"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 29 aprile 2010

"SINISTRA” O “AREA DI PROGRESSO”...CHIAMIAMOLA COME VOLETE, MA CREIAMOLA


di Giandiego Marigo
Mi rendo conto come non sia il caso di sovrapporsi ai pensatori autorizzati, a coloro che essendo professionisti “DEL PENSIERO E DEL DIRE” pare abbiano diritto a questo ruolo.
Tanto più dovrei tacere io ignorante ed incolto.
Però sono amante, sin dagli anni settanta delle culture alternative e delle ragioni che le muovono, per cui suppongo che proprio nella possibilità che io venga letto e persino, in quella ancor più remota che io venga addirttura ascoltato stia il senso, più profondo di tutto ciò che andremo dicendo.
La domanda che io voglio porvi e sottoporvi è “Perché Sinistra?”, ma potrebbe anche valere allo stesso modo “ Perchè area di Progresso” che esigenza vi è di porre questa istanza? Di trovare una corrispondenza a questa definizione “Sinistra” in fondo così inadeguata...che senso vi è addirittura di supporne e caldeggiarne l’esistenza? Perché, quindi, in un momento in cui pare essere così poco di moda, tanto che persino un comico come Grillo si premura di sanzionarne la morte clinica ed il superamento, cercare le ragioni di un rilancio di tale significato?
Premetto che il senso di questa necessità non deve risiedere in richiami storici, pure presenti e necessari. Non deve trovare appoggio in nostalgie di strade, piazze e piccole rivoluzioni interrotte o rimandate, anche se tutto ciò mantiene un senso, soprattutto per coloro, che come me abbiano avuto parte in questo percorso, avendo avuto la fortuna di viverlo.
La vera necessità, storica, di una compagine forte, sensibile, plurale ed aperta che si definisca , orgogliosamente DI SINISTRA ma che sappia cogliere, le evoluzioni storiche, politiche, spirituali di ciò che questo termine cerca di significare. Bene! Questa esigenza sta nel vuoto di ascolto e di proposta, sta nell’incapacità di rappresentazione, che altrimenti avverrebbe, sta nelle premesse che sottintendono un punto di vista.
Va però detto qualche cosa a coloro che immaginano stravolgimenti rivoluzionari o che si rinchiudono in torri cristalline, per evitare contaminazioni, restando convinti che essendo intoccabili e sacri portatori di inalienabili verità "che verranno, prima o dopo, confermate dalla storia" debbano , di conseguenza e senza dubbi essere loro il tessuto che la compone. Bene costoro sono, davvero destinati alla scomparsa, alla consunzione.
La medesima sorte condivideranno coloro che porranno alternative utopistiche ed impraticabili derivanti da visioni di mondo talmente lontani dalla realtà, da essere salti quantici, mondi paralleli. Eppure non pare sufficiente, soprattutto a livello culturale e filosofico, l’uso ad oltranza del pragmatismo.
Quell'insulso ed incomprensibile senso del realismo politico per il quale numerosi partiti si addensano e si ammonticchiano al centro riferendosi a comuni aree neo-liberiste e fanta-democratiche che individuano nella generalizzazione e nell’appiattimento, persino artificioso dei riferimenti, nella ricerca e verso l'unico obbiettivo della possibilità di governare, il loro stesso senso. composte da uomini che passano il loro percorso politico passando da compagini conservatrici ad altre "presupposte" progressiste, come se nulla fosse, come se questo fosse davvero possibile, conservando sé stessi.
Non si comprende, a questo punto, per quale astruso motivo nascerebbe la necessità di definire due campi.
Sta di fatto che pare che questa premessa, quella che loro definiscono pomposamente governabilità, dal loro punto di vista, giustifichi ogni scelta…dal bipartitismo, al nucleare.
Quindi affermare che è proprio nelle premesse che acquisisce fondamentale importanza da che punto di vista si osservi e che mondo si immagini diviene di per sé rivoluzionario e quindi definito di sinistra e si delinea come premessa culturale fondante. Come rivoluzionaria pare diventare la definizione che non esista un territorio nel quale si incontri e si medi ogni opinione, ed addirittura eversivo il dichiarare che questo non sia il miglior mondo possibile.
Lo è, di conseguenza, anche l’affermare che la caduta dei muri ed il crollo delle ideologie, un tantino preteso per altro, non giustifichi l’uniformazione del pensiero, a questo punto sorge spontanea, quasi logica la necessità di definire un’Area di Progresso e civiltà...quella che chiamammo Sinistra, appunto, che mantenga il punto di vista dei deboli, dei molti, dei senza potere, delle reali maggioranze.
Facciamoci una domanda.
Quest’area può essere garantita da un grande contenitore? Che tutto trita, tutto ammette…che fagocita in sé tradizioni liberal, social, teo, radical e marxiane e chi più ne ha, ne metta.
Pare di no, sembra che, inesorabilmente si finisca con il seguire la vocazione di far tacere qualcuno, che il più delle volte si rivela essere il più debole, il più afano, il più senza potere.
La negazione del punto di vista, di cui abbiamo parlato sino qui, indispensabile premessa richiesta da questo contenitore amorfo, che non sembra nemmeno trovare definizione porta allo spostamento dell’asse della compagine verso il “centro” governabile, amorfo ed onnicomprensivo, in ultima analisi inesistente e confuso.
Che per sua natura ha, come unica esigenza, la conservazione, della propria posizione, della proprie acquisizioni, del proprio orticello, della porzione di potere acquisito.
Questa necessità di conservare, di omettere...lacciuoli e regole non si verifica solo a livello pratico e politico, ma anche a livello etico-morale e spirituale, uniformandosi al medio che spessissimo è anche il peggio. Negando a questo punto la natura stessa di quell'area di Progresso e civiltà cha abbiamo sino a qui definito, negando alla fine sé stesso? Avvolgendosi in contraddizioni infinite, valoriali e di fondo?
Dove risiede il coraggio di cambiare, di studiare, di sognare mondi diversi, il coraggio di discutersi e discutere, di spingere avanti il confine del pensiero comune che definiamo Civiltà?
Dove risiede la capacità di rinnovarsi e rinnovare, lo stimolo al farlo?
Dove se non in quei movimenti spontanei, con le pulsioni estemporanee che li determinano.
Dichiarare quindi che esista una necessità di definire questo ipotetico contenitore, nega in realtà l’alternanza, perchè definisce un mondo unico ed un unico pensiero.
Personalmente non mi piace un mondo., pretestuosamente e obbligatoriamente bicolore, ma posso, con sforzo, ammetterne la necessità, ma questo può avvenire solo salvaguardando le caratteristiche salienti delle componenti che questo corpo andranno a comporre.
E' sempre sbagliato sviluppare un organo in luogo ed a spese dell’altro, si finisce con l’uccidere il paziente. Questo, mi rendo conto è pragmatismo, semplificazione, ma permettetemelo (solo per un attimo).
Qual è a questo punto la strada per mantenere il corpo sano? Lo sviluppo armonico di ogni sua caratteristica, nella sua specificità.
Trasferendo la metafora , brutalmente, nel sociale, come si può anche solo immaginare un mondo senza Antigone? Privo di senso critico, un mondo che elimina il debole e sfrutta a morte chi non è in grado di ribellarsi è possibile pensare che un mondo così sia sano? Eppure è esattamente quello che viene quotidianamente proposto.
Proprio questa individuazione determina la necessità della Sinistra o chiamatela come preferite e non di una generica compaggine di rappresentanza e di vaga testimonianza, che accetti per definizione un unico mondo ed un unico pensiero, bensì di una organizzata e forte plurale ed aperta, che sappia determinare e competere.
Che sia in grado di proporre e proporsi, che possa difendere e stimolare punti di vista altrimenti assenti, che sappia sognare e proporre mondi e laddove sia necessario anche opporsi agli abusi.
Non quindi una propaggine inascoltata in un progetto complesso, ma un partecipante a pieno titolo alla stesura del progetto medesimo.
Per fare questo è indispensabile una sinistra autonoma e forte che possegga una sua anima ed una cultura da proporre, un’idea di sé e del suo percorso.
Non una forza inutilmente i stolidamente barricadiera, che dissimuli il proprio vuoto in un mero negazionismo, ma che accetti di volare alto, di elaborare, attualizzazioni e comportamenti, culture e politiche…filosofie e escursioni dello spirito e che sappia farlo nell’Oggi e nel Qui e non sulla scorta di polverosi libri sacri…che possono essere molto inutili se diventano l’unico modo per analizzare la realtà.

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