Si è molto discusso in questi mesi, nel variegato mondo della resistenza democratica, se valga ancora la pena di votare una coalizione di centro sinistra alle elezioni oppure se non sia l'astensionismo la forma più efficace per esprimere il proprio dissenso e la propria estraneità nei confronti di una casta politica nel suo complesso complice e colpevole del degrado morale e civile cui è giunta l'Italia. Che anzi il 'tanto peggio' del berlusconismo possa far nascere domani il 'tanto meglio' di una rivoluzione democratica.
Il culmine di questo dilemma identitario dell'elettore progressista credo sia stato raggiunto con il congresso IDV dove la scelta di appoggiare l'inquisito De Luca ha suonato come una resa di fronte a quella che era la più forte speranza di poter costruire una nuova piattaforma politica, di cambiamento radicale nei metodi e nei contenuti.
Berlusconi, con il suo disegno – in parte già realizzato – di rovesciare le istituzioni democratiche, resta ancora di fatto l'unico collante di questo schieramento. Non vi è stata nel centro sinistra una svolta unitaria in termini programmatici (sul riconoscimento della inutilità delle grandi opere, sul tema dell'economia e dei diritti sociali, sulle strategie da mettere in campo per combattere la corruzione dilagante che presuppone anzitutto l'espulsione dei partiti dalla Sanità e dalla RAI) né in termini di alleanze partitiche per le quali ciascuno si riserva di decidere sulla base della convenienza del momento.
Eppure, pur consci di tutto questo, di fronte alla scelta tra il rafforzare o indebolire Berlusconi nel suo progetto autoritario, quale altra possibilità se non votare, secondo la propria personale sensibilità ideale, per un partito di opposizione?
Anche dal punto di vista delle cose concrete per la vita delle persone (l'ambiente, l'acqua, la gestione dei rifiuti, i piani per l'energia, la scuola, la cultura, la sanità, i diritti civili), è solo nel centro sinistra che si possono trovare interlocutori disponibili all'ascolto, anche se tra infinite reticenze e contraddizioni.
I casi Marrazzo, Delbono, Frisullo a cui hanno fatto seguito immediate dimissioni, pur esprimendo il degrado di valori e nella selezione del personale politico del centro sinistra ed in particolare del Partito Democratico, dimostrano come in quella parte politica non sia ancora possibile fare a meno di tenere in considerazione (certo una volta scappati i buoi dalla stalla ...) la sensibilità dell'opinione pubblica e del proprio popolo. Che è cosa ben diversa da come la destra affronta i propri scandali (Bertolaso, Cosentino, Di Girolamo (prima delle intercettazioni), il comune di Fondi solo per citarne alcuni) negando ogni evidenza e attribuendo ogni accusa ai complotti dei magistrati.
Venendo al duello in corso nel Lazio, si possono avere dei dubbi tra Emma Bonino e Renata Polverini?
Da un lato la leader radicale che in tantissimi anni di militanza politica e di responsabilità istituzionali non è mai stata sfiorata da alcuno scandalo, nemmeno dal minimo sospetto; che ha dimostrato capacità di governo negli incarichi che ha ricoperto (Commissario Europeo, Ministro per il Commercio Estero); che ha quella indipendenza ed autonomia morale per spezzare la dittatura dei comitati di affari e dei centri di potere occulti.
Dall'altro, Renata Polverini, un mediocre personaggio 'costruito' dalle tv (e ringraziamo per questo soprattutto Floris con Ballarò …), che ha tanti scheletri nell'armadio (gli accordi in danno dei lavoratori conclusi dal suo sindacato l'UGL e la falsificazione del numero degli iscritti per accedere a posti di potere negli Enti pubblici, gli 'inciuci' compiuti per l'acquisizione a prezzi di favore di appartamenti pubblici).
Soprattutto inquieta chi appoggia e circonda la Polverini: i fascisti di tutte le sfumature, il Vaticano, Casini e Caltagirone con i loro interessi nell'acqua, nelle public utilities (ACEA) e nell'edilizia, Fazzone, il ras del comune di Fondi per il quale era stato proposto lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche.
Per non dimenticare infine che chi si candida alla guida di una Regione come il Lazio non è stato nemmeno capace presentare, il PDL nella provincia di Roma, la propria lista alle elezioni.
Non cambieranno l'Italia queste elezioni regionali ma danno la possibilità di sferrare un altro importante colpo al regime berlusconiano e sarebbe da stupidi non cogliere questa occasione.
Sapendo che dare vita ad una vera alternativa democratica e ripristinare ed attuare la Costituzione è tutta un'altra storia e che per poterlo realizzare sarà necessario lavorare su altri piani e con altri interlocutori.
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http://temi.repubblica.it/micromega-online/polverini-e-il-grande-bluff-della-%E2%80%9Csua%E2%80%9D-ugl/
http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/116137/piu_tv_che_iscritti_e_partito_da_alitalia_il_bluff_di_renata
http://www.alitaliastoriavera.org/index.php
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