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Probabilmente nulla è più efficace
della satira, nell'esasperazione della realtà, per cogliere
l'essenza di fatti e personaggi. E le imitazioni di Napolitano
realizzate da Sabina Guzzanti nel programma Un, Due, Tre Stella,
trasmissione peraltro non troppo convincente nel suo complesso, sono da questo
punto di vista delle autentiche chicche: in esse i discorsi
dell'attuale Presidente della Repubblica appaiono in tutta la loro
banalità e conformismo cosa che in politica significa voler stare
dalla parte del più forte.
E se vogliamo questo corrisponde a
tutta la storia
umana e politica di Napolitano, sempre allineato e coperto
all'ordine costituito senza mai esporsi in posizioni radicali e
dirompenti che ne potessero compromettere la carriera personale.
Nei gruppi universitari fascisti da
ragazzo (e questo potrebbe essere un peccato veniale condiviso da tanti
giovani della sua generazione), ortodosso giovane deputato del PCI
inneggiante alle tesi leniniste e all'invasione sovietica
dell'Ungheria del 1956, protagonista della corrente migliorista -
l'ala moderata, liberal o socialdemocratica, filo-atlantica e
filo-craxiana che osteggiava Enrico Berlinguer – ma sempre leale
con le regole vigenti nel Partito Comunista come il centralismo
democratico (e nemmeno vedere le truppe russe porre fine alla
Primavera di Praga del '68 poté spingerlo ad abbandonare quel
partito), quantomeno spettatore del sistema di finanziamento illegale
dei partiti che riguardò la propria corrente (beneficiata anche
dalle elargizioni di Ligresti e Berlusconi) ed il proprio partito (in
qualità di 'ministro degli esteri del PCI' secondo le accuse
formulate in una vigliacca, ma che è difficile considerare
infondata, chiamata in correo da parte di Craxi), zelante difensore
della partitocrazia – al di là di ogni evidenza e contro il comune
sentire dei cittadini – fino all'elogio postumo del sopracitato
Bettino Craxi.
Il caso dei rimborsi per i viaggi aerei
di cui godeva in qualità di deputato europeo, denunciato da una tv
tedesca, ne è un esempio certo minore e senza alcuna
implicazione penale ma emblematico soprattutto quando si ripensa a
Sandro Pertini che pagava di tasca sua da Presidente della Repubblica
i voli per la natia Genova.
Considerare inaccettabili e
irresponsabili (un tempo si sarebbero definite avventuriste), così
come fa da ultimo anche Stefano
Rodotà, le critiche all'Istituzione Presidenza della
Repubblica, impersonata da Giorgio Napolitano, nasconde un
atteggiamento ipocrita e bugiardo.
Le istituzioni e le autorità si
rispettano quando chi le impersona ne onora il ruolo e ne esercita le
prerogative in modo esemplare, nel rispetto dello spirito e della
lettera della Costituzione.
E ciò vale per le istituzioni di
governo quanto per quelle di garanzia.
Non era giusto criticare Berlusconi, il
suo conflitto di interessi, il discredito che gettava sul nostro
Paese?
Non era giusto attaccare l'eversore
Cossiga (di cui lo stesso Napolitano chiese
le dimissioni) ed Andreotti dalle impresentabili amicizie?
Non è doveroso rinfacciare a Fini i
trascorsi fascisti, la partecipazione alla gestione dell'ordine
pubblico al G8 di Genova nel 2001, la poco trasparente svolta che lo ha trasformato da fedele alleato in strenuo oppositore di Berlusconi ed a Schifani i vecchi soci in affari poi
incriminati per connessioni con la mafia?
Si elogiano le forze dell'ordine quando
compiono il proprio dovere e ottengono successi nella lotta contro la
criminalità ma non se ne denunciano i misfatti quali la macelleria
della Caserma Diaz e le morti di Stefano Cucchi e Federico
Aldrovandi?
Non si definisce quello in carica come
il Parlamento degli inquisiti, dei condannati, degli impresentabili,
dei voltagabbana, di Lusi, Milanese, Papa, Scilipoti, Razzi,
Dell'Utri, Calearo, De Gregorio e via discorrendo?
Si deve sempre e comunque difendere la
magistratura oppure bisogna valutare caso per caso il merito della
propria azione?
Bisogna sempre ritenere imparziali, non
influenzate da condizionamenti politici, le decisioni della Corte
Costituzionale anche quando, alla vigilia delle sentenze, suoi membri
si intrattengono
a cena con i destinatari delle stesse?
Critiche e attacchi alle istituzioni
vengono sempre fatte, a torto o a ragione, da destra e da sinistra.
L'unico Presidente della Repubblica,
Oscar Luigi Scalfaro, che si è opposto realmente, in nome della
Costituzione, a Berlusconi è stato oggetto di un reale linciaggio
mediatico dalle destre e dai giornali e dalle tv di Mediaset.
Per quale motivo Napolitano dovrebbe
godere di una totale immunità? Perché, a sinistra, dovremmo pensare
che è uno dei nostri? Oppure bisogna guardare al merito del suo
operato nel settennato che sta per conludersi?
Di fatto Napolitano, dopo aver lasciato
mano libera a Berlusconi per gran
parte della legislatura anche nell'adozione delle famigerate
leggi ad personam, ha abbandonato la veste sia pure solo apparente di
supremo e imparziale custode della Costituzione per trasformarsi in
organo politico, nel capo della maggioranza politica che sostiene
Monti. Legittimandolo (anche attraverso la sorprendente nomina a
senatore a vita), incoraggiandolo nella sua azione, difendendolo
davati all'opinione pubblica, facendosene garante nei confronti dei
nostri partner internazionali e dei partiti che lo votano, dando
indicazioni sulle decisioni politiche che deve prendere il Governo e
il Parlamento: sui 'sacrifici', sul risanamento finanziario, sulla
legge elettorale.
A questo si aggiunga il decisivo
intervento, in spregio del dettato costituzionale, per piegare le
resistenze del Governo Berlusconi ad impegnare direttamente l'Italia
nella guerra di Libia contro Gheddafi.
Questa trasformazione del suo ruolo,
essere diventato il Presidente di una parte degli italiani lo espone
di per sé alle legittime critiche di chi ne avversa le decisioni.
E si arriva così alla scottante
questione della trattativa Stato-Mafia e al conflitto di attribuzione
presso la Corte Costituzionale elevato da Napolitano contro i
magistrati di Palermo che, mettendo sotto controllo Nicola Mancino
accusato di falsa testimonianza, ne hanno incidentalmente registrato,
senza alcuna conseguenza giuridica, le conversazioni telefoniche. Il
Professor Franco Cordero, il più autorevole esperto italiano di
procedura penale, ha già espresso il proprio parere
al riguardo indicando l'insussistenza giuridica del conflitto di
attribuzione.
Ma soprattutto il dito della
controversia giuridico-costituzionale non può essere sufficiente a
nascondere la luna degli ostacoli che Napolitano sta ponendo
all'accertamento della verità in merito al terribile e ormai fondato
sospetto di un patto tra Stato e Mafia che condusse all'assassinio di
Paolo Borsellino, dando prima udienza ad un indagato come Nicola
Mancino ed intervenendo in suo favore e poi delegittimando i
magistrati siciliani, additandoli alla riprovazione generale delle
forze politiche e di gran parte degli organi di informazione (e si sa
che in terra di mafia l'isolamento precede ahimè sempre l'assassinio
di chi la combatte).
Le conseguenze immediate sono state la
rinuncia di Antonio Ingroia a proseguire le indagini decidendosi ad
accettare un incarico dell'ONU in Guatemala e l'azione disciplinare
aperta nei confronti di Roberto Scarpinato per il discorso tenuto
all'ultima commemorazione della morte di Paolo Borsellino.
E nel contempo viene aperta la strada a quella legge bavaglio sulle intercettazioni tanto desiderata da Berlusconi e lungamente contrastata dal partito di Repubblica ma ora, dopo l'incidente presidenziale, divenuta una provvidenziale necessità benedetta dalla stragrande maggioranza dei politici e da tutti i potenti.
E nel contempo viene aperta la strada a quella legge bavaglio sulle intercettazioni tanto desiderata da Berlusconi e lungamente contrastata dal partito di Repubblica ma ora, dopo l'incidente presidenziale, divenuta una provvidenziale necessità benedetta dalla stragrande maggioranza dei politici e da tutti i potenti.
Dunque dovremmo considerare da
irresponsabili criticare Napolitano? In cosa consiste il peggio che dovremmo
temere?
Grazie della segnalazione.
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