c'è un aspetto che a mio avviso merita attenzione, forse più di ogni altro, nel suo progetto di Alternativa ed è l'anelito alla consapevolezza ed alla conoscenza, al cercare di guardare la realtà senza sconti ed inutili abbellimenti. E' la profondità delle analisi, spesso lontanissime da quelle comunemente accettate, con le quali si cerca di squarciare quella cappa impenetrabile con la quale si impedisce un racconto veritiero della società italiana e del mondo.
Vi è poi, senza ipocrisie, senza il ricorso a termini ruffiani e fuorvianti quali, ad esempio, 'iniziativa dal basso' o 'democrazia orizzontale', l'indicazione dell'unico modo in cui si può fare politica, una buona politica che voglia davvero porsi l'obiettivo di cambiare il mondo e renderlo più giusto: attraverso l'incontro di èlites intellettuali (di cui le fa parte) e di persone di buona volontà, disposte alla militanza, tra le quali io mi colloco. Militanti che ovviamente però non potrebbero mai accettare di essere trattati come pecore ma che pretendono di capire e condividere obiettivi e strategie.
Venendo al progetto di Alternativa, mi riconosco in tutte le premesse dell'iniziativa:
- la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza quale stella polare dell'azione politica (e d'ora in poi dovremmo forse cominciare a parlare di attuazione anziché di difesa di una Costituzione ampiamente violata e disattesa)
- l'inadeguatezza dell'attuale opposizione ad affrontare la crisi della democrazia e della società italiana e ad operare, con esiti vincenti, per invertirne la rotta
- il superamento (per quanto mi riguarda davvero a malincuore ...) dei termini di sinistra e comunismo per essere in grado di parlare a tutti ed essere ascoltati da tutti
- la necessità di proclamare e praticare la propria diversità rispetto ai comportamenti comunemente seguiti
- la non violenza
- la consapevolezza della gravità della crisi mondiale
- il considerare alleati coloro che, pur attraverso strade diverse, vogliono raggiungere i nostri stessi obiettivi
- la rete come strumento e non come totem
Io faccio parte di quelle persone che non ce la fanno proprio a non andare a votare e a mettere sullo stesso piano tutti i candidati e tutte le coalizioni, pur condividendo l'analisi di chi parla di finzione democratica a proposito del sistema politico italiano (e non italiano).
Ci sono bisogni delle persone in carne ed ossa per i quali non è indifferente avere al governo Damiano o Sacconi, la Turco o la Santanchè. Per un immigrato che vive in Piemonte non credo sia la stessa cosa avere come presidente di Regione Cota o la Bresso.
C'è chi parla di acqua pubblica e chi agisce per il ritorno al nucleare.
La pur timidissima riforma sanitaria di Obama è pur sempre qualcosa rispetto al feroce darwinismo sociale di Bush.
Non vedo proprio perché avrei dovuto restare indifferente tra i fascisti e i clericali della Polverini e l'onesta (almeno dal punto di vista della corruzione) Bonino. Come lei avrei votato Nichi Vendola, che pure è risultato vincente solo grazie all'assist (non casuale) di Casini e dell'Udc.
Ci sono partiti, forze politiche e movimenti che si schierano, fin qui senza cedimenti, in difesa della Costituzione ed altri che vogliono stravolgerla o sono disponibili a trattare su modifiche liberticide.
Guardo con grande interesse al tentativo di De Magistris di costituire un patto d'azione tra i partiti ed i movimenti (da IDV a Grillo passando per Ferrero e Vendola) che propongono una critica radicale del sistema.
A mio avviso, anche l'ipocrita elogio della virtù è preferibile, nella sua valenza educativa e nel suo riconoscimento di giusti valori, all'ostentazione berlusconiana del vizio. A patto, ovviamente, di mantenere sempre la lucidità per riconoscere l'uno e l'altro e la consapevolezza che il vero cambiamento passa per strade diverse da quelle indicate dalla politica 'tradizionale'.
Insomma spero il prossimo 17 aprile di non dovermi sentire nel posto sbagliato ….
Nessun commento:
Posta un commento