"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 30 novembre 2014

Sinistra: ispirarsi a Podemos e Syriza o riciclare Cofferati e Prodi?




Personalmente sono arrivato ad una conclusione: per arrivare alla costruzione di un Soggetto Politico Unitario della Sinistra di Alternativa è necessaria una sorta di amnistia ideale e politica. Serve cioè abbandonare vecchie divisioni, spesso fondate sul nulla, e antichi rancori e perdonarci reciprocamente gli errori che tanti di noi hanno fatto. Molti di noi, come elettori, devono perdonarsi di aver votato il centrosinistra e l'Ulivo, di aver pensato che Veltroni fosse migliore di D'Alema o che Prodi facesse una politica radicalmente diversa da Berlusconi, che Franco Turigliatto e Fernando Rossi fossero dei traditori perché mettevano in crisi la maggioranza prodiana votando no al rifinanziamento della missione di guerra in Afghanistan, di esser passati attraverso Di Pietro e Grillo sperando che lì potesse nascere un qualche cambiamento o almeno una opposizione sostanziale al sistema. Dovremmo persino perdonare chi ha votato e sostenuto la coalizione di Bersani Italia Bene Comune (e tra questi Barbara Spinelli), pure se era manifesto il suo carattere tutto interno al pensiero unico dell'austerità liberista.
Per noi che siamo estranei alla logica iconoclasta e della tabula rasa del grillismo (una logica primitiva perché attribuisce tutte le colpe alle deviazioni soggettive e non alle condizioni oggettive del sistema), per noi che consideriamo la politica ed il fare politica parole e funzioni nobili e non qualcosa di cui ci si debba vergognare ben venga il contributo di idee e di esperienze da parte di chi (purché immune da accuse di corruzione e malversazione) ha riconosciuto gli errori commessi in passato stando dentro le Istituzioni rappresentative, negli organi dirigenti dei partiti, alla guida di Enti Locali.
Ad una condizione però: che costoro rinuncino alle poltrone di prima fila ed accettino di dare il proprio contributo, almeno per un po' di tempo, stando nell'ombra e nelle retrovie.

sabato 29 novembre 2014

DUBITO ... E SCUSATE IL DISSENSO



di giandiego
Mi sia permesso il dubitare, anche se l'ultimo grido della moda Gauche, sembra essere che qualora si individui (chi individua?) un filone , apparentemente comune, si debba aderirvi, d'accordo o meno... nel superiore nome ed interesse dell'unità.
L'obbedienza cieca non è di sinistra, non mi appartiene, non credo sia la soluzione. Ritenere che essa sia l'indirizzo comportamentale per una sinistra frastagliata e sparsa è stupido, oltre che supponente, a mio modestissimo parere.
Non sono affatto d'accordo, dicevo, credo piuttosto, pur essendo uno che mette al centro e che da la dignità di teoria politica di valore assoluto alla necessità dell'unità, che essa nasca dalla chiarezza e dalla discussione, piuttosto che dall'atteggiamento “pedissequo”.
Sono convinto che “l'atteggiamento unitario” non si misuri nel numero di sì che si dicono ad un “immaginario leader” e nemmeno dai bocconi amari che si è disposti ad ingoiare in suo nome, ma dal fatto che si “agisca e ci si comporti in modo unitario”.
Questo “ragionamento” mi deriva, in un periodo non facile per me ( lo scrivere mi pesa in questa fase) da alcune dichiarazioni “estremamente discutibili” da un paio di “Leader immaginari” d'area , innegabilmente, tsiprasiana (più o meno).
Mi riferisco alle dichiarazioni di Landini a proposito delle trivelle in Sicilia ed a quelle di Vendola attorno all'invenzione della Leopolda de no' artri “Human Factor” (si noti la raffinatezza dell'uso dell'inglese) che dichiara la volontà della “Sinistra di Vendola” (già lui l'ha sempre intesa in modo molto personale) di Battere Renzi (udite..udite) con Landini & Prodi.
Come dicevo all'inizio, permettetemi di dissentire e di dubitare.
Cominciamo da Landini, che ci ammannisce quest'altra perla … nel nome del Lavoro, secondo la quale si dovrebbero appoggiare le trivelle A) perchè danno lavoro B) perchè forniscono, a suo dire, le necessarie garanzie di scarso impatto e rispetto ambientale.
Sostanzialmente si tratta di un appiattimento, con invenzione di motivazioni sulla posizione renziana del fare ed un via libera al suo progetto di trivellare le coste italiche.
Un accomodamento in vista di future alleanze elettorali di fatto?
La lettera di GreenPeace in risposta a Landini stesso è molto efficace, pur con tutte le perplessità che il gruppo stesso ci sviluppa …
Quest'ultima dichiarazione del leader della FIOM ci chiarisce, però, il quadro.
Landini non può e non vuole rappresentare la risposta di un'AreA di reale alternativa.
Non vuole o non può immaginare un mondo diverso da questo, non vuole o non può tratteggiare una società che si muova su un paradigma diverso da quello che stiamo “drammaticamente” praticando.
Questa sua incapacità od impossibilità lo rende uno dei tanti, innumerevoli “meno peggio” che la sinistra italica ha praticato in questi ultimi anni, collezionando in tal modo fallimento su fallimento.
Egli vede uno sviluppo che si muove e si articola da quel che c'è, cioè non discute il modello capitalistico della società e le sue brutture, ma ne tratta i correttivi ad ipotetico vantaggio dei lavoratori.
È la medesima logica che conserva l'ILVA perchè dà lavoro, che tratta la salute, che monetizza la distruzione ambientale . La logica suicida con la quale i comuni si sono fatti pagare in rotonde il disastro ambientale della cementificazione a vuoto della grande logistica, quella che ha richiesto contropartite in parchi gioco alla creazione di inceneritori e discariche. Quella che monetizza la salute dei lavoratori in fabbrica.
La logica delle parole che non corrispondono alle azioni … la logica della trattativa, che pur avendo la sua utilità non può e non deve essere applicata quando si parli di linee di prospettiva e di proposizione, di visione, di proposte di progresso reale. del progetto di un mondo e di uno sviluppo altro ed alternativo a questo sistema ed a questo progetto. 
In questo Landini soffre tutto il poco che la CGIL è, a questo livello e tutti i limiti dei sindacati su questo argomento.
Malattia, per altro, di cui la sinistra radicale tutta soffre da tempo.
Questa sua incapacità lo rende inadeguato al ruolo di leader di una sinistra d'alternativa.
Io, per esempio, non potrei mai, a nessun prezzo, condividere questa sua dichiarazione, e sono molto, molto perplesso dal fatto che egli l'abbia fatta. Ed io non sono un estremista e nemmeno un talebano, anzi, molti mi definiscono moderato.
Come spiritualista non potrei accettare una premessa che giustifichi la distruzione sistematica della natura e del Pianeta Vivente in nome di un petrolio che è già in esaurimento da sempre, che continui a supporre l'impossibilità di liberarsi dalla schiavitù degli idrocarburi., così come non posso accettare questo sistema che ha prodotto tanti e tali disastri e non posso accettare che il leader della mia sinistra ipotizzi lo sdoganamento delle trivelle, del fracking, della ricerca disperata del petrolio difficile. della distruzione delle coste e l'inquinamento del mare.
La scelta di un modello di sviluppo alternativo al disastro capitalistico ed occidentale , deve essere assolutamente chiara, è a mio umilissimo (ed ovviamente inutile) parere una delle linee di demarcazione fra progressismo (utile) e conservazione (pseudo modernista).
Il mio disaccordo quindi sulla dichiarazione Vendoliana (secondo punto in analisi) viene di conseguenza.
Prodi è l'uomo che ha “sdoganato” l'euro promettendoci che avremmo, grazie alla moneta unica, lavorato tre giorni e guadagnato per sei … è stato con D'Alema l'iniziatore dell'attacco ai diritti dei lavoratori e uno dei principali interpreti dell'affossamento dell'art.18 (quello originale).
Prodi è un democristiano assoluto … e proporlo in pariglia a Landini come Anti Renzi è “la solita minestra” del “meno peggio” che tanto male ha fatto alla sinistra e che l'ha accompagnata in questo angolo a credibilità nulla.
Il fatto, purtroppo, che queste eventualità siano accarezzate da molti “addetti ai lavori”, abituati ed assuefatti alla logica già citata del Meno Peggio, forse avvicinerà il partito dei Vendola, Landini e Prodi dei Ferrero e dei Civati, ma allontana a mio ancora una volta umile parere l'Area di Progresso e Civiltà

Grillo e Casaleggio hanno esaurito il loro ruolo

Il passaggio di Grillo sul lasciare, si fa per dire, ad altri fedelissimi la conduzione del M5S evidenzia ancor di più la natura antidemocratica di certi soggetti che si sono camuffati sotto le mentite spoglie di un movimento della partecipazione dal basso. 
Innanzitutto, la "rete" degli iscritti al blog è stata chiamata solo per ratificare decisioni già prese, sapendo bene che non avrebbe partecipato alla votazione chi non era d'accordo con l'abuso dello strumento della votazione su decisioni che non avevano avuto un momento di confronto, analisi e sintesi delle opinioni oggetto della discussione. 
Le epurazioni forzate di Casaleggio sono state giustificate con comportamenti contrari al codice etico senza portare prova effettiva di ciò che veniva scritto sul blog, il blog si è schierato faziosamente contro coloro che erano oggetto di accuse, a quanto pare infondate, ovvero pretesti per eliminare soggetti che non erano graditi a Casaleggio e/o Grillo. Non a caso coloro che sono stati allontanati, senza giustificata causa e senza un percorso decisionale democratico, erano attivi sui territori e critici verso alcune decisioni calate dall'alto, secondo la logica che un movimento della democrazia partecipata è l'opposto di un gruppo settario dove non è possibile andare contro la linea della regia di comando. I critici sono stati quindi espulsi con forzature antidemocratiche. 

mercoledì 26 novembre 2014

Sinistra: tre cosa da fare. Subito!




Ci sono almeno due cose che proprio non vanno giù a quel tanto o poco che resta del popolo della Sinistra.
Anzitutto che non riesca a costituirsi un forte soggetto politico unitario della Sinistra, pur in una situazione di terribile crisi economica causata ed aggravata dalle politiche liberiste e di austerità ed in una fase di attacco finale - condotta da Renzi con la definitiva svolta a destra del PD - ai diritti dei lavoratori, allo Stato sociale, ai principi costituzionali su cui è stata fondata la Repubblica nata della Resistenza.
E poi che l'Italia sia l'unico Paese in Europa a non avere una Sinistra degna di questo nome: in Spagna e Grecia Podemos e Syriza sono in testa nei sondaggi. E nel resto d'Europa – ad esempio in Francia e Germania con la Gauche e la Linke – le Sinistre mantengono una presenza certo largamente minoritaria ma comunque dignitosamente concreta.

In Italia, dopo i fallimenti ed i tradimenti del centrosinistra ulivista, l'urgenza di costituire un forte soggetto politico unitario di Alternativa è evidente da anni e avvalorata da ogni passaggio dell'involuzione centrista o peggio destrorsa di coloro che hanno nominalmente ricevuto, dilapidandola ed infangandola, l'eredità del vecchio PCI: ne abbiamo avvertito il bisogno di fronte alla pretesa maggioritaria del PD di Veltroni (che sbatteva le porte in faccia alle formazioni della Sinistra radicale mentre inciuciava con Berlusconi), al lungo corteggiamento al postfascista Fini in virtù della sua fronda interna alla maggioranza berlusconiana, all'appoggio del PD di Bersani – in accordo con Berlusconi - al governo del massacro sociale di Monti e della Fornero (con il voto al pareggio di bilancio in Costituzione ed alle controriforme dell'articolo 18 e delle pensioni), al dopo elezioni 2013 con la rielezione di Napolitano (il peggior Presidente della storia repubblicana preferito a Rodotà) e con la sostanziale condivisione delle responsabilità di governo, con Letta e poi con Renzi, tra PD e Forza Italia il cui effetto è stato il contemporaneo ulteriore attacco ai diritti sociali ed ai principi democratici e del pluralismo politico sanciti dalla Costituzione.
Questo Soggetto Unitario doveva formarsi almeno tre anni fa, due anni fa, un anno fa ed ogni volta si è atteso l'approssimarsi delle elezioni per raffazzonare improbabili cartelli elettorali senza alcuna possibilità, per la scarsa incisività della proposta politica ed il poco tempo a disposizione per farsi conoscere dei cittadini, per assumere un ruolo rilevante nel quadro politico.
Dopo l'esperienza (contraddittoria) della Lista Tsipras e le speranze che comunque aveva suscitato, stiamo ancora, dopo sei mesi dalle elezioni europee, al nulla: alla speranza della discesa in politica di Landini, all'attesa della scissione della cosiddetta sinistra piddina (i cui esponenti, su cui peraltro gravano responsabilità politiche e morali grosse come macigni, non hanno palesemente alcuna intenzione di rinunciare alla propria comoda poltrona), alle inutili speranze (coltivate da chi nasconde disonestà politica ed intellettuale) di poter condizionare Renzi dall'interno della sua maggioranza, alla vaghezza delle elucubrazioni sulla forma partito dei settantenni - ex Lotta Continua – Viale e Revelli, alla promessa di Paolo Ferrero, sempre più subalterno nei confronti degli “intellettuali” ed incapace di dare un ruolo attivo e propositivo a Rifondazione Comunista, di ricominciare fra due mesi il processo unitario.
Scrive Santiago Alba Rico, uno dei più autorevoli intellettuali che hanno firmato il manifesto che è stato all’origine dell’esperienza di Podemos: “Per fronteggiare questa offensiva (quella del 'sistema' ndr) sono necessari tre elementi fondamentali: una leadership democratica, intelligente e convincente, una militanza ben preparata e capace di abbandonare la mentalità di minoranza marginale e, soprattutto, le maggioranze sociali, obiettivo che si può conseguire solo se si rende chiara in ogni istante, in ogni gesto, in ogni misura, la rottura etica, politica e culturale con il regime. Il tempo corre a nostro favore; il tempo ci vola contro.
Be' in Italia non abbiamo avuto un movimento di massa come quello degli Indignados da cui è derivato Podemos, in Italia abbiamo mafie, corruzione, familismo, voto di scambio, economia in nero, clericalismo, un sistema dell'informazione quasi completamente asservito al potere. I movimenti sociali di base che i Viale e Revelli immaginano come fondamenta di un movimento politico che nasca per iniziativa dal basso sono movimenti di nicchia, senza un seguito di massa. E lo dimostrano i risultati elettorali ridicoli che le liste espressione di questi movimenti riescono a conseguire. E' molto più adattabile alla nostra realtà piuttosto il “modello” Syriza con la federazione di tanti piccoli soggetti in precedenza dilaniati da conflitti e divisioni.
Partiamo allora dalla concreta realtà italiana e cerchiamo di trarre insegnamento, per quanto possibile, dalle esperienze che ci vengono dal resto d'Europa: da Podemos, da Syriza, dalla Linke, da Izquierda Unida, dal Front de Gauche. E si devono fare dunque tre cose. Subito.

Primo. Nell'area di Sinistra che si considera pregiudizialmente alternativa al PD il problema non sono tanto le divergenze sui contenuti ma quelle sulla forma organizzativa e sulle modalità di designazione della leadership. Bisogna dunque avviare un processo costituente in cui i delegati designati a costituirne l'organizzazione e a scriverne il programma vengano eletti, con il principio una testa un voto, da coloro che aderiscono al nuovo soggetto politico. Eleggere democraticamente, dopo un ampio dibattito ed un confronto partecipato, i delegati della Costituente, senza inseguire incontrollabili pratiche assembleari e fumosi riferimenti ad iniziative dal basso che nascondono la pretesa di alcuni di avere saldamente in mano la direzione del nuovo soggetto politico, significa attivare, confutando i sospetti di soluzioni già decise in partenza, tutte le passioni, le militanze, le energie, le anime diverse (si tratti di partiti o movimenti, di soggetti piccolissimi o meno piccoli non ha importanza) che compongono la Sinistra. Nell'appello di Curzio Maltese, apparentemente generoso e sensato, manca tutto questo. E' facile offrire lo scioglimento di una Lista Tsipras che non esiste come organizzazione per imporlo anche alle altre componenti quale condizione per avviare il processo unitario; mettere una pregiudiziale europeista comporta tagliare fuori importanti forze che invece dovrebbero essere ad ogni costo coinvolte. E non è forse un caso che si tratti di colui che da editorialista di Repubblica, uno dei principali giornali di sostegno al regime, fu catapultato per volontà degli “intellettuali” come uno dei capilista dell'Altra Europa con Tsipras alle Europee.

Secondo. Definire il più presto possibile un nome (Sinistra Unita è così strano o dobbiamo continuare con la follia comunicativa di un partito italiano che si autodefinisce lista Tsipras?), un simbolo, uno o due portavoce mediaticamente efficaci (in grado almeno di far dimenticare le performance televisive di Barbara Spinelli all'epoca delle elezioni europee) che aiutino a far conoscere ai cittadini i contenuti della proposta politica. Il minimo sindacale cioè in termini di comunicazione politica che obblighi nel contempo chi fa i sondaggi elettorali a considerare anche noi. Magari si tratta di cose che a noi di Sinistra ripugnano o che disdegniamo ma questo è il mondo in cui viviamo e non possiamo continuare a far finta che non sia così, non possiamo poi esaltare Tsipras o Iglesisas mentre si demonizza la possibilità che emerga un leader italiano. Una proposta nazionale riconoscibile serve da traino indispensabile anche nelle elezioni locali e da queste può venire, a loro volta, un ritorno di visibilità, di consensi, di partecipazione popolare.

Terzo. Rispetto alle caratteristiche della società italiana in cui sono così forti l'individualismo, il familismo, l'opportunismo, la tendenza al disimpegno e tutti quei fattori che distorcono la formazione dell'opinione pubblica che più sopra ho richiamato, è assurdo pensare di riconquistare centralità politica con i media e con i talk show. Questi sponsorizzano coloro che sono funzionali al sistema e la recente ascesa di Salvini e della Lega ne sono la dimostrazione. E bastano 80 euro per influenzare in modo decisivo gli esiti elettorali. La Sinistra, la natura stesso del suo progetto politico, culturale, economico e sociale ha bisogno di una presenza originale, autonoma, capillarmente diffusa sul territorio. Non le vecchie sezioni dove i reduci delle mille esperienze, anche nobilissime, del passato discutono di massimi sistemi ma dei luoghi di incontro per e con le persone, per organizzare solidarietà e mutuo aiuto, per offrire consulenza legale e fiscale, per aiutare a riguadagnare occasioni di reddito e di lavoro. Dei “Pronto Soccorso Sociali” che facciano ad un tempo le funzioni di partito, di sindacato, di CAF, di associazione consumatori, di banche del tempo, di gruppi di acquisto solidale, di centri per l'impiego, di ambulatori medici, delle Caritas. Anche qui l'esperienza di Syriza avrebbe dovuto insegnarci qualcosa se solo la si fosse voluta leggere.

La democrazia italiana, le nostre condizioni di vita stanno subendo una letale aggressione contemporaneamente da più fronti: quello della crisi economica, quello del pieno dispiegamento dell'ideologia liberista con la cancellazione dei diritti sociali, del welfare e delle regole per preservare l'ambiente naturale, quello verso le istituzioni rappresentative ed il pluralismo politico con l'Italicum e le riforme costituzionali. Ad esse, quali ulteriori minacce, si aggiungono nei prossimi anni l'approvazione del TTIP e la possibile o probabile implosione dell'euro che, se non governata secondo gli interessi popolari, avrebbe effetti disastrosi sul nostro Paese.


Organizziamoci, eleggiamo la Costituente della Sinistra intanto con chi ci sta. SUBITO!

giovedì 20 novembre 2014

Boom del fatturato del gioco d'azzardo ma le entrate dello Stato non aumentano



I numeri non sono recenti (sono del 2012) ma vale certamente la pena di richiamarli e di rimetterli al centro dell'attenzione in tempi di feroci tagli alla spesa pubblica e di politiche fiscali che, mentre concedono qualche bonus e qualche ininfluente (ininfluente per la crescita economica non per i padroni) sforbiciata all'IRAP, fanno esplodere tasse locali e balzelli di ogni tipo (si pensi alle multe diventate una fondamentale forma di finanziamento dei Comuni) e pianificano antisociali aumenti dell'IVA nel 2016 e 2017. Ma soprattutto rispetto al modello di sviluppo e di società che si è voluto realizzare.
Allora, partiamo dai numeri del gioco d'azzardo, la terza industria nazionale dopo ENI e FIAT, ripresi dal sito La Voce:
nel 2012 24,8 miliardi di euro di fatturato e 7,3 miliardi di euro di entrate fiscali; nel 2012 94 miliardi di fatturato e 7,9 miliardi di entrate fiscali. Cioè il fatturato è aumentato in 8 anni di 3/4 volte e le entrate fiscali sono rimaste praticamente invariate. Ed a fronte di queste entrate fiscali il "costo sociale e sanitario" del gioco d'azzardo secondo Libera ed altre associazioni ammonta ad una cifra tra 5,5 e 6,6 miliardi di euro annui.
Premesso che resta sempre arduo da comprendere perché sigarette, alcool e gioco d'azzardo siano legalizzati al contrario di attività al confronto non più (o non molto più) antisociali quali prostituzione e consumo di sostanze stupefacenti,  il punto non è, a mio avviso, quello di chiedere una maggiore tassazione del gioco d'azzardo e così recuperare qualche miliardo di euro con cui finanziare welfare o investimenti produttivi o ridurre la pressione fiscale (anche se resta sullo sfondo, mai chiarita, la questione della multa miliardaria comminata alle concessionarie di slot machine e mai pagata).

mercoledì 19 novembre 2014

DEL VOTO DI CIVATI E DELLE PAROLE DI FERRERO



di Giandiego Marigo
Due parole due, anche se mi rendo che servano a poco.
Anche se non sono nessuno (l'ho ripetuto anche questo sin troppe volte) e quindi esse avranno il peso di una piuma, anche se la convinzione stessa ch'esse non servano le fa essere in qualche modo disperate … leggere ed inutili.
Gli spunti da cui partirò sono due, da una parte l'ennesimo voto di fiducia al governo di Civati, dall'altra le parole di Ferrero sulla sua sinistra possibile.
È davvero desolante pensare che nessuno darà davvero peso a quel che scrivo, mi sovviene di chiedermi perchè io lo faccia, ma la risposta è sempre la medesima … una pulsione al dire...la volontà di esserci … testimonianza forse.
Temo per altro che sia , in qualche modo, anche se un poco mi infastidisce, la medesima pulsione dei molti che si alzano una mattina e creano un gruppo su Facebook per la Sinistra Unita (ce ne sono milioni ormai) e si mettono ad urlare che l'unica strada della speranza passa di lì … Non è così, lo sappiamo tutti, forse lo sa persino il nostro eroe facebukkiano.
Eppure ogni giorno nascono nuovi gruppi, ma il bisogno di esserci e di contare è grande e non si può non tenerne conto, così come io non posso smettere di scrivere anche se ogni tanto ne avrei davvero voglia.
Ferrero, tornando a lui, ci dice che la sua sinistra è questione di un paio mesi, partendo dall'esperienza delle liste per Tzipras e passando da Civati e Vendola.
Ammetto, che se questo venisse fatto, fuori da un periodo elettorale, con equità e con coerenza potrebbe persino essere interessante, ma una cosa va detta … perchè va detta!
Questa sua visione sembra non tener conto dei territori, quasi che una volta compiuto il miracolo di mettere d'accordo alcuni galletti il pollaio fosse dato per scontato …
Non è così Ferrero e mi stupisce che tu, politicante navigato ed esperto, lasci spazio ad un equivoco di questa fatta, ma alla fine la ragione sta proprio lì forse in quel “Politicante navigato ed esperto”, in quel tuo passato ministeriale prodiano, nella convinzione che sembra essersi fatta spazio dentro di te che una volta messe insieme le segreterie il resto venga, di conseguenza …
La premessa d'una nuova AreA a mio umilissimo parere (anche questo quante volte l'ho ripetuto) dovrebbe essere la circolarità e l'orizzontalità, una nuova spiritualità che invada anche i nostri rapporti personali facendoli divenire esempio
La strada da seguire è quella della Democrazia Partecipata... a parole lo dici continuamente, ma nei fatti, quando parli della tua sinistra dimentichi la gente … i territori, i movimenti ed è per questo … Ferrero, per questo errore, per questa dimenticanza che siamo qui dove siamo.
Un po' anche per colpa tua.
Con le sole segreterie ed i leader si fanno solo gli accrocchi, il farli poi con “compagni di viaggio” ambigui come Vendola e Civati ci esporrebbe al rischio di allearci con il PD un giorno ed uno no.
Senza la gente la lista Tzipras non sarebbe stata nulla, senza la speranza e la spinta dei territori avrebbe , semplicemente, fallito.
Prendiamo la strada giusta , facciamolo come si deve, va fatto … nessuno lo nega, ma c'è modo e modo … diamo respiro alla speranza, cominciamo da noi , dal modo, da come ci comportiamo.
Una parentesi poi va aperta sui “compagni di viaggio”, come dicevo prima. il che mi dà l'occasione di "giocarmi" il secondo spunto
Se ci sarà una grande mobilitazione una forza propulsiva essi saranno “controllati” ma se questo non avverrà riveleranno tutta la loro profonda ambiguità.
L'hanno dimostrata in tutti i modi, in tutti gli ambiti e non siamo tanto disperati da non vedere … abbiamo gli occhi, abbiamo le orecchie ed il cervello ci funziona ancora … a tratti forse, ma funziona.
L'Ultima perla di Civati, dopo la Fiducia Critica è stata quest'ultima “Fiducia per Forza” altro effetto comico, tutto da raccontare.
È con questo tipo di personaggi che vogliamo fare la sinistra? Sicuri?
Ho scarsissima considerazione dei leader, sono libertario ed anarchico in questo senso, ma se devo sceglierne uno … bhè pretendo palle e coerenza, e non piagnistei e dubbi amletici.
Oggi la sinistra Tziprasiana o meno, syriziana o meno, può essere solamente “Lontana dal PD” mentre il nostro “cucciolo” vagheggia ancora d'abbandoni … o forse no!
Perchè ho usato questi due spunti, perchè essi mi richiamano la sinistra che non voglio, l'errore che vorrei evitare, ma si sa, anche fra noi le icone consacrate hanno la loro importanza e senza una manciata di leader a favore di telecamera, sembra che si sia convinti di non potere andare da nessuna parte.
Ed allora mi uniformerò, pur di vedere una sinistra vera rinascere.
Detto questo però penso che nei territori si giochi la partita vera di questo “campionato”.
Non basterà unificare gli apparati, due o tre fallimenti messi insieme non fanno una vittoria.
Essi sono smunti, poco efficaci ed incisivi, scarsamente seguiti e se non proporranno contenuti e creeranno reale coinvolgimento essi finiranno ancor prima di iniziare, realizzando solo l'accrocchio di un “Grande Nulla”.
Io spero e darò, sto prodigando tutte le mie “scarse” energie, ma se continueremo a seguire le sirene dei Leader … alla caccia disperata dell'uomo del destino abbiamo fallito in partenza, perchè abbiamo scelto di partire con il piede sbagliato e questo non ci verrebbe perdonato, da chi ormai da troppo tempo sta alla finestra a guardare.
Ed ancor meno troveremmo clemenza nei “movimenti qualunquisti e d'opinione” loro sì guidati dal carisma, che non aspetterebbero altro (rispettando così la loro reale natura conservatrice) che affossare sotto una marea di risate e di sberleffi una sinistra che ha pretese europee, ma non ha popolo.

Una Cosa di Sinistra



Lo sanno anche i muri e lo capiscono anche gli asini che la prevenzione delle catastrofi in un Paese ad elevato rischio idrogeologico e sismico è una priorità assoluta ed un'emergenza ineludibile (e coloro che fanno finta di non saperlo e non capirlo sono dei disonesti, probabilmente non solo intellettualmente).
Avere a cuore il Paese e l'incolumità dei cittadini significa mettere in sicurezza il territorio e gli edifici pubblici e privati a partire da scuole ed ospedali, significa porre fine alla cementificazione e ai disboscamenti, significa risanare quelle aree come la Terra dei Fuochi o Taranto dove, per il guadagno di pochissimi, centinaia di migliaia di persone sono state condannate all'esposizione a terribili malattie, significa spingere per lo sviluppo delle rinnovabili e l'efficienza energetica anziché dare il via libera alle letali trivellazioni sotto costa che comprometteranno uno degli ultimi asset economici nazionali: il turismo.
Una grandissima opera pubblica, come scrive Salvatore Settis, fatta di tantissime piccole opere pubbliche che servono alla vita delle persone e non ad ingrassare lobbies e a consentire al politico di turno di fare passerella nella posa della prima pietra.
Una grandissima opera pubblica in grado di dare davvero lavoro a centinaia di migliaia di persone e non solo negli annunci di politicanti da strapazzo.
Non si dica che non ci sarebbero le risorse finanziarie necessarie: è solo una questione di volontà politica nelle scelte di spesa e nelle modalità di finanziamento degli impegni pubblici (basterebbe rileggere almeno il liberaldemocratico Keynes). E se uno Stato non è in grado di dare priorità alla salvezza dei propri cittadini non può essere uno Stato degno di questo nome. Tenuto conto poi che prevenire le catastrofi, ridurre incidenti e malattie, ottenere l'efficienza energetica degli edifici pubblici significa conseguire nel tempo elevati risparmi di spesa (a favore delle persone e non contro le persone come avviene quando si taglia su sanità, scuola e pensioni). Unendo poi a tutto questo la preservazione del paesaggio e delle bellezze naturali, la cura e la conservazione dei beni artistici e archeologici anche per renderli maggiormente fruibili, il ripristino della manutenzione ordinaria di strade e infrastrutture pubbliche si darebbe uno straordinario impulso all'economia turistica e culturale oltre a restituire dignità e decoro a questo Paese.
Ma si può pensare che un vasto programma di questo tipo, una volta assunte le decisioni politiche e stanziate le risorse necessarie, potrebbe realizzarsi dentro l'attuale sistema degli appalti e non venire massacrato, boicottato, bloccato da infiltrazioni mafiose, lobbies, pratiche clientelari e corruttive, inefficienze e pastoie burocratiche? Un programma di questo tipo, e qui vengo alla cosa di sinistra, necessita invece quale condizione indispensabile di essere attuato da un'Azienda pubblica da creare ad hoc, attivabile senza ritardi e torbide manovre da amministrazioni e comunità locali e che tragga le sue competenze tecniche dalla Protezione Civile, Forze Armate, Vigili del Fuoco, Sovraintendenze dello Stato ed Autorità di Bacino, Anas e via discorrendo.

sabato 15 novembre 2014

PODEMOS: “NOI SIAMO QUI PER CREARE UN POPOLO”


Rispetto al tentativo di comprendere la natura di Podemos, il movimento politico spagnolo - un po' simile ai Cinque Stelle, un po' a Syriza - nato dalle mobilitazioni degli Indignados ed oggi proiettato dai sondaggi come uno dei primi se non il primo partito spagnolo, c'è una frase, tratta dall'articolo di Samuele Mazzolini dal Fatto Quotidiano che di seguito riporto, particolarmente stimolante e che comunque coglie, a mio avviso, il nocciolo di ciò che dovrebbe significare ricostruire la Sinistra (in Spagna, in Italia, ovunque): "Noi siamo qui per creare un popolo". Cioè ridare consapevolezza e coscienza di sé alle masse popolari, ricostituire un'egemonia culturale dell'uguaglianza e della liberazione dal bisogno rovesciando la dittatura del pensiero unico liberista e capitalista per il quale non esiste alternativa al primato del profitto, alla competizione ed alla guerra sociale di tutti contro tutti, alla inevitabilità della sofferenza per la stragrande maggioranza delle persone. Qualcosa che non contraddice necessariamente ma va ben oltre gli slogan sovranisti e di uscita dall'euro (utilizzati infatti largamente anche dalle destre).
Costruire un 'Soggetto Politico Nuovo' (che sorga dalle iniziative politiche e sociali di base già esistenti e con forme originali di organizzazione e di linguaggio) e non unire pezzi di ceto politico dei Partiti di Sinistra è qualcosa che abbiamo ascoltato tante volte (con ALBA, Cambiare si può, la Lista Tsipras). Di fatto in Italia è mancata fin qui una mobilitazione popolare spontanea e di massa (come in Grecia nelle lotte contro la Troika, come in Spagna con gli Indignados) che abbia fatto emergere un popolo per il quale e con il quale costruire un'Alternativa Politica. E così goffamente in Italia si sono sostituiti, quali promotori della ricostruzione del Partito Nuovo, i pezzi di ceto politico con pezzi di ceto intellettuale (di Repubblica, del Manifesto, dei movimento dei Beni Comuni) senza mai riuscire ad ottenere una esplicita e manifesta identificazione da parte delle masse popolari.

lunedì 10 novembre 2014

L'informazione e il dormitorio abusivo per operai in provincia di Varese

Immagine del dormitorio abusivo da Repubblica.it
La notizia della scoperta casuale, nel corso delle attività di soccorso resesi necessarie per le forti piogge in provincia di Varese, di uno squallido dormitorio abusivo per operai (impiegati oltre il vicino confine svizzero) è scivolata come acqua sui mezzi di informazione. Dopo qualche giorno non ne ha più parlato nessuno.
Se si fosse trattato di un caso di cronaca nera o di un incidente mortale provocato da un automobilista in stato di ubriachezza (possibilmente straniero e pregiudicato) vi si sarebbero dedicati fiumi di bit e ore di trasmissioni televisive - della mattina, del pomeriggio, della sera - con annessi opinionisti, plastici ed indignati appelli giustizialisti.
Per il dormitorio abusivo (definito un lager dai giornali) niente di tutto questo. Eppure qualche riflessione e qualche approfondimento li avrebbe dovuti stimolare: su come è ridotta questa Italia, su Varese come Rosarno o Vittoria o Villa Literno, sulla disperazione della disoccupazione che induce ad accettare qualunque condizione di lavoro (e qui tra italiani e immigrati c'è poca differenza), sul fatto che nemmeno il lavoro riesce ad emancipare dalla povertà, sull'impresa privata che riesce a prosperare (a fare profitti) molto spesso solo con il nero, con lo sfruttamento o addirittura la schiavitù (e a ciò si potrebbe aggiungere, ma senza riferimenti a questo caso, con l'evasione fiscale, con la violazione delle norme ambientali e sulla sicurezza sul lavoro, con la corruzione nell'assegnazione degli appalti pubblici).  E forse descrivendo con onestà ciò che è oggi l'Italia sarebbe chiaro a tutti che le condizioni di vita delle persone (e, se ci interessa il PIL e i consumi, il loro potere di acquisto) non si migliora con i bonus ma assicurando a tutti, gratuitamente o a prezzi politici, i beni e i servizi necessari per vivere: la casa, la sanità, l'istruzione, l'assistenza ai non autosufficienti, i trasporti. Insomma quello che un tempo si chiamava lo Stato sociale.

domenica 9 novembre 2014

COSTRUTTORI DI PONTI ... PORTATORI SANI DI VOLONTA'


di Giandiego Marigo
Non è un argomento nuovo, forse, eppure, mai toccato a sufficienza. Io ne ho parlato assai, addirittura sin troppo, mi scuso con coloro cui l'argomento sia venuto a noia.
Ad un certo punto del mio cammino di vita, mi fu sottoposta una scelta, estremamente importante, perchè legata a quel che io ritengo essere il “libero arbitrio”, la sua qualità non era, quindi, affatto banale, tutt'altro.
Dopo gli anni dell'introspezione e del “personale è politico”, del Riflusso e della Sconfitta, per altro molto ipotizzata, delle ideologie mi si pose una domanda … sul cosa volessi fare della qualità del mio intervento sul mondo e su ciò che mi circondava.
Parto da me, parlando in prima persona non già per una forma di sfrenato egocentrismo, ma per rendere fluido e reale il discorso che faccio è perchè esso parte, inesorabilmente da ognuno di noi … dallo spirito.

venerdì 7 novembre 2014

C'era una volta l'antiberlusconismo


Renzi e Berlusconi by Luca Peruzzi
Chissà cosa frulla nella testa dell'elettore piddino ora che il proprio Partito ridisegna insieme a Berlusconi, soprattutto attraverso il suo plenipotenziario Verdini rinviato a giudizio per la P3, il nuovo assetto istituzionale italiano e ne riceve il sostanziale e decisivo, anche se non dichiarato, sostegno al Governo Renzi. Parlo dei piddini 'nativi' e non di quelli (probabilmente oggi la grande maggioranza) che prima di arrivare al partito di Renzi votavano Forza Italia o Scelta Civica o l'UCD di Casini come ha documentato Ilvo Diamanti in una sua ricerca. Quelli che se non voti PD e Centrosinistra fai vincere Berlusconi e per questo mandavano giù le peggiori porcate dei governi dell'Ulivo e dell'Unione. Quelli che bisogna difendere il welfare, la scuola pubblica, l'ambiente, il lavoro e i lavoratori ed ora plaudono al liberista thatcheriano Renzi perché li fa 'vincere' dando il via libera a padroni, speculatori, cementificatori, trivelle, privatizzazioni selvagge. Quelli che bisogna combattere la mafia, la corruzione e l'evasione fiscale e stanno in un partito controllato da un tizio che ha un'antica familiarità con Berlusconi e le sue aziende. Quelli di "Se non ora quando?" e delle "Dieci domande di Repubblica" che si mobilitavano contro Berlusconi puttaniere e sessista. Quelli che si indignavano per i voltagabbana di Forza Italia - Capezzone, Razzi, Scilipoti - da irridere senza pietà e per la volgarità politica delle Santanché o delle Mussolini e che ora si vedono rappresentati da opportunisti e polli e galline da talk show televisivi come la Picierno, la Serracchiani, la Moretti, la Boschi, la Bonafè, il già comunista Migliore. Forse è una domanda che non ha una sola risposta anche giovandosi delle analisi di sociologi, psicologi, di esperti della comunicazione politica.
E' certamente più facile intuire cosa frulla nella testa di tanti degli ex antiberlusconisti di professione: i giornalisti di Repubblica o del TG3, i conduttori e i comici 'progressisti' come Fazio, Benigni o la Litizzetto, gli intellettuali alla Saviano. "Franza o Spagna purché se magna" sembra una risposta sensata, o no?

giovedì 6 novembre 2014

Ancora qualche riflessione sulle piazze del 24 e 25 ottobre

Talvolta nella vita e dunque anche nella politica si realizza quel fenomeno definito 'eterogenesi dei fini'. Si compie un'azione per raggiungere determinati scopi e se ne conseguono degli altri. Per i dirigenti della CGIL la manifestazione di San Giovanni del 25 ottobre scorso era anzitutto il mezzo con cui garantire la sopravvivenza dell'organizzazione che guidano ma anche del proprio ruolo individuale minacciati dalla pretesa di Renzi di annientare la funzione del Sindacato. Ma di fronte alla chiusura ad ogni possibilità di compromesso e di mediazione da parte di Renzi (perché il grande capitale non lascia oggi alcuno spazio in tal senso) il milione di lavoratori, di disoccupati, di precari in Piazza San Giovanni ha sancito l'avvio di un percorso di mobilitazione e di lotta per rovesciare le politiche che in vent'anni hanno portato al disastro questo Paese. Per ottenere maggiore occupazione, maggiore reddito, maggiore uguaglianza - questi sono gli obiettivi dichiarati della CGIL - bisogna lottare per sconfiggere le politiche liberiste e di austerità. E dunque bisogna imporre l'intervento pubblico nell'economia (investimenti, politiche industriali, sostegno ai redditi, rafforzamento del welfare), fermare le privatizzazioni, allargare e non diminuire i diritti, ottenere le risorse finanziarie necessarie rifiutando i diktat per il pareggio di bilancio dell'Unione Europea, stroncando l'evasione fiscale ed imponendo una tassazione straordinaria sui grandi patrimoni e le grandi ricchezze. Con tutto il rispetto e l'apprezzamento per i sindacati di base e per le iniziative di mobilitazione spontanee ed autogestite solo una grande organizzazione come la CGIL poteva portare in piazza, con una preparazione di poche settimane, un milione di persone e risultare da subito una minaccia concreta per il governo e per il sistema.

lunedì 3 novembre 2014

La vertenza politica di Maurizio Landini




Bella l'intervista di Maurizio Landini nella trasmissione di Lucia Annunziata In 1/2 Ora che consiglio, per chi non l'avesse fatto, di vedere a questo link.
Maurizio Landini dimostra ancora una volta il suo carisma e le sue capacità comunicative parlando in modo comprensibile, concreto, diretto. E gli fa onore che non indulga in alcuna forma di vanità autoreferenziale ("Quando un Paese ha bisogno di leader, allora è un Paese malato" vale per tutti ed anche per sé stesso).
La cosa fondamentale che ha detto Landini riguarda il suo impegno politico rispondendo ai tanti (ed io tra questi) che auspicano una sua diretta assunzione di responsabilità in tal senso. Ebbene Landini ha confermato che questo impegno, con il suo sindacato la Fiom e la CGIL, se lo assume. Non, come vorrebbe la maggioranza di noi, alla guida del Nuovo Soggetto Politico della Sinistra (non gli interessa la leadership di un piccolo partito o fare da sponda ai dissidenti del PD) ma avviando una grande vertenza nazionale per cambiare, attraverso la mobilitazione dei lavoratori e della maggioranza del Paese, le politiche del governo Renzi, preso atto della loro natura inequivocabilmente classista e reazionaria.
Una mobilitazione sindacale e popolare che difficilmente potrà non sfociare in futuro in una candidatura elettorale di Landini per la guida politica dell'Italia ma che intanto si muoverà attraverso un percorso parallelo ma diverso rispetto a quello della riorganizzazione e della riunificazione della Sinistra Radicale e di Alternativa.
Con Landini dunque a Sinistra per combattere Renzi e cambiare l'Italia - sui rapporti con l'Europa, con le politiche industriali e per il lavoro, con gli investimenti pubblici, per i diritti, per la riconversione ecologica dell'economia - ma contemporaneamente si facciano partire da subito gli ormeggi del Partito della Sinistra Radicale. Perché il popolo della Sinistra ha bisogno da subito di una sua rappresentanza politica e dunque basta con l'indeterminatezza e la vaghezza dei settantenni reduci di Lotta Continua Revelli e Viale (con tutto il rispetto per il loro ruolo intellettuale) e si elegga al più presto una Costituente del nuovo soggetto politico.
E perché non è vero come dice Landini che conta solo stare al Governo: la storia ci ha insegnato che un'opposizione politica forte, coerente e radicata nelle masse popolari può spesso raggiungere risultati a favore delle persone ben maggiori che stando nella "stanza dei bottoni".