Di Giandiego Marigo
Quando succede alla mia età può essere devastante, può fermarti, può cambiarti la vita, una cosa che non auguro a nessuno, ma che sta succedendo a molti. Per raccontarvi questa storia scelgo il metodo dell'articolo, della lettera aperta e vi parlo di me, perchè mi è più facile, ma potrebbe essere la storia di un sacco di gente, di italiani come voi e come me, una normale, banale, storia di precariato. Un avvenimento come questo ti può buttare in un attimo su di una strada o, letteralmente, sotto un ponte. É un'avventura drammatica che può colpirti all'improvviso , da un giorno all'altro...ed in questi tempi è terribilmente normale che avvenga.
Personalmente è ormai qualche anno che mangio pane e precariato e nel mio caso sono pure invalido civile, avrei diritto, teoricamente, ad una corsia preferenziale...viene da ridere, o forse da piangere a parlarne...diritti.
Termine obsoleto! Superato e dimenticato in tempi come questi , senza garanzie! Parola che ormai assume i contorni del grottesco...che fa ridere e fa “comunista”, in questi nostri tempi, quasi dimenticata.
Il mercato del lavoro è cambiato e guarda, guarda, anche per gli invalidi si è inserita la possibilità del tempo determinato, del contratto a termine, giusto! Evviva l’eguaglianza. Tutti uguali uniformati al peggio
Certamente uno si aspetta che a 55 anni sia tutta discesa, che le carte si siano già giocate e che qualche cosa si sia “messo al sole” e senza dubbio qualche cosa l’ho sbagliata anch’io se sono qui senza neanche un asso, né in mano ed ancor meno nascosto nella manica. Però io non chiedevo molto, dopo che da artigiano mi son trovato senza più nulla sette anni fa, solo di lavorare e di mantenere la mia famiglia. Magari anche per poter pagare i debiti, che chiudere un'azienda artigiana all'improvviso porta con sé.
Adattati direte voi, l’ho anche fatto sinché ho potuto. Sinchè ne ho avuto la forza
Per capirci la vita non me la sono persa al gioco o in macchine di lusso e nemmeno in stravizi io lavoravo 14 ore al giorno. Quando la casa di leasing mi ha confiscato tutti i furgoni costringendomi a chiudere, per avere saltato qualche rata, ho continuato a lavorare per cooperative e sempre a quel ritmo.
Mi era andata male, come si dice! Ed a quel punto io chiedevo solo di lavorare, dignitosamente. Però l'Epoca del Lavoro Precario e terzializzato, il tempo delle esternalizzazioni della grande Milano...Il Sogno Lombardo della Logistica a basso prezzo erano già cominciati con la benedizione della CISL e di sua maestà Formigoni. Poco importava che lavorassi per grandissime aziende globali UPS o DHL...Nelle cooperative, quelle farlocche, quelle che si sono inventati i grandi corrieri per fare il lavoro sporco non c’è dignità, il lavoro non è un diritto, solo un dovere e sono solo insulti e pochi soldi, ma a me andava bene lavoravo. Poi l'infarto...brutta sorpresa eh? Anche se un poco c'era da aspettarselo, visti i livelli di stress ed anche i ritmi di lavoro che le cooperative in questione richiedono ai loro addetti. Io sono pesante e non più giovanissimo e per consegnare le buste, bisogna correre e tanto, per tante ore al giorno...sia per strada che negli uffici.
Poco importa delle multe tanto le paghi tu e se manchi un giorno poi son cazzi...visto che sei un collaborare coordianato a progetto un Co.Co.Pro.
Adesso, sono qui, 80% di invalidità, sono limitato nella capacità di reggere alla fatica, non ce la faccio più… io che spaccavo le montagne. Possibile che per me non ci sia più niente?
Mi sento scivolare, lentamente, giorno per giorno, sempre più marginale, sempre più fuori del giro.
Senza ammortizzatori perché ho lavorato in cooperativa o a termine, la disoccupazione a termini ridotti, un’elemosina ed un'altra elemosina un assegno di invalidità...una cifra esorbitante 248 euro al mese.
Prima dell’ultimo tempo determinato(otto mesi) erano due anni, quelli della convalescenza dopo un infarto forte come il mio, che non portavo un Euro che fosse uno ed adesso è più di un anno che non lavoro. Mia moglie, si sta spaccando dalla fatica, va a servizio e non ci crede più “Hai 55 anni!” dice “ Ora che usciamo da questa crisi ne avrai 56/57…chi ti prende più ” .
Quando succede alla mia età può essere devastante, può fermarti, può cambiarti la vita, una cosa che non auguro a nessuno, ma che sta succedendo a molti. Per raccontarvi questa storia scelgo il metodo dell'articolo, della lettera aperta e vi parlo di me, perchè mi è più facile, ma potrebbe essere la storia di un sacco di gente, di italiani come voi e come me, una normale, banale, storia di precariato. Un avvenimento come questo ti può buttare in un attimo su di una strada o, letteralmente, sotto un ponte. É un'avventura drammatica che può colpirti all'improvviso , da un giorno all'altro...ed in questi tempi è terribilmente normale che avvenga.
Personalmente è ormai qualche anno che mangio pane e precariato e nel mio caso sono pure invalido civile, avrei diritto, teoricamente, ad una corsia preferenziale...viene da ridere, o forse da piangere a parlarne...diritti.
Termine obsoleto! Superato e dimenticato in tempi come questi , senza garanzie! Parola che ormai assume i contorni del grottesco...che fa ridere e fa “comunista”, in questi nostri tempi, quasi dimenticata.
Il mercato del lavoro è cambiato e guarda, guarda, anche per gli invalidi si è inserita la possibilità del tempo determinato, del contratto a termine, giusto! Evviva l’eguaglianza. Tutti uguali uniformati al peggio
Certamente uno si aspetta che a 55 anni sia tutta discesa, che le carte si siano già giocate e che qualche cosa si sia “messo al sole” e senza dubbio qualche cosa l’ho sbagliata anch’io se sono qui senza neanche un asso, né in mano ed ancor meno nascosto nella manica. Però io non chiedevo molto, dopo che da artigiano mi son trovato senza più nulla sette anni fa, solo di lavorare e di mantenere la mia famiglia. Magari anche per poter pagare i debiti, che chiudere un'azienda artigiana all'improvviso porta con sé.
Adattati direte voi, l’ho anche fatto sinché ho potuto. Sinchè ne ho avuto la forza
Per capirci la vita non me la sono persa al gioco o in macchine di lusso e nemmeno in stravizi io lavoravo 14 ore al giorno. Quando la casa di leasing mi ha confiscato tutti i furgoni costringendomi a chiudere, per avere saltato qualche rata, ho continuato a lavorare per cooperative e sempre a quel ritmo.
Mi era andata male, come si dice! Ed a quel punto io chiedevo solo di lavorare, dignitosamente. Però l'Epoca del Lavoro Precario e terzializzato, il tempo delle esternalizzazioni della grande Milano...Il Sogno Lombardo della Logistica a basso prezzo erano già cominciati con la benedizione della CISL e di sua maestà Formigoni. Poco importava che lavorassi per grandissime aziende globali UPS o DHL...Nelle cooperative, quelle farlocche, quelle che si sono inventati i grandi corrieri per fare il lavoro sporco non c’è dignità, il lavoro non è un diritto, solo un dovere e sono solo insulti e pochi soldi, ma a me andava bene lavoravo. Poi l'infarto...brutta sorpresa eh? Anche se un poco c'era da aspettarselo, visti i livelli di stress ed anche i ritmi di lavoro che le cooperative in questione richiedono ai loro addetti. Io sono pesante e non più giovanissimo e per consegnare le buste, bisogna correre e tanto, per tante ore al giorno...sia per strada che negli uffici.
Poco importa delle multe tanto le paghi tu e se manchi un giorno poi son cazzi...visto che sei un collaborare coordianato a progetto un Co.Co.Pro.
Adesso, sono qui, 80% di invalidità, sono limitato nella capacità di reggere alla fatica, non ce la faccio più… io che spaccavo le montagne. Possibile che per me non ci sia più niente?
Mi sento scivolare, lentamente, giorno per giorno, sempre più marginale, sempre più fuori del giro.
Senza ammortizzatori perché ho lavorato in cooperativa o a termine, la disoccupazione a termini ridotti, un’elemosina ed un'altra elemosina un assegno di invalidità...una cifra esorbitante 248 euro al mese.
Prima dell’ultimo tempo determinato(otto mesi) erano due anni, quelli della convalescenza dopo un infarto forte come il mio, che non portavo un Euro che fosse uno ed adesso è più di un anno che non lavoro. Mia moglie, si sta spaccando dalla fatica, va a servizio e non ci crede più “Hai 55 anni!” dice “ Ora che usciamo da questa crisi ne avrai 56/57…chi ti prende più ” .
Io non so cosa risponderle e ringrazio Dio che sia ancora qui e che mi ami ancora. Lei l'unico possibile eroe in questa storiella che sa di grottesco.
Mi vien da dire che non capisco che senso abbia proporsi di allungare la vita lavorativa sino a 300 anni se poi a 50 sei già come morto. Mi viene anche da chiedere cosa faranno tutti quei giovani che sono all'incirca nella mia situazione. Vedersi scivolare fuori dalla società è difficile, duro, spietato. La cosa più brutta è che non sai , esattamente, cosa possa succederti domani...non lo vedi il domani, sembra sfuggirti ed hai paura…non mi piace aver paura. Viene da ridere o forse da piangere a pensare che stiamo parlando di una Repubblica Fondata sul Lavoro. Perdonatemi se ho scelto questo modo così diretto per parlarvi di precariato e di lavoro, forse avreste preferito un articolo indiretto e generale ma io so farlo solo così mettendo in ballo me stesso e la mia vita.
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