando, senza più leggi da rispettare, esempi da seguire, maestri da ascoltare..

Chi, calpestando ogni regola, riesce ad avere potere, si aggiusta le cose per sé. Tutti gli altri subiscono e si arrangiano come possono.

Davvero un bel Paese, non c’è che dire.

Se consideriamo il complessivo ed orrendo degrado politico, giuridico, culturale e morale in cui è precipitato l’intero Paese e il numero di morti che questo orrore sta provocando, a cominciare da quelli sul lavoro, forse dovremmo concludere che qui c’è un intero popolo che sta tentando il suicidio.

Chi resisterà e riuscirà a sopravvivere a questo inferno, avrà l’arduo compito e il meraviglioso privilegio di ripulire tutto e ricostruire.

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