"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 30 aprile 2010

I furbetti del rubinetto. Bersani, Di Pietro ed i referendum del Forum per l'acqua pubblica

La vicenda del referendum per l'acqua pubblica riassume in sé molte delle questioni relative alle prospettive, alle strategie, alla rappresentanza sociale dell'attuale opposizione ed alla cultura, in termini politici e di valori, che essa vuole esprimere.
Un largo e composito arcipelago di movimenti ed associazioni, di sinistra e non, laiche e cattoliche, si fa promotore di un referendum per ripristinare la natura dell'acqua come fondamentale bene pubblico ed inalienabile diritto dei cittadini che non può essere subordinato alla logica del profitto.
I quesiti vengono redatti ad opera di insigni costituzionalisti tra i quali Stefano Rodotà.
C'è l'occasione di infliggere una grande sconfitta sul piano culturale al berlusconismo ed all'egemonia del pensiero unico in economia, su di un tema in grado di incontrare trasversalmente il sentire degli elettori di destra e sinistra. Capace cioè di parlare al cuore (l'acqua bene comune), alla testa (come deve essere gestita la cosa pubblica) ed alla pancia (il portafoglio) dei cittadini.
L'apartiticità del comitato promotore ne rappresenta un elemento di forza consentendogli di superare il muro artificioso delle appartenenze e delle tifoserie ideologiche.
Il grande successo iniziale nella raccolta delle firme (duecentomila in cinque giorni) è ulteriore conferma della forza dirompente del referendum.
Cosa avrebbe dovuto fare l'opposizione presente in Parlamento, Partito Democratico ed Italia dei Valori? La logica avrebbe suggerito di sostenere dall'esterno il referendum - così come hanno fatto i partiti che non hanno più propri rappresentanti nelle Camere ed in primis Verdi, Sinistra Ecologia Libertà e Federazione dei Comunisti - con la lungimirante generosità di lasciare spazio a chi efficacemente oggi può combattere la battaglia per l'acqua pubblica e pronti a raccoglierne domani i frutti in termini di voti che sicuramente deriverebbero da una sconfitta della destra.

Ecco questo avrebbe suggerito la logica ma naturalmente così non è avvenuto. IDV e PD sono andati per la propria strada seguendo imperscrutabili (ma mica tanto …) logiche politiche.
Di Pietro non ha voluto rinunciare, presentando propri referendum distinti da quelli del Forum, alla possibilità di utilizzare e strumentalizzare - stando in prima fila - un tema di cui, con il fiuto politico che lo contraddistingue, comprende appieno la potenzialità. Le giustificazioni ufficialmente addotte (perplessità sull'ammissibilità dei referendum presentati dal Forum) e la contemporanea offerta di partecipare comunque alla raccolta delle firme dei referendum del Forum confermano la strumentalità della decisione. Inoltre se avessero successo, i referendum di Di Pietro non sancirebbero l'assoluta natura pubblica dell'acqua ma semplicemente ripristinerebbero il regime misto a suo tempo varato dal governo Prodi.
Ancora più deludente è l'atteggiamento del Partito Democratico che scoraggia l'utilizzo dello strumento referendario, motivandolo con il mancato raggiungimento del necessario quorum in tutte le consultazioni degli ultimi anni, e propone una legge di iniziativa popolare per regolamentare la gestione dell'acqua. Come se questa, peraltro ambigua, proposta avesse più possibilità di successo del referendum e vi fossero le condizioni per essere approvata da un Parlamento a maggioranza berlusconiana.
Il PD conferma la propria natura di 'seconda gamba' del Partito Unico delle Oligarchie e dimostra di non volere e non potere in alcun modo contrastare il potere e gli interessi di queste. Potrebbe d'altronde causare un dispiacere al suocero del proprio principale alleato per il futuro Governo, Pier Ferdinando Casini, ostacolando i progetti di espansione e le mire del gruppo Caltagirone proprio su questo business (si veda la posizione azionaria assunta, in vista della relativa privatizzazione, nell'ACEA, l'azienda romana che gestisce elettricità ed acqua)?
Di fatto, messe insieme, le posizioni di IDV e PD dividono il fronte referendario, lo ostacolano e rischiano di indebolirlo.
Una ragione che dovrebbe spingere le associazioni ed i movimenti che aderiscono al Forum a cominciare a pensare per il prossimo domani anche ad una proposta complessiva e ad una struttura organizzativa permanente per un'alternativa politica.

http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=258:la-signora-camilla-lon-bersani-e-lon-di-pietro&catid=53:notizie&Itemid=67

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