Galli Della Loggia nel suo ultimo editoriale sul Corriere della Sera parte da una
constatazione
assolutamente (e banalmente) condivisibile - il fatto che la
distruzione del paesaggio italiano e la pessima custodia e
conservazione del nostro patrimonio artistico, archeologico e
architettonico, così come avvenuto negli ultimi decenni, non solo
rappresenta una ferita insanabile alla nostra storia, alla nostra
cultura, alla nostra identità nazionale ma anche un'occasione persa
per creare lavoro e ricchezza attraverso lo sviluppo turistico e la
valorizzazione dei nostri prodotti tipici nell'artigianato e nel
settore agro-alimentare – per arrivare a mettere sotto accusa, a
dire il vero un po' subdolamente, il federalismo e le autonomie
locali, considerandoli responsabili, di fronte all'indebolimento dei
poteri di indirizzo e controllo dello Stato centrale, del degrado
italiano.
Analisi su cui in parte non si può non
essere d'accordo se si pensa al malgoverno che ha caratterizzato in
particolare gli enti regionali, da nord a sud al centro, dalla
Lombardia di Formigoni alla Sicilia di Cuffaro e Lombardo, dalla
Campania di Bassolino al Lazio della Polverini, contribuendo
all'esplosione del debito pubblico ed alla deriva partitocratica che
anche quando contrastata a Roma ha trovato nuova linfa e nuove occasioni
di privilegio e di spreco a livello locale.
D'altro canto non mi sembra che dal
Governo centrale, anche di quei Governi che Della Loggia non ha mai
di certo contrastato (Berlusconi? Monti?), siano avvenuti in questi stessi anni esempi
virtuosi di difesa dell'ambiente, della legalità, della buona
amministrazione, di contrasto al consumo del territorio e di rifiuto
di progettare inutili grandi opere.
Forse allora bisogna concludere che non
esistono forme di Stato così come modelli di leggi elettorali che di
per sé stesse garantiscono buon governo e buona amministrazione ma
che tutto si fonda sulla capacità dei cittadini di selezionare i
propri rappresentanti, di pretendere da essi decisioni e
comportamenti irreprensibili e razionali, di vigilare costantemente
sul loro operato.
Ed allora è proprio nell'inadeguatezza
del senso civico e nell'insufficiente adesione al bene comune di gran parte dei
cittadini italiani che si possono ritrovare le cause della crisi e del declino del nostro Paese.
Nessun commento:
Posta un commento