Deludente oltre le più nere aspettative la corsa alla segreteria del Partito Democratico. E' pressoché impossibile poter concedere a questo partito nuova fiducia dopo il ciclone Veltroni che nel giro di un anno e mezzo ha contribuito a far cadere Prodi, resuscitare Berlusconi dandogli la credibilità di interlocutore per le riforme e riconsegnandogli in un piatto d'argento il governo del Paese, azzerare la presenza della sinistra radicale in Parlamento in nome di una impossibile 'vocazione maggioritaria', far fuori l'unico ministro che era riuscito a fare qualcosa di sinistra – Visco – per sostituirlo con i Calearo e i Colaninno jr., spegnere le speranze che milioni di elettori gli avevano attribuito, come simbolo di una sinistra concreta e dal volto umano, alle precedenti primarie e uccidendo così, appena nata, la nuova creatura politica. La grande eredità e la grande tradizione del Partito Comunista Italiano e del cattolicesimo democratico, giuntagli in dote, dilapidata. Si potrebbe pensare ad un genio del male della politica ma si tratta, più realisticamente, solo di un gran pasticcione (o di un uomo con la coscienza sporca …).
Nel momento in cui sono in gioco le sorti stesse della democrazia italiana, la crisi e l'assenza di identità e di progettualità del maggior partito di opposizione è drammaticamente inquietante.
Nemmeno la novità Ignazio Marino riesce fin qui a iniettare nuova energia nel partito: la verità è che i suoi dirigenti sono gli stessi che negli ultimi quindici anni (l'era berlusconiana) sono passati di sconfitta in sconfitta senza essere in grado di interpretare adeguatamente la volontà del proprio elettorato né di contribuire in modo positivo al cambiamento dell'Italia.
Quindici anni in cui l'unico scopo è stato il tentativo di cogestire il potere con la destra (il vero significato della vocazione maggioritaria di Veltroni ….) ed essere accettati dai poteri forti e dal Vaticano, salvo poi, quando vengono regolarmente tenuti alla porta dagli ingordi Berlusconi e Bossi, alzare la voce e ricominciare a far finta di essere una vera opposizione.
Quindici anni di errori fatali: la caduta del primo governo Prodi, la bicamerale volta a far giocare a Berlusconi la figura del costituzionalista, il ribaltone, la mancata approvazione di una legge sul conflitto di interessi e sul pluralismo del sistema televisivo, l'approvazione di una modifica costituzionale con pochi voti di maggioranza, fornendo così un deleterio (e consapevole?) esempio al revisionismo della destra, le questioni sociali e del lavoro – il nucleo del proprio consenso elettorale – umiliate nell'agenda politica del governo, scelte in materie di giustizia – l'indulto e la nomina di Mastella ministro – motivate solo dalla volontà di acquisire la momentanea non-belligeranza di Berlusconi.
Ci vorrebbe davvero un miracolo per invertire la rotta o, per meglio dire, la deriva a cui è abbandonata la nave del Partito Democratico. Un miracolo, ad esempio, come la vittoria di Ignazio Marino alle primarie ...
credo che commentare sia quasi superfuo perchè
RispondiEliminain un momento tragico per l'Italia che sarebba la domus" degli eversori,dei fannulloni,degli antiitaliani,deigolèpisti,dell'alite di merda",
dove il debito pubblico sale senza tregua(tanto lo pagheranno i cittadini), la povertà rimane senza una risposta, si progettano opere faraoniche,il PDL rimane cioè padrone incontrastato della scena politica economica e sociale,la sinistra deve ancora organizzarsi ed essere in grado se non di dialogare con l'altro polo,di difenedere l'asstto istituzionale del Paese.
ma qual è il problema del partito democratico?
RispondiEliminasecondo me va cercato in quelle dinamiche che hanno impedito al pd di diventare il PARTITO che doveva diventare nel progetto di veltroni (che io mi ero bevuto, arrivando a fare la tessera). il senso d'appartenenza, l'attaccamento alla posizione, la rigidità di certe catene di comando, lo scetticismo di un modo CONSERVATORE di essere di sinistra: sono questi i principali bastoni che si sono messi nelle ruote del PD fino ad oggi. Come un regno composto di feudi indipendenti che aspirano alla successione.
oggi i due principali vassalli sono lì che continuano la loro battaglia a colpi di correnti, retorica e falsi sorrisi. cosa li tiene ancora insieme?
L'unico che cerca ancora di realizzare quel sogno di un partito al passo coi tempi, capace di combattere sui temi usando il cervello e non l'amore per un ideale cristallizzato e fragile, l'unico che ancora spera di cambiare il partito per farne uno strumento aperto a tutti, e tra tutti i migliori, è Ignazio Marino.
E' l'unico in cui posso credere perché sa dire cose semplici come un due più due, senza retorica e promesse.
E' l'unico che si è candidato su una richiesta arrivata dal basso (quella dei piombini) e non dall'alto, secondo linee di comando vecchie e bellicose.
E' l'unica speranza, e se non vince adesso, comunque rappresenta il futuro, che ci piaccia o no.
Domani è così che si farà politica.