"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 10 ottobre 2009

Le dimissioni di Silvio Berlusconi

Quando avverranno le ormai inevitabili dimissioni di Berlusconi? I rumours parlano dei primi di novembre, dopo le primarie del PD che incoroneranno il dalemiano Bersani segretario e renderanno il partito operativo per nuovi assetti politici e parlamentari.
Nel frattempo, nella tregua seguita alla decisione della Consulta sul lodo Alfano, i pezzi di casta che si stanno facendo la guerra trattano sul prezzo dell'uscita di scena di Berlusconi senza ovviamente tralasciare di affilare le armi a loro disposizione. Mano a mano il cerchio attorno a lui, attaccato su tutti i fronti, si sta stringendo: indagini sulle stragi di mafia dei primi anni novanta, scandali sessuali, sentenza civile di risarcimento a favore di De Benedetti, riapertura dei processi penali a suo carico, sempre più espliciti distinguo di parte di pezzi della sua maggioranza, totale perdita di credibilità sul piano internazionale. La storia sarà giudice implacabile non solo nei suoi confronti ma anche di coloro che l'hanno accompagnato nell'ascesa o si sono astenuti dal contrastarlo efficacemente: Fini, Casini, D'Alema, Montezemolo. Le stesse persone a cui ora dovrebbe essere affidato il riscatto della nostra democrazia e del nostro Paese.


Al di là dell'attenzione dedicata alla sentenza della Corte Costituzionale sul lodo Alfano (che ha dimostrato soprattutto la inadeguatezza e il poco coraggio di Giorgio Napolitano nel ricoprire la carica di supremo garante della Costituzione ..), la realtà è che Berlusconi non avrebbe mai dovuto poter diventare Presidente del Consiglio. Non ne aveva diritto.
In un paese normale anzi i cittadini non avrebbero mai affidato la propria fiducia a un personaggio simile.

Perché ineleggibile in quanto titolare di una concessione pubblica (le tv).
Per il conflitto di interessi in materia economica, il suo rilevantissimo peso in tanti settori imprenditoriali (edilizia, finanza e assicurazione, televisione ed editoria) che lo rende inidoneo a prendere in modo imparziale decisioni nell'interesse pubblico e gli consente di acquisire informazioni riservate utilizzabili per le sue aziende e per speculazioni finanziarie (chi è convinto che Berlusconi non ne abbia mai approfittato alzi la mano …).
Per il conflitto di interessi in materia giudiziaria, la pletora di imputazioni che gli sono state addebitate e per sfuggire dalle quali ha stravolto il sistema giudiziario (in primis la legge ex Cirielli per la riduzione dei tempi di prescrizione dei reati ma anche la legge sulle rogatorie e quella sul falso in bilancio). La pretesa di un complotto di magistrati a suo danno è quanto di più eversivo possa essere detto da un uomo delle Istituzioni: per quale motivo qualunque cittadino italiano o addirittura un Riina o un Provenzano dovrebbero consentire di farsi giudicare in un processo quando il Presidente del Consiglio afferma esplicitamente che la magistratura nel suo complesso è mossa da motivazioni illegali e che nemmeno i tre gradi di giudizio esistenti (primo e secondo grado, cassazione) e la nazionale degli avvocati a sua disposizione rappresentano una sufficiente garanzia per un processo equo?
Per la posizione predominante nel sistema dell'informazione che gli ha fornito un vantaggio intollerabile falsando le contese elettorali e impedendo che queste potessero svolgersi in modo libero e corretto.
Per il suo passato oscuro, l'origine sconosciuta dei capitali che hanno dato l'avvio alla sua avventura imprenditoriale (e per i quali a suo tempo gli alleati di oggi della Lega parlarono esplicitamente di mafia), o addirittura eversivo, l'iscrizione con la tessera 1816 alla loggia massonica P2 implicata in alcuni dei più tragici ed inquietanti episodi della recente storia italiana (stragi, terrorismo, crack finanziari).
Per amici e collaboratori, condannati per reati fiscali e di corruzione oltre che nel caso di Dell'Utri per associazione mafiosa, di cui si è circondato nella sua travolgente carriera politica ed imprenditoriale: oltre al citato Dell'Utri, cofondatore di Forza Italia, Previti, il fratello Paolo, diversi manager del gruppo Fininvest.
Per la sua statura intellettuale (qui ha veramente significato l'appellativo di nano) e per la sua condotta, sul piano pubblico e sul piano personale, totalmente priva di quella sobrietà e di quella dirittura morale che dovrebbe contraddistinguere chi è chiamato a ricoprire cariche pubbliche.
Come conseguenza della precarietà etica derivante dall'incompatibilità con il ruolo di governo e per la degenerazione progressiva della sua stessa capacità di interpretare correttamente la realtà, la sua esperienza di governo si è via via trasformata in una delirio di onnipotenza e, contemporaneamente, in una paranoica e solitaria lotta immaginaria del bene contro il male totalmente coincidenti ovviamente con il suo bene e il suo male.
Una riedizione contemporanea del pirandelliano Enrico IV, con i servi politici e i servi giornalisti che lo assecondano nella sua follia politica, che si accompagna peraltro alla furbesca e deleteria e tipicamente italiana abitudine di compensare amici, servi e prostitute a spese della collettività attraverso l'elargizione di cariche pubbliche.


Sarebbe bastato solo uno solo di questi motivi ad impedirne l'ascesa politica in una qualunque delle cosiddette democrazie occidentali.
In Italia è avvenuto ma ora è tempo che il signor B tolga il disturbo.
E che i cittadini riprendano in mano il proprio destino.


il cannocchiale

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