Ormai da troppo tempo, chiunque invochi legalità e giustizia viene accusato di ‘giustizialismo’.
Mi chiedo se qualcuno dei milioni di telespettatori, che ogni giorno da anni si sentono ripetere che in Italia ci sono bande di pericolosi giustizialisti ignoranti, strumentalizzati da rozzi e cinici capipopolo, si siano mai preoccupati di verificare il significato della parola ‘giustizialismo’.
Qui di seguito, propongo le accezioni che di essa fornisce il Dizionario della lingua italiana Devoto-Oli .
Giustizialismo:
1. La prassi politica dell’uomo politico argentino J. D. Peron (1895 – 1974), caratterizzata da non allineamento ideologico in campo internazionale, nazionalismo, autarchia e populismo.
2. Nel linguaggio giornalistico, la richiesta di una giustizia rapida e severa nei confronti di chi si è reso colpevole di particolari reati, spec. quelli di natura politica, di criminalità organizzata e di disonestà nell’amministrazione pubblica; la tendenza da parte dell’opinione pubblica ad anticipare con la sua condanna morale le decisioni dell’autorità giudiziaria per i reati di maggior risonanza.
Immagino che la ricorrente ed ossessiva accusa di giustizialismo sia attualmente intesa nella seconda delle accezioni sopra riportate.
Invito allora a riflettere su due punti.
1° punto.
Chi come me chiede legalità e giustizia (cioè il rispetto delle leggi e che le leggi siano giuste e costituzionalmente fondate) lo fa sul presupposto ed anzi proprio rivendicando la premessa di una Costituzione qual è quella repubblicana e democratica, che in materia di giustizia pone principi di garanzia dei diritti di difesa, opportunamente ed abilmente bilanciandoli con le generali e, nelle fattispecie concrete, puntuali esigenze di giustizia, nonché del rispetto della persona e di una pena concepita come rieducativa.
Dunque, non giustizia sommaria, bensì scrupoloso accertamento delle effettive responsabilità.
E non rabbiosa vendetta, ma, ove occorra, responsabile rieducazione.
2° punto.
A ben guardare, il giustizialismo si presenta come una medaglia che ha due facce e se lo giriamo, vediamo il suo rovescio.
Da un lato, giustizialismo significa cieca e rabbiosa anticipazione popolare di un’arbitraria sentenza di condanna, prescindendo dall’accertamento giudiziario della verità dei fatti, negando il diritto di difesa e stoltamente aprendo alla ripugnante possibilità della punizione di un innocente.
Dall’altro però, altrettanto giustizialista è la caparbia e parimenti cieca negazione a priori della possibilità stessa di accertamenti giudiziari della verità dei fatti, in nome di una pretesa d’innocenza del tutto arbitraria, sostenuta a furor di popolo per partito preso e magari sollecitata o imboccata da una facile ed abile propaganda populista.
Come arbitrario è accusare aprioristicamente i magistrati di mire golpiste.
E’ del tutto irragionevole e ingiusto impedire loro, con provvedimenti necessariamente illegittimi, di procedere nei confronti di un soggetto, che accertata la verità potrebbe risultare effettivamente colpevole.
Insomma, l’aprioristica pretesa di innocenza dell’imputato non è meno dissennata dell’aprioristica pretesa di colpevolezza.
O, messa in altri termini, la pretesa di una non dimostrata colpevolezza (mala fede) dei magistrati che indagano non è meno giustizialista della pretesa di una non dimostrata colpevolezza dell’imputato.
A mio avviso, sono entrambe espressioni di giustizialismo, cioè pericolosa e ferale rinuncia alla giustizia e alla verità.
E’ come se il popolo decapitasse se stesso e, perduta la testa, goffo e penosamente scomposto, colpisse alla cieca prima di stramazzare al suolo.
Nessun commento:
Posta un commento