"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 29 agosto 2012

Galli Della Loggia, il paesaggio e il federalismo

Galli Della Loggia nel suo ultimo editoriale sul Corriere della Sera parte da una constatazione assolutamente (e banalmente) condivisibile - il fatto che la distruzione del paesaggio italiano e la pessima custodia e conservazione del nostro patrimonio artistico, archeologico e architettonico, così come avvenuto negli ultimi decenni, non solo rappresenta una ferita insanabile alla nostra storia, alla nostra cultura, alla nostra identità nazionale ma anche un'occasione persa per creare lavoro e ricchezza attraverso lo sviluppo turistico e la valorizzazione dei nostri prodotti tipici nell'artigianato e nel settore agro-alimentare – per arrivare a mettere sotto accusa, a dire il vero un po' subdolamente, il federalismo e le autonomie locali, considerandoli responsabili, di fronte all'indebolimento dei poteri di indirizzo e controllo dello Stato centrale, del degrado italiano.
Analisi su cui in parte non si può non essere d'accordo se si pensa al malgoverno che ha caratterizzato in particolare gli enti regionali, da nord a sud al centro, dalla Lombardia di Formigoni alla Sicilia di Cuffaro e Lombardo, dalla Campania di Bassolino al Lazio della Polverini, contribuendo all'esplosione del debito pubblico ed alla deriva partitocratica che anche quando contrastata a Roma ha trovato nuova linfa e nuove occasioni di privilegio e di spreco a livello locale.
D'altro canto non mi sembra che dal Governo centrale, anche di quei Governi che Della Loggia non ha mai di certo contrastato (Berlusconi? Monti?), siano avvenuti in questi stessi anni esempi virtuosi di difesa dell'ambiente, della legalità, della buona amministrazione, di contrasto al consumo del territorio e di rifiuto di progettare inutili grandi opere.
Forse allora bisogna concludere che non esistono forme di Stato così come modelli di leggi elettorali che di per sé stesse garantiscono buon governo e buona amministrazione ma che tutto si fonda sulla capacità dei cittadini di selezionare i propri rappresentanti, di pretendere da essi decisioni e comportamenti irreprensibili e razionali, di vigilare costantemente sul loro operato.
Ed allora è proprio nell'inadeguatezza del senso civico e nell'insufficiente adesione al bene comune di gran parte dei cittadini italiani che si possono ritrovare le cause della crisi e del declino del nostro Paese.

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