"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 21 dicembre 2011

SCUSI SIGNOR CONSUMATOR




Di Gandiego Marigo
(vi ripropongo un articolo di un anno fa...con il medesimo intento)

Quando ricordi stai diventando vecchio, dico in una mia poesia, ma la memoria è storia ed è retaggio, continuo.
Ci credo io a questa cosa ed a questo proposito voglio narrarvi una brevissima storiella. Si colloca nel 1969, anni confusi...appena dopo il maggio, in una scuola: L'I.T.I.S. Ettore Molinari, gloriosa frontiera della lotta studentesca di Milano...sia per i diurni che per i serali, una specie di Statale degli Studenti Medi, molti la ricorderanno.
Un'occupazione, una delle tante , ma sotto Natale...in dicembre. La prima per me ragazzino, mai stato piccolo però, quantomeno per la mole. Stupivo, allora, dei gruppi di studio, delle ipotesi di mondo alternativo, della narrazione di una storia diversa da quella che mi rimandavano i miei libri...e dello stare insieme, le assemblee, l'uso di una scuola che vedevamo diversa da quella dei padroni, la ridiscussione del potere e dell'autorità, le primissime avvisaglie di un femminino in discussione, montante.
Allora si avevano categorie di classificazione piuttosto nette, ma non è di questo che vi voglio parlare ora e qui quindi sorvolerò su inutili richiami autobiografici che, sinceramente, rischiano solamente di annoiarvi. Però mi pare bello disegnare idealmente un ponte fra quegli anni e questi, fra quegli studenti e questi, quasi a ricordare e a dimostrare a molti padri...dov'erano loro all'età dei loro figli...e come in fondo il potere non abbia mai smesso di tentare di fermarci.
Arrivando al sodo, rapidamente in stile post, così caro, sembra, ai lettori contemporanei.
Torniamo insieme quindi ad una sera di un'occupazione qualsiasi nell'atrio della scuola in questione...costruzione moderna, allora, piuttosto ampia, a due entrate, l'una più nettamente professorale e genitoriale, che dava accesso agli scaloni che portavano in segreteria , l'altra decisamente studentesca che dal deposito delle biciclette e dei motorini dava sull'atrio, più “scolastico”.
Da lì si accedeva all'Aula Magna, ai corridoi del piano rialzato ed allo scalone che portava ai due piani superiori.
Alla scala, di quel sotterraneo che divenne il luogo più glorioso e ricordato dell'Istituto Tecnico Ettore Molinari, diurno o serale che fosse, quella stanzetta che chiamammo Interfacoltà, che era il luogo che inventammo come nostro. Ma torniamo nell'atrio.
Noi siamo lì...in entrata, giovani ed abbastanza ingenui, beati leggermente frastornati...io e Mauro come sempre, a quei tempi
E' sera, una delle primissime sere della mia prima occupazione....la prima notte! Si sta facendo buio. All'improvviso dalla scala si leva un canto...stranamente Natalizio, un' anacronismo assoluto in quel contesto, un piccolo corteo dieci persone....portano tutti il camice bianco di laboratorio analisi, cantano qualche cosa sulla falsa riga di Bianco Natale...hanno candele accese e le fanciulle portano fascette con ornamenti natalizi fra i capelli...cantano, appunto, quel che segue. In questa versione solo con qualche piccolissimo aggiornamento, un poco per la memoria che sfugge, ma soprattutto per attualizzare...dove noi parlavamo di Vietnam e di morti di Milano ho voluto aggiornare, anche per facilitarne la comprensione ve, ne chiedo perdono



SCUSI SIGNOR...CONSUMATOR





Lei lo sa cos'è il Natal ?
è soltanto un Sabba infernal,
inventato dal gran capital
Per rubare i quattrini
anche a chi non ne ha
Ma, per rubare i quattrini, che cazzo c'entra Gesù?



La tredicesima che hai con te,
la devi spendere senza un perchè,
Anche se, in fondo, la ragione c'è
Questo sistema ha bisogno di te
festeggia il tuo sfruttamento...pagalo sempre di più
ma in questo tuo sfruttamento, che cazzo c'entra Gesù?




La Rai tv, ci dice che
Natale è festa di pace e d'amor
certo in Afghanistan, pace non c'è
e i morti in galera ci gridano che
il capitalimo ci uccide, sfruttandoci sempre di più
se il capitalismo ci uccide, che cazzo c'entra Gesù?



Scusa signor Consumator
ora sai cos'è il Natal
invenzione del gran capital
una scusa per dimenticar
che in ogni regalo od acquisto
ci paghi una bomba al napalm
Ma In ogni regalo od acquisto, che cazzo c'entra Gesù?


Comunisti, direte voi
, quelli son gli anni in cui tutti lo sono, nasce il Movimento Studentesco, si affermano Avanguardia operaia e Lotta Continua, sono anni belli...molto divertenti, anni che io ricordo con struggente ed assoluta nostalgia.
Si modula sul Comunista più severo, esattamente come oggi, certo! Forse altrettato inutilmente (esattamente come oggi)...su chi porti la vera linea...però no! In questo caso NO! Non sono comunisti quelli che stanno cantando questa canzone, non ancora, non solo...scappa da ridere, tempi strani perché quel gruppetto sparuto è composto anche da cattolici...e da qualche comunista spiritoso, spesso raro ,sin da allora, diciamolo.
“Cattolici per il socialismo” si chiamavano...Niente a che spartire con Franceschini e Marini,ma piuttostosmili a Don Gallo e a Padre Alex Zanotelli. strana gente, cmuque, che parlava di Don Milani, della scuola di Barbiana e del motto “I care” che sostenevano avesse inventato lui.
Gente strana dicevamo, in quei tempi. Ma quella canzone e quel corteo li ho fissati nella memoria e nel cuore e se devo dirvi la verità una parte dell'immagine di Dio che ho in questi anni deriva da lì...da quella canzone e quel corteo, ve la regalo con i migliore auguri di Buon Natale, nell'unico modo in cui riesco a pensarli per voi

venerdì 16 dicembre 2011

Annientati e uccisi da un sistema criminale



Morire sul lavoro, morire come Francesco Pinna e le operaie tessili di Barletta guadagnando cinque euro l'ora, morire suicidi per la crisi economica come in Grecia (e i dati per l'Italia?), morire per reclamare i propri diritti come Mariarca Terracciano, morire suicidi per l'alienazione dal lavoro e le ristrutturazioni selvagge nella Telecom francese o nelle fabbriche cinesi di gadget tecnologici che acquistiamo nei centri commerciali, morire suicidi nelle carceri sempre più discariche sociali, morire di cancro e leucemia per l'inquinamento a Taranto, a Bhopal, nel delta del Niger, a Priolo, a Casale Monferrato, per i rifiuti tossici occultati nelle discariche campane, morire per la follia omicida razzista e fascista a Firenze e in Norvegia, morire ammazzati per una lite scoppiata andando in macchina o in metropolitana, per una sigaretta non data o uno sguardo rivolto in discoteca, morire per lo sballo della droga e dell'alcool, morire di guerra e per la guerra in Afghanistan, in Palestina, in Iraq, in Libia, in Cecenia, morire di fame in Africa, morire annegati nel Mediterraneo inseguendo la speranza di poter sopravvivere con dignità, morire di malasanità e per gli interessi di coloro che speculano sulla salute, morire per mano della criminalità organizzata, morire nelle mani delle forze dell'ordine come Federico Aldrovandi, come Gabriele Sandri, come Stefano Cucchi, morire per l'incuria del territorio che rende anche un acquazzone un killer letale, morire bambini per il degrado in un campo rom.
Morire dentro senza più un lavoro, senza più fiducia, senza più speranza.

Quanto vale una vita umana in questa società dominata dall'egoismo, dal profitto, dalle ragioni del mercato e della finanza? Quanto vale una vita per il 'Sistema' e cosa ha esclusivo valore per il 'Sistema'?

giovedì 15 dicembre 2011

Il resoconto della quinta Assemblea Nazionale del Movimento RadicalSocialista


http://www.radicalsocialismo.it

E’ stato Paolo Pagnoni, presidente della sezione “Leda Antinori” dell’ANPI, ad aprire la V Assemblea Nazionale del Movimento RadicalSocialista ricordando le affinità tra MRS e ANPI e sottolineando come MRS rappresenti la società civile che si organizza autonomamente rispetto ai partiti, portando avanti quei valori per cui anche l’ANPI si batte da sempre. Pagnoni ha poi sottolineato come la nascita del governo Monti, con la sua manovra antipopolare, ci abbia permesso di festeggiare “solo per un pomeriggio” la tanto auspicata caduta del governo Berlusconi. Pagnoni ha poi ricordato le vicende attraverso cui si è arrivati, con il contributo di tanti militanti di MRS iscritti anche all’ANPI, alla conquista della nuova bellissima sede concessa dalla Provincia alla “Leda Antinori”.
La critica durissima nei confronti del governo tecnico e dei partiti che lo appoggiano è stata il leit-motiv del congresso radicalsocialista. Giancarlo Iacchini ha illustrato infatti il documento preparatorio in cui si tratteggiano le due destre che si sono date il cambio al governo del paese, quella populista e cialtrona (ormai impresentabile) e quella tecnocratica legata alle banche ed alla finanza internazionale: due destre diverse ma unite dalla stessa politica neoliberista che dopo avere causato la crisi economica pretende di “risanare” i conti facendone pagare i costi a giovani, lavoratori e pensionati. Per quanto riguarda MRS, il suo ruolo continua ad essere quello di fermento unitario della sinistra e di cerniera tra i partiti e la società civile, con un forte richiamo ai primi affinché seguano l’attivismo di comitati e associazioni, che portano avanti spesso in solitudine la battaglia per i valori e le cose concrete da fare, a fronte di forze politiche ridotte talvolta a scatole vuote e autoreferenti. Tra gli obiettivi MRS di lunga data, il reddito minimo garantito.
Il portavoce uscente Italo Campagnoli ha ricordato le battaglie di MRS dentro i movimenti civici, contro i privilegi e i vitalizi dei politici, per la democrazia diretta ed un profondo rinnovamento della politica stessa, nel senso della partecipazione popolare e della cittadinanza attiva. Italo ha poi presentato la campagna di MRS in favore dei testimoni di giustizia, illustrando la genesi della candidatura di Maria C. a portavoce del Movimento. Ed infatti è stata letta in Assemblea la lettera con cui la giovane testimone di giustizia calabrese accetta con entusiasmo la proposta di candidarsi a portavoce, proposta poi votata alla unanimità dall’Assemblea stessa insieme ai nomi della nuova segreteria. Campagnoli ha concluso il suo intervento auspicando che MRS, nel prossimo anno e sotto la guida di Maria C., lavori per darsi una dimensione nazionale più forte ed evidente.

martedì 13 dicembre 2011

Agrodolce. Una vicenda amara


riceviamo e pubblichiamo da un nostro amico di Palermo


Come diceva il mafioso a uno sprovveduto Roberto Benigni il problema di Palermo è...è...è il traffico. Non è la mafia, non è la disoccupazione.
Ma a quanto pare la storia di Agrodolce sembra smentire questo assunto.
Agrodolce è una soap che nelle intenzioni della Rai doveva diventare la "Un Posto al Sole" siciliana. La produzione è iniziata a Termini Imerese nel 2007. Chiaramente per i suoi cittadini, dopo la storia della Fiat, voleva dire una possibilità di riscatto. Per ristoratori, albergatori, commercianti avere in pianta stabile una grossa produzione televisiva per anni significava indotto. Per la povera gente possibilità di lavoro (anche semplicemente come comparse). Per la Sicilia un ottimo strumento di promozione turistica.
Da metà 2009 la soap non va più in onda. Tutti si chiedono perché ma senza grandi risposte, però la produzione va avanti. A marzo di quest'anno  si interrompe anche la produzione. Molti vanno in cassintegrazione, altri perdono il posto. Ci sono attori e maestranze che hanno rifiutato lavori investendo su un progetto che li avrebbe sostenuti per anni.
Ma soprattutto si spegne quel barlume di speranza per tutti quei siciliani che avevano visto in Agrodolce un'opportunità.

CI MANCA L'AreA





di Giandiego Marigo






In questi tempi più che mai, i nodi vengono al pettine, dimostrando ed esponendo al pubblico ludibrio questa mancanza...quest'assoluta carenza...il vuoto di un'altenativa.
Che non sia equilibrismo sintattico volutamente parolaio, ma insieme di comportamenti, pratiche e teorie che definiscano un modo altro di essere qui ed ora, alternativo alla cultura corrente, diverso dal pensiero dominante.
Portatori sani di una necessità inderogabile di Bio-diversità. Non basta quindi una identificazione pseudo-identitaria, quale quella che possono fornire oggi le compagini partitiche a dare una possibilità di esistenza all'AreA.
Mai come oggi è chiaro, palesato...visibile ad occhio nudo come non esista affatto questo spazio altro se non in “embrioni” e “colture in vitro”.
Si è ripetuto alla noia che oggi non hanno più senso le divisioni logistico-geogafiche fra destra e sinistra...si continua a ripeterlo eppure si permane nell'equivoco.
Si insiste nel fare passare attraverso questa “collocazione”, alcune differenze fondamentali che a causa di questa sovrapposizione speciosa ed errata rischiano di scomparire insieme al senso che queste divisioni artificiose hanno storicamente avuto. L'accostamento, per esempio, fra le parole Progressismo ed Alternativa con il termine Sinistra oggi come oggi non ha più alcun senso e, sprattutto, è falso ed inefficace.
La Politica istituzionalizzata è sempre stata astuzia ed inganno, in questo senso non stiamo attaversando un periodo di assoluta novità, ma sino a poco tempo fa le divisioni, pur artificiose, hanno sempre funzionato. Pur nella corruzione e nell'opportunismo, sempre presenti, è effettivamente esistito un pensiero liberale, uno socialista, uno popolare e cattolico...uno comunista...e via così.
Aveva un senso richiamarli perchè essi definivano una posizione...un modo di porsi, una filosofia di vita ed una visione di futuro e di mondo. Oggi questo non ha alcun senso. Oggi tutti, destra, sinistra, centro ed extra-parlamentari si riferiscono ad un fantomatico pensiero Liberal-democratico.

giovedì 8 dicembre 2011

Hanno ragione Maroni, Belpietro, Sallusti

Mi duole dirlo ma hanno ragione Maroni, Belpietro, Sallusti e tutta la corte dei miracoli che attorniava e attornia Berlusconi ad irridere le ex opposizioni, i sindacati, alcuni movimenti e intellettuali progressisti per il loro far passare, con deboli proteste e timidi distinguo, un sistema di provvedimenti di macelleria sociale che non ha precedenti nella storia repubblicana e che mai avrebbero consentito di realizzare al puttaniere di Arcore.
Ma quale senso di responsabilità? Ma quale Italia salvata sull'orlo del baratro? Perché dovremmo ancora credere a chi ci dice che non c'è alternativa, fidarci di chi rappresenta e sostiene quel mondo folle e ingiusto che è stato organizzato negli ultimi decenni? Perché dovremmo dare fiducia a chi non ci aveva detto, dieci anni fa o sei mesi fa, che l'Euro è destinato a fallire se la Banca centrale che lo governa non è dotata di quei poteri (garantire la solvibilità dei debiti dei paesi membri anche attraverso l'emissione di nuovo denaro) che caratterizzano invece le valute concorrenti: il dollaro, la sterlina, lo yen, il franco svizzero? A chi non ci aveva avvisato che un sistema economico mondiale incentrato sulla speculazione finanziaria, che ha grandezze ormai di sette-otto-dieci volte l'economia reale, non solo avrebbe impoverito i ceti popolari e i lavoratori ma era inevitabilmente destinato al fallimento e a far crollare le economie occidentali e tutto il sistema del welfare? A chi ci diceva che bisognava fare la guerra in Iraq perché lì c'erano le armi di distruzione di massa, in Afghanistan per combattere il terrorismo, in Libia per salvare i diritti umani? Oppure che il riscaldamento globale e l'esaurimento delle risorse naturali sono teorie da complottisti?

lunedì 5 dicembre 2011

La stangata di Monti: la manovra dell'equita(lia)


Da alcune settimane, dall'insediamento del governo Monti, la parola più usata ed abusata della politica italiana è equità.
Sarà che sono sicuramente prevenuto nei confronti di Monti e Napolitano ma l'uso del termine equità non mi convince. Mi sembra il modo più timido possibile per evocare la giustizia nelle decisioni delle istituzioni pubbliche nei confronti dei cittadini senza dover mai usare esplicitamente le parole uguaglianza, giustizia sociale, redistribuzione dei redditi
La sostanza della manovra di Monti così come è stata illustrata domenica 4 dicembre conferma le analisi, le paure e i sospetti di chi l'ha contrastato fin dal primo momento.
Di certo non era indispensabile il 'Genio economico' del 'Salvatore della Patria' Mario Monti, promosso sul campo da Napolitano senatore a vita per meriti 'accademici', per produrre la stangata realizzata dal nuovo governo. Bastava un Andreotti, un Cirino Pomicino, un Giuliano Amato, un Giulio Tremonti. L'unico ruolo originale che si può riconoscere a Monti è quello di aver messo la faccia della pretesa neutralità tecnica per poter emanare tutti i provvedimenti che PD e PDL (entrambi subordinati alle logiche della grande finanza e del potere economico) ritenevano indispensabili ma che non avrebbero mai avuto il coraggio di assumere direttamente per ragioni elettorali: hanno dunque avuto bisogno di qualcuno che se ne assumesse le responsabilità, utilizzando l'alibi dell'emergenza, lasciandoli momentaneamente nell'ombra con la possibilità di riemergere a cose fatte.

domenica 4 dicembre 2011

INFORMAZIONE? MA FATEMI IL PIACERE!



Di Giandiego Marigo




C'è un che di grottesco, a suo modo tragi-comico nel come si presenta oggi il quadro devastante dell'informazione. È recente la memoria di piazze piene in difesa della libertà di stampa, uniti e rivolti per farci illuminare il viso dal sole dell'avvenire. Convinti che la malevolenza di un imperatore proprietario fosse il livello più basso che potessimo raggiungere nella stoltezza della negazione della nostra stessa libertà. Beata ingenuità! Dabbenaggine da popolo bue, quale i veri padroni del mondo ci ritengono e quale noi ci arrabattiamo costantemente a dimostrare d'essere.
Guardiamoci attorno, nel nuovo mondo del Consenso Diffuso...qusto nuovo cosmo in cui persino le icone consacrate del Giornalismo serio e professionale gli dei ricosciuti dell'informazione altenativa, sono proni, solerti servitori dei padroni veri...giullari di corte dei veri signori.

giovedì 1 dicembre 2011

E' in libreria il libro scandalo "Il Casalese": l'ascesa e il tramonto di Nicola Cosentino

È in libreria Il Casalese di Autori Vari (Edizioni Cento Autori, collana Fatti & Misfatti), uno spaccato dell’Italia di Berlusconi; della politica senza passato e dall’incerto futuro. E da filo conduttore all’ultimo ventennio di storia politica dell’Italia, le tante - forse troppe - coincidenze che hanno scandito un’altra significativa storia: quella di Nicola Cosentino, il potente coordinatore del Pdl della Campania, ed ex sottosegretario all’Economia con delega alla Programmazione Economica, sul cui passato grava la pesante ombra del clan dei Casalesi e sul cui presente pende una richiesta di custodia cautelare in carcere per il reato di concorso esterno in associazione camorristica. A raccontare l’incredibile e “fortunata” storia di un oscuro consigliere comunale di Casal di Principe, che a meno di cinquant’anni si ritrova a ricoprire il duplice incarico di uomo di Governo e di segretario politico del primo e più importante partito della Campania, sono nove autorevoli giornalisti che da anni seguono le vicende politiche e giudiziarie della regione.

mercoledì 23 novembre 2011

CHIACCHIERANDO DI DISFATTISMO, DISERZIONI E D'ALTRE FACEZIE








di Giandiego Marigo

Il mondo cambia rapidamente...e noi ,beatamente non ce ne accorgiamo.
Oggi ho parlato con un giovane studente di medicina, prossimo laureando, che mi ha narrato una storia che non mi aspettavo o meglio che mi aspettavo, ma che si è presentata sin troppo presto:
“Oggi come oggi” mi ha detto “ Non puoi essere non d'accordo con il governo Monti, se lo fai ti poni automaticamente fuori del sistema...dove stanno gli spostati, gli sfascisti. Sopprattutto non lo puoi fare se sei in un contesto sociale dal quale dipende il tuo futuro. Se ti dimostri troppo altro rispetto al sistema, questo non ti viene perdonato e ti bolla, ti isola e in una corsia d'ospedale o all'università...o comunque in un contesto sociale è terribile.
E' sempre esistita questa cosa, ovviamente, ma dopo la caduta dl Berlusconi si è decuplicata ed il metodo con il quale ti tengono -dentro-. Obbligandoti ad essere parte del gioco. Non è praticato solo dagli uomini di potere, che lo hanno sempre fatto,ma anche dai tui -vicini-. Io per esempio sono sotto-mira e pressione dei miei, sino a ieri, amici dei Giovani Democratici, che non si fanno alcuno scrupolo di farlo anche in modo arrogante. Essere in questi giorni dell'area di Rifo o del 5 stelle o anche un sano e robusto anarchico è deleterio, persino rischioso, non comviene affatto manifestarlo troppo, se ci tieni a laurearti in tempo utile
Sino a ieri tu potevi essere avverso al potere, perchè, che tu volessi meno, ti facevano rientrare, statisticamente, nell'area dell'opposizione, ma oggi non esiste opposizione e se non sei leghista...diventi automaticamente disfattista e disertore, nemico del paese.
Attribuzioni ed aggettivi pesantissimi, comportamenti lesivi della libertà, tenuti con assoluta normalità ed indifferenza, quasi fossero normali e dovuti e fossi tu il -diverso-. Comportamenti che ho sempre pensato venissero usati solo in tempi di regime. C'è aria pesantissima su questo. Un tempo ti mettevano in galera se eri un antagonista...oggi ti isolano, ti soffocano, ti tagliano fuori dal gruppo! Molto più efficace con la mentalità corrente. Oggi essere troppo fuori dal pensiero unico non è permesso... e non è necessario reprimerti, basta non darti acqua ed ossigeno.”
Il giovane uomo in questione non è un mai d'accordo come me, non è uno spostato, un ex hippy tendente all'homeless...è un ragazzo di buona famiglia, normalissimo, come centinaia di figli di mamma.
Eppure ha colto la sottile, angosciante e terribile differenza di aria che si è verificata da un poco di tempo...questi son tempi in cui il dissenso perde ogni fascino e diventa disfattismo. In cui il non schiearsi con una tifoseria maggioritaria è diserzione. Si può stare in mezzo, anzi si fa a gara per farlo, ma solo con atteggiamento responsabile e compunto...comunque compreso e direzionato alla salvezza della nazione in pericolo...nell'unico modo possibile che viene uninanimemente riconosciuto e conclamato
Son tempi in cui si salva la patria e come, storicamente, son sempre stati questi tempi...si rivelano ideali per la carne da cannone per gli eroici predestinati al sacrificio (figli del popolo come sempre) e come sempre...i disertori vengono fucilati alla schiena senza troppi processi e gli eretici vengono bruciati senza nessuna cerimonia...perchè non essere d'accordo non è patriottico e nemmeno possibile i tempi come questi

Sui poteri forti e il complottismo

Posto qui le mie osservazioni in merito a quanto scrive Michele Martelli sul suo blog su Micromega

MICHELE MARTELLI – Se questo è un golpe. A proposito di “poteri forti” e complottismo
Si dice e si scrive da più parti, in modo trasversale, a destra e a manca, sulla stampa e sul web, che il governo Monti sia stato voluto, preparato e imposto dai cosiddetti “poteri forti”. Quali? Ce n’è per tutti e per ogni gusto e disgusto. Vediamo. In primis la G.S. (Goldman Sachs, la più grande banca d’affari del mondo, americana, con sede a Jersey City), a doppio filo legata al Fmi (Fondo monetario internazionale).
Poi, in ordine di importanza decrescente, la Commissione Trilaterale (fondata nel 1973 da Rockefeller e Kissinger, con sede a New York, che per statuto mira a promuovere la “cooperazione” economica e lo scambio culturale tra Europa, Giappone e Nord America), la Bce (Banca centrale europea, con sede a Francoforte, istituita nel 1998 nel quadro del Trattato dell’Unione europea, al fine di coordinare le politiche monetarie dei paesi membri). Inoltre, Merkozy, ossia la Germania di Merkel e la Francia di Sarkozy, i padroni dell’Ue (“governo dell’asse franco-tedesco”).

lunedì 21 novembre 2011

Spagna e Italia: i conti non tornano

Per giustificare la nascita del governo di emergenza affidato a Mario Monti anziché il ricorso alle elezioni anticipate c'è stato detto e spiegato da parte della maggioranza degli economisti e dei commentatori più o meno autorevoli oltre che dalla quasi totalità dei politici, con il presidente Napolitano in testa, che l'Italia non poteva permettersi, di fronte alla turbolenza dei mercati e alla necessità di finanziare consistenti tranches in scadenza del debito pubblico, un periodo di incertezza legato alla campagna elettorale e all'assenza di un governo nella pienezza dei suoi poteri.
Eppure la Spagna, nonostante condizioni economiche e finanziarie non certo migliori di quelle italiane, ha potuto affrontare con una certa tranquillità questo passaggio.
Non vorrei dare l'impressione di coltivare teorie 'complottiste', ma mi sembra davvero difficile negare che il diverso percorso adottato nei due Paesi sia stato determinato dal fatto che in un caso, la Spagna, non vi erano dubbi su di un esito (la vittoria della destra del Partito Popolare di Rajoy) gradito ai 'mercati', agli speculatori, ai grandi poteri finanziari, alla BCE e all'FMI, mentre nell'altro invece, l'Italia, si sarebbero fronteggiati due contendenti a quelle 'entità' entrambi sgraditi: la coalizione di Berlusconi e un centrosinistra in cui sarebbero stati determinanti i voti di Di Pietro, Vendola (addirittura possibile vincente alle primarie) e forse anche dei comunisti.

domenica 20 novembre 2011

26 Novembre - In piazza per l'acqua, i beni comuni e la democrazia

26 Novembre - In piazza per l'acqua, i beni comuni e la democrazia
 

Bandiera_colosseo 
IL 26 NOVEMBRE IN PIAZZA PER L’ACQUA. I BENI COMUNI E LA DEMOCRAZIA

PER IL RISPETTO DELL'ESITO REFERENDARIO, PER UN'USCITA ALTERNATIVA DALLA CRISI


Roma, ore 14.00 - Piazza della Repubblica


Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l'uscita dell'acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un'inversione di rotta rispetto all'idea del mercato come unico regolatore sociale.
Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali - ad eccezione del Comune di Napoli - proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.
Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum.
Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.
IL RISULTATO REFERENDARIO DEVE ESSERE RISPETTATO
E TROVARE IMMEDIATA APPLICAZIONE

venerdì 18 novembre 2011

LA PAURA DI ESSERE ALTRO CHE NON SISTEMA

Di Giandiego Marigo

La reazione dei più vicini alla mia assoluta contrarietà al governo Monti mi ha fortemente colpito. Vi è disperazione in questo ed una vaga, fastidiosa forma di resa. Ho parlato con molti di coloro che mi hanno vituperato ed appellato, anche in modo offensivo, sfascista per esempio o disfattista per dire le meno pesanti, ma quasi tutti di fronte alle mie contestazioni alla fine concordavano con le linee di fondo dell'analisi, ma si arrendevano ponendo la medesima domanda “Che alternativa abbiamo, tu cosa proponi?”.


Molti di costoro erano, davvero vicini, pur nella diversità delle posizioni li ritenevo parte dell'Area di Progresso e Civiltà, forse moderati in alcune espressioni ed analisi, ma sinceramente convinti che fosse necessario modificare le premesse per cambiare qualche cosa. Ritenevo avessero compreso che senza una visione altra da quella sistemica non si poteva parlare di una reale alternativa a questo ordine di cose. Pensavo che il percorso sulla Coscienza dei Beni Comuni, quella che ci aveva portati alla vittoria referendaria, avesse cementato una base riconosciuta, che si potesse definire patrimono condiviso. Ero convinto che la quantità industriale di parole sprecate sulla Democrazia Diretta e sulla Sovranità Popolare che le continue, persino fastidiose per ricorrenza e ripetitività, indignazioni avessero finito con il fare breccia. Sino a far comprendere quale fosse la differenza fra “Sostituzione” e “Cambiamento”. Confidavo fossero in grado di riconoscere quindi un'occasione ed un'opportunità da un cambio della guardia.


Mi sbagliavo ed è triste doverlo ammettere.


Questo bisogno spasmodico di festeggiare la fine di un uomo che non è affatto finito e la trasformazione di un quadro politico che non c'è, dimostra tutto il vuoto che si è lasciato intorno.


Non c'è, non esiste una cultura dell'alternativa che sia patrimonio di molti.


Il Grande Fratello lo è, il Calcio lo è...la cultura della competizione ed il consumismo lo sono, ma non una cultura dell'alternativa, non un'educazione alla compatibilità, non una visione di un mondo che possa discostarsi da questo modello. Sicuramente non la capacità di prescindere dalle parole magiche che tutti, oggi, destra e pseudo-sinistra ripetono “a nastro” : Crescita e PIL


Mi sto trattenendo, perchè un'altra delle accuse che mi hanno fatto in questi giorni è di essere un Utopista (il che per me è, in fondo, un complimento), ma voglio essere moderatissimo in questa esposizione. La mancanza di una visione alternativa! L'incapacità di porla, anche solo di pensarla è la sconfitta vera, non il Governo Monti in quanto tale...che pure è quanto di peggio la pseudo-sinistra potesse sentirsi obbligata ad appoggiare. Eppure percorsi altri da quello della supina adesione ai ricatti FMI esistono e l'Islanda pur nella sua “piccola dimensione” ha dimostrato che sono una risposta e non un'utopistica invenzione. Il percorso dell'Argentina, pur travagliato ha indicato chiaramente che esiste una strada che non soggiace al ricatto elitario.


Ci sono stati accadimenti gravi e dolore in Argentina...vero, ma si è davvero convinti che in Italia non ci saranno altrettanto dolore e gravi accadimenti? Per nulla poi! Per essere ancora succubi al prossimo ricatto? Al prossimo giochino finanziario che verrà in mente all'elite? La ridiscussione dei rapporti monetari interni all'Europa, la ridiscussione dell'Europea stessa e dell'assenza di una coesione e di una politica dei popoli a favore della sola unione finanziaria, causa prima del male che stiamo patendo...sono tabù?


Oppure dobbiamo pensare di lasciare al localismo leghista questa discussione?


Il taglio delle spese militari? Mai toccate, mai discusse, mai menzionate, anche questo è Tabù? Possibile che quando si pensi a sacrifici debbano venire in mente solo Lavoro, Welfare e Pensioni? Possibile che si ripropongano Nucleare ed OGM come vie d uscita? Insieme alla immediata adesione a ricatti BCE ed FMI? Non voglio qui discutere di economia Barnard e Grillo lo fanno meglio di me...l'evidenza del gioco sporchissimo del potere bancario...è palese e rivelata in rete, basta volerla vedere. L'influenza ed il peso dei poteri forti, non sono io ad inventarli. Lo stesso neo-Premier ha tenuto a precisare di non esserne rappresentante, scoprendo così la propria enorme coda di paglia.


Voglio parlare dell'incapacità assoluta di pensare alternativa, dell'impotenza di chi non vede altra soluzione che chiedere ad un boia in servizio di scrivere un pezzo contro la pena di morte. Di chi pensa di non avere alternative se non appoggiare un govrerno sbilanciatissimo in senso capitalistico che ha già buttato lì...tanto per chiacchierare un paio di mostruosità, che nessuno contesta. Che diventano, improvvisamente ed assurdamente accettabili. Di un governo che non si pone alcun obbiettivo di modificazione paradigmatica o anche solo di benefica riforma, ma che anzi pone questo modello di mondo come unico possibile persino di più ed in modo più pesante di quello precedente. Ed ancora non è nemmeno questo il problema. Che il potere propronga sé stesso come unica via è normale...non lo è che non vi sia alternativa accettabile, proponibile.


Non lo è l'assenza assoluta di un percorso diverso...se non come Fantasiosa Utopia.


Allora facciamolo questo passo indietro ed ammettiamo la sconfitta e ripartiamo da nuove basi...da nuovi linguaggi, cercando di parlare allo spirito ed alla mente, cercando una globalità che sappia guardare anche al locale ma che non perda di vista il gioco ed il minuetto che sottende il potere globale ed elitario. Ripartiamo dal poco, da quello che abbiamo, dai movimenti.


Dalle Lotte Local/Globali, dalla Compatibiltà e dalla Difesa della Democrazia Referendaria, troviamoci sulle cose che cambiano il mondo e riscriviamo l'Abbecedario dell'Alternativa, cercando di evitare il peso inutile dei riferimenti per trovare nuove parole che ci dicano di Democrazia Diretta di Decrescita e Compatiblità, che ci parlino di Consumo Consapevole e di Redistribuzione della Ricchezza, di una Imprenditorialità Nuova eticamente e moralmente connotata, utile!


Che faccia crescere maturare il nostro rapporto con il pianeta piuttosto che guastarlo.


Utopia? A me non sembra io la chiamerei visione.


Poniamo al centro la biosfera...perchè così deve essere!


Fantasia ed ancora io non direi la chiameremmo piuttosto Alternativa Credibile.

All'opposizione del governo Monti. Noi vogliamo un altro mondo.



C'è chi ha sempre osteggiato Berlusconi, prima ancora della discesa in campo nel 1994, fin dagli anni ottanta durante i quali l'entrata a pieni uniti di questo personaggio in due ambiti fondamentali in cui si forma e si esprime la coscienza collettiva della società italiana e la cultura popolare, le televisioni e il calcio, il legame a doppio filo con il corrotto Craxi, suo protettore e protetto, l'adesione alla loggia massonica eversiva P2 di Licio Gelli, avevano mostrato in modo inconfutabile la sua predisposizione e la sua capacità di corrompere i costumi morali italiani e di cavalcarne i peggiori, di trasformare tutto ciò che toccava in oro per sé e le sue aziende e in melma per la maggioranza dei cittadini.
Eppure, di fronte alle sue dimissioni, gli oppositori più intransigenti ma più consapevoli a Berlusconi e al berlusconismo non riescono a gioire: il peggior governo della storia della Repubblica italiana termina il suo percorso non perché l'hanno sconfitto, con il voto e la mobilitazione nella società, i cittadini ma perché così hanno voluto gli speculatori, i cosiddetti 'mercati', le istituzioni finanziarie sovranazionali prive di legittimazione democratica quali BCE e FMI, Obama, Merkel, Sarkozy (fino al colpo forse decisivo del crollo del valore di borsa delle azioni di Mediaset).
All'orizzonte non appare alcuna catarsi nazionale, non vi sarà una resa dei conti, intesa non come vendetta ma come realizzazione della giustizia per punire almeno moralmente, con la riprovazione pubblica e l'esclusione dalle cariche elettive chi è il responsabile di questo interminabile e terribile ventennio berlusconiano (ammesso che possa considerarsi effettivamente concluso). Chi ha dato fuoco alla casa è ora in prima linea nella guida di coloro che dovrebbero spegnere l'incendio: Fini e Casini per tanti anni alleati del padrone di Mediaset, D'Alema e Veltroni che recano su di sé la colpa di non aver fatto approvare quando ne avevano la possibilità le norme sul conflitto di interessi ed applicare quelle sull'incompatibilità tra cariche politiche e titolarità di pubbliche concessioni che avrebbero potuto disinnescare o almeno ridurre la minaccia berlusconiana, il Vaticano e la Confindustria che hanno sempre preferito incassare i vantaggi che garantiva loro il governo delle destre invece di contestarne la palese violazione dei principi democratici e del dovere di agire per la realizzazione del bene comune, lo stesso PDL, il partito di Berlusconi, che è chiamato a sostenere e a definire, in una posizione tutt'altro che marginale, i contenuti dell'azione del nuovo governo.
E Super Mario Monti, l'economista 'competente', l'uomo senza macchia e senza paura, il Salvatore designato della Patria dov'è stato in questo ventennio? Mentre negli anni del fascismo vi furono professori universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al regime con il coraggio di rispondere solo alla propria coscienza e senza mettere al primo posto la conservazione del proprio incarico, Mario Monti ha per lungo tempo condiviso, e riscosso i relativi dividendi quale la nomina a Commissario europeo, la filosofia di Berlusconi. Al più ha contestato (e non sempre) a questo governo alcune decisioni sotto l'aspetto tecnico ma mai negato la legittimazione democratica e morale, mai denunciato l'incompatibilità – lui preteso liberale e adoratore della concorrenza perfetta – tra la posizione di monopolista delle tv ed il ruolo di capo del governo.

domenica 13 novembre 2011

Colpire il portafoglio della Casta. L'appello di Jacopo Fo per cambiare realmente l'Italia.

L’Italia non uscirà da questo disastro se non ci sarà un vero cambiamento. Dobbiamo quindi chiederci quale sia l’architrave di questo sistema corrotto. La Casta continua a bloccare il sistema Italia grazie al potere di decidere chi può ottenere una Tac immediatamente, oppure aspettare sei mesi. La Casta decide se puoi aprire subito un ristorante o costruire una casa. Il passaporto puoi averlo oggi, domani o tra 15 giorni… O magari… Chissà, potrebbe esserci un intoppo…

Siamo una Repubblica fondata sul permesso, sul codicillo, sul regolamento che contrasta con la disposizione, il cavillo, la deroga, la scadenza termini. In Italia ci sono due leggi: la prima dice che tutto è vietato, la seconda dice che tutto è permesso. Se hai gli amici giusti hai il parcheggio riservato anche in Paradiso. L’insieme delle leggi e delle procedure amministrative è un’immensa macchina progettata per mungere e sodomizzare i cittadini!

Un solo piccolo esempio: un allevatore illuminato decide di costruire un biodigestore che permette di trasformare la cacca delle vacche in biogas e produrre energia elettrica. Ma il tecnico comunale, regolamenti alla mano, gli dice che la cacca nasce come prodotto agricolo, ma siccome viene utilizzata da un processo industriale di produzione di elettricità, all’uscita è uno scarto industriale che non si può più spargere sui campi, quindi va caricata sui camion e portata in discarica e smaltita al costo di 10 centesimi al chilo. Questa storia ben illustra il problema dell’Italia.

La Casta ha dedicato decenni a costruire un sistema estremamente efficiente per aumentare il proprio potere, una diabolica macchina per controllare i cittadini. Ma come si può pensare che arrivino in Italia gli investimenti stranieri quando una causa per incassare un credito dura nove anni? Abbiamo bisogno di una radicale riforma del sistema normativo, abbiamo bisogno di una legge che cancelli la lettura capziosa della legge. Abbiamo bisogno della certezza della legge. E questo si può ottenere rapidamente: in Germania non chiedi il permesso per fare una casa, fai una semplice comunicazione, ma se costruisci qualche cosa che non ti è permesso costruire o non è corrispondente ai criteri di sicurezza o qualità, te la demoliscono immediatamente e non ti puoi appellare a un bel cavolo di niente.

mercoledì 9 novembre 2011

Berlusconi continua a prendere in giro gli italiani e Napolitano lo asseconda



Berlusconi non cambia mai e fa il suo 'mestiere': è entrato in politica per non andare in galera e per salvare/rafforzare le proprie aziende e perciò fa di tutto, è disposto a tutto per non abbandonare il potere e non veder crollare da un momento all'altro il castello di sabbia, fantasmagorico ma fragilissimo, che ha costruito nella sua vita.
Oltre a questo c'è un sentimento comune che unisce forse alcuni potenti, qualunque sia il giudizio che si può formulare nei loro confronti, da Saddam Hussein a Gheddafi, da Ceacescu a Craxi fino a Berlusconi: il senso di onnipotenza che non consente di accettare di farsi da parte, di rinunciare spontaneamente alla propria carica, di rassegnarsi magari ad un esilio dorato ma di salvare la pellaccia.
Dunque, pur non avendo più la maggioranza alla Camera dei Deputati Berlusconi pretende di resistere ancora, di guadagnare tempo e di procrastinare il più possibile il momento delle dimissioni.
Il fatto gravissimo (ma ormai non più sorprendente) è che Napolitano lo assecondi. Invece di imporgli le dimissioni subito, invece di obbligarlo a chiedere una nuova fiducia o di sciogliere ipso facto le Camere per ridare la parola al popolo, gli concede altro tempo. Concede che le dimissioni vengano presentate solo dopo l'approvazione della legge di stabilità e con questo di fatto coartando la sovranità del Parlamento che non potrà esimersi, maggioranza ed opposizione, di dare corso ai provvedimenti formulati dal Governo.
Concede soprattutto un altro mese o mese e mezzo di tempo a Berlusconi che potrà impiegarlo per ricomprare a suon di milioni di euro qualche deputato e senatore malpancista ma sicuramente spaventato dalla prospettiva delle elezioni anticipate, che dopo l'approvazione della legge di stabilità potrà pretendere un reincarico o andare alle elezioni continuando a guidare il Governo (con tutti i vantaggi mediatici che questo comporta), che potrà presentarsi agli italiani rivendicando di aver fatto quanto dovuto e cioè le stesse cose (obbedire agli ordini della BCE, dell'FMI, della Merkel e di Sarkozy) che avrebbe fatto anche il centrosinistra.
Se la situazione italiana è così drammatica come ce la raccontano come si può continuare a farla gestire (e su questo proprio Napolitano dovrebbe dare delle risposte) da miseri e incompetenti figuri come Berlusconi, Tremonti, Sacconi, Gelmini, Prestigiacomo, Romani, Carfagna, Cicchitto, La Russa, Gasparri.
Perché i 'liberali', coloro che ritengono la democrazia – così come l'abbiamo conosciuta in Occidente - l'unico sistema politico che deve governare l'umanità fino al punto di teorizzarne o tollerarne l'esportazione con la guerra hanno così paura di restituire la parola al popolo?
Chi deve decidere come e cosa rispondere a 'quello che ci chiede l'Europa' se non i cittadini?

martedì 8 novembre 2011

Libertà e giustizia per i "testimoni" coraggiosi. Firmiamo tutti la petizione!

 Fonte: http://www.radicalsocialismo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1356&Itemid=1
Scritto da MRS   
giovedì 03 novembre 2011
I testimoni di giustizia non sono “collaboratori di giustizia”, in quanto non hanno mai fatto parte di organizzazioni criminali ma hanno soltanto esercitato il loro diritto-dovere di testimoniare contro le attività criminali, e per questo hanno perso casa, lavoro e libertà di vivere una vita civile comune. Oggi in Italia decine e decine di testimoni di giustizia sono abbandonati a se stessi, in attesa di avere dallo stato non solo la protezione che era stata loro garantita, ma persino un lavoro per poter vivere. Buona parte dei 70 testimoni di giustizia italiani hanno manifestato a Palermo per chiedere il rispetto degli accordi presi. Come ha fatto con estremo coraggio Maria C., tornando a Crotone e digiunando per venti giorni sotto il solleone, finendo ricoverata in ospedale. In Calabria le donne che si ribellano vengono massacrate senza pietà, come Maria Concetta Cacciola, testimone di giustizia “suicidata” il 22 agosto 2011; Tita Buccafusca, testimone di giustizia “suicidata” il 16 aprile 2011. Ciascuna a distanza di quattro mesi, tutte con l’acido muriatico. E ancora, la distruzione del corpo di Lea Garofalo, legata, imbavagliata, interrogata brutalmente, torturata, uccisa con un colpo di pistola alla nuca e sciolta nell’ acido. E Angela Costantino, cognata di Barbara Corvi, “scomparsa” ormai da quasi due anni. Era giovanissima e incinta, ma il figlio che portava in grembo non era del marito, che si trovava in carcere a scontare una pena. La famiglia, per difendere l’onore del boss-marito, la fece strangolare e seppellire in un terreno mentre l’auto di lei finiva in mare, così da simulare un suicidio.

lunedì 7 novembre 2011

Tre leggi di iniziativa popolare: Reddito minimo garantito, Riforma dei partiti, Economia illegale e criminale.




Precariato, Riforma dei partiti e taglio dei costi della politica, Economia illegale (nera) e  criminale, evasione fiscale e riciclaggio di denaro sporco, sono i titoli di tre leggi di iniziativa popolare pronte per la raccolta delle firme. Il Comitato Promotore costituito da associazioni, movimenti e singole personalità, presieduto da Elio Veltri, prima di avviare la raccolta delle firme intende farne conoscere i contenuti agli organi di informazione e al maggior numero di cittadini possibile.

venerdì 4 novembre 2011

Resuscitare Bossi e Berlusconi e vivere felici



Sono mesi che ormai il centrosinistra (PD, IDV, SEL, Verdi, Radicali) sovrasta nei sondaggi Lega e PDL, ultimamente anche di 7,8 o 10 punti. Anche senza Terzo Polo. Anche continuando ad ignorare la Federazione della Sinistra che pure ha dato la sua disponibilità ad unire i suoi voti al centrosinistra per sconfiggere le destre e che mantiene comunque una sua forza elettorale ed organizzativa.
Quanto di più naturale e scontato constatando che ci troviamo nell'occhio del ciclone della crisi epocale del capitalismo con un governo improponibile, il peggiore della storia repubblicana italiana e forse di tutta la storia mondiale delle democrazie liberali.
Anzi, tenuto conto del proprio rivale elettorale, il vantaggio del centrosinistra appare fin troppo esiguo.
In una situazione come questa, una logica e razionale tattica politica imporrebbe alle opposizioni di operare perché si vada al più presto ad elezioni anticipate, per la 'presa di profitto' – come si usa dire nel linguaggio borsistico – del vantaggio virtuale descritto nei sondaggi.

mercoledì 2 novembre 2011

Gli italiani si devono svegliare



Da un lato i fautori del default italiano, convinti che l'uscita dall'euro e il disfacimento dell'Unione europea darà l'avvio ad una gloriosa rivoluzione comunista e alla riconquista della sovranità nazionale, senza nemmeno prendere in considerazione le conseguenze che la paralisi temporanea dell'economia (fallimento di banche e aziende) determinerebbe per la vita delle persone, il rischio che il caos favorisca la secessione di parti del Paese o un colpo di stato militare, il fatto che il giorno seguente la bancarotta si dovrà ricominciare ad acquistare all'estero, con una moneta svalutata rispetto all'euro, petrolio, materie prime, tecnologie, grano, medicine. Nessun timore che l'Italia ed ogni Paese europeo lasciato in balia di se stesso cada nell'abisso di nuovi fascismi o diventi teatro di guerra, in senso figurato e non figurato, tra vecchie (USA) e nuove potenze (BRIC). Stranamente si tratta della stessa soluzione, l'uscita dall'euro, sempre auspicata dalla Lega (si legga questa intervista del 2005 a Maroni).
Dall'altro i pasdaran e gli ultras, con alla testa Giorgio Napolitano, della Bce e dell'Fmi la cui unica preoccupazione, a costo di qualunque macelleria sociale, è quella di rassicurare l'Europa, i mercati, la speculazione offrendo loro sacrifici umani (la distruzione del welfare e i diritti dei lavoratori) per placarli e ingraziarseli. Sono coloro che inseguono una crescita del pil impossibile (e comunque non desiderabile) in un mondo saturo di merci e di risorse naturali in esaurimento, per di più con la contraddizione rappresentata dalla pretesa di farlo riducendo i redditi reali delle persone che dovrebbero acquistare e consumare.

martedì 1 novembre 2011

Per Michele Santoro e Radio 100 Passi



L'informazione è nutrimento essenziale della democrazia. I cittadini possono essere realmente protagonisti della vita democratica ed esercitare, come giusto e necessario, la sovranità politica – attraverso il voto, la partecipazione attiva nei partiti, nei movimenti, nelle associazioni e nei sindacati, dando vita a manifestazioni pubbliche, facendo sentire al potere il fiato sul collo come pubblica opinione – solo se conoscono la realtà del proprio Paese e del mondo, se sono aggiornati sui comportamenti dei protagonisti della vita politica, se hanno modo di ascoltare le diverse interpretazioni, le diverse analisi, le diverse soluzioni che vengono proposte rispetto ai fatti e ai problemi che hanno di fronte.
Internet, che pure non è il Paradiso terrestre della trasparenza e dell'obiettività essendo comunque dominato e condizionato da grandi corporation come facebook, google o simili, rappresenta sicuramente una svolta epocale da questo punto di vista perché consente di accedere a notizie ed opinioni senza mediazioni e senza filtri, realizza una sorta di gestione democratica dell'informazione in cui la condivisione e la propagazione virale permette di selezionare, sulla base delle scelte dei cittadini in rete, i contenuti ritenuti più importanti, pone fine ad un'informazione semplicemente calata dall'alto e dai 'professionisti' del settore e favorisce nei social network e con i blog un'interazione basso-alto e l'approfondimento e la discussione pubblica degli avvenimenti.
La realtà è però ancora quella in cui la maggioranza dei cittadini forma le proprie opinioni, oltre che modelli di comportamento e stili di vita, attraverso la televisione.
Ecco allora la drammaticità della situazione italiana in cui un solo individuo, Silvio Berlusconi, monopolizza la televisione privata e, grazie al controllo politico, anche quello che un tempo era il servizio pubblico, la Rai, ormai completamente asservita alle indicazioni del padrone di Mediaset, in funzione di quanto a lui più opportuno da un punto di vista politico e per gli affari delle proprie aziende.

sabato 29 ottobre 2011

Il PD è il macigno che ostruisce la strada dell'alternativa




Di Berlusconi e della sua maggioranza ormai non vale nemmeno più quasi la pena parlarne. Ciò che invece maggiormente colpisce è che pur di fronte ad un governo screditato, inetto, antipopolare, corrotto, accusato di collusione con la criminalità organizzata, non esiste ancora in questo Paese un'Alternativa degno di questo nome. Un raggruppamento cioè di forze politiche, sociali, culturali, intellettuali che abbia la forza e goda del consenso necessari per proporre un vero cambiamento rispetto alle politiche liberiste che hanno dominato il mondo e l'Italia nell'ultimo trentennio e che ci hanno portato alla catastrofe economica e sociale. Con elezioni che potrebbero essere imminenti (nella primavera del 2012) o al più tardi nel 2013 non sappiamo ancora quale leader, quale programma, quale coalizione di partiti sfiderà la destra. Come scrive Ilvo Diamanti ciò che prevale è l'indignazione e la sfiducia senza che riesca a farsi strada un progetto e la speranza per un domani migliore
Una parte non trascurabile delle ragioni di questa assenza si trova, a mio avviso, nel ruolo del PD. Il maggior partito di opposizione, l'erede sia pur degenere (in termini di coerenza ideale, di organizzazione e di radicamento territoriale) del PCI unito ai discendenti della sinistra democristiana è un ben strano animale: un corpo, nelle convinzioni e nelle sensibilità dei suoi elettori, prevalentemente di sinistra ed una testa, la dirigenza, quasi completamente organica alla partitocrazia ed al capitalismo di rapina che caratterizzano l'Italia.

lunedì 24 ottobre 2011

A Berlusconi ... facce ride !






Di fronte all'ostinata resistenza di Berlusconi al governo, il suo rifiuto – come dicono i politici di professione – di passare la mano o fare un passo indietro, la necessità delle sue dimissioni non è più quasi una questione politica ed istituzionale: è semplicemente un fatto di pubblica decenza, un atto dovuto.
E' come pretendere che un intervento chirurgico sia affidato ad un medico e non ad un laureato in legge o a un ragioniere o un geometra, che il progetto di un palazzo sia firmato da un ingegnere e non da un cantante o da un professore di lettere.
Poi è giusto discutere del dopo, temere cosa potrà succedere, dubitare sul fatto che il 'professionista' che sarà chiamato a sostituirlo (e la maggioranza politica e sociale che lo sosterrà) sia all'altezza del compito e possa fare gli interessi di tutti gli italiani e non di determinati gruppi di potere, aspettarsi che un nuovo governo – sia di destra o di centrosinistra - sia ancora più pericoloso in termini di provvedimenti antipopolari ma se non è questo il momento, di fronte ad una crisi economica epocale, in cui tornare a confrontarsi sulle diverse opzioni politiche e non sul bunga bunga e sulle escort cosa dobbiamo ancora aspettare?
Il caso Berlusconi (tra scandali sessuali, dichiarazioni e telefonate imbarazzanti e irripetibili, processi in corso, amici e collaboratori condannati per mafia, corruzione di giudici ed evasione fiscale) è un caso forse unico al mondo (dove ci si dimette per contributi non pagati alla colf, per un sms osé, per un rimborso irregolare di qualche centinaia di euro) che ha gettato nel discredito e nel ridicolo il nostro Paese.

sabato 22 ottobre 2011

Per la democrazia o contro la democrazia?



Non so che futuro avrà il movimento degli indignados o comunque di coloro che vogliono costruire un'alternativa alla dittatura neoliberista. Se in qualche modo potrà caratterizzare gli anni a venire, se si tratta di un fenomeno collettivo destinato a spegnersi come tanti che lo hanno preceduto oppure se sarà scavalcato dagli eventi con una estensione generalizzata, in particolare per l'Italia, del 'modello' greco: una crisi economica e finanziaria ingestibile, la macelleria sociale all'ennesima potenza, l'esaurirsi di qualunque spazio residuo di mediazione, di rivendicazione sociale e di riforma democratica entro gli spazi definiti e garantiti dalle norme costituzionali.
In ogni caso, per quanto mi riguarda condivido gran parte delle rivendicazioni degli indignados che possono tradursi sostanzialmente in un unico obiettivo: più democrazia.
Più democrazia economica e dunque giustizia sociale, affinché la produzione reale sia diretta a soddisfare i bisogni delle persone e non i profitti degli speculatori.
Più democrazia politica, con la trasformazione delle istituzioni politiche nel senso della partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni pubbliche e di un rapporto diretto di responsabilità tra eletti negli organi rappresentativi ed elettori.
Questi obiettivi – democrazia, eguaglianza, giustizia sociale - comunque evolverà il quadro futuro resteranno sempre protagonisti della vita politica perché rappresentano le massime aspirazioni degli esseri umani nella vita sociale.
Dopo la manifestazione del 15 ottobre a Roma e le violenze che l'hanno contraddistinta in tanti sono intervenuti per dare la propria interpretazione e fornire la propria analisi su quanto era successo: politici, giornalisti, intellettuali, blogger, cittadini sui social network.

venerdì 21 ottobre 2011

SIAMO PRONTI?



di Giandiego Marigo





Prima di iniziare questo post devo riconoscere alcune importanti ispirazioni, innanzi tutto ad Eliotropo il blog di Rosa, dove ho potuto ed ancora posso respirare quest'aria e dal quale ho tratto ben più di una ispirazione. Nel caso specifico ad un post scritto da un suo conoscente on line, che ho raggiunto, suo tramite. Mi riferisco ad Ivano Antar Raja ed al suo blog Altra Realtà.
Egli si chiede e ci chiede se gli esseri umani siano pronti per il cambiamento, se davvero lo vogliano e non è affatto una domanda oziosa...anzi.
E' sempre molto facile parlarne, moltissimi riempiono la rete con questa esigenza e ci intrattengono in varie fogge, spesso sollecitandoci in modo anche poco garbato sulla necessità di farlo qui ora e subito. Rovesciando, rompendo e bruciando se necessario pur di purificare in un'unica fiamma questo mondo capitalistico e malato. Che questo mondo sia da cambiare o vi è alcun dubbio, quindi partiamo da questa premessa
Una domanda mi coglie subito. Quanti fra costoro sarebbero disposti davvero a perdere qualche cosa, fra quelle che questo modello sociale fornisce, per realizzarlo davvero questo cambiamento?
Quanti fra costoro hanno già elaborato comportamenti che si possano definire e considerare altri da questo modello culturale e sistemico?

mercoledì 19 ottobre 2011

Dopo il 15 ottobre: non esiste alternativa alla non violenza



da: http://www.radicalsocialismo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1350&Itemid=1

In questi giorni il dibattito politico e l'informazione avrebbero dovuto occuparsi e dare conto di una grande giornata di democrazia, di centinaia di migliaia di persone convenute a Roma il 15 ottobre – in concomitanza con quanto avvenuto in quasi 1000 città del mondo - per reclamare una politica, una società, un'economia diverse (fondate sull’idea di superare il capitalismo e sulla richiesta di giustizia sociale e di una vera democrazia, tutti temi che fanno parte del dna della sinistra). Avremmo dovuto confrontarci sulla nascita di un grande movimento presente in tutti i continenti della Terra e spesso assoluto protagonista – dal nord Africa alla Cina, da Madrid e Barcellona a Santiago del Cile, da New York a Tel Aviv, da Bruxelles ad Atene – fino al punto che non in pochi parlano di un nuovo '68 per la rivoluzione culturale e politica che esso preannuncia, sul rapporto tra partiti e movimenti, gli uni sclerotizzati ed incapaci di interpretare e governare la realtà che si è materializzata davanti a noi, gli altri innovativi espressione delle istanze e dei bisogni che provengono dalla società civile.
E invece in Italia tutto è stato coperto, annebbiato, deviato, confuso dagli atti di teppismo e di vandalismo di 500 o mille individui. Le centinaia di migliaia di persone scese in piazza e le loro richieste non contano più nulla, il loro grido che la crisi finanziaria mondiale sia fatta pagare agli speculatori e non ai ceti popolari che la stanno subendo sovrastato da un chiacchiericcio assordante, tutto è ridotto ad un problema di ordine pubblico, a quali misure siano più opportune (il ripristino della legge Reale per Di Pietro o il divieto di sfilare in corteo per Alemanno) per contrastare i black bloc.
Senza che vi sia stata chiarezza sul fatto che se vi è stato un problema di polizia, causato da una piccola minoranza di facinorosi, la responsabilità va addebitata a chi l'ordine pubblico doveva gestire e cioè il ministero degli interni di Bobo Maroni. Senza che si sia riusciti a capire chi fossero effettivamente quei black bloc.

domenica 16 ottobre 2011

L'occasione perduta (vacanze romane)





di Marigo Gandiego per AreA


Premetto di essere molto d'accordo con Rosa di Eliotropo e con il suo bel post. Il taglio che lei dà alla questione è quello giusto. La conosco bene e so quanto sia aliena dal mettere e tradurre in politichese alcune acquisizioni spirituali, ma questo è necessario...a volte, perchè la politica, che piaccia o meno è esattamente quello di cui stiamo parlando. Tutti sembrano rifuggirla e rinnegarla, si fanno un puto d'onore di non essere dei politici, mentre poi è il campo sul quale si svolge il confronto.
E' nel campo della politica che si svolgono volenti o nolenti tutti i fenomeni che stiamo analizzando.
Cosa è successo a Roma?
Sarebbe troppo comodo relegare la cosa nel campo delle “provocazioni”, sicuramente una componente di questo tipo ha fatto da innesco.
La tradizionalissima domanda dell' A chi giova, da sola può fornire molte risposte, essa va inserita in ogni ragionamento possibile perchè è il modo con cui queste casistiche vanno affrontate.
La società civile ha questo limite se non vi pone rimedio, è composita e contiene anche un grandissimo numero di imbecilli. Non che questi non popolino anche i partiti, anzi sono probabilmente gli stessi, ma nella società civile sono tanto più deleteri in quanto “non controllati”, “non gestiti”.
Molti si sono rifugiati nell'ipotesi di una provocazione gestita direttamente, sul campo dai servizi, può essere, ma è oggettivo, che l'età media degli “attori principali” fosse intorno ai sedici-diciassette anni e questo è innegabile. Questa evidenza nega limita molto, la possibilità di un intevento diretto...sul campo di “agenti provocatori” quanto meno nella gestione degli scontri più duri, se essi hanno agito lo hanno fatto in modo indiretto innescando, ma non gestendo lo scontro.
Vi sono molte spiegazioni possbili, ma nessuna giustificazione. Il cercarla e l'inventarla sarebbe di fatto accettare la logica dello scontro fine a sé stesso...come unica soluzione possibile ed auspicabile.
Ancora una volta, a mio umilissimo parere, il motivo del “vuoto” rempito dalla violenza sta in questa stessa definizione “vuoto culturale, politico, spirituale e di visione” di una pseudo-sinistra che continua a celebrare i propri riti, modificando l'abito ma non la sostanza dei riti medesimi, non volendo affatto comprendere come la discussione attuale e la necessità dell'AreA di Progresso e Civiltà, metta in discussione anche loro e le loro premesse irrinunciabili, per altro molto rituali e molto poco contenutistiche, questo avviene soprattuto perchè non si è voluta ammettere una sconfitta culturale, innegabile ed evidente. Non si è voluto fare un passo indietro, ricominciando anche a pensare a teorizzare
Si è peferito invece rilanciare, basandosi su un terreno franoso e su premesse incerte passando il proprio tempo a raccogliere bandiere che cadevano sin a che esse sono state troppe e ci hanno appesantti impedendoci di muoverci e di “vedere”. Persino laddove si sia fatto un tentativo di ridiscussione si sono mantenute le vuote ritualità e si è buttatato il bimbo con l'acqua sporca ritrovandosi poi senza “riferimenti” armati del solo “pragmatismo” e della necessità di perpetuare sé stessi come gruppo. Si è ripartiti dalla proposta di “governare emendando”, accettando di fatto il sistema come l'unico possibile
Questo però non è tutto e nell'analisi che Rosa fa c'è parte della risposta...ed ancora una volta nelle premesse, nei postulati.
Essi non si possono modificare mantenendo però i comportamenti, così come e vero che non si possono rinnegare le premesse. Come trovare allora equilbri fra questi due dati oggettivi...
La risposta sta in quel passo indietro che nessuno ha mai voluto fare.
Quando lo si è individuato, perchè in alcune analisi è stato detto, molti, troppi, tutti, hanno ululato al revisionismo, al re-nudismo spiritualista, appellandosi alla necessità del pragmatismo alla difesa delle posizioni acquisite, alla necessità di essere compresi, accettati...votati.
Questo errore di premessa è stato trasportato paro, paro nei movimenti privilegiando pragmatismi e praticità incrociate ai motivi che le muovono. Quanto meno nella pratica se non nella teoria
Di essere “dentro” per non “essere buttati fuori”. Sistemici quindi , perchè questo è l'unico sistema possibile
Alcune di queste ritualità comprendono quello che Rosa ha stigmatizzato nel suo articolo cioè la difesa intima ed interiorizzata di quella superata convinzione che vede la violenza come necessità storica ed unica strada del cambiamento.
Convinzione che riverbera ed implicitamente in molte convinzioni profonde dei nuovi umini e donne della Sinistra ed anche della società civile.
Perchè le dichiarazioni di pacifismo sono molto buone per stigmatizzare l'avversario o per segnalare l'operato della Nato o del nemico di turno, ma mai quando si debba ragionare su noi stessi.
Un ultima considerazione e concludo cambiano i tempi, ma noi non ce ne accorggiamo e gli indignados spagnoli ci chiedono come mai non sia stato adottato il metodo “preferito” dal movimento a livello mondiale e cioè l'occupazione non-violenta di una piazza, anzichè scegliere il rituale corteo.
A questo va unita l'insistenza a prediligere la trasferta romana al lavoro ed alla mobilitazione territoriale...sarebbe stato meno importante bloccare mille piazze, magari ad oltranza in tutta Italia rispetto all'esporsi alla vergogna romana? Ormai pare che non si riesca a produrre altro che “Manifestazioni Romane” sottovalutando grandemente quello che appunto costruì e rese forte il movimento degli anni 70. Quello che ha reso vincenti i referendum...e cioè il radicamento nel territorio.

sabato 15 ottobre 2011

Chi fa vincere la violenza

Non sono ancora riuscito a sapere e a capire bene cosa è successo oggi a Roma in occasione della manifestazione degli Indignados. Non so chi erano quelle centinaia o migliaia di persone che hanno scatenato gli incidenti e gettato nel cesso le prospettive e le speranze che dovevano nascere da una straordinaria occasione di mobilitazione e di protesta sociale e politica. Provocatori? Infiltrati? Compagni che sbagliano? Giovani che non avevano altra possibilità per esprimere la propria rabbia e la propria frustazione nei confronti di una società e di un mondo ingiusto? Semplici coglioni che pensano di poter fare la rivoluzione spaccando vetrine, incendiando cassonetti e le automobili di qualche poveraccio che le sta ancora pagando a rate? Forse tutte queste cose insieme anche se istintivamente propenderei per dare il maggior peso a quest'ultima ipotesi dopo aver visto sfilare piccoli gruppi di manifestanti (i CARC?) a volto coperto, inquadrati in formazione militare, con aste di bandiera in legno pieno anziché - come tutti - in plastica e che inveivano e lanciavano minacce contro chi provava a fotografarli. Il fatto che quei soggetti inneggiassero a Marx, Lenin e Mao Tse Tung (!) e cantassero Bandiera Rossa non riusciva ad attenuare il senso di inquietudine che provocavano (con il loro stile militare e para-fascista e con gli 'strani' adulti che guidavano e coordinavano i più giovani).

venerdì 14 ottobre 2011

UN GESTO…UN CORTESE CENNO DI RISCONTRO. PER PIACERE



di Giandiego Marigo per AreA

Riprendo, ampliandolo ed attualizzandolo un vecchio articolo comparso, anche, a suo tempo, sulla gloriosa testata di Popolo viola.org. non devo, purtroppo, farci molto lavoro...perchè, nel nostro parlamento, davvero molto poco è cambiato

Lo faccio con una buona dose di sconforto e di dolore perchè...sebbene qualche cosa, anzi molto sia cambiato nel paese. Nulla, per contro, sembra esserlo nel palazzo. Dove maggioranza ed opposizione intessono i loro balletti. Con uscite e rientri ed eterni teatrini istituzionali. Lo scrivo con il rammarico di chi vede sempre di più allontanarsi dalla realtà del paese...coloro che dovrebbero rappresentarla. Lo dico in tempi non sospetti...Un giorno prima della “Grande Mobilitazione”. Domani dopo la manifestazione di Roma lo diranno tutti, persino alcuni di voi

Quindi sono qui a chiedervelo di nuovo, umilmente. Ormai da troppe, troppe volte. Un gesto forte.

lunedì 10 ottobre 2011

Steve Jobs, il sogno americano e il welfare europeo


Pur Impero in crisi, gli Stati Uniti non hanno tuttora rivali e non hanno perso il proprio primato in una specifica attività: la capacità di creare e diffondere miti. La fabbrica dei sogni (o per alcuni la fabbrica delle illusioni e delle menzogne) che è il vero collante ed il vero fattore di stabilità sociale di quel grande e controverso Paese
Non so quanto rimarrà nei libri di storia della sua vita ma Steve Jobs, il fondatore della Apple e certamente uno degli uomini che hanno contribuito a costruire il mondo in cui viviamo, ha tutti i requisiti per incarnare il sogno americano dove ognuno può diventare ricco e famoso (ma dove contemporaneamente milioni di persone non riescono ad avere quanto è necessario per vivere dignitosamente).
La stessa morte prematura per un cancro contribuirà ad accrescerne il mito e la società da lui fondata non si è risparmiata dallo sfruttare l'evento luttuoso per accrescere prestigio, fatturato e profitti.
Figlio di un arabo siriano e di una ragazza madre che è costretta a darlo in adozione, rinuncia a conseguire la laurea per non consumare tutti i risparmi dei propri nuovi genitori e studia da autodidatta.
Valente capitano di industria (da un'idea nata in un garage è stata realizzata una società che capitalizza in borsa oltre 350 miliardi di dollari), genio tecnologico, grande venditore e creatore di un marchio che è andato ben oltre il semplice prodotto industriale per diventare griffe di tendenza amata e venerata nel mondo liberal in contrapposizione ai giganti massificati quali Microsoft e Ibm.
Solo in pochi hanno ricordato che accanto all'immagine innovativa e originale delle sue ideazioni ed al mondo democratico ed egualitario di internet, esiste una realtà di sfruttamento e di sopraffazione.

martedì 4 ottobre 2011

Dov'è finita l'Alternativa?





Di Giandiego Marigo per AreA




Spesso mi chiedo come abbiamo fatto a ridurci così, come un pezzo rock di Vasco o del Liga, giusto per scontentare e fare arrabbiare tutti i fans in modo equanime, ansiosi solamente di essere “sistema”, tutti tesi nel garantire di non essere affatto diversi...per nulla eversivi. Tranquillizzando il potere e disinnescando da soli qualsiasi miccia possa anche solo ricordare una pallida volontà di cambiamento.
Oggi per sentire un discorso diverso dall'assoluta banalità ripetitiva del miglior mondo possibile per tentare una fuga dall' Unico pensiero bisogna, tristemente, rifugiarsi nella “dietrologia”, nel “veganesimo” oppure ritirarsi...andare in campagna a praticare la decrescita. Possibilmente una comuntà ristetta od ancor meglio soli.
Non provo alcun piacere nel parlare così, non intendo dare lezioni o buttare lì giudizi...solo descrivere la mia tristezza.
Dov'è andata a nascondersi l'alternativa?

lunedì 3 ottobre 2011

Taglia le ali alle armi!

L'appello della Rete italiana per il disarmo.

Firma e fai firmare firmare l'appello alla pagina www.disarmo.org/nof35 (in cui si trovano anche dati, informazioni e cronistoria della campagna) e aggiungendoti ai fan della pagina Facebook della mobilitazione stessa: www.facebook.com/taglialealiallearmi

COME CITTADINO HO DIRITTO ALL’ISTRUZIONE, AL LAVORO, ALLA PENSIONE ED ALLA SANITA'. POSSO FARE A MENO DI 131 CACCIABOMBARDIERI F-35 JSF!



Mentre con le due manovre economiche estive, per pareggiare i conti dello Stato, si chiedono forti sacrifici agli italiani con tagli agli enti locali, alla sanità, alle pensioni, all’istruzione, il Governo mantiene l'intenzione di procedere all’acquisto di 131 cacciabombardieri d'attacco F35 "Joint Strike Fighter" al costo di circa 20 miliardi di euro (15 per il solo acquisto e altri 5 in parte già spesi per lo sviluppo e le strutture di assemblaggio). Le manovre approvate porteranno gravi conseguenze sui cittadini: si stimano proprio in 20 miliardi i tagli agli Enti Locali e alle Regioni (che si tradurranno in minori servizi sociali o in aumento delle tariffe), ed altri 20 miliardi saranno i tagli alle prestazioni sociali previsti dalla legge delega in materia fiscale ed assistenziale, senza contare il blocco dei contratti e degli aumenti ai dipendenti pubblici e l'aumento dell'IVA che colpirà indiscriminatemante tutti i consumatori. Il tutto per partecipare ad un progetto di aereo militare "faraonico" (il più costosto della storia) di cui non si conoscono ancora i costi complessivi (cresciuti al momento almeno del 50% rispetto alle previsioni iniziali) e che ha già registrato forti critiche in altri paesi partner (Norvegia, Paesi Bassi) e addirittura ipotesi di cancellazione di acquisti da parte della Gran Bretagna. Senza dimenticare che, contemporaneamente, il nostro paese partecipa anche allo sviluppo e ai costosi acquisti dell'aereo europeo EuroFighter Typhoon.

 
Con i 15 miliardi che si potrebbero risparmiare cancellando l'acquisizione degli F-35 JSF si potrebbero fare molte cose: ad esempio costruire duemila nuovi asili nido pubblici, mettere in sicurezza le oltre diecimila scuole pubbliche che non rispettano la legge 626 e le normative antincendio, garantire un'indennità di disoccupazione di 700 euro per sei mesi ai lavoratori parasubordinati che perdono il posto di lavoro.


Siamo convinti che in un momento di crisi economica per prima cosa siano da salvaguardare i diritti fondamentali dei cittadini, investendo i fondi pubblici per creare presupposti ad una crescita reale del Paese senza gettare i soldi in un inutile e costoso aereo da guerra.

PER QUESTO CHIEDIAMO AL GOVERNO DI NON PROCEDERE ALL’ACQUISTO DEI 131 CACCIABOMBARDIERI F35 E DESTINARE I FONDI RISPARMIATI ALLA GARANZIA DEI DIRITTI DEI PIU’ DEBOLI ED ALLO SVILUPPO DEL PAESE INVESTENDO SULLA SOCIETA', L'AMBIENTE, IL LAVORO E LA SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE.

giovedì 29 settembre 2011

Il punto. Il vero miracolo di Berlusconi


La maggioranza berlusconiana ottiene una nuova fiducia sulla richiesta di dimissioni del ministro Romano, inquisito per mafia (e sorge spontanea una domanda: perché Napolitano ha consentito, non utilizzando opportunamente i poteri di scelta che gli attribuisce la Costituzione, che un tale individuo potesse diventare ministro?).
Berlusconi non ha evidentemente realizzato il miracolo promesso al momento della 'discesa in campo': milioni di posti di lavoro, un nuovo boom economico, la riduzione delle tasse, la modernizzazione dello Stato e della pubblica amministrazione.
Il vero miracolo di Berlusconi è quello di essere riuscito a restare al centro della politica nazionale dal 1994, alla guida del governo attraverso tre Esecutivi per complessivi dieci anni, a resistere al potere - anche dopo quanto emerso nei suoi confronti negli ultimi tempi - nonostante tutto e tutti.
Si possono stigmatizzare le colpe dell'opposizione, non averlo contrastato adeguatamente, non aver adottato leggi sul conflitto di interessi ed i necessari provvedimenti per il pluralismo nel sistema televisivo, aver sostanzialmente fatto il calcolo (i D'Alema, i Veltroni) - a danno del Paese - che finché il padrone di Mediaset fosse rimasto nelle istituzioni pubbliche ciò avrebbe costituito a sua volta l'assicurazione della propria longevità politica, ricompattando gli elettori democratici e di sinistra solo in base all'idea del male minore e del votare turandosi il naso.
Si può discutere di cosa sarà il dopo-Berlusconi, temere che il domani sarà ancora peggiore in termini di macelleria sociale, fare supposizioni su chi ne abbia messo in crisi il consenso 'incentivando' l'esplosione dei ben noti scandali sessuali (alcuni poteri forti, la finanza anglo-ebraica contrapposta a quella araba e filo-russa, la nuova amministrazione Obama).
Ma certo risulta incomprensibile e illogico che nel momento più basso del suo consenso, con la scissione del vecchio alleato di ferro Gianfranco Fini, con tutti i sondaggi elettorali che prevedono la vittoria delle opposizioni, sconfitto alle ultime elezioni amministrative e nei referendum di giugno, abbandonato persino dalla Confindustria di Marcegaglia e dal Vaticano (che non hanno potuto proprio fare a meno di dissociarsi dal puttaniere di Arcore), svergognato e ridicolizzato (e con lui tutto il nostro Paese) in Italia e nel mondo per il 'bunga bunga', riesca ancora a mantenere la propria maggioranza parlamentare.

venerdì 23 settembre 2011

Napolitano faccia la sua parte



Giorgio Napolitano non perde alcuna occasione gli si presenti, discorso pubblico o manifestazione ufficiale, per ripetere, come un disco rotto, il suo auspicio che “ciascuno faccia la sua parte” e che attraverso la coesione nazionale e lo sforzo di tutti l'Italia affronti e risolva i problemi che la riguardano.
Non so se in questo atteggiamento prevalga l'ipocrisia di chi da oltre cinquant'anni naviga i mari della partitocrazia, l'onesta convinzione che le Istituzioni vadano difese sempre e comunque, l'illusione che le forze politiche possano, nonostante tutto, dedicarsi alla cura del bene comune e dell'interesse nazionale.
La realtà, quella sotto gli occhi di tutti e di cui perfino la Confindustria di Marcegaglia prende ora atto, è ben diversa: è quella di una classe politica nel suo complesso, tutta presa dalla difesa dei propri privilegi, che non è capace di definire un progetto alternativo al sistema dominante che possa salvare l'Italia, è quella di una maggioranza parlamentare di briganti, di inquisiti e di condannati che rifiutano di sottoporsi alle leggi della Repubblica, è quella di un Presidente del Consiglio indegno di ricoprire la sua carica, dal conflitto di interessi all'utilizzo di Previti e Dell'Utri, dal caso Mills fino al principale impegno quotidiano: l'arruolamento di prostitute, servendosi di personaggi impresentabili e sottoponendosi ad ogni possibile ricatto, per soddisfare le proprie pulsioni sessuali.