Dovevo una risposta al caro amico
Giandiego Marigo, insostituibile co-autore di questo blog, e al suo
post,
credo ispirato da un articolo
dell'ottimo Ilvo Diamanti, nel quale rimproverava gli elettori che
sono ancora in attesa, a suo parere illudendosi, dell'autobus della
sinistra mentre ce n'è uno bello e pronto, quello di Grillo,
attraverso il quale è già ora possibile promuovere l'idea di una
reale alternativa, un'opposizione radicale al sistema dominante, con
un linguaggio nuovo e non convenzionale, facendo tabula rasa di
vecchie nomenklature partitiche e di consunti rituali che consentono
ai soliti professionisti della politica di monopolizzare, per
cogliere l'ennesima occasione di riciclarsi personalmente, le istanze
di rinnovamento che nascono dal basso.
Premetto che non ho preconcetti verso
Grillo perché è proprio attraverso Grillo (e Travaglio e Di Pietro
che in qualche modo ne condividono la stessa visione
politco-culturale) se ho scoperto in età avanzata, io che non ho un
vissuto di partecipazione attiva a partiti e movimenti, la voglia e
la possibilità di 'fare politica' sia pure da rivoluzionario da
tastiera o come è stato definito ironicamente come membro degli
indivanados.
Non condivido affatto chi liquida il
Movimento 5 Stelle come una nuova forma di populismo e di
qualunquismo, qualcosa di più simile alla Lega e alla destra
piuttosto che un tentativo, ideologicamente e sociologicamente
complesso, di dare nuova linfa e concretezza al bisogno dei cittadini
di determinare la gestione della cosa pubblica.
Sono convinto che gran parte di coloro
che hanno scelto l'autobus di Grillo abbiano in comune con chi si
ostina a dichiararsi di sinistra la stessa meta e gli stessi
obiettivi: la rifondazione della democrazia, perseguire la difesa
dell'ambiente, la legalità, la giustizia sociale, la libertà.
Però nel contempo non ritengo giusto e
opportuno abbandonare la polarità destra-sinistra. Si tratta di idee
simbolo, di bandiere, di magliette di cui credo abbiano bisogno le
persone semplici quale io sono per potersi schierare e posizionare
nel campo di battaglia della politica.
So che proprio per questa
caratteristiche si prestano ad essere strumentalizzate e a diventare,
attraverso il meccanismo delle appartenenze e del tifo acritico, il
cavallo di troia con cui fare accettare – così come fanno Bersani
e Vendola - il contrario di ciò che dovrebbero rappresentare.
Ma può esistere la lotta politica se
non come contrapposizione tra due o più visioni ideologiche, tra la
rappresentanza di due o più blocchi sociali? Può la partecipazione
alla politica dei cittadini fare a meno di visioni del mondo, di
progetti di società, di analisi dei rapporti di forza economici e
sociali che determinano le scelte di governo?
E se ciò è vero come è possibile
rinunciare, senza creare confusione e fraintendimenti, alle idee
simbolo di destra e sinistra (almeno fino a quando non ce ne saranno
altre in grado di sostituirle)?
Oppure deve valere il principio che
tutti indistintamente – lavoratori, disoccupati, imprenditori,
poveri o ricchi - possiamo di volta in volta, secondo buon senso e
opportunità contingente, schierarci da una parte o dall'altra su di
un singolo problema concreto?
Sta qui, a mio avviso, il limite
principale del Movimento 5 Stelle: se si rinuncia a interpretare la
realtà del mondo che ci circonda come la risultante
dell'organizzazione economica in cui il vero potere è detenuto da
chi muove i fili della finanza e dell'industria e può scegliere cosa produrre, come produrre, quanto produrre e quanto redistribuire
tutte le proposte e le iniziative di cambiamento resteranno allo
stato delle pie intenzioni.
Limite che si accompagna, forse non
casualmente, alla forma partito del Movimento 5 Stelle che accanto
all'ampia circolarità, orizzontalità, scalabilità delle
organizzazioni locali vede il monopolio dell'indirizzo politico
generale nelle mani di Beppe Grillo, espresso mediante il suo blog,
senza l'ausilio e la compartecipazione di organi collegiali
democraticamente eletti, senza congressi, senza che sia concesso a
militanti e simpatizzanti di poter votare al riguardo.
Venendo allo specifico delle
contingenze elettorali, fermi restando i miei valori ed i miei
principi politici, adatto pragmaticamente le mie intenzioni di voto
all'evoluzione del quadro politico.
Fino a qualche tempo fa ritenevo
indispensabile una grande alleanza antiberlusconiana – con una
componente di sinistra forte e unitaria in grado di trattare alla
pari con i moderati del PD – finché Berlusconi ha rappresentato la
minaccia incombente sulla democrazia italiana.
Depotenziato Berlusconi, anche se non
ancora definitivamente fatto fuori, e dopo l'esperienza del governo
Monti durante la quale il PD ha tolto definitivamente la maschera,
dimostrando quali interessi e valori rappresenti, quanto sia lontano
dai bisogni dei lavoratori e dei ceti popolari, l'unico mio auspicio
è diventato la nascita di un soggetto politico unitario di sinistra – una
Syriza italiana – in grado di opporsi, con il consenso elettorale
più o meno forte e con la capacità di instaurare il conflitto
sociale che gli verranno dati dai cittadini, alle politiche
neoliberiste.
A tale coalizione, se dovesse finalmente nascere, andrà il mio voto,
in caso contrario Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle saranno - per quanto oggi posso pensare -
l'opzione di riserva, il piano B, il modo con cui manifestare la mia
opposizione radicale a questo sistema.
Aborro con tutte le mie forze la
riproposizione di un centrosinistra costruito intorno al PD,
addirittura più moderato e più subalterno alle logiche capitaliste
e feudali italiane rispetto all'Ulivo prodiano.
Il mio voto non potrà mai andare a
quei partiti che si aggreghino a questo centrosinistra, per un mero
calcolo di visibilità politica e di acquisizione di poltrone
parlamentari. Si tratti come oggi di Sinistra Ecologia Libertà di
Vendola e domani, eventualmente, dell'Italia dei Valori di Di Pietro
o della Federazione della Sinistra di Ferrero.
(...) e ho scoperto in età avanzata, io che non ho un vissuto di partecipazione attiva a partiti e movimenti, la voglia e la possibilità di 'fare politica' sia pure da rivoluzionario da tastiera o come è stato definito ironicamente come membro degli indivanados.
RispondiEliminaCondividiamo al 100% questo passaggio.
Gabriel Ektorp
Portavoce degli Indivanados
Vieni a trovarci se ti va qui:
www.indivanados.tv
twitter@indivanados
www.facebook.com/indivanados