"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 30 aprile 2010

Notizie di Normale Precariato, W il I Maggio


Di Giandiego Marigo
Quando succede alla mia età può essere devastante, può fermarti, può cambiarti la vita, una cosa che non auguro a nessuno, ma che sta succedendo a molti. Per raccontarvi questa storia scelgo il metodo dell'articolo, della lettera aperta e vi parlo di me, perchè mi è più facile, ma potrebbe essere la storia di un sacco di gente, di italiani come voi e come me, una normale, banale, storia di precariato. Un avvenimento come questo ti può buttare in un attimo su di una strada o, letteralmente, sotto un ponte. É un'avventura drammatica che può colpirti all'improvviso , da un giorno all'altro...ed in questi tempi è terribilmente normale che avvenga.
Personalmente è ormai qualche anno che mangio pane e precariato e nel mio caso sono pure invalido civile, avrei diritto, teoricamente, ad una corsia preferenziale...viene da ridere, o forse da piangere a parlarne...diritti.
Termine obsoleto! Superato e dimenticato in tempi come questi , senza garanzie! Parola che ormai assume i contorni del grottesco...che fa ridere e fa “comunista”, in questi nostri tempi, quasi dimenticata.
Il mercato del lavoro è cambiato e guarda, guarda, anche per gli invalidi si è inserita la possibilità del tempo determinato, del contratto a termine, giusto! Evviva l’eguaglianza. Tutti uguali uniformati al peggio
Certamente uno si aspetta che a 55 anni sia tutta discesa, che le carte si siano già giocate e che qualche cosa si sia “messo al sole” e senza dubbio qualche cosa l’ho sbagliata anch’io se sono qui senza neanche un asso, né in mano ed ancor meno nascosto nella manica. Però io non chiedevo molto, dopo che da artigiano mi son trovato senza più nulla sette anni fa, solo di lavorare e di mantenere la mia famiglia. Magari anche per poter pagare i debiti, che chiudere un'azienda artigiana all'improvviso porta con sé.
Adattati direte voi, l’ho anche fatto sinché ho potuto. Sinchè ne ho avuto la forza
Per capirci la vita non me la sono persa al gioco o in macchine di lusso e nemmeno in stravizi io lavoravo 14 ore al giorno. Quando la casa di leasing mi ha confiscato tutti i furgoni costringendomi a chiudere, per avere saltato qualche rata, ho continuato a lavorare per cooperative e sempre a quel ritmo.
Mi era andata male, come si dice! Ed a quel punto io chiedevo solo di lavorare, dignitosamente. Però l'Epoca del Lavoro Precario e terzializzato, il tempo delle esternalizzazioni della grande Milano...Il Sogno Lombardo della Logistica a basso prezzo erano già cominciati con la benedizione della CISL e di sua maestà Formigoni. Poco importava che lavorassi per grandissime aziende globali UPS o DHL...Nelle cooperative, quelle farlocche, quelle che si sono inventati i grandi corrieri per fare il lavoro sporco non c’è dignità, il lavoro non è un diritto, solo un dovere e sono solo insulti e pochi soldi, ma a me andava bene lavoravo. Poi l'infarto...brutta sorpresa eh? Anche se un poco c'era da aspettarselo, visti i livelli di stress ed anche i ritmi di lavoro che le cooperative in questione richiedono ai loro addetti. Io sono pesante e non più giovanissimo e per consegnare le buste, bisogna correre e tanto, per tante ore al giorno...sia per strada che negli uffici.
Poco importa delle multe tanto le paghi tu e se manchi un giorno poi son cazzi...visto che sei un collaborare coordianato a progetto un Co.Co.Pro.
Adesso, sono qui, 80% di invalidità, sono limitato nella capacità di reggere alla fatica, non ce la faccio più… io che spaccavo le montagne. Possibile che per me non ci sia più niente?
Mi sento scivolare, lentamente, giorno per giorno, sempre più marginale, sempre più fuori del giro.
Senza ammortizzatori perché ho lavorato in cooperativa o a termine, la disoccupazione a termini ridotti, un’elemosina ed un'altra elemosina un assegno di invalidità...una cifra esorbitante 248 euro al mese.
Prima dell’ultimo tempo determinato(otto mesi) erano due anni, quelli della convalescenza dopo un infarto forte come il mio, che non portavo un Euro che fosse uno ed adesso è più di un anno che non lavoro. Mia moglie, si sta spaccando dalla fatica, va a servizio e non ci crede più “Hai 55 anni!” dice “ Ora che usciamo da questa crisi ne avrai 56/57…chi ti prende più ” .
Io non so cosa risponderle e ringrazio Dio che sia ancora qui e che mi ami ancora. Lei l'unico possibile eroe in questa storiella che sa di grottesco.
Mi vien da dire che non capisco che senso abbia proporsi di allungare la vita lavorativa sino a 300 anni se poi a 50 sei già come morto. Mi viene anche da chiedere cosa faranno tutti quei giovani che sono all'incirca nella mia situazione. Vedersi scivolare fuori dalla società è difficile, duro, spietato. La cosa più brutta è che non sai , esattamente, cosa possa succederti domani...non lo vedi il domani, sembra sfuggirti ed hai paura…non mi piace aver paura. Viene da ridere o forse da piangere a pensare che stiamo parlando di una Repubblica Fondata sul Lavoro. Perdonatemi se ho scelto questo modo così diretto per parlarvi di precariato e di lavoro, forse avreste preferito un articolo indiretto e generale ma io so farlo solo così mettendo in ballo me stesso e la mia vita.

I furbetti del rubinetto. Bersani, Di Pietro ed i referendum del Forum per l'acqua pubblica

La vicenda del referendum per l'acqua pubblica riassume in sé molte delle questioni relative alle prospettive, alle strategie, alla rappresentanza sociale dell'attuale opposizione ed alla cultura, in termini politici e di valori, che essa vuole esprimere.
Un largo e composito arcipelago di movimenti ed associazioni, di sinistra e non, laiche e cattoliche, si fa promotore di un referendum per ripristinare la natura dell'acqua come fondamentale bene pubblico ed inalienabile diritto dei cittadini che non può essere subordinato alla logica del profitto.
I quesiti vengono redatti ad opera di insigni costituzionalisti tra i quali Stefano Rodotà.
C'è l'occasione di infliggere una grande sconfitta sul piano culturale al berlusconismo ed all'egemonia del pensiero unico in economia, su di un tema in grado di incontrare trasversalmente il sentire degli elettori di destra e sinistra. Capace cioè di parlare al cuore (l'acqua bene comune), alla testa (come deve essere gestita la cosa pubblica) ed alla pancia (il portafoglio) dei cittadini.
L'apartiticità del comitato promotore ne rappresenta un elemento di forza consentendogli di superare il muro artificioso delle appartenenze e delle tifoserie ideologiche.
Il grande successo iniziale nella raccolta delle firme (duecentomila in cinque giorni) è ulteriore conferma della forza dirompente del referendum.
Cosa avrebbe dovuto fare l'opposizione presente in Parlamento, Partito Democratico ed Italia dei Valori? La logica avrebbe suggerito di sostenere dall'esterno il referendum - così come hanno fatto i partiti che non hanno più propri rappresentanti nelle Camere ed in primis Verdi, Sinistra Ecologia Libertà e Federazione dei Comunisti - con la lungimirante generosità di lasciare spazio a chi efficacemente oggi può combattere la battaglia per l'acqua pubblica e pronti a raccoglierne domani i frutti in termini di voti che sicuramente deriverebbero da una sconfitta della destra.

giovedì 29 aprile 2010

"SINISTRA” O “AREA DI PROGRESSO”...CHIAMIAMOLA COME VOLETE, MA CREIAMOLA


di Giandiego Marigo
Mi rendo conto come non sia il caso di sovrapporsi ai pensatori autorizzati, a coloro che essendo professionisti “DEL PENSIERO E DEL DIRE” pare abbiano diritto a questo ruolo.
Tanto più dovrei tacere io ignorante ed incolto.
Però sono amante, sin dagli anni settanta delle culture alternative e delle ragioni che le muovono, per cui suppongo che proprio nella possibilità che io venga letto e persino, in quella ancor più remota che io venga addirttura ascoltato stia il senso, più profondo di tutto ciò che andremo dicendo.
La domanda che io voglio porvi e sottoporvi è “Perché Sinistra?”, ma potrebbe anche valere allo stesso modo “ Perchè area di Progresso” che esigenza vi è di porre questa istanza? Di trovare una corrispondenza a questa definizione “Sinistra” in fondo così inadeguata...che senso vi è addirittura di supporne e caldeggiarne l’esistenza? Perché, quindi, in un momento in cui pare essere così poco di moda, tanto che persino un comico come Grillo si premura di sanzionarne la morte clinica ed il superamento, cercare le ragioni di un rilancio di tale significato?
Premetto che il senso di questa necessità non deve risiedere in richiami storici, pure presenti e necessari. Non deve trovare appoggio in nostalgie di strade, piazze e piccole rivoluzioni interrotte o rimandate, anche se tutto ciò mantiene un senso, soprattutto per coloro, che come me abbiano avuto parte in questo percorso, avendo avuto la fortuna di viverlo.
La vera necessità, storica, di una compagine forte, sensibile, plurale ed aperta che si definisca , orgogliosamente DI SINISTRA ma che sappia cogliere, le evoluzioni storiche, politiche, spirituali di ciò che questo termine cerca di significare. Bene! Questa esigenza sta nel vuoto di ascolto e di proposta, sta nell’incapacità di rappresentazione, che altrimenti avverrebbe, sta nelle premesse che sottintendono un punto di vista.
Va però detto qualche cosa a coloro che immaginano stravolgimenti rivoluzionari o che si rinchiudono in torri cristalline, per evitare contaminazioni, restando convinti che essendo intoccabili e sacri portatori di inalienabili verità "che verranno, prima o dopo, confermate dalla storia" debbano , di conseguenza e senza dubbi essere loro il tessuto che la compone. Bene costoro sono, davvero destinati alla scomparsa, alla consunzione.
La medesima sorte condivideranno coloro che porranno alternative utopistiche ed impraticabili derivanti da visioni di mondo talmente lontani dalla realtà, da essere salti quantici, mondi paralleli. Eppure non pare sufficiente, soprattutto a livello culturale e filosofico, l’uso ad oltranza del pragmatismo.
Quell'insulso ed incomprensibile senso del realismo politico per il quale numerosi partiti si addensano e si ammonticchiano al centro riferendosi a comuni aree neo-liberiste e fanta-democratiche che individuano nella generalizzazione e nell’appiattimento, persino artificioso dei riferimenti, nella ricerca e verso l'unico obbiettivo della possibilità di governare, il loro stesso senso. composte da uomini che passano il loro percorso politico passando da compagini conservatrici ad altre "presupposte" progressiste, come se nulla fosse, come se questo fosse davvero possibile, conservando sé stessi.
Non si comprende, a questo punto, per quale astruso motivo nascerebbe la necessità di definire due campi.
Sta di fatto che pare che questa premessa, quella che loro definiscono pomposamente governabilità, dal loro punto di vista, giustifichi ogni scelta…dal bipartitismo, al nucleare.
Quindi affermare che è proprio nelle premesse che acquisisce fondamentale importanza da che punto di vista si osservi e che mondo si immagini diviene di per sé rivoluzionario e quindi definito di sinistra e si delinea come premessa culturale fondante. Come rivoluzionaria pare diventare la definizione che non esista un territorio nel quale si incontri e si medi ogni opinione, ed addirittura eversivo il dichiarare che questo non sia il miglior mondo possibile.
Lo è, di conseguenza, anche l’affermare che la caduta dei muri ed il crollo delle ideologie, un tantino preteso per altro, non giustifichi l’uniformazione del pensiero, a questo punto sorge spontanea, quasi logica la necessità di definire un’Area di Progresso e civiltà...quella che chiamammo Sinistra, appunto, che mantenga il punto di vista dei deboli, dei molti, dei senza potere, delle reali maggioranze.
Facciamoci una domanda.
Quest’area può essere garantita da un grande contenitore? Che tutto trita, tutto ammette…che fagocita in sé tradizioni liberal, social, teo, radical e marxiane e chi più ne ha, ne metta.
Pare di no, sembra che, inesorabilmente si finisca con il seguire la vocazione di far tacere qualcuno, che il più delle volte si rivela essere il più debole, il più afano, il più senza potere.
La negazione del punto di vista, di cui abbiamo parlato sino qui, indispensabile premessa richiesta da questo contenitore amorfo, che non sembra nemmeno trovare definizione porta allo spostamento dell’asse della compagine verso il “centro” governabile, amorfo ed onnicomprensivo, in ultima analisi inesistente e confuso.
Che per sua natura ha, come unica esigenza, la conservazione, della propria posizione, della proprie acquisizioni, del proprio orticello, della porzione di potere acquisito.
Questa necessità di conservare, di omettere...lacciuoli e regole non si verifica solo a livello pratico e politico, ma anche a livello etico-morale e spirituale, uniformandosi al medio che spessissimo è anche il peggio. Negando a questo punto la natura stessa di quell'area di Progresso e civiltà cha abbiamo sino a qui definito, negando alla fine sé stesso? Avvolgendosi in contraddizioni infinite, valoriali e di fondo?
Dove risiede il coraggio di cambiare, di studiare, di sognare mondi diversi, il coraggio di discutersi e discutere, di spingere avanti il confine del pensiero comune che definiamo Civiltà?
Dove risiede la capacità di rinnovarsi e rinnovare, lo stimolo al farlo?
Dove se non in quei movimenti spontanei, con le pulsioni estemporanee che li determinano.
Dichiarare quindi che esista una necessità di definire questo ipotetico contenitore, nega in realtà l’alternanza, perchè definisce un mondo unico ed un unico pensiero.
Personalmente non mi piace un mondo., pretestuosamente e obbligatoriamente bicolore, ma posso, con sforzo, ammetterne la necessità, ma questo può avvenire solo salvaguardando le caratteristiche salienti delle componenti che questo corpo andranno a comporre.
E' sempre sbagliato sviluppare un organo in luogo ed a spese dell’altro, si finisce con l’uccidere il paziente. Questo, mi rendo conto è pragmatismo, semplificazione, ma permettetemelo (solo per un attimo).
Qual è a questo punto la strada per mantenere il corpo sano? Lo sviluppo armonico di ogni sua caratteristica, nella sua specificità.
Trasferendo la metafora , brutalmente, nel sociale, come si può anche solo immaginare un mondo senza Antigone? Privo di senso critico, un mondo che elimina il debole e sfrutta a morte chi non è in grado di ribellarsi è possibile pensare che un mondo così sia sano? Eppure è esattamente quello che viene quotidianamente proposto.
Proprio questa individuazione determina la necessità della Sinistra o chiamatela come preferite e non di una generica compaggine di rappresentanza e di vaga testimonianza, che accetti per definizione un unico mondo ed un unico pensiero, bensì di una organizzata e forte plurale ed aperta, che sappia determinare e competere.
Che sia in grado di proporre e proporsi, che possa difendere e stimolare punti di vista altrimenti assenti, che sappia sognare e proporre mondi e laddove sia necessario anche opporsi agli abusi.
Non quindi una propaggine inascoltata in un progetto complesso, ma un partecipante a pieno titolo alla stesura del progetto medesimo.
Per fare questo è indispensabile una sinistra autonoma e forte che possegga una sua anima ed una cultura da proporre, un’idea di sé e del suo percorso.
Non una forza inutilmente i stolidamente barricadiera, che dissimuli il proprio vuoto in un mero negazionismo, ma che accetti di volare alto, di elaborare, attualizzazioni e comportamenti, culture e politiche…filosofie e escursioni dello spirito e che sappia farlo nell’Oggi e nel Qui e non sulla scorta di polverosi libri sacri…che possono essere molto inutili se diventano l’unico modo per analizzare la realtà.

mercoledì 28 aprile 2010

L'AMORE DI ANTIGONE


di Giandiego Marigo
Parliamone allora di questo vituperato, abusato e sfruttatissimo termine AMORE questa parola che va tanto di moda in questi nostri tempi, con la sua contrapposizione, per altro. Spesso usata in termini negativi, cioè come affermazione di mancanza piuttosto che di presenza.
Abuso dicevo, e pare logico il dirlo...anche.
Faccio un piccolo inciso, che mi serve da premessa, cioè il precisare quale , secondo me, sia una delle carenze più gravi, storiche, di quella che definimmo Sinistra. L'incapacità di porre una proposta realmente alternativa...il limite di subire spesso il fascino della cultura sistemica, forse per aver dimenticato le proprie stesse premesse, forse per il limite indubbio d'aver studiato su libri scritti dai medesimi “intellettuali” che contribuirono alla creazione di questa immagine di società.
D'aver letto i medesimi poeti e d'aver frequentato, volenti o nolenti le medesime chiese.
L'incapacità di modulare, una proposta complessa, che non rinneghi ma che rimetta in discussione le premesse , i postulati di questa organizzazione sociale.
Una capacità “rivoluzionaria”, ma laddove questo termine spaventi per la sua portata di novità, definiamola evolutiva.
Per chi legge e ha dimestichezza con i termini preciserò invece che “Rivoluzione” e “Violenza” non sono sinonimi, come non lo sono “Progresso” e “Tecnologia” o “Liberalismo” e “Capitalismo”.
Molte sono le parole che oggi generano confusione, che vengono usate a sproposito, abusate...che i maestri cerimonieri dei media, modificano e violentano nel loro significato, che prostituiscono all'uso che necessita al potere.
Amore è una di queste, purtroppo.
Non è da questi ultimi mesi, che si tenta di inserirlo nell'Agone politico, di creare un'artificiosa differenza fra coloro che ne sarebbero i depositari e coloro, ovviamente e per logica contrapposizione, che ne sarebbero i “nemici giurati”.
I comunisti detrattori, mangiatori di bambini, torturatori, privi del senso dell'affetto, materialisti e miserabili o peggio, di questi tempi, i giustizialisti e forcaioli.
Amici innaturali dei magistrati, incapaci di qualsiasi sentimento che non sia un vuoto, inutile, frainteso bisogno di vendetta e di rivalsa.
Sprechiamo allora due parole, per parlare di ragioni profonde...di motivi d'amore.
Cosa altro sarebbe altrimenti l'esigenza, il bisogno spirituale, quella leva che crea il motivo, l'urgenza e la necessità di giustizia di eguaglianza la capacità di superare le paure di andare contro la propria stessa timidezza ed ignavia sino a comprendere la possibilità della ribellione, quella indescrivibile certezza che spinge a pensarsi uguali. Cosa altro potrebbe essere se non un vero, alto inenarrabile atto d'amore.
La natura dell'amore non è forse legata a concetti come altruismo, dedicazione, scarsa considerazione di sé stessi a vantaggio dell'oggetto d'amore? Non parte forse da una Pulsione profonda che ci porta a considerare ciò che amiamo più importante di noi stessi, più bello, più giusto, quasi perfetto, per il semplice fatto che è oggetto del nostro amore? Permettetemi allora di dichiarare che mi viene da sorridere, quando mi si definisce privo d'amore, solo perché non d'accordo con il “Tiranno” di turno, e non uso la parola con l'accezione , errata , corrente, ma nel suo senso più classico, quello che i greci davano al termine e al concetto che portava.
La premessa stessa di Antigone, il suo stesso esistere è, un atto d'amore, il porsi come diverso e contro, il coraggio di dichiarare la propria opposizione è amore del più puro, perché non pensa a sé ed alla propria salvezza, perché non sceglie la massa e l'approvazione, ma si pone “di traverso” cercando di rappresentare gli interessi dei silenti, degli ultimi, dei senza parola...di coloro che normalmente non vengono ascoltati.
In contrapposizione al potere, che invece necessita d'approvazione per nutrirsene, Antigone si dà, regalando sé stessa ed il proprio stesso sangue. Abnegazione e Coraggio contrapposto ad Avidità e Egoismo...chi ama in tutto questo?
Il Tiranno invece, dal canto suo abbisogna, certo, d'amore, ma per cavarne energia, come il Vampiro ha esigenza di sangue, così egli si nutre dell'approvazione e dell'amore dei suoi adepti ricavandone forza.
Molto spesso, chi scrive, ha fatto riferimento all'esigenza di dare un senso spirituale, profondo all'agire sociale, ribadendo la necessità che l'azione, anche politica, abbiano una misura d'anima.
Questo significa ed è persino ovvio, che molto del nostro stesso pensare politico andrà rivisto e rivisitato.
Alcuni comportamenti analisi prive di questa spiritualità o della premessa, indispensabile, dell'assoluta negazione della prevaricazione e dell'uso del potere, hanno giustificato a volte gesti ed azioni, eccessivi, sconsiderati, disperati, che hanno finito per ritorcersi dolorosamente contro chi le compiva, per loro stessa natura ed a più livelli, eppure, certamente, tutti questi eccessi sono stati spesso motivati da un distorto senso d'amore, mai da ragioni di difesa del proprio territorio, di egoismo, di conservazione del potere, di difesa del proprio diritto ad essere al di sopra di ogni legge.
Siamo perfettamente convinti e coscienti che una scelta “non violenta” sia necessaria, assoluta ed inalienabile, così come lo sia la necessità di riflettere sui linguaggi, di individuare nuove metodiche, che tengano conto del superamento delle ideologie, sino alla rivisitazione del modo in cui osserviamo il sociale siano il nostro compito principale,il nostro dovere, come portatori e mediatori della necessità.
Però questo nulla toglie alla purezza dei motivi, all'importanza di quel primo passo...alla qualità del motivo che mosse quella prima, originale pulsione
Da ultimo torno all'inciso che ho operato in premessa, ho ascoltato l'ennesimo discorso che trova tutti d'accordo, fatto dal nostro capo dello stato, per carità nulla di veramente nuovo, retorica, come spesso capita con un discorso di fine anno.
Quel tipo di retorica e di postulato d'ipocrisia che tanto piace di questi tempi e che compone il tessuto stesso della teoria amorosa, che viene posta come necessità inalienabile di condivisione, come premessa di appartenenza democratica
Sprechiamo, quindi, vi prego, due secondi a riflettere sull'uso della parola amore che viene abusato, distorto all'uso ed alle esigenze retoriche del magnifico unto, e che sembra trovare fans anche in quella che dovrebbe essere l'area del progresso...del pensiero alternativo.
Sprechiamo, due minuti per dare un senso anche “culturale” ed ancor meglio e di più “spirituale” al nostro opporci, che non sia solo un moto di fastidio e di rabbia, ma qualche cosa di più, un'occasione per comprendere le nostre differenze, per dimostrare a noi stessi che, davvero, è l'amore a muoverci.
Il tempo per precisare che davvero esistano motivi per ribadire un primato “morale ed etico" e diciamolo "spirituale", non preteso, ma verificato nelle premesse, nei postulati...nelle regole dell'agire, nelle motivazioni. Queste cose sono necessarie, anche a noi stessi, per non perdere il senso per ribadire e per aiutarci a continuare in questo viaggio nel deserto...essere Antigone non è comodo, essere Antigone non violento, che parla dello spirito e dell'anima è ancora più scomodo, esserlo sotto attacco del potere e del Sistema, mentre il loro rancore ed il loro odio si concentra...doloroso , oltre che difficile e supremo atto d'amore...almeno cerchiamo di esserne coscienti

Con Amore

UNA PROPOSTA PER IL I MAGGIO- IL NO.R.DAY POPOLERA' GLI STRISCIONI DEI COMITATI I MARZO


Di Giandiego Marigo

Il I Maggio- FESTA DEL LAVORO- i " Comitati I MARZO-UN GIORNO SENZA DI NOI " saranno in piazza, con striscioni loro ed iniziative culturali diffuse. La scelta della presenza in una giornata dedicata al Lavoro ed all'internazionalismo pare persino ovvia e giustissima. Da sempre il movimento che fa capo al NO.R.Day (la bellissima manifestazione antirazzista del 6 marzo scorso a Milano) ed alle sue iniziative ha un rapporto particolare di attenzione ed ascolto e di reciproca stima nei confronti dei comitati. Oggi ritengo che si possa e si debba fare di più. Iniziando proprio da questo I Maggio!
Un percorso di vicinanza e condivisione anche operativa ed organizzativa, che nei fatti è con ogni probabilità già in corso. Visto che moltissimi del NO.R.Day sono anche impegnati nel movimento meticcio.
Ritengo, ed io personalmente lo farò, che gli obbiettivi ed il percorso dei comitati siano ampiamente condivisibili e che giustifichino un impegno costruttivo e di pensiero per la loro relizzazione ed anzi sono convinto che il loro intento di porre all'attenzione del paese una cultura meticcia, legata alla creazione ineluttabile e prossima di una società multietnica sia prioritario all'interno di un impegno sull'antirazzismo e per l'integrazione.
Durante il comizio del NO.R.Day si è ripetuto che il termine Tolleranza non era adatto a definire il percorso che stavamo iniziando e non casualmente si è scelto il colore giallo per definire l'immagine di questo percorso, come il colore scelto dal moviomento dei comitati, bene io credo che sia giunto il momento di definire con il termine “impegno” quel che sino ad oggi è stato una presa di posizione e ritengo proprio nei comitati del I Marzo quest'impegno si possa svolgere.
PARTIAMO QUINDI POPOLANDO GLI STRISCIONI DEI COMITATI NEI NOSTRI CORTEI E NELLE INIZIATIVE LOCALI CHE VEDONO LA LORO MOBILITAZIONE, GARANTIREMO DOVE SI POSSA E DOVE L'ORGANIZZAZIONE SIA PRESENTE IL NOSTRO IMPEGNO COSTRUTTIVO AL LORO PERCORSO ED ALLE LORO BATTAGLIE ED A QUESTO INVITIAMO OGNI SINCERO DEMOCRATICO E ANTIRAZZISTA, OGNI PROGRESSISTA CHE INTENDA CONIUGARE iNTEGRAZIONE, ACCOGLIENZA E FUTURO.
VIVA IL I MAGGIO ANTIRAZZISTA, GIALLO ED INTERNAZIONALISTA. PARTECIPIAMO E REALIZZIAMO IL SOGNO DI UNA SOCIETA' METICCIA, MULTIETNICA E MULTICOLORE.

Fini, Bersani e l'inganno dell'emergenza

Chiunque si opponga a Berlusconi ed alla sua folle pretesa di sottomettere la legge, le Istituzioni, la Costituzione ai propri personali interessi non può che gioire ogni qual volta si aprano delle crepe nella sua maggioranza parlamentare.
Lo è stato con Casini e Follini, lo è ora con Fini. A patto però di saper ben interpretarne le motivazioni.
Quando un boss mafioso aderisce ai programmi di collaborazione (per sincero pentimento, per vendetta, per salvare la propria vita o altro), gli inquirenti – in cambio dell'impunità – ne utilizzano le informazioni per infliggere più danni possibili, in termini di arresti e di sequestri di beni, all'organizzazione criminale. Ma nessuno si sognerebbe di attribuire al pentito prestigio o un ruolo di riferimento nella società.
Sono in tanti coloro che non hanno abboccato alla sceneggiata democratica dell'ex segretario di AN ma sono sicuramente di più, anche e forse soprattutto a sinistra, coloro che lo hanno eletto a campione della libertà e della difesa della Costituzione.Ed è questo il racconto che cercano di far passare i sacerdoti televisivi del Partito democratico: Fazio, Floris, la Dandini, l'Annunziata, la Berlinguer, Gad Lerner.
Nel caso di Fini, a dispetto di chi pretende di farci credere che la sua sia stata una sincera evoluzione politica che è partita dal neofascismo almirantiano per arrivare ad una concezione della destra di tipo europeo, liberale e moderna (ammesso che esista in natura ...), emerge l'opportunismo senza scrupoli di un vorace accaparratore di poltrone.

martedì 27 aprile 2010

NUCLEARE? NO GRAZIE!


di Giandiego Marigo
Ci stiamo avviando ad una scelta che ipotecherà il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti ed ancora di tutti i nostri pronipoti dopo di loro. Lo facciamo nell'assoluta indifferenza per il loro destino, presupponendo una menzogna pacchiana alle nostre decisioni. Cerchiamo di capire perchè chi ci impone questa deriva lo faccia con tanta tracotanza e disposto ad ogni metodo, anche “all'opzione militare”, pur di imporla.
Premettiamo e non per dichiarazione “gratuita”,ma perchè lo sostengono insigni scienziati fra i quali il nobel Rubbia che la scelta nucleare non solo è dannosa , ma anche inutile; essa non è conveniente economicamente e non ci affranca da nessuna dipendenza, perchè trasferisce al materiale fossile, a quello che definiremo il "carburante nucleare", tale dipendenza, senza affrancare nessuno da alcunchè...infatti l'Italia si è impegnata negli accordi sottoscrittti ad acquisire tutta la tecnologia sino allo smaltimento delle scorie, cioè compriamo tutto dalla Francia, pagandolo a peso d'oro sino al problema di tutti che nemmeno loro hanno risolto cioè lo smaltimento delle scorie...che si badi non sono tossiche ma radioattive...e per millenni. A questo si aggiunga che la tecnologia di terza generazione EPR ha già mostrato tutti i suoi limiti e problemi di sicurezza.
L’Italia ha una potenza elettrica installata di ormai quasi 100.000 megawatt, mentre il picco di consumi oggi non supera i 55.000 megawatt. Le recenti dichiarazioni di autosufficienza energetica dei Presidenti di alcune regioni italiane valgono anche per il resto del Paese. Non abbiamo dunque bisogno di nuova energia ma di energia rinnovabile in sostituzione di quella fossile.
Il problema reale quindi è di scegliere una visione alternativa e compatibile e non quella di nuclearizzare ulteriormente. A chi ci proponga l'eccezione che tutti lo sono potremmo rispondere con l'antico proverbio che ogni madre ha ripetuto al proprio figlio rispetto al fatto che se tutti vanno nel fosso non si vede il motivo per cui lo debba fare anche lui.
La stessa Germania con le scelte ultime , implicitamente ammette il suo errore; chiaro che nessuno è disposto ad ammettere che le centrali permangano solo perchè lo smantellarle risulterebbe praticamente impossibile...infatti chi è convinto che Caorso sia davvero inattivo?????
Infine il nucleare non darà nessun contributo a rispettare i vincoli posti dall’Unione Europea per ridurre le emissioni di CO2 del 20% entro il 2020, perché le prime centrali non saranno operative prima del 2026-2030, e perché il complesso ciclo di approvvigionamento della materia prima, di costruzione e smantellamento produce non poca CO2.
Torniamo quindi alla domanda che ha mosso tutto questo ragionamento: a chi giova, chi ci guadagna?
Le energie rinnovabili vere hanno una caratteristica saliente e rilevante...possono essere autoprodotte...ed è questo che maggiormente infastidisce i padroni dei rubinetti, gli stessi che sognano di privatizzare acqua ed aria e di contabilizzare ogni respiro.
Se si forma una rete di autoproduttori che addirittura vendono la propria energia in eccesso, si crea un mercato diffuso ed un 'autonomia che non può piacere a chi sta realizzando vertiginosi guadagni con la proprietà dell'energia e che vuole mantenre questi guadagni miliardari, anzi se possibile aumentarli, sostituendo se necessario il prodotto gestito, ma mantenendo il concetto del rubinetto a conto ore...e la sua proprietà.
I rinnovamenti sociali che si vanno formando nel dopo crisi mondiale presuppongono la proprietà di pochi sui rubinetti energetici...ed il potere di questi pochi si va via via consolidando sino a sostituire quello del capitalismo più tradizionale.
L'energia eolica, fotovoltaica persino idrica e geologica non corrispondono a queste esigenze, possono essere detenute localmente, regionalmente, individualmente...Quele forma di approvigionamento energetico esalta all'ennesima potenza il concetto di rubinetto...dopo il Petrolio ed il Gas???? Quale forma di approvigionamento energetico può essere centralizzata e sfugge ad ogni controllo regionale e locale...Tanto nella realizzazione che nella premessa? Quale forma di produzione energetica può essere facilmente ed addirittura necessariamente Militarizzata?????
Abbiamo giocato con il concetto di rubinetto???? Con il concetto di contatore??? Quello che è certo resta il fatto che questo paese abbia già una volta deciso con un Referendum che la scelta dovesse essere diversa, ma ci sembra che nessuno se ne curi, anzi tale decisione ci appare irrisa e ridicolazzita. Eppure ci risulta che il valore di un Referendum sia ancora notevole in una democrazia. Come mai per questa tematica non valgono affatto statistiche e sondaggi, come mai la volontà del popolo italiano viene scavalcata senza nemmeno perdere il tempo di spiegare perchè? Noi crediamo che sia possibile un mondo in cui non si scelga l'opzione nucleare e vorremmo che questo paese seguisse quella strada...compatibilità e rispetto della natura e di Gea...é un'Utopia? Noi non lo crediamo e riteniamo che l'opzione nucleare sia una forzatura ed un'impegno che non tiene conto del futuro “Questo mondo non è nostro, lo abbiamo in prestito dai nostri figli”

domenica 25 aprile 2010

Alternativa: la 'maniglia' di Giulietto Chiesa

Si è svolta sabato 17 aprile, al cinema Detour di Roma, la prima riunione di Alternativa, il progetto politico di Giulietto Chiesa.

Di fronte alla crisi – morale, sociale, politica, economica – in cui si trova il nostro Paese ed alla voragine che ormai divide i cittadini dalle caste politiche di maggioranza e di opposizione, Alternativa si propone di offrire una 'maniglia' a cui aggrapparsi a quelle persone che, per risalire dal precipizio, disperatamente cercano una buona politica in grado di dare risposte ai propri bisogni ed alla propria aspirazione ad una giusta conduzione della cosa pubblica.

Ma perché si dovrebbe dar credito all'utopia, forse inesorabilmente velleitaria, dell'ennesimo movimento o partitino?
C'è altro oltre al fascino di partecipare alla nascita di un nuovo movimento?

Anzitutto Alternativa è anche e forse soprattutto il tentativo di costituire un laboratorio politico con l'intento pedagogico di raccontare, senza sconti ed inganni, la verità – quella che si conosce – sulla situazione italiana e mondiale, sui meccanismi di dominio e di potere, sulle prospettive terribili cui l'umanità rischia di andare incontro nel prossimo futuro.

Essa nasce dalla convinzione che la sconfitta della sinistra italiana (e mondiale) non sia solo il frutto della mediocrità e della disonestà dei suoi dirigenti e dei loro errori tattici e strategici, ma vada analizzata e compresa in un quadro più ampio. Che essa cioè sia strettamente legata all'involuzione del sistema capitalistico, al suo scontrarsi con la intrinseca ed irrisolvibile contraddizione tra la ineluttabile dipendenza da uno sviluppo esponenziale della produzione e del consumo ed il limite invalicabile costituito dalla limitatezza delle risorse naturali (le fonti di energia, le materie prime,il territorio, l'acqua, l'aria). Una contraddizione alla quale il capitalismo e la sua fondamentale incarnazione statuale, l'Impero Americano, risponde – per la propria almeno momentanea sopravvivenza – raschiando il fondo del barile, con la globalizzazione, con la 'creazione' di nemici esterni (in primis il terrorismo) e con la dittatura culturale che impone - attraverso i media - convinzioni, valori e stili di vita. Grazie ad esse è possibile fare accettare il peggioramento delle condizioni di esistenza e la compressione dei diritti individuali, funzionale al mantenimento ed all'incremento dei profitti. Ed è inevitabile pensare, quando quest'azione di inganno e di plagio delle coscienze non sarà più sufficiente, al passaggio a forme cruente di repressione e di dominio necessarie alla conservazione del potere e dei privilegi.

sabato 24 aprile 2010

FESTA D'APRILE

di Giandiego Marigo
Certamente furono giorni confusi, dolorosi ma essi avevano chiarissima quale fosse la differenza che li distingueva dai loro avversari...un conflitto civile non è mai giusto, nasce sempre da esasperazioni, ma il modello di mondo proposto dalle camicie nere era divenuto intollerabile ed aveva dimostrate tutte le sue estremizzazioni. Non si pensi che fossero gli ultimi anni, oppure l'errore d'essere entrati in guerra era la premessa...l'incipit...il modello culturale che era terribile...son passati anni d'allora e oggi ci si racconta che sì il Duce commise errori, ma la sua proposta politica era interessante. Lo neghiamo, era terribile sin dall'inizio, premetteva un muro un'esclusione, premetteva una disìvisione effettuata con la spada ed i suoi cantori odierni non possono fingere di dimenticarne le premesse, assumendo a loro comodo solo l'ordine e la disciplina ed il fatto che i treni arrivvassero in orario. Quelli che attraversiamo sono tempi cupi...in cui le attinenze e le somiglianze si fanno angoscianti...ed oggi alcuni ci descrivono Benito Mussolini come uno statista...era un dittatore e rappresentava gli interessi di una parte del paese che dominava con il bastone e l'olio di ricino sugli altri, che aveva acquisito il potere con la paura e bruciando le sedi degli avversari , arrestando ed tacitando l'opposizione esautorando il potere del parlamento...la guerra e la sciagurata alleanza con Hitler altro non furono che la logica conseguenza di un comportamento già adottato e di una scelta, precisa, di campo. Scelta sciagurata e dolorosa che il popolo italiano aveva già pagato durissimamente prima dell'entrata in guerra. I modelli che ci vengono proposti oggi dalla nuova destra sono tristemente simili a quelli proposti allora, pericolosamente vicini a quelli adottati con la forza dalle squadracce...ed è per questo che vi invitiamo a ricordare, tutto...di quegli anni e soprattutto i motivi.






FESTA D’APRILE


Morimmo, ma non piangete
Perché noi non amammo mai le lacrime
E non lo abbiamo fatto perché voi piangeste
Certo morimmo, ma non fummo noi a glorificare la morte
A noi piaceva il canto ed amavamo l’amore
Il vino…e le feste sull’aia, il ballo ed il vento
Il sole…i frutti rossi, le notti insonni
Noi mai incrociammo ossa né disegnammo teschi
Noi non alzammo mai pugnali al cielo
Amavamo la vita, sacrificammo tutto a quell’amore
Perché dopo noi sorgesse il sole
Perché rideste ancora e poi cantaste
Morimmo, ma questa nostra morte fu sale e seme
Ed acqua e tutto quanto è bello e buono
Certo, morimmo, ma voi cantate…grazie!
Chè a noi piaceva il canto


Con questo io vi auguro un buon 25 Aprile e non dimenticate perchè loro...fanno affidamento sulla vostra mancanza di memoria e stanno facendo di tutto perchè dimentichiate . Io amo questa poesia la ritengo una delle mie cose migliori, spero di non tediarvi con la mia vanagloria

venerdì 23 aprile 2010

XXV APRILE

Di Giandiego Marigo
Siamo nei pressi di una giornata che è stata fatta divenire controversa, anche se la sua bellezza e la sua semplicità sono, a mio parere, assolute. Nella mia storia ed educazione una giornata importante e, credo,lo sia allo stesso modo per molti così come sono convinto che dovrebbe esserlo per tutti. Mio padre, pur giovane per essere un partigiano vero, aveva una medaglia dei volontari per la libertà, non che avesse fatto molto...aveva catturato un ss...lui bambino, con uno schioppo più grosso di lui, ma io ci tengo a quella medaglia , moltissimo.
Per tutta questa nazione però questa dovrebbe essere una giornata importante, perchè attraverso il dolore della resistenza e la fatica enorme che richiesero quei giorni purificò la propria immagine e si ripresentò al tavolo dell'Europa con la faccia di un popolo che aveva saputo reagire...alla fine , certo di un percorso doloroso ma che aveva reagito.
Molti stanno tentando di farcela dimenticare e di modificarne il senso...di farla passare non già come sollevazione di popolo, ma come episodio confuso...qulche cosa di indeterminato fra il tradimento e la paura, sicuramente figlio della confusione e della guerra.
Tutto furono, però, quei giorni...e certamente furono dolorosi e confusi, ma giammai tradimento e paura permettetemi ora per ricordare e per darne il senso...di farlo nel modo che so, la prima di due poesie da me scritte su questo giorno. Tra oggi e domani ve le sottoporrò entrambe...approfittando, come al solito della vostra grandissima pazienza.




XXV APRILE


Mentre voi ve ne state lì, tutti impettiti
Camicie e cravatte
Con il suono assurdo delle vostre bande
Con le vostre corone di fiori

RICORDATE

Mentre restate lì e vi parlate…di questi nostri morti

NON VI SCORDATE

Ch’erano giovani…certo i migliori di quegli anni
Ch’erano stanchi di gerarchi e pettoruti fanfaroni
Che avevan pianto e subito e poi pagato
In ogni ora, in ogni giorno, in ogni anno
Di quella loro sofferta gioventù.
Voi, che, in fondo, non ve lo ricordate
Che, poi alla fine, non ambireste a ricordarlo
Mai!
Neanche per sbaglio o per distrazione
Voi che, in fondo, ne avete anche paura

STATENE CERTI; NON ABBIATE MAI A PREOCCUPAZIONE
RICORDEREMO NOI

Ch’erano comunisti…proprio tanti
Che c’erano donne, che c’erano ragazzi
Attori, preti, sacristi e liberali
C’era la gente, un popolo in rivolta
Ch’erano antifascisti…tutti quanti
Che hanno creato, col rapido fulgore
D’anime e cuori
I presupposti perché voi foste qui
Non voi! Né noi…loro lo fecero
Con rabbia, con fede,con l’immensa paura
Con l’infinita pazienza
E con la forza di quei lunghi giorni
LORO LO FECERO

lunedì 19 aprile 2010

L'UTERO CON IL FILO SPINATO

di Lucia Del Grosso

C'è un uomo, nel far west padano dove si gioca alla caccia al clandestino, che ha lottato duramente per conquistarsi il benessere eppure è rimasto gentile. C'è un uomo che ha tolto il suo portafoglio gonfio da sopra il cuore per farlo respirare. L'ha alleggerito di ventimila euro per pagare la retta della mensa ai bambini più sfortunati dei suoi e poi con il cuore senza zavorra ha scritto una bella lettera.
C'è un uomo in un paese di 7.000 anime cieche che ha visto seminare il vento e ha previsto un raccolto di tempesta tra 30 o 40 anni, quando quell'infanzia offesa diventerà adulta e la farà pagare con gli interessi.
Ci sono, in un paese sprofondato nel rancore, madri sterili che negano il pane ad altri figli, con le braccia troppo corte per abbracciare bimbi con la pelle di un altro colore.
Ci sono, in quel paese geloso anche di un piatto di pasta, donne che non sanno di essere donne e vanno in SUV a portare a scuola la loro prole griffata e saettano con uno sguardo ombrettato i figli nati sotto un sole più forte o cieli più grigi. Bisognerebbe spiegarglielo, a queste qui, che un seno può essere vuoto anche se palestrato, che le loro pance piatte gli hanno soffocato l'utero, che la pillola sostitutiva gli prolunga il crepuscolo della gioventù, ma non può niente contro la menopausa del cuore. Bisognerebbe fargli un corso accelerato, a queste qui con l'utero con il filo spinato, per insegnargli che la maternità non è un fatto ostetrico, ma è un marchio dell'anima che abbiamo tutte, zitelle e maritate, sterili e prolifiche, un riflesso pavloviano che ci fa correre quando vediamo un bimbo per terra per rianzarlo e disinfettargli i graffi. Ed è uno stampo impresso nel nostro corpo che ha due tette non solo per debordare da un push up, ma pure per allattare e un grembo non solo per supporto all'ombelico, ma pure per le gravidanze. E il mistero della maternità è troppo grande per risolversi nella generazione dei figli dei nostri compagni, trascende i vincoli di sangue, si è madri sempre, tutte le volte che un essere indifeso ha bisogno di noi, senza interruzione, a casa come sul lavoro, in chiesa e in discoteca, perché la maternità non è una pancia sfatta, è uno sguardo pietoso.

Giulietto Chiesa alla prima assemblea di Alternativa, Roma 17 aprile 2010

domenica 18 aprile 2010

CERCANDO

Di Giandiego Marigo
Ho difficoltà, davvero, perchè io vivo quest'esperienza quindi vi prego, accettate il dolore e il senso profondo dell'umiliazione, non vorrei aggiungere parole, perchè potrei non trovarle...anche se forse questo potrebbe stupirvi permettetemi solo di dire come so quello che sento...perchè conosco questo dolore ed il senso della disperazione...Quindi io aggiungo solo PER MARIO




CERCANDO


Cercando dignità,
abbarbicati al tempo
ed elemosinando un giorno
alla speranza
strade e vicoli
da cui non c’è ritorno
son senza uscita
forse sbagliato certo
però quella paura
chiude gli occhi
ferma il cuore
sospende il tuo respiro
e vedi solo buio, solo disperazione
solitudine poi anche il silenzio
solo parole nulle… fatte di circostanza
che tu ti senti attorno
quelle non fanno vita
ma disperatamente…vuoto
interrotta la collana del tuo tempo
dispersi i grani al tuo rosario
persa la strada al pane
e poi non ti capiscono
eppur giudicheranno
ti insegneran morale
da case calde e tavole imbandite
Loro! Con tutti i loro giorni
legati alla certezza
Loro con sicurezza
di un'alba nuova che annunci il giorno dopo
loro che non lo sanno
che poi non proveranno che vuol dire
guardare i figli tuoi e non sapere
cosa sarà domani…
molti descriveranno,
racconteranno, molti ne parleranno
però da lì al capire
ci sarà sempre il mare
del tuo dolore…della tua solitudine
dopo ricorderanno, e parleranno
ma sarà sempre dopo…
tutto inutile
saggezza d’uomini…
retorica imbecille

venerdì 16 aprile 2010

LITIGI DA POLLAIO




Di Giandiego Marigo

Molti in questo momento si stanno compiacendo, quasi accompagnando con preci ed invocazioni alla buona sorte, il litigio fra Fini e il signor B.

Quasi aspettandosi da questo alterco tutto interno alla cultura ed al mondo della destra possa risolvere qualche cosa, scompigliare le carte in tavola.
Questo non mi trova assolutamente d'accordo e non lo condivido, per più di una ragione. Trovo un gravissimo errore confidare nelle altrui magagne per non risolvere ed affrontare le proprie e trovo ancor peggio che l'attenzione prestata alle convulsioni del centro destra ancora una volta distolga l'attenzione dalla necessaria riflessione dell'area di progresso...nella improbabile speranza che si liberi l'angolino di una poltroncina...un piccolo posto in paradiso.
Quello che io trovo realmente preoccupante è la mancata comprensione che non in un equilibrio differente, ma in una proposta alternativa stia l'unica possibilità dell'area di Progresso di affrancarsi una forma preoccupante e pericolosa di dipendenza.
Ancora una volta è la destra a porre tempistiche e termini di discussine, ancora una volta è destra o caos...ancora una volta si discute di un ordine del giorno che porte l' Area lontano dal suo popolo su temetiche che non le appartengono.

Si arriva a sperare in Fini come nel liberaratore e non mi stupirebbe persino un eventuale alleato. In questo vortice di assurdità e di assenza assoluta di proposta ci si accontenta di succhiare la ruota del meno peggio...ipotetico , per altro.
Per contro si continua a perdere terreno laddove conta...nessuno pare rendersi conto che lo spostamento a destra si sta verificando ad ogni livello, sociale , culturale, profondo o peggio molte componenti dello schieramento di progresso paiono condividerlo.

Oggi lo schieramento dei pacifisti è ben poca cosa, oggi si permette la caccia in modo indiscriminato, trovando logico e normale armare i sedicenni, giustificando il possesso e l'esibizione di un arma come dimostrazione di virilità...ammetendo la morte e lo sterminio come diletto e l'irrisione della vita come forma di divertimento, questo mentre si difende l'ipotesi di un'embrione e si usurpa l'essere umano del suo diritto all'autodeterminazione...oggi è normale accettare a livello di possibilità una certa durezza sulle questioni riguardanti l'immigrazione ed ancora i modelli del self made man, della velina e del calciatore hanno mietuto tutte le vittime possibili fra i nostri giovani.

Oggi le campagne per l'acqua pubblica, contro il legittimo impedimento o per la libertà dell'informazione sono di minoranza...oggi si ammette la possibilità di ridiscutere questioni che solamente l'altro ieri erano considerate NON NEGOZIABILI, ma non solo ora si trattano ma se ne condivide la dissertazione e la critica...Il modello dell'eroe della democrazia che combatte per l'affermazione del bello, del buono in strenua difesa della croce e della vita ha fatto breccia diventando un modello accettato e riconosciuto, così come quello dello zingaro cattivo e violentatore o del mussulmano integralista e maniaco religioso...stereotipi che sono indicativi della sconfitta culturale.
Ed allora, al di là della contingenza Finiana che andrà esattamente come deve andare, com'è previsto che vada e soddisferà il bisogno di conflitto senza il quale ogni forma di pubblicità è inutile, resterà irrisolto, ed indiscusso il tema centrale che dilania ed umilia l'Area di Progresso la sua pochezza culturale, il vuoto ideale ( si badi ideale e non ideologico) che sottende alla sua sconfitta, ed ancora una volta si riderà inutilmente della greve e rozza proposta leghista, cercando nella satira un'ancora di salvezza che dovrebbe essere cercata anche e soprattutto nella ricchezza delle proposte alternative. Non comprendendo che ogni momento di sottovalutazione corrispnderà ad un centimetro di terreno perduto ad un ambito culturale lasciato e perso.
Ora! Ridiamo, perchè il ridere fa bene al cuore ed all'anima per carità! Non dimentichiamo che sarà una risata a seppellirli, ma facciamo entrambe le cose che la Satira sottende e mentre ci sganasciamo usiamo il cervello e proponiamo mondi alternativi, percorsi diversi da quelli del potere...perchè lo zanni questo faceva e mentre il popolo rideva dimostrava la nudità del Re. Sebbene oggi questo possa non bastare perchè il sovrano potrebbe dimostrare come sia di moda e bello, giusto e doveroso per un monarca di girare nudo narrando d'essere vestito iniziamo da quello, dal dimostrarlo nudo e dal vestire il nostro mondo e l'immaginazione di quel che pensiamo proponiamo e diciamo dei colori che la gente si aspetta di vedere. Non perchè li raccontiamo come racconteremmo una favola, ma perchè siamo in grado di vederli e di colorare quel che ci circonda mano a mano che la luce lo porti alla vista.
Su questa capacità e su questa forza e sull'affermazione del diritto e del dovere, sulla strenua difesa del senso della giustizia che non è una strana cosa mutevole che si modifica di giorno in giorno, ma un valore di cui i nostri padri ed i nonni ci hanno lasciato una credibile descrizione, una cosa chiara che sta scritta sui libri della nostra storia. Su queste noi dovremo fondare una visione di mondo che faccia giustizia dei litigi da pollaio di un partito nato dal predellino di un'auto blu, che il nostro eroe costituzionale il dott. Fini ha accettato e mantenuto vivo sino a quando gli è convenuto, che ha contribuito a portarci in casa e di cui è stato il primo complice ed uno dei pensatori nobili.
Dobbiamo, oggi più che mai porre la questione di un Mondo diverso, di una prospettiva di pace e compatibilità, di accoglienza e capacità di giudizio o permetteremo e faciliteremo il mondo di chi dichiara che la violenza peggiore è quella dei pacifisti oppure Il pacifismo unilaterale ha portato solo alla sopraffazione di chi credeva nel pacifismo...ed altre amenità di questa fatta e portata, ormai diffuse nell'anima profonda di questo paese, come l'ipocrisia del fingere di non vedere quel che succede nei moderni campi di concentramento dove gli immigrati vengono raccolti e preparati al respingimento o nelle carceri dove si perde memoria degli uomini e dei loro diritti. E sono solo due di numerosi, e sin troppo dolorosi esempi.

Berlusconi tira il sasso, nasconde la mano

Negli ultimi 15 anni abbiamo ascoltato lo stesso disco, ripetuto in continuazione, ma era sempre dello stesso autore, altri autori non pervenuti, o meglio non trasmessi.
Ecco cosa diceva e dice il disco:
toghe rosse, pericolo comunista, la Rai è controllata dalla sinistra, il governo del fare, il partito dell’amore, meno tasse per tutti, ecc.
Le persone informate, in buona fede, non hanno creduto e non credono a simili aberrazioni della realtà, ma il punto dolente è che, a forza di far sentire sempre lo stesso disco, anche qualcuno in buona fede poco informato finisce per crederci a simili aberrazioni.
Cercherò di spiegare punto per punto le aberrazioni messe in atto allo scopo unico di mistificare. Innanzitutto, col termine “toghe rosse” si è voluta indicare la presunta esistenza di una persecuzione politico-giudiziaria nei confronti di Berlusconi; è una balla perché innanzitutto i guai giudiziari di Berlusconi sono iniziati prima del suo ingresso in politica, come quello in cui fu provata nel 1989 la colpevolezza amnistiata per falsa testimonianza in merito all’iscrizione alla loggia massonica P2. Ma, per assurdo, ammesso che contro Berlusconi ci sia stata una persecuzione giudiziaria, i processi si fanno sulla base di prove. Solo quando le prove erano insufficienti non c'è stato un intervento legislativo da parte di Berlusconi, interventi che in altri casi hanno ottenuto di: rinviare processi attraverso legittimo impedimento, legittimo sospetto, lodo Schifani e Alfano incostituzionali; bloccare l'acquisizione di prove con la legge sulle rogatorie; depenalizzare i reati commessi come il falso in bilancio; arrivare alla prescrizione riducendone i termini. Il magistrato che fa con diligenza il suo lavoro viene considerato comunque un persecutore mosso da fini politici se si occupa di Berlusconi, lo stesso vale per il giudice che gli dà torto e non importa se quello stesso giudice, che ha condannato Mills in appello, nel processo Sme aveva emesso una sentenza favorevole a Berlusconi.

Tutte le offese di Berlusconi


di Michele Molisso

Berlusconi ha coniato il termine “partito dell’amore”, dicendo che l’amore vince sull’odio; ma quale amore? A parte quello a pagamento, parlare di amore per Berlusconi è davvero un ossimoro; per chi ha la memoria corta, è giusto ricordare solo alcune esternazioni, violente, irresponsabili, volgari e offensive di Berlusconi da quando è in politica:
-- Bossi “è la Wanna Marchi della politica” (Berlusconi, 6-4-94).
-- Bossi “ha metodi da venditore di Piaget falsi” (Berlusconi, 29-4-94).
-- “Bossi parla come un ubriaco da bar” (Berlusconi, 17-8-94).
-- D’Alema è un “un comunista che fa opposizione a carte truccate” (10-9-94).
-- Buttiglione è un “mentecatto doppiogiochista” (Berlusconi, 18-12-94).
-- Bossi è un “ladro di voti, ricettatore, truffatore, traditore, speculatore: doppia, tripla, quadrupla personalità” (Berlusconi, 21-12-94).
-- Bossi è un “Giuda” (Berlusconi, 23-12-94).
-- Buttiglione è un “complice di Bossi che vuole consegnare l’Italia ai comunisti” (Berlusconi, 26-12-94).
-- “Il presidente Scalfaro è un serpente, un traditore, un golpista” (Berlusconi, La Stampa, 16/1/95).
-- "Altro che impeachment! Scalfaro andrebbe processato davanti all’Alta Corte per attentato alla Costituzione. E di noi due chi ha maneggiato fondi neri non sono certo io. D’altra parte, Scalfaro da magistrato ha fatto fucilare una persona invocandone contemporaneamente il perdono cristiano. Bè, l’uomo è questo! Ha instaurato un regime misto di monarchia e aristocrazia” (Berlusconi 18/1/95).
-- Bossi è un “traditore, pataccaro della politica” (Berlusconi, 27-1-95).
-- Prodi è una “foglia di fico” (Berlusconi, 6-2 e 13-6-95).
-- "Prodi? Un leader d’accatto (Berlusconi, 22/2/95).
-- Bossi è un “dissociato mentale, sfasciacarrozze” (Berlusconi, 25-2-95).
-- “Boicotteremo il Parlamento, abbandoneremo l’aula, se necessario daremo vita a una resistenza per riconquistare la libertà e la democrazia” (Berlusconi, 3/3/95).
-- Scalfaro è un “imbroglione” (Berlusconi, 28-3-95).
-- Prodi è un “utile idiota” secondo la “tecnica di Stalin e di Lenin” (Berlusconi, 14-4-95).
-- Prodi è un “candidato in vitro, di facciata, specchietto per le allodole” (Berlusconi, 29-4-95).
-- Prodi è un “dinosauro di De Mita” (Berlusconi, 11-6-95).
-- Prodi è un “burattino di D’Alema” (Berlusconi, 3-9-95).
-- "Veltroni è un coglione" (Berlusconi, 3/9/95).

giovedì 15 aprile 2010

Emergency: Appello alla Rete



Tratto da: http://susannaambivero.blogspot.com/2010/04/emergency-appello-alla-rete.html

Note di Resistenza Continua - Fatevi da parte

di Resistenza Continua

Le riforme istituzionali: questione che appare spinosa ai soli addetti ai lavori ma che calata nel paese reale, quello che vive i problemi della crisi economica e della perdita del lavoro, diventa addirittura incomprensibile. Potremmo a lungo interpellare persone al di fuori della cerchia autoreferenziale dei partiti, e sicuramente troveremmo una minoranza veramente esigua capace di affermare che il fatto rientra nell'ambito degli interventi urgenti dei quali la politica dovrebbe occuparsi. Ancora meno, probabilmente, sarebbero coloro che per puro spirito di appartenenza politica giudicherebbero positive le soluzioni proposte. Persino tra i più accaniti sostenitori, il commento potrebbe suonare più o meno come: “Se lo dice lui....”

mercoledì 14 aprile 2010

EPPURE AVREI DOVUTO...



Di Giandiego Marigo

Eppure avrei dovuto impararlo in anni ed anni di cultura movimentista, praticando con cura le stanze dove si pensava e si faceva movimento...dove si continuava ogni volta a ricominciare ed a rilanciare...avrei dovuto impararlo, dicevo, a non fidarmi, a comprendere che una tessera, un'appartenenza uno schieramento finisce con l'essere una condanna, che sempre ti troverai poi a dover difendere posizioni che non sono tue, che non riconosci. Ho ripetuto quest'errore prima con il PD e poi con IDV, ma prima ancora l'avevo fatto con Avanguardia Operaia, l'ho ripetuto con Democrazia Proletaria e l'ho portato sino a Rifondazione Comunista...eppure non ho imparato, devo essere un deficiente oppure un uomo senza carattere che non riesce a essere sanguigno ed a difendere l'indifendibile che non riesce ad essere un tifoso costi quel che costi. Oggi quest'esperienza si sta ripetendo ed è sempre uguale, dolorosa ed inutile.
Ogni volta si trova sempre un'ottima ragione ed è sempre difficile individuare chi abbia ragione...sempre uguale, negli anni, ripetitivo e terribile...oserei definirlo suicida. Da una parte che pensa di saper fare le cose meglio degli altri dall'altra quelli dell'onore offeso che si risentono che girano la testa addolorati e che iniziano metodicamente a coprire di insulti e di epiteti il transfuga...sempre uguale. Ed ogni volta è una ragione irrinunciabiale, assoluta, una questione senza soluzione lo abbiamo ripetuto talmente tante volte che questa volta sull'Acqua Pubblica sembra persino ridicolo, grottesco e comicamente tragico...e come al solito tutti hanno ragione...nessuno è colpevole ed è sempre l'altro che ha sbagliato il passo, perso l'occasione, che s'è alzato dal tavolo, che ha posto una questione inaccettabile, che fa solo i suoi interessi, che vuole comparire, che vuole mettere il cappello...potrei trovare mille terminologie ripetitive inutili e dolorose, tese a giustificare un'unica realtà che siamo degli imbecilli...tutti!
Chi si alza e chi resta seduto e non insegue, chi pone questioni inaccettabili e chi pensa di essere più furbo! Il risultato è sempre uno solo. Si perde davvero qualche cosa, un'occasione di essere movimento uno spazio di condivisione, una zona in cui si poteva mettere qualche cosa di comune e condiviso, un'occasione di unità e di esperienza comune, una possibilità di area, il sogno di vedere e disegnare un Mondo Altro. Lo si rimanda...Alla prossima occasione, tutto per conservare un angolo di appartenenza, una porzione di orticello, una fetta di territorio...una bandiera o un simbolo. Quell'idea talmente vaga che nessuno ricorda bene ma che è così importante per salvare un'identità...Bene Bravi tutti ! Un applauso.
Allora salviamoci! Presto! Nella società civile! Nel movimento viola, giallo, arcobaleno...è uguale, gli stessi litigi, gli stessi personalismi, furberie da dozzina! Io deposito il simbolo e non lo dico a nessuno così se occore è mio! Quell'altro che si erge a rappresentante di tutto quasi che il movimento lo avesse inventato lui nottetempo con una levata d'ingegno! Quell'altro ancora che non vuole i partiti oppure quello che usa tutti per arrivare, quello che urla e non fa parlare nessuno e la democrazia sempre più ipotetica, io ti cancello e io non ti faccio parlare.
Io ho più ragione perchè sono più società civile di te...tu sei partitico e tu congiuri tu sei manovrato da IDV, tu da SeL e via così...io faccio una pagina su Facebook senza sentire nessuno e io la cancello senza sentire te. Io mi ricordo la lotta ermata io sono contro gli inceneritori senza se e senza ma...e via così sempre più frammentati sempre più a dimensioni atomiche...5 stelle, 4 stelle, 3 stelle e mezza, l'arcobaleno la goccia con il rubinetto o senza rubinetto, falce e martello oppure no, stella o non stella. Sempre più inutili, in piazza poi tre manifestazioni e quattrocento iniziative tutte insieme! Tutte il 17 aprile...ed ognuna appare come la soluzione messianica ai problemi di quella cosa informe che chiamammo Sinistra...Insieme alle manifestazioni poi si indicono quattro assemblee, quaranta presidi e quattrocento picchetti e dodici convegni nazionali, mentre dodici fabbriche vengono chiuse...e la Lega al Nord arriva in carrozza al 30%...ed allora piangiamo, ululando alla luna ed anche su questo siamo scoordinati perchè io ho vinto...quasi, ma io non ho perso. Io ho perso sì...ma caratterizzandomi!
Mi rendo conto che se continuo così potrei persino farvi incazzare...magari!
Io lo sono da tempo. Eppure ogni volta un manipolo di coraggiosi prende la fotografia del leader di turno, del messia de noartri e lo posta dovunque...proponendo alleanze incrociate che comprendono questo e quello e che escludono quell'altro...sempre uguale.
Eppure avrei dovuto impararlo ormai, ho 55 anni e ho perso tutto quello che potevo perdere, e ho visto tutte le divisioni , le frammentazioni e i settarismi che potevo vedere eppure non lo imparo mai, sono veramente un Pirla. Ho visto un paese con dodici...si dica dodici partiti comunisti che contano all'incirca il 2% tutti insieme.
Io credo signori, davvero! Che dobbiate fare un bagno di umiltà, voi che potete! Voi che siete alla guida di queste compaggini, perchè io posso essere unitario e disponibile all'ascolto! Io posso pensare che la speranza della sinistra sia nell'unità di intenti e di propositi fra IDV, Sel, Federazione e movimenti, che impongono una visione comune e di parte ad un PD dormiente e arrotolato su sé stesso.
Io posso pensare che nei movimenti, viola , giallo, arcobaleno stiano le risposte che nella pratica unitaria e nell'anelito verso la Civiltà ed il Progresso stia la soluzione.
Posso persino essere convinto che nella capacità di vedere ed immaginare un mondo diverso da quello del potere stia la strada, ma se voi litigate in un tavolo sull'acqua pubblica e poi vi azzannate per mesi rimbanzaldovi responsabilità e colpe! Se voi non riuscite a parlarvi e passate il vostro prezioso tempo a farvi raciprocamente trappole. Se voi fate e disfate movimenti viola , violetti, viola chiaro e scuro gialli giallini e variegati alla vaniglia...Io, noi...i Pirla possiamo solo subire e se abbiamo la fortuna di essere abbastanza tifosi ed abbastanza sciocchi litigare fra noi scambiandoci reciproci e fraterni insulti...Altrimenti semplicemente, smettiamo di votare e andiamo a pescare, oppure...che so ci rimiriamo avidamente l'ombelico in attesa di tempi migliori e della prossima occasione.

martedì 13 aprile 2010

Una modesta proposta operativa per l'opposizione e la costruzione di un'alternativa di governo.

Una proposta che non riguarda alleanze, leadership e ricambio della classe dirigente, la scelta del prossimo candidato premier, organizzazione interna e correnti, il dibattito su partiti leggeri o pesanti, i contenuti programmatici dell'alternativa ma semplicemente il tema della presenza sul territorio e la perdita di contatto con la gente comune che non a caso viene identificato come una delle cause dell'attuale debolezza del centro sinistra.

Pur nella cappa apparentemente impenetrabile del dominio cultural-televisivo del berlusconismo, stanno nascendo ovunque in Italia iniziative di protesta e di lotta, spesso originate nella Rete, per l'affermazione della legalità, dei diritti sociali e civili, il contrasto delle mafie, la tutela del territorio e dell'ambiente, la difesa dei cittadini consumatori. Oppure si tratta di iniziative che esprimono più semplicemente il bisogno di socialità, di sfuggire alla solitudine ed alla atomizzazione della nostra epoca, di costruire modelli e spazi di vita diversi da quelli imposti e si tratta – ad esempio – di cooperative di consumo o di gruppi amatoriali finalizzati alla condivisione delle passioni per la musica, l'arte, lo sport o i viaggi. Queste iniziative, che esprimono la voglia di tante persone di partecipare attivamente alla vita sociale e di sentirsi parte di una comunità più ampia, trovano un enorme ostacolo, anzitutto in termini di costi, nel reperire luoghi fisici per incontrarsi e riunirsi.
Un atto di lungimirante generosità sarebbe da parte dei partiti di opposizione quello di mettere a disposizione, gratuitamente e senza obbligo di adesione, le proprie sedi e le proprie sezioni per ospitare gruppi ed associazioni ed attivarsi perché vengano resi disponibili spazi ad hoc dagli Enti locali in cui sono rappresentati.
Anche tenuto conto del fatto, a meno che non mi sbagli, che non si tratta di luoghi utilizzati 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, assaliti dalle folle dei militanti e dove la gente fa la fila per entrare ...

Un atto certo generoso perché è probabile che in quelle riunioni i tradizionali partiti di opposizione verranno criticati e contestati ma contemporaneamente lungimirante, un reale investimento per il futuro, la ripresa di un rapporto con le persone comuni restringendo la voragine che li divide attualmente dalla casta politica ed un contributo fattivo per ricostruire nel nostro Paese un tessuto sociale fondato sulla partecipazione, la solidarietà e la consapevolezza, uniche armi in grado di sconfiggere la dittatura della televisione e della destra.

Emergency

Io non ho niente a che vedere con questo governo fantoccio.
Io mi sento rappresentata da Emergency.
http://www.emergency.it/appello/form.php?ln=It

domenica 11 aprile 2010

Lettera a Giulietto Chiesa sul progetto di Alternativa

Caro Giulietto Chiesa

c'è un aspetto che a mio avviso merita attenzione, forse più di ogni altro, nel suo progetto di Alternativa ed è l'anelito alla consapevolezza ed alla conoscenza, al cercare di guardare la realtà senza sconti ed inutili abbellimenti. E' la profondità delle analisi, spesso lontanissime da quelle comunemente accettate, con le quali si cerca di squarciare quella cappa impenetrabile con la quale si impedisce un racconto veritiero della società italiana e del mondo.

Vi è poi, senza ipocrisie, senza il ricorso a termini ruffiani e fuorvianti quali, ad esempio, 'iniziativa dal basso' o 'democrazia orizzontale', l'indicazione dell'unico modo in cui si può fare politica, una buona politica che voglia davvero porsi l'obiettivo di cambiare il mondo e renderlo più giusto: attraverso l'incontro di èlites intellettuali (di cui le fa parte) e di persone di buona volontà, disposte alla militanza, tra le quali io mi colloco. Militanti che ovviamente però non potrebbero mai accettare di essere trattati come pecore ma che pretendono di capire e condividere obiettivi e strategie.

venerdì 9 aprile 2010

Manifesto Alternativa. Una “centuria” di volontari per “Alternativa”

di Giulietto Chiesa

Cari amici che mi leggete, desidero condividere con voi le mie riflessioni di questa fase per me post- parlamentare e per tutti noi di disastro civile, democratico, ambientale, sociale.

Mi rivolgo non a tutti, indistintamente, ma a coloro che ritengono di essere sulla mia lunghezza d’onda.

Ricevo numerose sollecitazioni ad assumere una qualche iniziativa politica pubblica. Questo “qualche” significa che si tratta di ipotesi disparate, che richiedono un esame approfondito.

Registro un considerevole aumento del numero degl'inviti a parlare, esporre le mie posizioni sui temi nazionali e internazionali, in diverse parti d’Italia. C'è una domanda spontanea, di cui comprendo le ragioni, ma alla quale, nelle attuali condizioni, non posso rispondere.

Sono ben consapevole che esiste una voragine da colmare: quella voragine di cui parlai in un lontano incontro fiorentino di due anni fa e che oggi riassumerei in due parole: voragine tra la casta politica e i cittadini. E che, nel frattempo, si è allargata e approfondita drammaticamente.

Sono altrettanto consapevole che il processo di ricostruzione di una Alternativa – prego tutti di porre attenzione a questo termine, che è per me un precisissimo punto di partenza - è lungo e tremendamente difficile. Ma soprattutto mi rendo conto della grande limitatezza delle mie risorse.

La crisi di Pandora tv dimostra che, senza una adeguata struttura organizzativa, non si può fare molto. Il lavoro volontario è indispensabile, ma richiede una disciplina ferrea, altrimenti diventa casualità e approssimazione.

Rispondo quindi a tutti voi, che mi avete seguito fin qui, ma da lontano, con una proposta semplice e chiara, che cerca di rispondere ai problemi di cui sopra.

Per fare, per avviare un progetto politico quale che sia - io lo chiamo costruzione dell'Alternativa - ci vuole una squadra. La “mia” squadra, sempre che sia possibile costruirla, deve essere composta di volontari. Per la semplice e banale ragione che non dispongo di finanziatori, di sponsor occulti o palesi. Non ho avuto e non ho alcun finanziamento pubblico, né privato.

Diciamo che mi serve una “centuria” (uso questo termine militare cosacco senza alcuna intenzione bellica e con una certa dose di ironia), cioè un gruppo di persone disposte a lavorare per le idee che ho esposto in questi anni dalle piccole tribune da cui ho potuto parlare.

Ho bisogno di 100 persone , uomini e donne, disposte a dedicare a un progetto comune sette (7) ore la settimana. Meglio se di più, ma non di meno. Chi storcerà la bocca a questo punto può anche smettere la lettura: vuol dire che queste cose non erano indirizzate a lui o a lei. Amici come prima.

Comincio da oggi a raccogliere le adesioni. Chi si impegna deve non solo promettere, ma dare, erogare effettivamente questo tempo. Darlo sulla fiducia. Perché non sarà possibile chiarire in anticipo, prima di partire, tutti i punti, definire tutto il programma d’azione, di lavori, di metodologia, d’insieme.

Dico “sulla fiducia” perché questa lettera è rivolta a coloro che già mi conoscono, che sanno chi sono, cosa penso sulle grandi questioni. Ma non intendo mettere insieme un gruppo di “fedeli” che seguono un capo. Non è un club di fan di Giulietto Chiesa quello che ci serve (ho aperto una pagina di fan su face book ma solo come piccola verifica della quantità di persone che sanno, bene o male, che esisto, un sondaggio parziale. Qui si tratta di ben altro che di fan).

Voglio costruire un gruppo di persone che già condividono a grandi linee un progetto. Cioè intendo discutere, con chi “ci starà”, ogni passo. Ma c’è una fase iniziale in cui è indispensabile eseguire, oltre che discutere. Càeà sempre qualcuno che deve stilare l’agenda del giorno. La stilerò io. Poi, quando e se ci saremo capiti, vedremo di modificare, se è il caso.

Voglio costruire un collettivo (come si diceva un tempo) che sia composto di persone che sanno anche ascoltare e non solo parlare. So che sono poche, ma secondo la mia esperienza sono le migliori.

A questa centuria si partecipa pubblicamente. Non è un’organizzazione segreta, implica impegni pubblici. Parlo a persone che considerano la difesa della Costituzione come un compito imprescindibile.

Chi ci sta, dovrà dire età, competenze professionali luogo di residenza. Devo sapere con chi ho a che fare. Poi parlerò individualmente con ciascuno. E, come capirete, ci vorrà del tempo. Poi cominceremo una serie di incontri regionali e nazionali per avviare fasi di chiarimento collettivo e per conoscerci reciprocamente.

Occorrerà una organizzazione sul territorio. E per questa occorreranno persone in grado di asumersi responsabilità a quel livello.

Occorrerà un centro nazionale di coordinamento, che lavori sotto la mia direzione. Non potrei, da solo, tenere i contatti con l’intera centuria.

Occorrerà costruire un discorso collettivo.

martedì 6 aprile 2010

UN PASSO INDIETRO, UN'OCCHIATA ED UNA RIPARTENZA



Di Giandiego Marigo

Un passo indietro, ammettere la sconfitta e ricominciare, ponendosi domande fondamentali...di sostanza, domande che permettano di tratteggiare un mondo possissibile e proponibile.
Risulta inutile e perdente cercare linee di interruzione del rapporto con le masse. Risulta doloroso ed inconcludente raccogliere bandiere cadute, nella convinzione che fosse dietro a quelle che la gente si schierava.
Inutile...è una parola che dovrebbe farci riflettere.
Oggi molti dirigenti ed intellettuali autorizzati, molti pensatori della “Sinistra” si accaniscono nella ricerca di un fantomatico 51% del paese che permetta loro di governare, per fare questo sono disposti a qualsivoglia compromesso a qualsiasi mediazione etico-morale, alla condivisione di metodi e di culture...allo studio della forma privilegiata sui contenuti, perchè diciamolo...con i contenuti non si va da nessuna parte.
Molti pseudo-giovani della compaggine Brancaleonesca dichiarano candidamente come non sia necessario essere , necessariamente coerenti, che l'importante sia arrivare a vincere e poi , una volta al potere cambiare il mondo da dentro. Per fare questo dobbiamo farci “Furbi” imparare a comunicare...rubare ai Berluscones quello che c'è da rubare, per vincere...non è necessario, dicono, dichiarare sempre le proprie intenzioni “Facciamo come loro! Visto che il popolo è bue, trattiamolo come tale” ed in questo giochino non si accorgono d'aver venduto l'anima per un piatto di lenticchie, d'aver privato d'ogni senso il loro procedere, d'aver svenduto ogni ragione. D'essere diventati uguali a quel che criticano.
Questo, anche se non solo, è lo spazio della condivisione culturale...ed in fondo perchè stupirsi, questi pseudo giovani sono scolarizzati esattamente nella medesima misura e maniera in cui lo sono gli pseudo-giovani altrui dai medesimi docenti universitari...negli stessi corsi ed allora perchè stupirsi delle connivenze, sono cosa normale.
Chi scrive è scarsamente scolarizzato e profondamente ignorante...forse per questo si permette di dubitare dell'esistenza di una cultura di tutti, la memoria delle classi lo ha forse minato in modo irreversibile, quindi proteggetevi dal suo contagio, ma se avete tempo e voglia leggetelo sino in fondo.
Questa pretesa che non esista un punto di vista , ma che la cultura sia condivisibile non nasce forse da una terribile, pericolosa deviazione “Esteticheggiante” che finisce per privilegiare la forma rispetto al contenuto ed il rinnegare questa possibilità, cioè quella che esistano punti di vista differenti, non è la premessa “dell'Unico Pensiero”?
Ed allora che senso ha porre la questione dell'alternanza...se la premessa necessaria è la negazione che esista qualche cosa da alternare, se essa si svolge fra eguali, sulle medesime premesse, senza modificazione minima del punto di vista...con la medesima , identica cultura? Perchè stupirsi quindi che in un contesto di questo tipo l'italiota si diriga istintivamente verso il pane??? Verso il più forte? Verso l'immagine imperiale? Verso chi sembri depositario di un'ispirazione che gli altri si limitano ad emendare??? Se non esiste proposta alternativa che senso ha alternare.
Sembrerebbe che a questo punto basterebbe avere i coraggio dell'opinione per risolvere il problema, ma purtroppo, non è così semplice.
La situazione di appiattimento a destra che stiamo vivendo non nasce dal nulla, io sono figlio del Baby-boom esattamente come la maggioranza di questo paese e come la maggioranza di questo paese ho vissuto anni drammatici ed allo stesso tempo stupendi...e per quanto la realtà fosse che La DC abbia governato per quarant'anni senza nessun vero cambio, le cose non stavano comunque in modo così marcatamente cupo...c'era opposizione, c'era fermento si diceva e si faceva...e si rischiava davvero di Vincere...perchè?
Forse perchè allora l'idea malata dell sinistra di governo era solo embrionale? Forse perchè allora la prima preoccupazione del P.C.I. (per quanto già molto discutibile)era quella di rappresentare il suo popolo...di portare alla ribalta la propria “Cultura” e non di trovare lo spazio comune...di condivisione che gli permettesse di governare. Forse perchè ancora l'alternanza era vissuta come un “CONFRONTO FRA DIVERSI” ed a volte uno scontro, anziché come la mellassa confusa e dolciatra che sembra avvilupparci oggi?
Ho usato questo riferimento, senza nostalgia e solo come riferimento, non sono fra coloro (molti, troppi) che credono che sia voltandosi indietro che si possa andare avanti.
Ho voluto solo proporre una discussione, che mi sembra importante e che spiega in parte il motivo per il quale solo chi si ponga anche il problema di rappresentare un popolo vinca...contro la dabbenaggine di chi invece di proponga di contenere il tuttibile, sé stesso ed il proprio contrario.
Ed ancora una volta per me le aree sono separate, sebbene non rapresentabili in una divisione 50/50...che non esiste.
Cosa altro è l'astensionismo, amplissimo e preoccupante di sinistra se non un problema di rappresentanza? Eppure le differenze e le invenzioni quotidiane di partitucoli e movimenti nell'area non mancano...ed allora cosa manca?
Forse una visione nuova? L'ammissione della sconfitta e la proposta di una ridiscussione che premetta un mondo diverso da quello del potere, il che embrionalmente sembra essere l'ordine del giorno delle ultime rappresentazioni movimentiste ed anomale dell'area di progresso. Può l'Anomalia Pugliese e l'area movimentista di IDV con il movimento giallo-viola diventare l'idea di questa rappresentanza, di quest'area “culturale e politica” che pone un'idea di mondo e non solo un'ipotesi di governo?
Credo di Sì! Anche se molta della componente di questa affermazione è venata di speranza.
Però sembra necessario, indispensabile premettere due cose!
Innanzi tutto l'ammissione onesta di una sconfitta...culturale. Un periodo storico è stato cassato, vi sono scelte operate dall'area di progresso che sono strade senza uscita, cunicoli bui...INUTILI. Non è vero che metà del paese condivida un sogno...perchè molta parte di questa metà ha i medesimi riferimenti ed i medesimi modelli culturali sino agli stessi valori del potere, è vero però che vorrebbe poterlo fare. Che intuisce un mondo diverso e migliore
Allora sembra palese che il problema che l'area pone oggi non sia il Governo e la presa della Bastiglia, ma quello di rappresentare finalmente un'alternativa, il disegnarla e renderla reale quest'alternativa, perchè comprende che solo ponendola e affermandola può pensare a sé come possibilitata alla vittoria. Perchè solo la forza di un mondo alternativo e di una cultura altra può mettere in discussione l'arroganza del potere.
Un passo indietro quindi ed un atto di umiltà che ci permetta di di creare un punto di discontinuità, di ripartire dai riferimenti, mantenendoli tali, riferimenti e non “obblighi, regole e dogmi”, ammettendo però, con forza che solo l'idea di un vera alterntiva, dà fiato alla speranza...e solo la speranza può dare forza al credere e al fare.

lunedì 5 aprile 2010

Senza memoria




Versi di Giandiego Marigo
Voce di Gisella Vacca
Immagini dal blog di Vittorio Arrigoni
Musica Ludovico Einaudi

Fonte: http://www.facebook.com/video/video.php?v=1261718835892

sabato 3 aprile 2010

Ru e non solo

Poiché hanno perso, comandano.
Tanto meno li votano, tanto più fanno da padroni.

Un Paese impazzito, totalmente privo di senso.

Presto la situazione peggiorerà.,

L'Italia ha già cominciato a scavare, spera di trovare il fondo, presto scoprirà che, anche se esiste, si farà desiderare..

Gli aquilani si armano di pale e di carriole, il regime confisca e fa sparire.

Loro sono più forti, una macchina infernale e senza scrupoli.

Hanno in pugno i tre poteri chiave: finanziario, mediatico e militare.

Siamo braccati dalle bestie.

Al momento, non c'è speranza.

L'unico spiraglio è il silenzioso fare squadra.
Nessuno deve vedere, nessuno deve sapere.

Calcio & politica. E se tutte le nostre analisi fossero fondate su dati sbagliati?

"Brogli, sempre brogli, fortissimamente brogli"

Incomprensibili, irrazionali, inaccettabili.
Così appaiono ad un cittadino democratico (ed a tutti i commentatori esteri ….) i risultati delle ultime elezioni regionali.
Al di là degli errori evidenti del centro sinistra ed all'assenza di un progetto di vera alternativa politica, la fiducia che la destra continua a riscuotere nel Paese nonostante non abbia saputo e voluto dare risposte adeguate ad una crisi economica senza precedenti, nonostante gli scandali gravissimi che l'hanno colpita è davvero difficile da accettare.
Prodotto interno lordo e occupazione in caduta libera, il ritorno al nucleare, il caso Mills, le terribili accuse dei pentiti di mafia, le leggi ad personam, l'attacco eversivo alla Costituzione ed all'informazione, le rivelazioni sulla cricca e sui metodi della protezione civile, lo 'sputtanamento' morale del suo leader evidentemente non contano nulla per la maggioranza degli italiani.
Per il centro sinistra ogni minimo errore o passo falso è fatale, mentre alla coalizione concorrente viene tutto perdonato: il figlio di Bossi, noto per le bocciature seriali agli esami di maturità, primo degli eletti nella circoscrizione di Brescia, la provincia dell'Aquila martoriata dal terremoto e dalla ricostruzione va al PDL, nel Lazio vincono coloro che non sono stati nemmeno capaci di presentare la propria lista, il messaggio politico rozzo e razzista della Lega acquisisce sempre più forza e consenso anche tra operai, cattolici ed i cittadini di origine meridionale, la ministra Carfagna è la candidata che ottiene il record di preferenze in tutta Italia.
Gli argomenti che vengono riproposti in queste occasioni da sociologi ed analisti politici e da ciascuno di noi che, nel proprio piccolo, voglia tentare di darsi delle risposte sono sempre gli stessi e, in qualche modo, tutti insieme riescono a dare conto della realtà italiana: la scarsa credibilità dell'opposizione, il monopolio berlusconiano dell'informazione, l'ostilità ideologica degli italiani nei confronti del progressismo, l'influenza del Vaticano, il degrado culturale e di valori cui sono stati condotti gli italiani dalla tv e dallo smantellamento della scuola pubblica, la geografia sociale ed economica del Paese con il peso numericamente sempre più rilevante assunto dal popolo delle partite IVA rispetto al mondo del lavoro dipendente, a sua volta fiaccato e indebolito dal precariato e da sindacati remissivi e complici. Un Paese dove forse ormai la maggioranza delle persone vive di illegalità e nell'illegalità (traendo profitti da corruzione, traffici mafiosi, evasione fiscale, truffe, falsificazione e sofistificazione di prodotti, violazione delle leggi in tema di smaltimento dei rifiuti e di sicurezza del lavoro, abusi edilizi, voto di scambio). Un PIL parallelo che ha dimensioni spaventose e che tocca trasversalmente e massicciamente tutte le categorie sociali e professionali: pubblici funzionari, artigiani, commercianti, esercenti di pubblici esercizi, professionisti, casta politica, imprenditori grandi e piccoli, dipendenti con doppio lavoro. Un’altra economia che, da un lato, può forse spiegare – almeno in parte – una percezione attenuata della crisi economica, dall’altro suscita l'immagine della forza terribile di centri di potere in grado di procurarsi e pronti ad usare qualsiasi mezzo per conservare il proprio dominio. Un mondo dell’illegalità che va a sommarsi alla passiva indole italiana, alla sua scarsa coscienza civile, al familismo amorale, all’ipocrisia cattolica, al diffuso costume di mettersi al servizio di chi comanda (“Franza o Spagna basta che se magna”) pietendone il favore anziché reclamare il proprio giusto diritto.

venerdì 2 aprile 2010

In autostrada contromano

Constatando il consenso che la destra italiana - questa destra stracciona, razzista, fascista, immorale, impresentabile - continua ad avere nella maggioranza degli italiani o almeno tra quelli che ancora si recano a votare si ha l'impressione di guidare contromano in autostrada.
E' come se viaggiando nel giusto senso di marcia, si cominciasse ad incrociare, stupiti ed atterriti, una, due, tre macchine che vanno contromano. Ben presto però ci si accorge che quei pirati della strada sono talmente tanti, anzi sono più di chi sta guidando correttamente, da far venire il dubbio di avere sbagliato noi. Eppure i segnali erano chiarissimi: conflitto di interessi, collusioni con la criminalità organizzata, eversione della Costituzione, dell'equilibrio dei poteri, della libera informazione, politiche antisociali, favoreggiamento dell'evasione fiscale, corruzione di giudici e di testimoni, speculazioni sulle catastrofi naturali, stato confessionale, smantellamento della scuola pubblica.
Ma evidentemente il senso civico, l'osservanza delle regole, sentirsi parte di una comunità, avere a cuore il futuro del proprio Paese, è cosa che riguarda solo una minoranza di italiani.